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La rotazione colturale è una pratica fondamentale in orticoltura biologica. Per evitare, infatti, che i terreni vadano incontro alla perdita di fertilità e in generale alla “stanchezza”, è necessario programmare il corretto avvicendamento delle colture.
In agricoltura convenzionale la logica della conservazione e della fertilità del suolo è sostituita da quella commerciale. Questo porta a coltivare le specie più redditizie, spesso appartenenti alla stessa famiglia botanica. Ciò genera uno squilibrio che si tenta di nascondere usando in modo spinto concimi minerali e fitofarmaci. Ma nel lungo periodo una logica come questa genera solo una precarietà dei sistemi agricoli, fino a giungere alla perdita di suolo e a inesorabili processi di desertificazione.
L’agricoltura biologica deve essere sostenibile per l’ambiente. La prima regola per un’adeguata sostenibilità è il mantenimento della biodiversità. Questo si ottiene in primo luogo con pratiche agronomiche razionali, come appunto quella della rotazione delle colture.
Vediamo quindi quali sono i principi fondamentali di questa pratica e scopriamo alcuni suggerimenti pratici.
Cosa vuol dire “stanchezza del terreno” e quali problematiche comporta
Un’errata rotazione colturale può portare il suolo a sviluppare fenomeni di stanchezza. Il fenomeno della stanchezza del terreno è studiato a livello agronomico da secoli. Parte dall’assunto che tutte le piante coltivate (anche se in misura diversa e a seconda della specie) non amano ripetersi a loro stesse.
La produttività del suolo
La prima conseguenza di questa stanchezza è il diminuire della produttività stessa del suolo. Questo problema, come detto, viene compensato in agricoltura convenzionale ricorrendo alla chimica.
Ma operare in monocoltura o mono-successione, cioè ripetere più volte la stessa coltura nello stesso pezzo di terreno, provoca problemi su più livelli.
Ad esempio, vi è il continuo assorbimento da parte delle piante dei medesimi elementi nutritivi. Questo non dà la possibilità al suolo stesso di trovare un equilibrio e quindi lo impoverisce di sostanza organica.
Inoltre, la monocoltura sfrutta sempre i medesimi strati di suolo, a prescindere dal tipo di terreno su cui si pianta. Questo avviene, poiché gli apparati radicali che esplorano la terra, com’è ovvio, sono sempre uguali.
Il proliferare dei parassiti
Altra diretta conseguenza della mancata rotazione colturale è il proliferare di agenti parassiti, sia animali che vegetali. Questi si moltiplicano in modo molto più veloce ripetendo la stessa coltura. Un esempio lampante può essere quello di un parassita come la dorifora della patata, insetto dannoso molto, difficile da debellare. Se un anno coltiviamo patate, dunque, e abbiamo un attacco di lieve intensità di dorifora, se su quello stesso appezzamento di terreno l’anno successivo ripetiamo la stessa coltivazione (o coltiviamo una pianta della stessa famiglia, ad esempio la melanzana), possiamo star pur certi che l’invasione della dorifora si aggraverà.
Le erba infestanti
Ulteriore problema della scarsa o assente rotazione colturale è la crescente difficoltà del controllo delle erbe infestanti. Quest’ultime diventano sempre più specifiche per la coltura e più resistenti. A volte non basta nemmeno una buona pacciamatura per controllane il proliferare.
Accumulo di sostanze
Infine, sbagliare le rotazioni colturali e ripetere le stesse coltivazioni sul medesimo suolo, può portare all’accumulo di sostanze che le piante secernono in modo naturale. Ad elevate concentrazioni, alcune di queste sostanze, come ad esempi i nitrati, possono diventare tossiche.
I vantaggi della rotazione colturale
La coltivazione biologica, al contrario di quella convenzionale, è alla costante ricerca di processi produttivi sostenibili. La finalità è sempre quella di rispettare l’equilibrio biologico del suolo e aumentarne la fertilità.
Con adeguate rotazioni colturali, i problemi e gli svantaggi visti in precedenza si capovolgono a favore dello stesso agricoltore.
Ad esempio, i problemi di parassiti e funghi non colpiscono tutte le piante in modo indistinto. Per questo motivo, la prima soluzione per il loro contenimento è il variare del tipo di coltura. In quest’ottica un’adeguata rotazione delle colture diventa una strategia preventiva e, a volte, anche curativa. Ad esempio, nel caso dei nematodi del terreno (la cui presenza indica forte stanchezza del terreno), si può agire usando, nell’avvicendamento colturale, le Brasicaceae, che hanno una specifica attività biocida naturale.
Il circolo, a questo punto, diventa virtuoso e non è necessario usare pesticidi chimici di sintesi.
Per il controllo residuo di parassiti e agenti patogeni basta usare i macerati naturali. Alcuni, come quelli d’equiseto, aglio, ortica o pomodoro, possiamo farli noi stessi con le piante presenti nel nostro terreno.
