La dorifora della patata, nome scientifico Leptinotarsa decemlineata, è un coleottero molto diffuso nel nostro Paese.
Si tratta di un insetto molto dannoso e molto difficile da contrastare. La lotta chimica che nel tempo è stata praticata in agricoltura tradizionale è una delle principali ragioni dell’aumento della sua resistenza. Oggi contenerne le infestazioni non è per nulla semplice. Usare però rimedi biologici, e quindi evitare i pesticidi, è una scelta che ogni coltivatore di patate dovrebbe fare.
In questo articolo cerchiamo quindi di capire in che modo intervenire usando prodotti consentiti in agricoltura biologica e adeguate tecniche agronomiche. Prima, però, conosciamo meglio questo coleottero, le sue origini, il suo ciclo biologico e i danni che è in grado di arrecare alle coltivazioni (non solo quelle della patata).
Origini e diffusione della dorifora della patata

Dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata)
La dorifora della patata appartiene all’ordine dei Coleotteri, sottordine dei Polifagi, della famiglia dei Crisomelidi.
Questo insetto è di origine Nord Americana. I primi esemplari furono infatti osservati nelle montagne rocciose del sud-ovest degli Stati Uniti, agli inizi dell’800. Fu associato subito alla coltivazione delle patate, e fu osservato nel Nebraska nel 1859.
Il nome anglosassone tutt’ora usato, Colorado potato beetle, fa riferimento a una forte infestazione registrata nei campi di patate del Colorado nel 1865. Ed è questo che induce a pensare che da lì questo insetto avesse origine.
Da allora la dorifora della patata si è diffusa a macchia d’olio in tutti gli Stati Uniti. In alcune annate sfavorevoli si è rivelato un vero e proprio flagello.
La prima forma di difesa biologica usata dai contadini americani, quando ancora non c’erano prodotti di sintesi, fu quella di liberare nei campi il pollame, che va ghiotto di questo coleottero.
In Europa la dorifora della patata arrivò prima in Inghilterra, nel 1876. Qui, però, fu debellata e oggi non è presente.
Sul continente il coleottero sbarca in Francia qualche anno dopo, per poi diffondersi un po’ dappertutto. In Italia arriva durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, in Piemonte.
Identificazione
La dorifora della patata allo stadio adulto è riconoscibile con facilità. Assume la forma di un tipico coleottero, ovale e convessa. La lunghezza è compresa tra gli 8 e 12 mm. Sul dorso sono evidenti le elitre, di colore giallo chiaro, segnate in modo longitudinale da 10 appariscenti strisce nere (da qui il nome decemlineata). Il capo ha una macchia nera triangolare, mentre le zampe sono arancioni con sfumature nere.
La parte inferiore, il protorace, è di un evidente colore marrone-arancio, con i bordi segnati da una punteggiatura nera, e una sorta di “sciarpa” nera che avvolge il capo.
Gli esemplari femminile e maschili sono molto simili e non è facile distinguerli. Allo stadio di larva, la colorazione è arancio rossastro, con una doppia fila di tubercoli neri sui lati del corpo.
Hanno la forma tipica delle larve dei Crisomelidi, con il corpo incurvato e la parte addominale più espansa.
Le uova sono anch’esse facili da riconoscere, dalla forma ellittico-cilindrica e dal colore rosso-giallastro. Vengono deposte in gruppi di 20-40, di norma nella pagina inferiore della lamina fogliare.
- Uova di dorifora della patata
- Larve di dorifora della patata
- Coleottero adulto di dorifora della patata
Ciclo biologico
Facciamo partire la descrizione del ciclo biologico della dorifora della patata dai mesi invernali. In questi mesi gli esemplari adulti riescono ad interrarsi fino a 40 cm di profondità nel terreno, dove svernano in tutta tranquillità. In primavera, quando la temperatura del terreno arriva a 14 °C, gli adulti emergono dal suolo e iniziano sia la loro attività trofica sulle piante che l’accoppiamento e l’ovideposizione. Una femmina, la cui vita è di circa 4 o 5 settimane, riesce a deporre dalle 300 alle 1.000 uova. Inoltre, è in grado di emettere una secrezione adesiva per fissarle alla lamina fogliare, di solito quella inferiore. La secrezione le protegge anche dal sole e dagli agenti atmosferici.
