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Coltivare un albero di mele è una pratica assai diffusa in Italia, sia a livello professionale che nel frutteto familiare.
In molte regioni esistono diverse varietà autoctone, formatesi nel corso dei secoli. L’elenco è lungo, e si tratta spesso di produzioni molto particolari, che vale la pena cercare di recuperare.
La coltivazione biologica del melo è più facile se le varietà impiantate sono quelle proprie del territorio. Dunque, se avete intenzione di iniziare una produzione di qualità, vi sconsigliamo le varietà commerciali destinate alla grande distribuzione. E chiaramente vi consigliamo di impiantare varietà nostrane.
In quest’articolo conosceremo prima un po’ di botanica dell’albero di mele. Subito dopo concentreremo la nostra attenzione sulle basilari pratiche colturali per impiantare e curare un meleto in un frutteto familiare.
Ma iniziamo subito dall’inquadramento del melo.
Inquadramento dell’albero di mele
Il nome scientifico dell’albero di mele comunemente coltivato è Malus domestica Borkh. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Maloideae, genere Malus. In agronomia, il melo viene ricompreso tra le Pomacee, termine tecnico usato per individuare un raggruppamento di specie fruttifere che producono come frutto un pomo. Parliamo, dunque, in generale di alberi come: melo, pero, cotogno, nespolo comune, nespolo del Giappone, sorbo domestico, azzeruolo.
Le Pomacee di solito vengono confrontate con le Drupacee, di cui fanno parte quelle colture fruttifere che producono una drupa. Esempi di drupacee sono: pesco, susino, albicocco, mandorlo e ciliegio.
Caratteristiche botaniche del melo
In natura l’albero di mele è di dimensioni medie e varia tra i 5 e 10 metri di altezza.
Nelle coltivazioni intensive, invece, di solito, le piante non superano i 4 m.
Può avere diversi tipi di portamento, ovvero: eretto, espanso, pendulo.
La forma dell’albero dipenderà da diversi fattori, quali, ad esempio, le caratteristiche proprie della varietà, la forma di allevamento scelta, il portainnesto usato, gli interventi di potatura eseguiti.
Il melo ha un tronco con una corteccia di colore grigio, molto rugosa. I rami, invece, sono rosso-bruni, con superficie liscia ed evidenti lenticelle. Si generano da germogli lignificati e si distinguono in rami a legno (quando portano solo gemme a legno) e rami a frutto (che portano gemme a legno e miste). Particolari rami sono i succhioni (nati da gemme latenti sui rami) e i polloni (nati dalle radici o dal colletto). Quelli fruttiferi dell’albero di mele sono invece: il brindillo, la lamburda, la borsa e il ramo misto.
Le foglie dell’albero sono di forma ovale e colorazione verde-intensa. Sono inserite in maniera alterna sui rami e hanno un margine differente, a seconda del fenotipo (seghettato, dentato o crenato).
Fiori del melo e impollinazione
L’albero di mele porta gemme a legno e miste (sui rami fruttiferi). Le gemme miste racchiudono l’apice vegetativo e i primordi dei fiori.
I fiori si trovano riuniti in un’infiorescenza a corimbo, che contiene dai 4 ai 9 fiori. Ognuno di essi è composto da 5 petali bianchi o rosei, 5 sepali disposti a corona sul calice, circa 20 stami con antere gialle, 5 stili con relative logge carpellari.
Le logge carpellari differenziano gli ovuli, che una volta fecondati daranno vita ai semi. Il fiore posto al centro dell’infiorescenza ha un peduncolo più corto e un’antesi anticipata. L’impollinazione è entomofila, e avviene ad opera degli insetti pronubi.
Cosa fondamentale da considerare se si avvia la coltivazione del melo è l’autoincompatibilità gametofica, cioè l’impossibilità della pianta di autoimpollinarsi. Per questo motivo, quando s’impianta un meleto bisogna mettere a dimora due o più varietà tra di loro intercompatibili e che abbiano una fioritura contemporanea.
La mela
Il frutto del melo, ossia la mela, in gergo tecnico è definito “falso frutto”. Questo perché non si forma dall’accrescimento dell’ovario, ma dallo sviluppo del ricettacolo. Come “vero frutto” andrebbe invece inteso il suo torsolo.
Per quanto riguarda la conformazione della mela, questa è formata dall’endocarpo, dal mesocarpo e dall’esocarpo.
L’endocarpo è la parte interna, formata da 5 logge che contengono i semi, avvolti nel midollo del ricettacolo.
L’esocarpo altro non è che la buccia, mentre il mesocarpo è la polpa. Quest’ultima può essere di diversa consistenza: più o meno carnosa, croccante, farinosa, dolce, più o meno acida. Queste differenze dipendono dalla varietà scelta. Ogni varietà ha infatti delle caratteristiche uniche.
Fenologia dell’albero di mele
L’albero di mele ha un ciclo fenologico ben definito, che può essere così sintetizzato partendo dal mese di gennaio.
