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Il pirodiserbo è una particolare tecnica utilizzata da molto tempo per eliminare le erbe infestanti, sia in agricoltura, che in contesti urbani. Il problema delle erbacce è infatti molto sentito dagli agricoltori, anche da chi fa un piccolo orto domestico. In molti, purtroppo, scelgono di risolvere il problema facendo pesante ricorso a diserbanti chimici, uno su tutti il famigerato e dannoso glifosate. Il pirodiserbo, più nello specifico, è un sistema di controllo fisico delle infestanti, che agisce attraverso radiazioni termiche emesse da apposite attrezzature, per lo più costituite da bruciatori alimentati al gas. La tecnica moderna ha uno scarso impatto ambientale, anche se c’è da dire che difficilmente può agire in maniera selettiva.
In quest’articolo capiamo come funziona, in modo che tutti coloro che siano interessati al controllo delle erbe infestanti possano valutare questa tecnica come una delle alternative praticabili, insieme al frangizolle-sarchiatore, alla sarchiatura e alla pacciamatura.
L’azione del pirodiserbo sulle erbe infestanti
Il pirodiserbo è un valido strumento per il controllo diretto delle erbe infestanti, in una logica di gestione non-chimica delle malerbe. I differenti kit basano tutti il loro meccanismo d’azione sull’impiego del calore per indurre un rapido aumento della temperatura delle parti verdi delle piante infestanti. Tale innalzamento provoca alterazioni a livello fisiologico e citologico, che determinano il disseccamento in tempi brevi degli organi vegetali colpiti. Si tratta di una tecnica che può essere fatta con macchinari che erogano acqua calda, vapore o fiamma libera. Quella con il fuoco è però la più efficace e usata. Il calore generato dalla fiamma provoca una specie di “scottatura” o “lessatura” delle parti colpite. L’azione si può chiamare di “shock termico”, con la lessatura dei tessuti vegetali sottoposte ad altissime temperature (oltre i 1000 °C) e per pochi decimi di secondo.
Cosa succede alle piante con il pirodiserbo
Entrando più nello specifico, attraverso il pirodiserbo le piante colpite vengono danneggiate a livello metabolico. Si provoca quindi nella pianta:
- disidratazione dei tessuti vegetali;
- denaturazione delle proteine e degli enzimi;
- cambiamento della conformazione delle membrane cellulari;
- alterazione della conduttività stomatica e quindi della fissazione della CO2 e della sintesi dei carboidrati;
- alterazione dei processi respiratori e della divisione cellulare.
Le origini del pirodiserbo
Il pirodiserbo è una tecnica abbastanza antica in agricoltura, che ha avuto nel corso dei secoli alterne fortune. La prima introduzione di un’attrezzatura per la sua applicazione è datata 1852, con un brevetto depositato da J.A.Graig nello stato dell’Arkansas (USA). Le prime vere applicazioni in agricoltura sono invece da far risalire intorno agli Anni 40 dello scorso secolo, sempre negli USA. Le macchine utilizzate in questo periodo per il pirodiserbo impiegavano, per la generazione della fiamma, derivati del petrolio, quali benzina o kerosene. Risultavano quindi macchine altamente inquinanti, costose, pericolose e poco pratiche per un utilizzo intensivo in agricoltura. Questo tipo di macchine andò quindi in totale disuso negli Anni ’70, quando vi fu la crisi petrolifera.
L’evoluzione del pirodiserbo
Il pirodiserbo tornò in auge quando si intuì che non poteva essere la benzina la fonte principale di alimentazione. Si sperimentarono quindi le prime attrezzature alimentate a GPL (Gas di Petrolio Liquefatti), ovvero una miscela di gas propano (85-90%) e butano (10-15%) resa liquida sotto pressione. Oggi il pirodiserbo è alimentato con il GPL, attraverso kit e macchine sicure. Le caratteristiche del GPL sono infatti decisamente migliori rispetto alla benzina, sia come efficienza d’utilizzo, che per impatto ambientale. Le sue caratteristiche permettono di:
- avere una combustione “pulita” del gas (in pratica i “prodotti finali” sono CO2 e H2O);
- ottenere una fiamma stabile e di facile regolazione;
- raggiungere la pressione di esercizio necessaria, con soluzioni costruttive economiche e semplici;
- far lavorare l’operatore in sicurezza, senza particolari e costosi accorgimenti tecnici;
- i costi sono infine sostenibili e il combustibile è facile da reperire.
Kit moderni di pirodiserbo
Le attrezzature moderne per il pirodiserbo ad oggi presenti sul mercato sono solitamente dotate di bruciatori a fiamma libera. I kit più professionali hanno la copertura del bruciatore, la quale permette una migliore utilizzazione del calore, ma minore versatilità dell’attrezzo, specie su superficie irregolari. Dei macchinari di piccole dimensioni, abbastanza validi, da utilizzare per la pulizia di erbe infestanti nell’orto o nel giardino, potete trovarli qui.
