La coltivazione del cavolfiore inizia solitamente nel periodo autunnale. Stiamo parlando di un ortaggio molto apprezzato in italia, ma la cui cura richiede alcune accortezze. Tuttavia, è possibile piantarlo facilmente nel proprio giardino domestico e la sua coltivazione si estende fino all’arrivo delle prime gelate invernali.
Il caratteristico odore lo rende inconfondibile in cucina, dove viene utilizzato per molte ricette. D’altro canto, questo ortaggio presenta molti benefici per la nostra salute, e dunque è bene consumarne in abbondanza.
Oggi vediamo, quindi, quali sono gli accorgimenti colturali da seguire. E cerchiamo di capire, inoltre, come procedere alla difesa biologica da parassiti e malattie.
Le caratteristiche del cavolfiore
Il cavolfiore, Brassica oleracea, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Crucifere o Brassicaceae.
Insieme al broccolo nero, con caratteristiche molto simili, il cavolfiore è la crucifera maggiormente coltivata nel nostro paese. Viene piantata in particolare nelle regioni centrali e meridionali.
Alla stadio adulto si presenta come una composizione multiforme di foglie. Al suo centro nasce la parte edule, cioè quella che mangiamo, denominata corimbo, oppure infiorescenza.
Le foglie si sviluppano partendo dal fusto e sono molto grandi e voluminose nella parte inferiore. Hanno colore verde scuro e si riducono progressivamente salendo verso il centro, fino ad arrivare a piccole foglie di colore più chiaro, tendente al giallognolo che ricoprono e, in un certo senso, racchiudono il corimbo, ossia ciò che viene fuori dalla ramificazione ripetuta della parte terminale del fusto della pianta.
Questa parte edule può assumere forme e dimensioni diverse, dipende sostanzialmente dalla varietà.
Anche la colorazione può differire a seconda della specie. Si va dal classico bianco a colorazioni più originali, come viola, verde o giallo-arancio.
Tuttavia, nella coltivazione del cavolfiore la distinzione delle varietà, così come abbiamo visto per le cime di rapa, riguarda più che altro il periodo della crescita.
Si distinguono in questo modo varietà di cavolfiori precoci, che formano un corimbo più piccolo ed in minor tempo. Varietà medio/tardive a 75-90 gg. con parte edule di dimensioni medie. E varietà di cavolfiore tardivo con corimbo a 100-120 gg. di grosse dimensioni.
La scelta varietale dipende dalle vostre condizioni di coltivazioni e dal periodo in cui avviene il trapianto. Ma questo lo approfondiremo in un paragrafo successivo.
Usi in cucina e valori nutrizionali del cavolfiore
La coltivazione del cavolfiore è importante poiché questo ortaggio si presta a mille ricette in cucina. La prima considerazione da fare è che di solito non si consuma crudo, ma previa cottura. Il modo più semplice di preparalo è lessarlo e consumarlo a insalata, con olio, limone e condimenti vari.
Un altro modo molto comune di utilizzare il cavolfiore in cucina è la preparazione di sformati al forno, sempre previa lessatura e utilizzando formaggi vari.
Naturalmente, come ogni ortaggio, successivamente alla cottura si perde parte delle sostanze nutritive, che rimangono nell’acqua di cottura. Il cavolfiore contiene solo 40 kcal per 100 gr.
È dunque consigliabile a chi segue una dieta ipocalorica. Ha un alto valore energetico, essendo ricco di proteine (5,5 gr.), carboidrati (4,4 gr.) e fibre (2,4 gr.), molto indicato quindi, per chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana. Inoltre contiene ferro, quindi è molto indicato per chi si alimenta facendo a meno della carne.
È un buona fonte di vitamina A (µg) 60, e vitamina C, 28 mg.
È un alimento sano ed allo stesso tempo energetico.
La coltivazione del cavolfiore
Indaghiamo ora le tecniche biologiche di coltivazione del cavolfiore. Questa pianta può dare molte soddisfazioni nell’orto domestico, l’importante è seguire alcuni accorgimenti. E seguendo i consigli che vi diamo di seguito svilupperete una coltivazione equilibrata.
