Il rodilegno rosso è un parassita delle colture arboree che può causare molti problemi. E’ un lepidottero considerato un insetto del legno, in quanto vive e si sviluppa ai danni del legno degli alberi. Ha un ciclo di vita molto particolare, che si differenzia molto dai lepidotteri come la processionaria del pino, la cavolaia e la tuta absoluta del pomodoro.
Per tenerlo sotto controllo e preservare la vita dei nostri alberi da frutto od ornamentali, esistono per fortuna diverse tecniche di difesa biologica. E’ pertanto possibile attuare più strategie insieme.
Conosciamo dunque meglio questo insetto parassita e vediamo come eliminarlo dai nostri alberi.
La caratteristiche del rodilegno rosso

Rodilegno rosso
Il rodilegno rosso (Cossus Cossus) è un insetto dell’ordine dei Lepidotteri, famiglia dei Cossidi.
Questa specie non va confusa con un altra’simile, ossia il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). Quest’ultima, infatti, presenta differenze sia nel ciclo di vita che nei danni alle colture.
Il rodilegno rosso, allo stadio adulto, si presenta come una grande farfalla, con un’apertura alare di 70-100 mm. Il colore è molto particolare e ricorda quella della corteccia degli alberi. Grazie a questa caratteristica queste farfalle riescono a mimetizzarsi sui tronchi in modo perfetto.
Le ali sono di colore grigio-bruno e hanno fini striature nere. La testa, dalla quale spuntano due lunghe antenne nere, è di colore più omogeneo (marroncino), con striature e macchie regolari (bianche, nere, grigie, marroni).
Le larve hanno colori diversi a seconda dell’età. Quando sono giovani sono rosate, mentre da adulte diventano rosso scure. Il capo è sempre scuro, mentre il ventre è più chiaro, giallo-ocraceo. A piena maturità, le larve di rodilegno rosso raggiungono una notevole dimensione, circa 80-100 mm.
Le uova vengono deposte dalla farfalle adulte negli anfratti delle cortecce degli alberi, di solito alla base. Sono piuttosto grandi, circa 1,5 mm, e hanno colore rossastro.
I danni agli alberi causati dal rodilegno rosso

Larve di rodilegno rosso
Il rodilegno rosso causa gravi danni agli alberi attraverso le larve. Queste, con la loro attività trofica, ossia la nutrizione, scavano profonde gallerie sia sul tronco che nelle branche secondarie dell’albero.
Si tratta di una specie di lepidottero molto polifaga, e dunque compie danni su numerose colture arboree.
Le specie più colpite sono pomacee (melo, pero, nespolo, sorbo domestico, azzeruolo), drupacee (ciliegio, mandorlo, noce, pesco, susino, albicocco). Vengono danneggiate anche alcune piante forestali e d’interesse ornamentale.
I danni causati dalle larve di rodilegno rosso riguardano perlopiù la parte meccanica della pianta. L’albero colpito è in genere vittima di un deperimento generale. Se l’infestazione è ad uno stadio avanzato, anche osservando la corteccia dall’esterno si notano i danni. Nelle aree danneggiate il legno presenta fori di passaggio e un evidente sgretolamento. Sezionando il tronco si noterebbero le gallerie.
Questo è il danno primario causato dal rodilegno rosso. Tuttavia si possono presentare anche danni secondari. Le ferite che le larve provocano sono infatti un’ottima via di passaggio per funghi, malattie e altri agenti patogeni.
Ciclo di vita del rodilegno
Il ciclo biologico del rodilegno rosso è abbastanza particolare rispetto alle altre specie di lepidottero d’interesse agrario. Mentre la cavolaia, la tuta absoluta, la processionaria del pino, compiono più
generazioni in un anno, il rodilegno rosso ne compie una sola ogni 2 o 3 anni.
Lo sfarfallamento avviene a fine primavera e dura per tutta l’estate. Durante questo periodo gli adulti si accoppiano e le femmine depongono le uova. Il luogo preferito per la deposizione, come detto, è alla base delle piante ospitanti. Le giovani larve hanno un comportamento gregario e fin da subito iniziano a scavare le famose gallerie.