I diversi tipi
In generale esistono diversi tipi di attrezzi per il pirodiserbo:
- kit piccoli e leggeri a spalla;
- macchine carrellate spinte dall’operatore;
- attrezzature di grandi dimensioni che si agganciano al trattore o a macchine semoventi.
La composizione dei macchinari moderni
Piccolo o grande che sia un kit per il pirodiserbo è composto dai seguenti elementi:
- serbatoio del combustibile;
- scambiatore termico (non presente sulle attrezzature spalleggiate e in genere anche su tutte quelle manuali);
- dispositivi di regolazione e di sicurezza;
- bruciatori;
- dispositivi per l’accensione dei bruciatori;
- dispositivi per consentire il mantenimento della corretta distanza tra il bruciatore e il terreno (non sempre presenti sulle attrezzature manuali).
Utilizzi del pirodiserbo
Il pirodiserbo è spesso utilizzato dai comuni, nella pulizia delle aree urbane. Di seguito, però, cerchiamo di capire quali possono essere i suoi diversi utilizzi in ambito agricolo, sia domestico che professionale. Vediamone quindi i vantaggi e i limiti negli orti e nei giardini.
Il pirodiserbo in giardino
A nostro avviso, in giardino si può trovare una delle più efficienti applicazioni del pirodiserbo in ambito domestico. Tutti amano avere i propri giardini puliti e ordinati. La manutenzione viene fatta con i periodici sfalci del prato e la pulizia dalle erbe infestanti. Questi lavori si eseguono con decespugliatori (come questi) e tosaerba, ma anche a mano o con forbici (di buona qualità) nei punti più difficili.
Molti giardini, oltre alla parte verde, hanno anche intermezzi in cemento (viali, aiuole, ecc), muretti di recinzione, scalinate, vasche dell’acqua. Sono questi i punti più difficili da raggiungere con i classici attrezzi da taglio. Il pirodiserbo, con i kit a spalla o manuali, riesce a pulire dalle erbe infestanti i punti più difficili, in breve tempo, poco sforzo e risultati ottimi.
Il pirodiserbo nell’orto
Discorso diverso è quello da fare per l’utilizzo del pirodiserbo nell’orto domestico. Il problema delle erbe infestanti è molto sentito dagli orticoltori. La tecnica classica per pulire l’orto dalle malerbe è quella della sarchiatura, che si può fare a mano o con piccoli attrezzi come il frangizolle-sarchiatore. Ci sono poi tecniche agronomiche finalizzate a limitare la crescita delle erbe infestanti tra i filari dell’orto, come la pacciamatura (che può essere fatta con materiali naturali paglia, juta o lana). Insomma, chi fa l’orto senza usare diserbanti chimici è abituato, in un certo senso, a convivere con le erbe infestanti. Senza poi considerare che molte di queste erbe che vengono definite infestanti sono addirittura commestibili e benefiche. Ad esempio portulaca, ortica, amaranto, iperico, parietaria, ecc. sono tutte erbe che possiedono molte virtù, anche alimentari.
La biodiversità
Il pirodiserbo, oltre alle piante, colpisce anche gli strati superficiali del suolo, luogo dove vivono milioni di micro-organismi utili alla vita e importanti per la biodiversità. Questa tecnica purtroppo non fa distinzioni, dove colpisce distrugge. Se questa peculiarità può essere vantaggiosa in un terreno particolarmente infestato da patogeni, parassiti, erba gramigna. In un ecosistema in equilibrio può invece risultare dannoso. Il consiglio che vi diamo, quindi, è quello di gestire il vostro orto con sistemi classici e di ricorrere al pirodiserbo solo in casi estremi.
Il pirodiserbo in agricoltura professionale
Ancora più complessa è la questione sull’utilizzo del pirodiserbo per chi fa agricoltura professionale, dunque su grandi appezzamenti di terreno. C’è innanzitutto un discorso d’investimenti da fare, in quanto le macchine da utilizzare con trattore e semoventi hanno un certo costo iniziale non indifferente, il quale tuttavia viene ammortizzato negli anni. Vi sono poi degli aspetti agronomici che non si possono sottovalutare, relativi alla rotazione colturale e alla compatibilità della tecnica con le coltivazioni in atto. In questo caso il consiglio che diamo alle aziende agricole interessate a introdurre il pirodiserbo nella propria gestione, è quello di rivolgersi a un agronomo di campo per una consulenza. Solo dopo un’attenta valutazione di costi e benefici, si potrà contattare una ditta specializzata per l’acquisto dei macchinari.