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Il cotogno è uno degli alberi da frutto più antichi mai coltivati dall’uomo. Gli studiosi stimano che già gli antichi Babilonesi nel 2.000 a.C. lo coltivassero con successo.
Nel nostro Paese cresce spontaneo in molte zone, dove è presente sia in piccoli raggruppamenti cespugliosi, che come esemplare isolato. Purtroppo, la sua importanza si è nel tempo persa, in quanto il frutto è poco richiesto a livello commerciale. Tuttavia, viene ancora coltivato nei frutteti familiari e apprezzato per le eccezionali proprietà.
Rientra nella categoria dei piccoli frutti antichi, quelli che vale la pena riscoprire, come il corbezzolo, le giuggiole, il mirto, l’azzeruolo e il corniolo.
Oggi, il suo impiego più diffuso a livello vivaistico è quello di portainnesto per la coltivazione del pero.
In quest’articolo conosciamo le caratteristiche botaniche del cotogno e valutiamo la possibilità della sua coltivazione nel frutteto familiare. Inoltre, vediamo le proprietà benefiche dei frutti e, infine, i suoi utilizzi in cucina.
Identificazione e varietà del cotogno
Il cotogno, nome scientifico Cydonia oblonga, è un albero da frutto della famiglia botanica delle Rosacee, così come il melo e il pero.
Volgarmente è conosciuto come melo cotogno.
In realtà esistono diverse varietà, che si distinguono per lo più in base alla forma dei frutti, che possono essere maliformi (le più ricercate) o piriformi.
Le varietà maliformi sono:
- Champion, con frutti medio piccoli, albero molto produttivo e di media vigoria;
- Del Portogallo, frutti piccoli dalle costolature evidenti, albero produttivo e di vigore medio;
- Maliforme Tencara, con frutti di forma regolare, albero molto vigoroso e produttivo.
Le varietà piriformi, invece, sono:
- De Berecski, frutti di medie dimensioni, con albero poco vigoroso e scarsamente produttivo;
- Di Smirne, frutti con estroflessione mammellare all’apice, medio vigore dell’albero e fruttificazione media;
- Gigante di Vranja, frutti di grandi dimensioni, con albero vigoroso e produttivo;
- Lescovatz, frutti medi, albero vigoroso e ottima produttività.
Molto interessante è anche il cotogno da fiore, Chaenomeles japonica, caratterizzato da una splendidi petali rosso-vivo. Com’è ovvio, quest’ultima varietà è coltivata come specie ornamentale. Ne esistono comunque molte altre varietà.
Caratteristiche botaniche del cotogno
Il cotogno è un alberello caducifoglio che in natura arriva ad altezze comprese tra 4 e 8 m. Ha un apparato radicale poco espanso e superficiale, cosa che a volte determina problemi di ancoraggio al terreno.
Quando allevato ad alberello, cresce con tronco dritto e rami in parte eretti e in parte patenti, che formano un’ampia corona tondeggiante.
Le foglie di quest’albero da frutto sono alterne, di forma ovoidale, lunghe fino a 10 cm. Hanno un picciolo pubescente e pagina inferiore molto tomentosa, di colore verde intenso.
Porta gemme miste (a legno e a fiore), con la fruttificazione concentrata sui rami dell’anno.
Fiori e frutti
La fioritura dell’albero di cotogno è tardiva, avviene in primavera inoltrata, nei mesi di aprile e maggio.
I fiori sono grandi, di colore bianco-rosato, molto profumati e decorativi. Presentano un ovario a 5 carpelli.
L’impollinazione è entomofila, ad opera di api e altri insetti pronubi. Le varietà di cotogno sono auto-incompatibili, per cui, per una buona fruttificazione, vi è la necessità dell’impollinazione incrociata tra due o più varietà. Un’ottima idea per l’impianto in un frutteto familiare è quella di affiancare una varietà maliforme ad una piriforme. Queste, di solito, sono disponibili nei vivai specializzati.
Il fenomeno dell’auto-incompatibilità lo abbiamo già visto e studiato su altre importanti colture da frutto, come il nocciolo e il kiwi.
I frutti, le cotogne, sono in realtà falsi frutti, poiché non si formano dall’accrescimento dell’ovario, ma dallo sviluppo del ricettacolo. Come”vero frutto” andrebbe inteso il torsolo.
Le cotogne sono dei pomi, di dimensioni variabili, asimmetrici e, come detto, di forma maliforme o piriforme. Il colore a piena maturazione è giallo oro intenso, con la buccia del finemente ricoperta di una peluria, facile da rimuove. La maturazione avviene tra settembre e ottobre.
Coltivare il cotogno nel frutteto
Esigenze climatiche
Essendo una specie molto rustica, in grado ad esempio di resistere molto bene al freddo, il cotogno ha una grande diffusione anche a livello spontaneo.
Tuttavia, la coltivazione di quest’albero riesce meglio in collina, con un clima asciutto, poche gelate ed estati più fresche.
L’altitudine ideale è quella compresa tra i 500 e gli 800 metri.