La fertilità del suolo è altresì favorita, poiché alcune piante consumano di più alcuni elementi rispetto ad altre. Con un’adeguata rotazione, quindi, il sistema si mantiene in equilibrio e non è necessario intervenire con forti concimazioni minerali. Basta infatti ammendare il suolo con semplice sostanza organica naturale, come letame, compost o humus di lombrico.
Anche le erbe infestanti diminuiscono e creano meno problemi, con un’adeguata rotazione culturale. Questo poiché trovano maggiore competizione con colture diversificate. Basta a questo punto una buona pacciamatura naturale per tenerle sotto controllo.
Infine, diversi studi agronomici hanno dimostrato che la rotazione delle colture (e pratiche simili), attenua di molto il problema dell’erosione del suolo.
Un esempio lampante è la pratica dell’inerbimento.
La classificazione degli ortaggi in base al consumo di nutrienti
Per progettare un orto domestico o gestire dei terreni agricoli con le adeguate rotazioni colturali, bisogna innanzitutto conoscere le caratteristiche delle piante che andremo a mettere a dimora. Una prima e semplice classificazione è quella che tiene conto del consumo di sostanza organica da parte della coltura.
In questo senso distingueremo tra ortaggi “forti consumatori”, “medi consumatori”, “deboli consumatori” o “produttori di elementi nutritivi”, in particolare azoto.
Tra i forti consumatori ricordiamo:
- Cavoli
- Cipolle invernali
- Pomodoro
- Patate
- Porri
- Sedani
- Sedano rapa
- Spinaci
- Zucche
- Melanzane
- Peperoni
- Bietola
- Cardi
Tra i medi consumatori invece abbiamo:
- Aglio
- Cicorie
- Carote
- Cipolle estive
- Finocchi
- Lattuga
- Meloni
- Zucchine
- Broccoli di rapa
- Ravanelli
- Scalogno
- Radicchi
- Cetrioli
Sono produttori di elementi nutritivi e in generale scarsi consumatori:
- Legumi
- Cipollotti
- Erbe aromatiche
Secondo questa impostazione, tradizionalmente accettata, un ottimo schema di avvicendamento delle colture è quello che prevede un’abbondante letamazione , con il successivo impianto di colture forti consumatrici. A queste ne succedono altre a medio consumo e infine un ciclo di coltivazioni a debole consumo o miglioratrici del terreno.
Avvicendamenti in base alle famiglie botaniche
Lo schema generale delle rotazioni colturali in base al consumo dei nutrienti, va poi approfondito conoscendo nello specifico le famiglie botaniche di appartenenza degli ortaggi. Una regola assoluta vuole che colture della stessa famiglia non si ripetano in successione. Vi è poi da considerare che ci sono conflitti tra alcune famiglie differenti.
Vediamo alcuni esempi con le colture principali diffuse negli orti domestici.
Chenopodiacee
Iniziamo dalle Chenopodiacee, famiglia a cui appartengono la bietola e gli spinaci. La regola è che non si ripetano mai a se stesse, nemmeno in alternanza tra loro.
Composite
Poi abbiamo le Composite, in primis il carciofo, una pianta poliennale, che, finito il suo ciclo, non deve tornare sullo stesso terreno per almeno 5 anni.
In questa stessa famiglia abbiamo indivia, scarole, lattughe e radicchi. Vista la loro elevata diffusione è facile cadere in errore, ma anche loro seguono la regola generale di non ripetersi a se stessi e tra di loro. Una buona successione è quella con spinaci e porri.
Crucifere
Le Crucifere invece, sono un’ampia famiglia che comprende diverse specie coltivate negli orti. Tra gli ortaggi più noti abbiamo cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cavolo rapa. Sono tutte piante che consumano il terreno in modo rilevante. Nella loro rotazione colturale non devono seguire se stesse e devono evitare anche piante della famiglia delle Solanacee e delle Ombrellifere. Altre Crucifere sono ravanello e rucola che, pur non sfruttando molto il terreno, non dovrebbero seguire a se stesse. Questa accortezza permette, ad esempio, di evitare i problemi con l’altica.
Un buon avvicendamento a queste piante è invece quello con piselli o cereali.
Cucurbitacee
Vediamo poi le Cucurbitacee, ovvero cocomero, cetriolo, melone, zucca, zucchine. Per le rotazioni colturali di questa famiglia è importante non ripetere, per almeno due anni di seguito, le coltivazioni nello stesso terreno, nemmeno invertendole tra di loro. Molti consigliano di evitare anche la successione con le Solanacee. Buone successioni sono quelle con i cavoli, le leguminose, le insalate, i cereali, i porri.
