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La potatura del melo è tra le operazioni colturali più importanti per garantire la crescita rigogliosa e produttiva della pianta.
Per agire in modo corretto è importante conoscere alcuni elementi base della propria coltivazione. Ad esempio, le condizioni pedoclimatiche del frutteto, la situazione vegetativa della pianta, la forma di allevamento. E ancora, il sesto d’impianto adottato e il portainnesto scelto sulla nostra varietà di mela.
In quest’articolo cerchiamo di dare un orientamento tecnico a tutti gli appassionati. Dapprima, quindi, vedremo quali sono gli obiettivi generali della potatura del melo. E subito dopo, analizzeremo come intervenire nei diversi sistemi di coltivazione adottati.
Obiettivi generali della potatura del melo
La potatura del melo si distingue in due tipi: di allevamento e di produzione.
Quella di allevamento (o formazione) del melo è finalizzata ad imprimere la forma di allevamento prescelta. Inoltre, garantisce una base solida all’albero, che avrà una forma stabile in grado di fargli reggere il carico dei frutti.
La potatura di produzione ha invece l’obiettivo di regolare negli anni la produttività dell’albero, in termini di qualità e quantità.
Il melo produce su ramificazioni che hanno due o più anni di età, chiamate lamburde.
Vi sono però anche varietà di meli che portano la produzione sui brindilli o sui rami misti.
La produzione sui brindilli avviene all’apice di questi rametti, mentre le varietà che fruttificano sui rami misti producono meli per tutta la lunghezza del ramo.
Le mele migliori nascono sui rami più giovani, quindi la potatura di produzione serve per garantire un rinnovamento nel tempo. Questo avviene sfoltendo i rami, eliminando quelli troppo vigorosi e diradando le gemme fruttifere in eccesso.
Forme di allevamento del melo
La forma di allevamento è il sistema di crescita che vogliamo imprimere alla pianta.
Ci sono forme ampiamente diffuse tra chi coltiva in maniera intensiva un meleto, altre più adatte a chi cresce pochi alberi nel frutteto familiare.
La scelta migliore è influenzata in primo luogo dagli spazi.
Le forme di crescita cosiddette “piatte” consentono di ottenere grandi produzioni in spazi più limitati. Inoltre, favoriscono la meccanizzazione delle operazioni. D’altro canto però, richiedono forti costi di gestione, sia per la predisposizione di adeguati sostegni, che per la frequenza delle operazioni di potatura.
In un frutteto familiare o in un giardino, si può optare per forme di allevamento più “libere”. In questo modo si farà crescere l’albero assecondando il suo portamento naturale e si valorizzerà il suo lato ornamentale.
Le principali forme di allevamento del melo sono:
- Fusetto;
- Spalliera;
- Palmetta;
- Cespuglio o vaso basso,
- Cespuglio a fuso;
Vediamole singolarmente
Allevamento del melo a fusetto
Nei meleti intensivi la forma a fusetto è quella più usata. Con questa potatura il melo assume una forma a cono, quasi come un piccolo albero di Natale.
La pianta così allevata ha solo un asse verticale, dal quale si sviluppano (partendo da 60-70 cm di altezza) le branche laterali. Queste, man mano che si va verso la punta, sono sempre più piccole.
In questa forma le branche che sono alla base fanno parte della struttura dell’albero. Quelle superiori, invece, vengono rinnovate con il tempo e gli interventi di potatura.
Di solito, per questo tipo di forma di allevamento viene usato il portainnesto M9, ossia quello che induce meno vigore.
Le piante sono facili da lavorare, anche in termini di accessibilità. Il fusetto è una forma cosiddetta piatta, fattore importante da considerare perché la pianta necessita della predisposizione di sostegni.
Il sesto d’impianto prevede di lasciare 4 m tra un filare e l’altro, mentre tra una pianta e l’altra si va 1 a 1,5.
Per allevare il melo a fusetto, dopo la messa a dimora dell’astone, si tagliano i rami troppo bassi e si lasciano quelli che formeranno il primo palco di branche. Quest’ultime verranno inclinate verso il basso.
Nella potatura dell’anno dopo l’impianto, si asportano i succhioni verticali e si spunta la cima dell’astone. In questo modo, la nuova cima diventerà un ramo laterale, ma meno vigoroso.