Terreno e limiti
L’albero di cotogno rifugge i terreni calcarei, questo è un suo limite ben preciso. Su questo tipo di terreni si sconsiglia fortemente il suo impianto. Sugli altri suoli vegeta molto bene, prediligendo un pH neutro o leggermente alcalino. Qui trovate informazioni su come misurare il pH del vostro terreno.
Messa a dimora e sesto d’impianto
Il periodo migliore per mettere a dimora il cotogno è l’autunno, specie se si trapiantano astoni a radice nuda. Il trapianto autunnale dà modo alla pianta di radicare sfruttando l’umidità del suolo del periodo e, quindi, di affrontare meglio la prima stagione estiva. Se si sceglie di trapiantare un alberello o un astone alla fine dell’inverno, sin dall’inizio bisogna tenere d’occhio l’irrigazione. In questo caso, infatti, è necessario intervenire prontamente quando la terra è secca.
Per la propagazione del cotogno si ricorre all’innesto. Come portainnesto si usano giovani piantine propagate per seme (portainnesto franco), per talea o per propaggine.
Il sesto d’impianto ideale per il cotogno è di 5 x 5. La pianta ama l’esposizione al sole della chioma, e la sua forma globosa, che tende ad allargarsi, può beneficiare di un tale spazio.
Irrigazione
Visto l’apparato radicale della pianta poco espanso e profondo, il cotogno soffre i lunghi periodi di siccità. Se si mettono a dimora pochi esemplari, è facile intervenire con irrigazioni d’emergenza nel periodo estivo. Se si vuole impiantare un frutteto specializzato, bisogna invece progettare un sistema d’irrigazione automatico.
Potatura del cotogno
Le piante di cotogno assumono in modo naturale un bel portamento regolare. La forma voluta, ad ogni modo, va comunque impostata con interventi di potatura di allevamento. Ad esempio, se si desidera un’impalcatura bassa (80-120 cm), bisogna cimare l’astone; si otterranno così dei cotogni di altezza contenuta (2-3 metri).
Negli anni successivi, le potature di produzione si limiteranno ad eliminare i rami che hanno già prodotto, i succhioni e i polloni. Si dovranno lasciare invece i rami di un anno e, inoltre, non si dovranno spuntare i rami posti orizzontalmente. In caso contrario la fruttificazione potrebbe venire compromessa.
Parassiti e avversità
Anche il cotogno soffre delle avversità tipiche delle pomacee, come ad esempio il colpo di fuoco batterico e la ticchiolatura.
Per quanto riguarda gli insetti, il più temibile è la carpocapsa (o verme delle mele), che può compromettere i frutti.
In generale, però, quest’albero è più rustico delle colture da frutto classiche, e quindi presenta più resistenza. L’importante è saper riconoscere i problemi e intervenire per tempo.
Per monitorare la presenza degli insetti, ad esempio, un buon aiuto può essere dato dalle trappole cromotropiche. Se non avete tempo per realizzarle in casa, potete usare quelle già pronte.
Proprietà e utilizzi del cotogno
I frutti, le foglie e i semi del cotogno vengono usati fin dall’antichità per le loro proprietà benefiche. Sono infatti dietetici, astringenti, antiinfiammatori, emollienti e sedativi.
La polpa è facilmente ossidabile, ciò vuol dire che scurisce all’aria; inoltre è poco dolce ed astringente, con una certa quantità di tannino.
Per questo motivo difficilmente i frutti vengono consumati crudi, in quanto non molto gradevoli. Con la cottura però, grazie alla frammentazione dei polisaccaridi, la polpa diventa intensamente dolce, liberando un profumo che ricorda il miele.
Grazie a questa caratteristica le cotogne vengono usate in cucina per la preparazione di ottime marmellate, o per la cotognata.
Ma anche per realizzare gelatine, mostarde, distillati e delicati liquori. Da sottolineare che l’elevato contenuto di pectina determina un veloce addensamento della marmellata o della gelatina, limitando i tempi di cottura.
Visto il grande profumo che emanano, nelle nostre campagne era in uso porre i frutti del cotogno nell’armadio per profumare i vestiti.
Ricetta della marmellata di mele cotogne
La marmellata di mele cotogne è molto semplice da preparare.
Dopo la raccolta del frutto bisogna lavare accuratamente e tagliare a fette le mele, senza togliere la buccia e i semi. Aggiungere dell’acqua fino a copertura e cuocere per circa 30 minuti.
Dopo la cottura, si passa il tutto al mixer, dopo aver filtrato i semi e le impurità più grossolane. Quindi aggiungete la metà del peso in zucchero e cuocete per altri 30/40 minuti. Fatto questo, versate in vasetti di vetro, quando la marmellata è ancora calda e teneteli una notte al buio e a testa in giù, per fare il sottovuoto.
Qui trovate un ottimo assortimento di vasetti per conserve.
Conservate la marmellata in un luogo fresco e asciutto. Se non avete la possibilità di coltivare il cotogno nel vostro orto, e quindi di raccogliere i vostri frutti, in rete si trovano ottimi prodotti da agricoltura biologica, date un’occhiata qui.