Il cavolo verza è un ortaggio a foglia coltivato soprattutto nei mesi autunnali e invernali. Seguendo gli opportuni accorgimenti è un ortaggio molto facile da far crescere. Viste le notevoli dimensioni che un cavolo verza maturo può raggiungere, bastano anche poche piante per avere grandi soddisfazioni. Proprio per questo motivo è un ortaggio ideale per essere coltivato nell’orto domestico, anche dai più inesperti.
Il suo utilizzo in cucina è molto versatile. Può essere infatti consumato crudo, oppure come base per ricette tipiche della tradizione regionale.
In quest’articolo vediamo qual è il giusto periodo per il trapianto e le cure colturali necessarie per crescere piante sane e rigogliose. Vediamo poi quali sono i principali parassiti e le malattie da cui difendersi, e come farlo in maniera biologica.
Inquadramento botanico del cavolo verza
Il cavolo verza (Brassica oleracea var. sabauda) è un ortaggio appartenente alla famiglia botanica delle Cruciferae (o Brassicaceae).
E’ una specie parente stretta di altri due ortaggi molto amati: il cavolfiore e il cavolo broccolo.
Si tratta di una pianta originaria del bacino del Mediterraneo, coltivata fin dai tempi antichi. I Romani la tenevano in grande considerazione, non solo per l’alimentazione, ma anche per curarsi. Come vedremo meglio più avanti, il cavolo verza ha, infatti, ottime proprietà terapeutiche.
Caratteristiche morfologiche del cavolo verza
Il cavolo verza è una pianta con un ciclo biennale, vale a dire che fiorisce dal secondo anno in poi. Nell’orto però viene coltivata seguendo un ciclo più breve, semestrale. L’apparato radicale è molto forte ed esteso, anche se non raggiunge grosse profondità.
La parte aerea inizia da un fusto principale breve, che arriva al massimo a 30 cm prima della fioritura.
Dal fusto si diramano le foglie. Queste formano una grossa gemma apicale o “testa”: la parte edule del cavolo verza. Le foglie sono sessili, ossia prive di picciolo, e avvolgono strettamente il meristema apicale. Le foglie inferiori, che circondano la testa, sono molto espanse.
In genere sono bollose, grinzose, quasi increspate e riunite in una palla compatta. Quelle esterne (le inferiori), risultano di colore verde intenso, quasi violacee. Quelle componenti la testa, invece, sono più chiare (quasi bianche verso il centro), tenere e croccanti.
La coltivazione del cavolo verza
Clima e periodo
Il cavolo verza è un ortaggio a raccolta tipicamente autunno-invernale. Tuttavia le numerose varietà presenti si prestano anche alla produzione primaverile.
In generale, si tratta di una pianta molto rustica, che non teme il freddo, anche se rifugge il caldo eccessivo e la siccità.
Resiste bene anche a temperature che arrivano allo zero termico, quindi anche alle gelate, purché non siano prolungate nel tempo.
Per queste sue caratteristiche si può coltivare in tutto il nostro Paese, anche nelle più fredde regioni settentrionali.
Varietà
A seconda del periodo di coltivazione e raccolta sono presenti diverse varietà di cavolo verza, vediamo quali sono.
Varietà primaverili ed estive
Abbiamo due varietà di verza primaverile-estiva:
- Precocissimo d’Asti: a testa ovale e foglie marcatamente bollose, di colore verde scuro
- Quarantino di San Giovanni: a testa globosa e dimensioni ridotte, con foglie chiare
Varietà autunnali e invernali
Anche le varietà di cavolo verza coltivabili in autunno-inverno sono due:
- Testa di ferro: molto rustica e vigorosa, con testa grossa e consistente
- Verzotto d’Asti: varietà a testa grossa, dal sapore intenso e aromatico.
Varietà invernali
Le varietà puramente invernali sono tre:
- Tardivo di Milano: con testa molto voluminosa e foglie bollose
- Tardivo di Piacenza: con foglie molto scure
- Trionfo d’inverno: varietà con grande produttività in termini di volume della testa
Varietà ibride
Oltre a queste varietà, tipiche della tradizione italiana, sono presenti sul mercato molte varietà ibride, che al momento sono tra le più diffuse.
Semina e trapianto del cavolo verza
Se vogliamo coltivare cavolo verza partendo dal seme, bisogna tener conto delle tempistiche. Dal momento della semina fino alla formazione di una piantina pronta per il trapianto, infatti, trascorrono circa 30-40 giorni.
Ciò è molto importante per la scelta del momento giusto della messa a dimora. Facciamo alcuni esempi.
Per un trapianto nel mese di marzo bisogna seminare in semenzaio a gennaio-febbraio, magari utilizzando una piccola serra (come questa).
Trapiantando a marzo una varietà primaverile, si potrà raccogliere già nel mese di maggio, prima dell’arrivo del gran caldo.
Per trapiantare a settembre nell’orto, invece, conviene seminare in semenzaio verso la fine di luglio o i primi di agosto. Le varietà autunnali hanno un ciclo più lungo, quindi la raccolta non avviene prima della fine di novembre.
Altresì, per un trapianto in ottobre, bisogna partire con il seme la fine di agosto, al più i primi di settembre. Le varietà invernali, infatti, sono ancora più tardive, quindi la raccolta dovrebbe avvenire nel nuovo anno.