Leguminose
Proseguendo abbiamo le Leguminose, ovvero fagioli, fagiolini, fave, piselli, lenticchie, ceci, lupini, arachidi. Queste sono piante miglioratrici del terreno, in quanto riescono a fissare con le radici l’azoto atmosferico. Vanno bene in rotazione colturale con qualsiasi altra pianta, ma non devono essere ripetute tra loro.
Liliacee
Altra importante famiglia è quella delle Liliacee. Tra le specie più conosciute ricordiamo l’asparago, che è una coltura poliennale. Finito il suo ciclo, non può tornare sullo stesso terreno per 5 anni. All’asparago non devono mai seguire le patate e le carote. Vanno bene invece i cereali e le fragole.
In questa famiglia abbiamo inoltre aglio, cipolla e porri. Queste ultime colture non devono seguire mai se stesse ed evitare anche patate e bietole. Adatti alla rotazione sono invece il pomodoro, i cavoli, il cetriolo e le leguminose.
Ombrellifere
Parliamo poi delle Ombrellifere, ovvero carota, finocchio, prezzemolo, sedano. Con queste colture, specie in presenza di malattie, la rotazione colturale prevede che debbano passare dai 3 ai 5 anni prima di ripetere la coltivazione. Non si dovrebbero inoltre coltivare dopo le bietole. Senza problemi con malattie, vanno bene in rotazione prima e dopo la maggior parte delle altre colture.
Solanacee
Vediamo infine le Solanacee, ossia melanzana, patata, peperone, pomodoro. Queste sono tra le colture più esigenti in termini di elementi nutritivi e consumano molto suolo. La loro rotazione colturale non deve mai vederle in successione tra loro e nemmeno all’interno della stessa famiglia. Evitare anche le Cucurbitacee e le Chenopodiacee.
Ottimo è far seguire come rotazione colturale una leguminosa o, al limite, delle crucifere.
Messa a riposo del terreno e sovesci
Quando le rotazioni colturali non sono rispettate, possiamo trovarci di fronte a fenomeni di stanchezza del terreno. In questi casi è opportuno valutare anche un periodo di messa a riposo.
Non è un male che la terra riposi, anzi, si può approfittare della pausa per concimarlo in modo adeguato. Un arco temporale che si può considerare di riposo è di almeno sei mesi.
In un periodo di riposo si può anche optare per una concimazione verde (o sovescio). Le piante più adatte per questa operazione colturale sono le leguminose, come ad esempio il trifoglio o la veccia.
Le rotazioni colturali nell’orto domestico
Come comportarsi in un orto domestico per seguire un piano di rotazioni colturali?
Si tratta di un problema che ogni orticoltore si trova ad affrontare, ma che diventa più sentito se vi sono spazi limitati.
Un’idea per un’efficiente progettazione è quella di frazionare l’appezzamento di terreno in più parti (di solito almeno 4) e disegnarlo in base alle regole di rotazione colturali viste in precedenza. Una delle parti è sempre meglio tenerla a riposo. Altra importante accortezza è quella di scrivere tutto, tenendo una sorta di quaderno di campagna. Se per i primi anni si può lavorare anche a memoria, con il tempo è bene avere un riferimento scritto.
La divisione può avvenire attraverso la creazione di aiuole, ma anche solo idealmente, con divisioni ipotetiche.
In questo modo, anche chi ha un piccolo terreno potrà seguire un valido schema di rotazioni colturali. E così facendo, si garantirà delle produzioni sane e rigogliose, limitando di molto i problemi legati a malattie e parassiti e le delusioni che derivano da colture intensive e ripetute.
5 commenti
Buongiorno,
Quindi in pratica volessi coltivare in un appezzamento di terreno tutte le crucifere è consigliato non mettergli accanto nessun ortaggio appartanente a ombrellifere ne solanacee. Giusto? Se non ho capito male. Altrimenti cosa intendete come rotazione? Grazie mille
No, con “rotazione culturale” si fa riferimento alla coltivazione successiva, non a quella da affiancare (in quel caso parliamo di “consociazione”). Quindi, per rimanere al tuo esempio, laddove hai coltivato Crucifere, Solanacee o Ombrellifere, è bene evitare successivamente di piantare Crucifere.
Io in quel pezzo di terra avevo anno scorso as agosto avevo coltivato ombrellifere e crucifere miste. Quindi se io volessi questo anno a fine agosto trapiantare solamente crucifere non lo posso fare?
Sulla stessa zona è preferibile evitare, per non stancare troppo il terreno. Organizzarsi con le rotazioni, così come spiegato nell’articolo, serve proprio a questo.
Buonasera ho una domanda. Adesso coltivo solanacee e cucurbitacee in prevalenza, la rotazione vuole che in inverno io coltivi legumi e crucifere,giusto?ed eventualmente il prossimo anno posso ripiantare solanacee e cucurbitacee?la rotazione è annuale oppure stagionale??grazie