Proseguendo negli anni, con la potatura di formazione si tolgono altri succhioni e rami vigorosi. Inoltre, si spunta di nuovo la cima, deviandola verso un ramo concorrente e in direzione opposta rispetto all’anno prima.
A questo punto della vita dell’albero interverremo anche con i primi tagli di ritorno sulle branche principali, che man mano interesseranno anche le branche superiori.
Allevamento del melo a spalliera
Altra forma piatta di allevamento del melo è la “spalliera”, comune nei piccoli frutteti.
Il sesto d’impianto è simile al fusetto, anche se è meglio lasciare 2m tra le piante. Per predisporre i sostegni bisogna creare un sistema di pali robusti, lungo cui correranno fili di ferro posizionati a varie altezze. Il primo andrà posto a 40-45 cm dal suolo.
Messo a dimora l’astone (senza gemme laterali) dobbiamo cimarlo a circa 45 cm d’altezza e sopra una gemma sana. Nell’estate del primo anno avviene lo sviluppo della gemma che diventerà il prolungamento del tronco principale e darà vita all’altro paio di branche. In questa fase si lega al filo la prima coppia di germogli opposti, ovvero le future branche. Per farlo imprimeremo un’inclinazione di 45 gradi usando, ad esempio, canne (ancorate a terra) e spago da legatura. Ridurremo le restanti ramificazioni a due o tre foglie.
In autunno si legano le branche in modo definitivo, a 90 gradi rispetto al tronco, quindi con un’ulteriore inclinazione di 45 gradi. Gli interventi di potatura del melo si spostano poi al periodo invernale del secondo anno, con la rimozione di tutte le ramificazioni laterali e l’allevamento del secondo paio di branche. Queste devono essere posizionate 40 cm sopra la prima coppia di branche, mentre la ramificazione principale verrà accorciata poco sopra le due gemme.
Se lo sviluppo della pianta non è spinto, le due branche principali devono essere ridotte di 1/3 subito dopo una delle gemme rivolte verso il basso. Questo servirà per il prolungamento delle branche. Le ramificazioni che crescono di lato sulle sotto-branche verranno tagliate con la potatura verde.
Ogni anno le nuove branche riceveranno le stesse cure riservate alla prima coppia. Si procederà quindi con tagli e legature fino a giungere al numero di palchi desiderato.
Allevamento del melo a palmetta
La “palmetta” è anch’essa una forma di allevamento piatta del melo, ed è molto diffusa negli impianti intensivi. E’ la forma più adatta quando le varietà e il portainnesto dell’albero sono più vigorosi e i terreni fertili.
La distanza sulla fila aumenta e non può essere inferiore a 2,3-2,8 m.
In genere, la palmetta si alleva liberamente col solo taglio di raccorciamento dell’astone al momento dell’impianto. Quando possibile si preferisce l’astone a tutta cima senza praticare il taglio di accorciamento. L’importante è che l’astone abbia buoni rami anticipati, formati direttamente in vivaio (palmetta anticipata).
Rispetto al fusetto, la potatura è più elaborata al fine di allevare branche ben equilibrate.
Allevamento del melo a vaso o cespuglio
Il primo anno
Nel frutteto familiare la forma di allevamento del melo più diffusa è quella a cespuglio o vaso. Si tratta di una forma in volume, il cui sesto d’impianto deve essere ampio circa 4×5 m.
La potatura di allevamento, anche qui viene fatta già nel momento della messa a dimora.
Bisogna scegliere in vivaio innestati su portainnesti vigorosi, ideali a far assumere la forma in volume.
L’astone è meglio che sia dotato di ramificazioni laterali, così da scegliere subito quelle utili per la formazione dell’impalcatura dell’albero.
Il fusto principale viene tagliato a 65-75 cm da terra, subito dopo le prime 3 ramificazioni robuste. Queste ramificazioni devono essere accorciate di 2/3 della loro lunghezza, tenendo però una gemma viva rivolta verso l’alto.
Le branche principali devono essere distanziate di 120 gradi l’una dall’altra, mentre gli altri rami vengono rimossi alla base.