Stagioni di coltivazione
La coltivazione del cavolfiore predilige il clima fresco. Si tratta, infatti, del classico ortaggio che si consuma nei mesi invernali. È quindi alla fine dell’estate e nei mesi autunnali che viene coltivato.
Abbiamo già parlato di questo tipo di coltivazioni, che partono da agosto e settembre, e che si sviluppano nei mesi autunnali, per arrivare nel pieno dell’inverno. Altri ortaggi che seguono questo stesso ritmo sono i finocchi e le cime di rapa.
Naturalmente questi tempi si possono restringere o dilatare. In una regione con un inverno particolarmente freddo e con possibilità di gelate novembrine, ad esempio, è opportuno trapiantare i cavolfiori in campo già nel mese di agosto, al più all’inizio di settembre, scegliendo delle varietà medio-precoci. Quasi tutti gli ortaggi tollerano male le gelate, e il cavolfiore non fa eccezione a questa regola.
Colpito dal gelo il corimbo ingiallisce, diventa duro, tende a formare muffe.
Viceversa, nelle regioni più mediterranee, dove il freddo intenso è più sporadico, la coltivazione del cavolfiore può continuare tranquillamente durante tutto l’inverno, fino ad arrivare a primavera. In questo caso, oltre a poter trapiantare i cavolfiori più in ritardo, ad esempio a partire dall’inizio dell’autunno, si possono scegliere varietà più tardive, fino a 120 gg.
Da sottolineare che il cavolfiore di solito non viene seminato. In genere si preparano o si acquistano le piantine, con le modalità che abbiamo studiato in questo articolo. Tale scelta influisce sul periodo del trapianto o della semina, state dunque attenti a calcolare con una buona approssimazione i vostri tempi.
Terreno e rincalzatura
La coltivazione del cavolfiore prevede lo sviluppo di radici fittonanti, di media profondità. Il terreno che li ospita dovrà essere ben sciolto, morbido. Ciò faciliterà lo sviluppo iniziale, molto importante per la riuscita della coltivazione. In questo senso, un’operazione colturale molto importante è la rincalzatura (o imbianchimento) che può essere effettuata dopo circa un mese dal trapianto.

Sistema in serra con piante appena rincalzate
Nella foto che vediamo, con i cavolfiori al centro, le piante sono state da poco rincalzate. Ciò consente alla piante di ingrossare il fusto, di avere più equilibrio, di resistere meglio al vento. Attraverso la rincalzatura si effettua contemporaneamente la sarchiatura, ossia la pulizia delle erbacce, che non sarà più necessaria durante il resto della coltivazione. Questo perché la pianta si allargherà e prenderà il sopravvento sulle avventizie, togliendo luce e spazio.
Distanze d’impianto ed irrigazione
Il cavolfiore per svilupparsi bene ha bisogno di spazio. Le distanze che consigliamo sono: 40 cm tra le piante, 50 cm. tra le fila. Io in serra, coltivando anche varietà tardive, lascio 60 cm. tra una pianta e l’altra.
Sono piante che tendono ad allargarsi, a sviluppare un’imponente vegetazione.
Nella coltivazione dei cavolfiori l’acqua non deve mai mancare. È indispensabile per il corretto sviluppo vegetativo.
In campo aperto si può evitare solo in seguito alle piogge, negli altri giorni avremo bisogno di un adeguato sistema idrico di supporto.
Ovviamente resta opportuno evitare i ristagni idrici, che possono dar luogo alla formazione di muffe.
Difesa biologica antiparassitaria
La coltivazione dei cavolfiori è soggetta ad alcuni parassiti. Questi ortaggi, infatti, sono un pasto molto gradito ad alcune specie d’insetti, che attaccano le dolci foglie per nutrirsi e svilupparsi. I principali parassiti sono la cavolaia, le lumache, l’altica.
La cavolaia
Vi abbiamo già parlato diffusamente cavolaia, in questa sede ricordiamo che si può combattere efficacemente utilizzando il bacillus thuringiensis ed il macerato di foglie e femminelle di pomodoro in fase preventiva.

Cavolaia
Per risolvere il problema della cavolaia potete usare il bacillus thuringiensis varietà kurstaki che trovate qui.