Il lavoro viene facilitato acquistando piantine già formate in vivaio. Queste danno la possibilità di scegliere direttamente il momento della messa a dimora.
Terreno e concimazione
Per la coltivazione del cavolo verza occorre un terreno ben lavorato, fresco e con una buona dotazione di sostanza organica. Se viene coltivato in successione a una coltura estiva, come ad esempio le zucchine, che ha beneficiato di una buona concimazione organica, non c’è bisogno di provvedere a concimare prima del trapianto. Cosa che è invece opportuno fare per il trapianto in terreni poveri. A questo scopo si usa il letame animale molto maturo (proveniente da allevamenti biologici), o uno stallatico pellettato, come questo.
Prima del trapianto è anche possibile aggiungere al terreno il risultato del compostaggio domestico, oppure un altro concime bio molto diffuso, l’humus di lombrico, che volendo potete acquistare qui.
Irrigazione e distanze di trapianto
La coltivazione del cavolo verza non può prescindere dall’irrigazione. Si tratta infatti di una pianta molto esigente dal punto di vista idrico. Conviene dunque utilizzare un impianto d’irrigazione a goccia. E’ vero, infatti, che, se le precipitazioni naturali sono frequenti, si può limitare l’irrigazione artificiale, ma se la stagione è secca, è bene, allora, organizzarsi con un impianto efficiente.
Per crescere piante rigogliose è necessario, inoltre, rispettare le giuste distanze di trapianto. Il cavolo verza a piena maturazione è una pianta molto voluminosa. Le distanze minime sono: 40 cm tra una pianta e l’altra sulla fila, e 50 cm tra le file.
Cure colturali
Rincalzatura
Tra le cure colturali del cavolo verza, la più importante è la rincalzatura, operazione già vista parlando dei finocchi.
Con questa operazione si riporta a mano della terra alla base della pianta. Viene eseguita almeno una volta durante il ciclo colturale, più o meno ad un mese dal trapianto. Così facendo il cavolo verza ingrosserà radici e fusto, e resisterà meglio a pioggia battente, vento forte ecc.
Con la rincalzatura, inoltre, non avremo la necessità di sarchiare, ossia di eliminare manualmente le erbe infestanti.
Difesa biologica da avversità e parassiti
I parassiti principali del cavolo verza sono tre: la cavolaia, le lumache, gli afidi.
Le larve di cavolaia possono provocare gravi erosioni fogliari a carico della pianta, specie se ancora giovani. Per rimediare alle infestazioni di questo lepidottero consigliamo due rimedi: il bacillus thuringiensis var. kurstaki e il macerato naturale di foglie e femminelle di pomodoro.
Anche le lumache vanno ghiotte del cavolo verza. Per eliminarle in maniera biologica ed efficace, e salvaguardare le nostre piante, si possono usare le trappole con la birra o il fosfato di ferro granulare (che trovate qui).
Gli afidi rappresentano un pericolo per il cavolo verza soprattutto nelle coltivazioni primaverili. Per allontanarli in maniera naturale, senza usare pesticidi chimici, consigliamo, in modo preventivo, il macerato d’ortica o l’infuso d’aglio.
Le malattie le più pericolose per il cavolo verza, invece, sono: l’oidio, la peronospora, l’alternaria, l’ernia del cavolo.
Di alcune di queste malattie vi abbiamo già parlato in precedenti articoli, le altre saranno oggetto di approfondimenti specifici.
Raccolta del cavolo verza
La raccolta della verza avviene quando la testa centrale si è ben formata. Ciò dipende dal periodo di coltivazione, ma anche dalla varietà scelta.
Un consiglio è quello di non aspettare che il cavolo sia ingrossato al massimo, ma effettuare una raccolta scalare. In questo modo potrete gestire al meglio il
consumo familiare.
Proprietà alimentari e terapeutiche
Il cavolo verza è un ortaggio ricco di elementi nutrizionali. Contiene glucidi, lipidi, proteine. E’ ricchissimo di sali minerali, fra cui: fosforo, calcio, ferro, rame, manganese, iodio, magnesio, potassio e zolfo. Garantisce un ottimo apporto di vitamine, nello specifico: C, B1, B2, PP, A, D2, K e U.
Vista la grande quantità di sali minerali e vitamine, è consigliato farne uso in tutti i casi di carenza vitaminica e di debilitazione.
Più in generale, è un alimento in grado di rinforzare le difese immunitarie dell’organismo. Un suo consumo abbondante svolge azione disinfettante e antibiotica, sia per l’intestino che per l’apparato respiratorio.
Con il cavolo verza si può preparare anche un succo, ottimo come coadiuvante nella cura di gastriti e ulcere gastriche.
Utilizzo in cucina
In cucina il cavolo verza si può usare in mille modi. Il più semplice è il consumo crudo, ad insalata, utilizzando le parti più tenere, ossia quelle bianche del cuore centrale.
Questo ortaggio, da tradizione, è impiegato anche in numerose ricette della cucina tipica. La verza ripiena, la zuppa e gli involtini sono solo alcune delle gustose ricette che lo vedono protagonista.
1 commento
Mi interessa. Ho un modesto orto,e cerco di coltivarlo con i vostri principi.