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La cocciniglia bianca (Pseudaulacaspis pentagona) è un insetto appartenente all’ordine Rhyncota, famiglia Diaspididae. Su alcuni testi è indicata con il sinonimo di Diaspis pentagona, mentre volgarmente è conosciuta come cocciniglia bianca del pesco e del gelso. Questo parassita è originario dell’estremo oriente, probabilmente del Giappone. Fu introdotto accidentalmente in Europa alla fine del 1800, attraverso l’Italia settentrionale. Da allora si è diffuso in maniera cosmopolita, attualmente è distribuito in gran parte dei territori dei 5 continenti compresi fra i 45° di latitudine nord e sud.
Vediamo quindi come riconoscere la cocciniglia bianca, i danni che provoca alle colture arboree, le tecniche di prevenzione agronomica per diminuire la sua presenza nel frutteto, e la difesa biologica su piante già infestate.
Descrizione della cocciniglia bianca
La Pseudaulacaspis pentagona si presenta in diversa forme, femminili e maschili.
Il follicolo femminile è circolare o sub-circolare, bianco crema con esuvia rossastra in posizione spostata o, più raramente, centrale. Misura 2-2,8 mm di diametro.
La forma di femmina adulta è di colore arancione, aspetto leggermente piriforme, con la parte mesotoracica più sviluppata e i lobi del torace e dell’addome ben marcati. Le antenne sono ravvicinate, con grosso tubercolo basale conico sormontato da una setola. Questa specie di cocciniglia bianca è caratterizzata dalla presenza di spine ghiandolari laterali biforcute.
Abbiamo poi il follicolo maschile, lineare e debolmente carenato, bianco con esuvia apicale gialla. Misura 1 mm di lunghezza.
Il maschio adulto di colore giallo-uovo, fornito di un unico paio di ali e di un lungo stiletto caudale. Misura 0,9 mm di lunghezza.
Infine le uova, di colore arancione se originano femmine, bianco-giallastre se da esse nascono individui maschili.
- Femmina adulta
- Maschio adulto
Piante attaccate
La cocciniglia bianca Diaspis pentagona non solo è uno dei principali parassiti del pesco, è anche estremamente polifaga, essendo in grado di attaccare innumerevoli colture arboree, forestali e ornamentali.
Abbiamo già detto del gelso, sia bianco che nero, ma soggetto ai suoi attacchi è anche il gelso da carta (Broussonetia papyrifera). Altre fruttifere che ospitano la cocciniglia bianca sono: kiwi, albicocco, susino, mandorlo, ciliegio, papaya, noce, ribes e, occasionalmente, melo, pero e cotogno. Raramente la pianta di vite.
Tra le boschive e ornamentali abbiamo: bagolaro, catalpa, evonimo, frassino, geranio, glicine, ibisco, lauroceraso, ligustro, lilla, oleandro, passiflora, paulownia, peonia, sofora ecc.
I danni della cocciniglia bianca
La Pseudaulacaspis pentagona infesta principalmente i rami e il fusto delle diverse piante ospiti, originando delle spesse incrostazioni. Le parti vegetative attaccate deperiscono e, nei casi più gravi, seccano.
Sui frutti, ad esempio pesche e ciliegie, nei punti d’attacco compaiono delle macchie rossastre, molto simili a quelle causate dalla cocciniglia di San Josè (Quadraspidiotus perniciosus), solo leggermente più sfumate. I frutti colpiti sono qualitativamente deprecabili e sicuramente non commerciabili.
Ciclo biologico
La cocciniglia bianca Pseudaulacaspis pentagona supera l’inverno come femmina matura feconda, protetta dal follicolo, da pellicole corticali e dal velo ventrale che la ricoprono per intero. A fine aprile riprende la sua attività, deponendo fino a 170 uova, che si accumulano sotto lo scudetto e si schiudono in maniera scalare. Alla schiusa, le neanidi rimangono intorpidite per un’ora, poi si spostano per fissarsi su altre parti della vegetazione. Dopo essersi fissate, iniziano la formazione di un follicolo provvisorio usando una sostanza secreta dalla ghiandole addominali.