- Gemma ferma. La pianta riposa e le gemme sono chiuse;
- Rottura gemme. In marzo le gemme si rigonfiano e iniziano a mostrare le scaglie interne;
- Orecchiette di topo. Successivamente si schiudono e appaiono le prime foglioline;
- Mazzetti affioranti. Ad inizio aprile le gemme sono aperte e iniziano a vedersi i bottoni fiorali;
- Bottoni rosa. Si tratta della fase che precede la fioritura;
- Fioritura. In aprile tutti i fiori del corimbo sono aperti e inizia la fecondazione.
- Allegagione. Il fiore fecondato si trasforma in piccolo frutto. L’albero di mele ha mediamente una percentuale di allegagione del 10-12%;
- Frutto noce. I frutti iniziano a ingrossarsi. A giugno avranno una grandezza di 20-30 mm;
- Ingrossamento del frutto. Continua l’accrescimento della mela, con l’accumulazione degli zuccheri e la diminuzione dell’acidità;
- Maturazione. Le dimensioni e il colore raggiungono finalmente quello tipico della varietà;
- Caduta foglie. Tra novembre e dicembre, infine, l’albero perde le foglie e va in riposo vegetativo.
La coltivazione del melo
Esigenze ambientali
L’albero di mele affonda le radici nella nostra tradizione contadina, essendo una coltura già molto studiata e praticata in epoca Romana. Sul nostro territorio, può essere coltivato un po’ ovunque, in quanto si adatta bene alle diverse situazioni climatiche. Vista la sua grande resistenza al freddo, la coltivazione è consigliata soprattutto nelle zone collinari e montane.
La pianta in inverno resiste anche a temperature di -20/-25 °C e grazie alla fioritura tardiva in aprile non risente dei ritorni di freddo.
Nei meleti posizionati a fondo valle bisogna comunque stare attenti ai ristagni d’umidità e di aria fredda. Per questo, a livello professionale, si usano dei sistemi antibrina.
In generale, per scegliere il punto esatto dell’impianto di un meleto è meglio prediligere zone aperte e leggermente ventilate. In questo modo eviteremo che si formino ristagni di umidità.
Una buona ventilazione consente inoltre di prevenire gli attacchi di malattie fungine.
Il melo ama la luce, per questo si consiglia di scegliere un’esposizione a sud, sud-est o sud-ovest. Ad ogni modo, è da evitare l’esposizione a nord.
Tuttavia, un’eccessiva esposizione solare può danneggiare i frutti in superficie, provocando decolorazione e in casi gravi necrotizzazione.
Per ovviare a questo rischio, è auspicabile prevedere un sistema di protezione con una rete antigrandine. Questa avrà duplice ruolo: protezione dalle intemperie in inverno-primavera, e rete ombreggiante nei periodi più caldi dell’estate.
Terreno e preparazione
L’albero di mele è capace di adattarsi bene a diversi tipi di terreno. In generale, quelli che predilige sono comunque quelli permeabili, profondi e di medio impasto.
Molto importante, quindi, è evitare terreni che diano luogo a ristagni idrici. Questo perché possono compromettere il normale accrescimento e favorire marciumi radicali, nonché l’attacco di altri agenti patogeni.
Per quanto riguarda il pH del terreno, l’ideale è quello neutro (tra 6,5 e 7,5). Da evitare i suoli acidi e alcalini.
Per la preparazione del terreno, nel caso di un meleto di grandi dimensioni, è necessario procedere ad un’aratura e un successivo livellamento del suolo, magari lavorando con il ripuntatore.
L’aratura non dovrà essere molto profonda (al massimo 40 cm), per evitare di portare in superficie porzioni di terreno troppo crude e povere di sostanza organica.
Queste operazioni sono da svolgere all’inizio dell’autunno.
In un piccolo frutteto familiare, invece, si può optare per una buona vangatura nelle zone dedicate ai nuovi alberi.
Prima della piantumazione andrà eseguita una lavorazione superficiale di affinamento, che consentirà un buon attecchimento iniziale dell’apparato radicale.
Se il nuovo meleto andrà a sorgere su terreni pesanti, è necessario evitare il ristagno idrico. Per fare questo, bisogna prevedere un adeguato sgrondo delle acque superficiali. Una soluzione è intervenire con un sistema di regimazione delle acque, interrando tubi di pvc forati ad una profondità di 80-90 cm. Il tubo forato andrà ricoperto di ghiaia e favorirà l’assorbimento delle acque in eccesso.
Concimazione
Per coltivare bene gli alberi di melo è necessaria una buona concimazione organica del terreno. Questa può essere fatta dopo le operazioni di preparazione del terreno sopra descritte. L’ideale è usare letame maturo, da ammendare al suolo con una lavorazione superficiale.
In nuovi meleti di grandi dimensioni, la quantità raccomandata di letame è di 6 quintali a ettaro. In un frutteto familiare, invece, si scende a 6 kg per mq.
Dopo il primo anno si può procedere a una concimazione più superficiale. Per farla, basta ammendare sostanza organica vicino al colletto della pianta. Si può usare sempre il letame animale maturo, ma anche lo stallatico pellettato va bene, di più facile reperibilità. Uno stallatico adatto, di buona qualità, lo trovate qui.