Le piccole uova si schiudono in 4-15 giorni, a seconda delle condizioni ambientali. Generano larve che in 20 giorni subiscono tre mute e tornano a nascondersi nel terreno, anche se a poca profondità.
Dopo qualche altro giorno le larve si trasformano in pupe e danno origine alla prima generazione dell’anno. La dorifora della prima generazione riprende il ciclo vitale, dando a sua volta vita alla seconda generazione dell’anno, che di solito è quella svernante. Tuttavia, in condizioni ambientali favorevoli, come ad esempio quelle delle regioni meridionali, vi può essere un ciclo più veloce e quindi una terza generazione.
Danni e colture colpite

Vegetazione danneggiata dalle larve di dorifora
I danni provocati dalla dorifora della patata alle coltivazioni sono dovuti all’attività trofica sia degli esemplari adulti che delle larve. La dorifora è un insetto defogliatore, cioè mangia senza pietà tutte le foglie. Questo, se la pianta reagisce ed emette nuovi germogli, ne provoca comunque una crescita stentata. Nelle situazioni più gravi, invece, ne causa la morte. Per quel che riguarda nello specifico la coltivazione della patata, il danno, in genere, si traduce in tuberi di piccola dimensione e numero scarso.
Oltre alla patata, però, ci sono anche altre le colture che possono essere interessate dagli attacchi di questo piccolo coleottero. In particolare le colture di solanacee, quali la melanzana e il pomodoro, specie se coltivate nelle vicinanze della patata o in successione agronomica con le patate stesse.
La difesa biologica, premessa
Come dicevamo nell’introduzione, la difesa biologica per la dorifora della patata si sta rivelando la via obbligata per tutti gli agricoltori.
Si è visto nel tempo che questo insetto riesce a sviluppare delle resistenze che rendono l’azione dei fitofarmaci di sintesi inefficace. Ad oggi la dorifora riesce a resistere a ben 25 principi attivi contenuti negli insetticidi più usati in agricoltura.
Questo costringe gli operatori ad aumentare i dosaggi e cambiare spesso i principi attivi. Insomma, si creai un circolo vizioso che rende l’insetto sempre più forte e resistente.
Altra difficoltà intrinseca nella lotta alla dorifora è che questa ha un sistema di autodifesa che secerne sostanze tossiche, allontanando così i possibili predatori.
Vediamo quindi quali sono le alternative fornite dall’agricoltura biologica.
Il bacillus thuringiensis
Uno dei prodotti biologici più efficaci contro la dorifora della patata è il bacillus thuringiensis. Agisce sulle larve per ingestione, attraverso un cristallo proteico che, una volta ingerito, attiva un meccanismo enzimatico nell’intestino dell’insetto. Le larve cessano di nutrirsi e la morte sopraggiunge dopo 4-5 giorni, interrompendo in questo modo il ciclo biologico.
E’ importante intervenire sulla dorifora allo stato larvale, gli insetti adulti, infatti, sono in pratica immuni dall’azione del bacillus.
Tra le diverse varietà esistenti di thuringiensis quelle più efficaci nella lotta alla dorifora della patata sono:
- Il Bacillus thuringiensis ssp. tenebrionis;
- Il Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki ceppo EG 2424.
Purtroppo, queste due versioni sono quelle più difficili da reperire sul mercato.
Meno efficace, ma comunque da provare, è il classico bacillus thuringiensis var. kurstaki, più facile da reperire in rete (bacillus thuringiensis varietà kurstaki).
Si consiglia sempre l’applicazione del prodotto nelle ore serali, effettuando un abbondante bagnatura della chioma. In questo modo si darà la possibilità al bacillus di agire più a lungo.
L’azadiractina
Altro prodotto biologico per contenere le infestazioni di dorifora della
patata è l’azadiractina. Si tratta del principio attivo contenuto all’interno dei semi dell’albero di neem.
La principale azione di questo principio attivo è di arrestare lo sviluppo degli insetti negli stadi larvali (azione juvenizzante).