Altro modo per scorgere la presenza delle larve nel legno è notare la fuoriuscita di linfa.
Durante il primo anno le larve trascorrono tutto l’inverno nelle gallerie, svernandovi. A primavera dell’anno successivo riprendono la loro attività trofica allargando le gallerie stesse e andando sempre più in profondità nell’albero.
Tutto il secondo anno è trascorso dal rodilegno rosso allo stadio larvale. E’ in questo periodo, con le larve adulte, che questa specie compie i danni più gravi.
A fine primavera del terzo anno riprende lo sfarfallamento, dopo uno stadio di crisalide che avviene negli strati più esterni della galleria o nel terreno, alla base della pianta colpita.
Terminato lo sfarfallamento, il ciclo di vita riparte daccapo
La difesa biologica dal rodilegno
Visto il lungo ciclo di vita del rodilegno rosso, se un albero è attaccato da questo lepidottero, bisogna limitare i danni il più presto possibile. Questo può avvenire in differenti modi.
Il fil di ferro
Il contrasto biologico più semplice, ma anche più efficace, alle larve di rodilegno è quello col fil di ferro.
E’ sufficiente, infatti, far passare all’interno delle gallerie un comune filo metallico (tipo questo), fino a raggiungere le larve, che, colpite, muoiono. Se l’infestazione è allo stadio iniziale, questo può essere un sistema risolutivo. Viceversa, se è avanzata, il metodo risulta troppo laborioso e spesso inefficace. Diventa infatti difficile, con questo metodo manuale,raggiungere tutte le larve nelle loro profonde e contorte gallerie.
Trappole di cattura massale con feromoni
Un sistema efficace, ideale per prevenire i danni delle larve, è quello della cattura massale delle farfalle adulte del rodilegno. Questo sistema va attuato nel periodo dello sfarfallamento, quando vi è l’accoppiamento e l’ovideposizione.
Per metterlo in pratica bastano delle apposite trappole che vengono attivate usando degli specifici feromoni si attrazione sessuale. Questi attirano e intrappolano gli esemplari maschili che quindi non possono più fecondare le femmine. Le femmine depongono comunque le uova, ma queste non sono fecondate. Con questo metodo, poco alla volta, la popolazione si sterilizza.
Le trappole ai feromoni si piazzano nel frutteto o nell’arboreto a una densità di circa 10 per ettaro. In un frutteto familiare, dunque, ne può bastare anche una sola.
I nematodi entomopatogeni
I nematodi entomopatogeni sono dei microorganismi che abbiamo conosciuto in precedenza, parlando dell’oziorrinco. Si tratta di minuscoli vermi di forma cilindrica, che non sono visibili a occhio nudo. Vengono considerati dei parassiti obbligati delle larve e sono molto efficaci nei confronti di quelle di lepidottero.
Nel caso del rodilegno rosso i nematodi entomopatogeni vengono inoculati direttamente nelle gallerie dell’albero causate dalla larva. Il nematode la raggiunge e le inocula dei batteri simbionti che ne provocano la morte nel giro di 72 ore.
Le specie di nematodi utili per la lotta al rodilegno rosso sono:
- Steinenerma feltia
- Steinernema carpocapsae
Questi nematodi rientrano tra i rimedi utilizzabili in agricoltura biologica. Inoltre, non necessitano del patentino per l’acquisto, come per i fitofarmaci, e sono facili da reperire in rete (li trovate qui).
Beauveria bassiana
Altro metodo di difesa microbiologica che è possibile usare contro il rodilegno rosso, è la Beauveria bassiana. Si tratta di un fungo entomopatogeno che può essere considerato un vero e proprio bio-insetticida. Parliamo di un agente patogeno naturale che agisce per contatto, inocula così il micete e provoca la morte della larva. Questo fungo lo abbiamo già conosciuto parlando della dorifora della patata.
L’uso della Beauveria bassiana è consentito in agricoltura biologica. Il prodotto bio si trova con facilità nei negozi online (potete acquistarlo qui).