Irrigazione
Nella coltivazione del melo serve l’irrigazione, poiché un apporto idrico costante e regolare contribuisce all’accrescimento dell’albero e mantiene un equilibrio vegeto-produttivo.
Per stabilire l’acqua necessaria non esiste una formula unica, ma bisogna tener conto di diversi fattori. Tra questi abbiamo: zona di produzione, precipitazioni naturali, assorbimento del terreno.
In un frutteto familiare la decisione è più semplice, in quanto può basarsi sull’osservazione diretta dello stato superficiale del suolo. Per verificare il grado d’umidità di un terreno si può effettuare una prova empirica, utilizzando una vanga fatta scendere 20 cm in profondità nel terreno e di conseguenza valutare se è necessario intervenire manualmente.
In un meleto di grandi dimensioni è più opportuno prevedere un impianto d’irrigazione automatico, in modo da programmare gli interventi ed effettuare la bagnatura dell’intero appezzamento.
Naturalmente le fasi più critiche sono quelle del periodo estivo, quando la fase dell’accrescimento dei frutti può coincidere con lunghi periodi di siccità.
Messa a dimora
L’albero di mele viene messo a dimora usando gli astoni, ovvero piante innestate che si acquistano nei vivai. In un prossimo articolo vi parleremo della scelta del portainnesto del melo.
Il periodo migliore per la piantumazione è quello del riposo vegetativo, escludendo solo i periodi delle gelate. Quindi autunno o fine inverno.
La messa a dimora fatta in autunno consente un miglior attecchimento iniziale delle radici. Questo grazie anche al fatto che la terra si assesta bene intorno all’albero con le precipitazioni invernali.
In ogni caso vi consigliamo di seguire le nostre indicazioni generali per la messa a dimora di un albero da frutto.
Gestione del suolo
Nella coltivazione del melo è molto importante la gestione del suolo. Le opzioni su come procedere sono due e sono contrapposte, nello specifico parliamo della lavorazione meccanica periodica e dell’inerbimento.
In agricoltura biologica, sia in ambito professionale che nel frutteto familiare, la pratica del manto erboso permanente è scelta obbligata, per una diversa serie di ragioni. Innanzitutto, si limita il fenomeno dell’erosione del suolo e al contempo si favorisce il passaggio delle macchine agricole. In secondo luogo, con la semina di colture leguminose (ad esempio trifoglio), si ha la possibilità di fissare l’azoto atmosferico e quindi fare una concimazione verde.
Infine, l’inerbimento permanente favorisce la presenza d’insetti utili e quindi rende più facile la gestione della difesa biologica antiparassitaria.
Forma di allevamento, sesto d’impianto e potatura
L’albero di mele può essere allevato con diverse forme. La forma di allevamento prescelta determina il sesto d’impianto, ma anche gli interventi di potatura da effettuare. Vista la complessità dell’operazione, abbiamo dedicato un approfondimento alla potatura del melo.
Difesa biologica da avversità e parassiti
Il melo è una coltura molto diffusa nel nostro Paese. Con l’introduzione di cultivar commerciali e la diminuzione della biodiversità, purtroppo, gli attacchi da parte di agenti patogeni e parassiti sono diventati un grave problema da risolvere.
In questo paragrafo indichiamo quali sono le avversità più comuni a cui è soggetto un albero di mele.
Agenti patogeni del melo
I principali agenti patogeni che colpiscono l’albero di mele sono quattro:
- Colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora);
- Ticchiolatura (Venturia inaequalis – Fusicladium dentricum);
- Oidio del melo (Podosphaera leucotricha – Oidium farinosum);
- Cancri delle pomacee (Nectria galligena – Phomopsis mali – Sphaeropsis malorum);
Parassiti dell’albero di mele
L’albero di mele è soggetto anche a diversi parassiti. Vediamo quindi quali sono:
- Cocciniglia di S. José (Comstockaspis perniciosa);
- Pseudococcide (pseudococcus comstocki);
- Antonomo (Anthonomus pomorum);
- Due tipi di afidi: quello grigio del melo (Dysasphis plantaginea); Lanigero (Eriosoma lanigerum) e quello verde (Aphis pomi);
- Cemiostoma (Leucoptera malifoliella);
- Litocollete (Phyllonorycter spp);
- Carpocapsa (Cydia pomonella);
- Cidia molesta;
- Capua (Adoxophyes orana);
- Eulia (Argyrotaenia pulchellana);
- Pandemis (Pandemis cerasana);
- Archips (Archips podanus);
- Due tipi di Rodilegno: quello giallo (Zeuzera pyrina) e quello rosso (Cossus cossus);
- Mosca della frutta (Ceratitis capitata);
- Ragnetto rosso (Panonychus ulmi).
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1 commento
ho accquistato un terreno di circa 1200 mt aggiunti ad altri 1100 da me gia coltivati con piccoli frutti mirtilli lamponi sul nuovo appezzamento in essere solo erba e 2 piante di fichi mi piacerebbe fare un meleto ma non volevo incorrere a molteplici trattamenti noi abitiamo in un paesino ai piedi della valle d’Aosta circa 350 mt altezza con terreno collinare in lieve pendenza accetto consigli grazie anticipatamente