Tenete presente che se l’attacco di cavolaia avviene nelle fasi iniziali della crescita i danni possono essere molto rilevanti. La pianta con l’apparato fogliario compromesso si sviluppa male.
È proprio in questa fase, quindi, che si deve intervenire. Successivamente, la vegetazione è tale che un attacco lieve può essere trascurato, anche perché a quel punto saremo nella stagione fredda e il ciclo riproduttivo del lepidottero si arresterà.
L’altica e la rucola
Altro parassita pericoloso per il cavolfiore è l’altica, o pulce dell’orto.
Anche in questo caso dovremo stare attenti nella fase iniziale della crescita, in cui la pianta è più fragile.
Per tutelare la nostra coltivazione del cavolfiore e contrastare questo parassita consigliamo una particolare consociazione, quella con la rucola.

Altica
Le altiche ne vanno matte e la preferiscono ai cavoli. Seminando la rucola in mezzo alle piante di cavolfiori otterremo una difesa naturale dal parassita. Daremo così il tempo alle nostre piante di cavolfiore di crescere rigogliose ed indisturbate. Quindi, nel caso fosse attaccata dal parassita, elimineremo la rucola poco prima che venga coperta dalla vegetazione del cavolfiore.
Le lumache
Delle lumache abbiamo parlato diffusamente in un articolo precedente. Rimandiamo a quel post, dunque, l’intera trattazione e la difesa biologica.
In questa sede sottolineiamo una curiosità: la coltivazione del cavolfiore è un paradiso per le lumache. Questo ortaggio rappresenta per loro la casa ideale. Si nascondono, infatti, nel corimbo, soprattutto quando sono molto piccole. Le piccole lumachine non provocano danni eccessivi, però sono una bella seccatura quando si deve procedere alla pulizia del frutto.
La raccolta del cavolfiore
Il cavolfiore giunge a maturazione quando i corimbi sono ben formati ed emergono chiaramente dal centro della pianta. Inoltre, devono essere bianchi e compatti. Bisogna evitare di ritardare la raccolta ed evitare i singoli fiori che formano il corimbo si discostino tra loro.
La dimensione del corimbo è differente a seconda della varietà che avremo scelto. Alcune cultivar possono superare i 25 cm di diametro ed arrivare anche a 2 kg di peso.
Generalmente una varietà medio precoce produce corimbi di 1 kg.

Corimbo maturo
Quando si taglia il cavolfiore è opportuno lasciare alcune foglie, quelle che lo avvolgono e lo proteggono. Altra accortezza è non esporre al sole il cavolfiore appena colto, in modo da evitare l’ingiallimento.
La vegetazione in eccesso ed il compost domestico
Più volte abbiamo sottolineato che la coltivazione del cavolfiore sviluppa una grande vegetazione. La parte edule, cioè il corimbo, è quantitativamente limitata rispetto all’ingombro complessivo. Sorge, quindi, la domanda: “Cosa fare di tutta questa materia vegetale?”.
Il consiglio che diamo è quello di utilizzare la vegetazione di scarto per il compost domestico.
Altra soluzione è quella d’interrare lo scarto nella lavorazione del terreno per apportare sostanza organica. Infine, se si hanno animali da cortile (galline, oche, cavalli, capre) sappiate che sono divoratori insaziabili delle foglie del cavolfiore.
5 commenti
Grazie per ii consilii sono stati molto utili, sono di nazionalita Moldava voglio cultivarlo nel mio paieze di origine.
Grazie ^_^
Interessante
le mie piante di cavolfiore hanno sviluppato enormi foglie ma non c’è traccia nel cuore della pianta della palla bianca, solo nuove foglie: dove sta il problema? grazie
Potrebbe essere dovuto ad una concimazione sbagliata che ha fatto sviluppare eccessivamente le foglie a discapito del frutto. Tuttavia, può darsi anche che tu ti stia suggestionando, il cavolfiore ci mette un po’ a spuntare ed è normale che all’inizio faccia solo foglie. Purtroppo, non conoscendo le condizioni di coltivazione e non avendo visto nemmeno una foto, non possiamo darti un parere più preciso e risolutivo al riguardo.