Se invece in vivaio troviamo piante ancora giovani, non provviste di ramificazioni laterali, si procede solo al taglio dell’astone. In questo caso per stimolare la produzione di gemme nella parte bassa del fusto si pratica la tecnica dell’intaccatura. Questa consiste nell’intaccare le gemme poste in prossimità dell’apice che abbiamo appena cimato. In questo modo si stimolerà l’emissione di nuove gemme dal basso.
Con questo tipo di taglio i nuovi germogli si svilupperanno di qualche centimetro nell’estate del primo anno, dando vita alle branche principali (sempre 3 da scegliere).
Nella potatura del secondo anno si taglieranno alla base i rami non desiderati, specialmente quelli sotto il punto d’impalcatura.
Inoltre si darà il via alla formazione delle sotto-branche. Con la potatura si devono accorciare le sotto-ramificazioni presenti sulle branche principali, appena dopo una gemma rivolta all’esterno.
I rami mal posti andranno eliminati, insieme alle ramificazioni che vanno a svilupparsi nella parte centrale.
Gli anni successivi al primo
Nel periodo estivo del secondo anno si procede all’eliminazione dei succhioni verticali che si sviluppano sulle branche principali.
La potatura del melo a cespuglio nell’inverno del terzo anno, si attua eliminando i succhioni e le ramificazioni non in linea con la forma desiderata, ovvero quella di un vaso. Particolare attenzione soprattutto ai rami che si sviluppano al centro, in direzione del fusto principale.
Potatura di produzione
Come detto, la potatura del melo si distingue in quella d’allevamento, che abbiamo visto sopra, e quella di produzione. La potatura di produzione si effettua ogni anno su tutte le piante, dopo aver impostato la forma di allevamento. Il taglio vero e proprio inizia però dal quarto anno. Questo perché i primi tre anni sono di allevamento, necessari per far sviluppare la pianta nel modo scelto.
Il rinnovo, con un taglio di contenimento, è a carico delle ramificazioni fruttifere che si sviluppano al di sopra dei rami di tre anni.
I brindilli non vanno mai accorciati, perché porterebbero a un riscoppio vegetativo. Dunque, bisogna solo diradarli parzialmente nel caso ce ne fosse bisogno.
Periodo migliore per la potatura
Per procedere con la potatura del melo il periodo migliore è quello del riposo vegetativo. Questo vale sia per la potatura di allevamento, che per quella di produzione.
L’albero di melo non soffre i danni da gelo e si può quindi intervenire per tutto il periodo invernale. Bisogna comunque attendere dei periodi asciutti e non potare subito dopo una precipitazione. Il tempo limite per la potatura del melo è l’inizio del mese di marzo.
Taglio e attrezzi
La potatura del melo deve essere eseguita con un’attrezzatura professionale, che non provochi strappi né pratichi tagli precisi. E’ importante lavorare in sicurezza.
Al riguardo vi consigliamo i nostri articoli d’approfondimento sulle tecniche di potatura degli alberi da frutto e i migliori attrezzi per la potatura. Leggendoli potrete farvi un quadro chiaro su come agire, se non siete del tutto esperti.
Diradamento dei frutticini
Per avere una produzione costante ed equilibrata, i soli interventi di potatura del melo descritti non sono del tutto sufficienti.
Bisogna procedere, infatti, ad un’ulteriore operazione colturale: il diradamento manuale dei frutticini, soprattutto negli anni di carica.
In sostanza, quando i frutti hanno la dimensione di una noce vengono diradati, lasciandone 1 o 2 per gruppo. Si devono scegliere i frutti migliori, eliminando quelli deformi o danneggiati. Questo aumenterà la qualità dei frutti maturi.
Inoltre, il diradamento nelle piante giovani alleggerirà le ramificazioni cariche di frutti, evitandone la scosciatura.
Questa operazione va eseguita in estate, subito dopo la cascola naturale.
La potatura verde del melo
Molto importante è infine un altro tipo di potatura del melo: la potatura verde. Anch’essa si praticata in estate ed è utile, in particolare, su piante vigorose. Serve infatti a dare una buona illuminazione alla chioma e a ridurre il fenomeno dell’auto-ombreggiamento.
Con l’intervento di potatura verde si contiene lo sviluppo della chioma nelle piante che hanno già assunto la forma definitiva.
Quindi con questi tagli si elimina la maggior parte delle nuove ramificazioni verdi, iniziando da quelle che crescono esternamente alla forma scelta per la chioma.