L’azadiractina è in grado d’interferire con il sistema ormonale degli insetti causando un effetto chitino inibitore basato sul blocco dell’ecdisone. Questo provoca nella dorifora un’alterazione della muta, che non consente alla larva di formare la cuticola esterna dell’insetto adulto.
L’azadiractina è in grado di agire sia per ingestione che per contatto.
La Beauveria bassiana
Per sconfiggere la dorifora della patata, è possibile usare un bio-insetticida a base di spore del fungo patogeno Beauveria bassiana.
Stiamo parlando di un agente naturale molto efficace contro questo tipo d’insetti. Agisce per contatto, entrando nella dura cuticola della dorifora e diffondendo il micete all’interno dell’insetto.
La morte del coleottero è dovuta all’azione meccanica di penetrazione del micelio, con la conseguente perdita di acqua e nutrimenti.
In rete, con un’adeguata ricerca, potete trovare prodotti bio di questo tipo, non contenenti ogm e autorizzati all’uso in agricoltura biologica. Uno di questi prodotti potete acquistarlo qui.
I predatori naturali
Negli anni 80 è stato scoperto in Sud-America l’imenottero Eulofide, Edovum puttleri, che è un parassitoide delle uova di dorifora della patata.
Si tratta di un piccolo imenottero di colore nero, con la parte dorsale dell’addome rossastra negli esemplari maschi, verdastra in quelli femminili. Le femmine dell’imenottero depongono le uova dentro quelle della dorifora o si nutrono dell’interno dell’uovo stesso.
Tecniche di difesa agronomica
Per limitare i danni delle infestazioni di dorifora della patate, oltre ai mezzi di difesa biologica sopra elencati, si deve agire con una razionale pratica agronomica. Questa consiste soprattutto nella rotazione colturale, cioè nel non ripetere in sequenza la stessa famiglia di coltivazione nello stesso appezzamento di terreno.
Facciamo un esempio. Se in un annata abbiamo avuto la presenza dell’insetto nel nostro campo di patate, possiamo stare tranquilli che nella stagione successiva il problema si ripresenterà. Quindi è un’assoluta follia, riseminare le patate nello stesso posto, non faremo altro che favorire il proliferare dell’insetto. Inoltre, fate attenzione, perché la patata è una coltura solanacea, quindi anche le altre coltivazioni appartenenti a questa famiglia vanno messe in rotazione ed escluse dalla coltivazione. Stiamo parlando in particolare di melanzane e pomodori.
Fissato questo, nei mesi invernali, quando l’adulto è interrato per svernare, una buona idea è quella di procedere ad un’aratura profonda del terreno. Questa tecnica di lavorazione è ormai in disuso, ma in questo caso consigliabile.
Altro accorgimento agronomico è l’uso della pacciamatura naturale, che ostacola la risalita dal suolo della dorifora.
Infine, un’ultima tecnica è quella della rimozione manuale delle uova (quando si riescono ad individuare), delle larve e degli insetti adulti. Una tecnica resta il metodo di eliminazione più semplice ed efficace.
1 commento
Ciao, non sapevo dell’efficacia del bacillus t. !
Nei miei orti sinergici abbiamo cercato di tenere sotto controllo con la rimozione manuale, pacciamatura con foglie larghe (nello specifico avevamo a disposizione radicchio da taglio) che, una volta stese, si sono “incollate” naturalmente tra loro e hanno formato una barriera sul terreno.
Le larve raccolte le abbiamo affogate in acqua e lasciate macerare per qualche giorno; successivamente abbiamo versato quest’ acqua sulle foglie di patate.
Non dando alcun prodotto, abbiamo potuto contare anche sui predatori naturali e abbiamo scoperto un predatore naturale (e fotografato, ma qui non si puo’ postare la foto): assomiglia ad una cimice verde smeraldo, ha uno stiletto con cui infilza le larve.
Per la raccolta manuale, c’è chi suggerisce di piantare melanzane insieme alle patate: le melanzane sono preferite dalla dorifera, più alte rispetto alle piante di patate, quindi più facili da raggiungere.
Ad oggi mai viste dorifere su pomodori.