Verso fine maggio, quando ancora parte delle uova si sta schiudendo, le prime neanidi compiono la prima muta, seguita da una seconda dopo circa 15 giorni. Tra la prima e la seconda muta costruiscono il follicolo definitivo.
Lo sviluppo delle neanidi maschili è più rapido. I maschi alati compaiono quando le femmine stanno terminando l’ultima muta, dunque vengono fecondate in una fase giovanile dello sviluppo.
Generazioni successive
In condizioni normali, le uova della seconda generazione vengono deposte da fine giugno fino alla seconda decade di luglio e da queste nascono le nuove neanidi, entro fine luglio. Tra l’ultima decade di agosto e la prima metà di settembre avviene la terza ovo-deposizione. A partire dai primi di settembre compaiono le neanidi della generazione svernante.
Dunque Pseudaulacaspis pentagona compie 3 generazioni in un anno, in annate climaticamente sfavorevoli, dove si hanno ritardi nelle fecondazioni, le generazioni sono 2.
Gli insetti antagonisti della cocciniglia bianca del pesco e del gelso
Per fortuna esistono numerosi insetti che svolgono il ruolo di antagonista della cocciniglia bianca Pseudaulacaspis pentagona, alcuni sono predatori, altri parassitoidi.
Tra i predatori annoveriamo: Chilocorus bipustulatus, Exochomus quadripustulatus, Lindorus lophantae (coleotteri coccinellidi); Cybocephalus rufifrons (coleottero cibocefalide); Antrocnodax diaspidis (dittero cecidomide).
Tra i parassitoidi invece: Encarsia berlesei (imenottero calcidoideo endofago); Aphytis diaspidis, Aphytis proclia (imenotteri calcidoidei ectofagi); Pteroptrix orientalis (imenottero afelinide, diffuso in Campania con alti tassi di parassitizzazione).
Ovviamente per far si che gli insetti utili c’insedino nell’habitat e svolgano il loro ruolo di contenimento naturale della cocciniglia bianca, è necessario che l’ambiente del frutteto sia risparmiato dall’uso di dannosi pesticidi chimici.
La difesa meccanica contro la cocciniglia bianca
Per difendere il frutteto della cocciniglia bianca si può intervenire innanzitutto con la rimozione meccanica del parassita dalla vegetazione. Utilizzando una spazzola in crine naturale (come questa) si dovranno effettuare energiche spazzolature dei rami e delle branche dove la cocciniglia si è fissata. Alla spazzolatura è conveniente fare seguire un lavaggio della vegetazione, possibilmente ad alta pressione, impiegando saponi potassici.
La spazzolatura si effettua alla caduta delle foglie, quindi in autunno-inverno.
Altro intervento meccanico sulla cocciniglia bianca è quello che si avvale dei normali interventi di potatura invernale (qui potete approfondire la potatura del pesco). Nei tagli di potatura di alberi infestati dalla cocciniglia andremo ad eliminare quelle ramificazioni più colpite, bruciando poi gli scarti ottenuti.
È ovvio che potatura e spazzolatura avrebbero maggiore efficacia se eseguiti sinergicamente.
Eliminare la cocciniglia bianca del pesco e del gelso
Tra i prodotti consentiti in agricoltura biologica, quello più usato in genere per eliminare la cocciniglia bianca del pesco e del gelso è l’olio bianco minerale (che trovate qui)
Il trattamento con l’olio bianco si effettua preferibilmente d’inverno, contro le forme svernati dell’insetto. L’efficacia non è altissima, in quanto la cocciniglia è ben protetta dal follicolo, per cui è sempre bene fare una spazzolatura dopo il trattamento.
In primavera-estate, una valida alternativa all’olio bianco minerale che con il caldo può dar luogo a fenomeni fitotossici, è l’olio essenziale di arancio dolce, le cui corrette modalità d’uso sono spiegate nell’approfondimento relativo.
Con il trattamento primaverile da effettuarsi a maggio, andremo a raggiungere anche le nuove neanidi della cocciniglia bianca Pseudaulacaspis pentagona.
1 commento
Di solito elimino il male con sapone fi Marsiglia sciolto in acqua con cucchiaino di bicarbonato