La psilla del pero (Capopsylla pyri) è uno dei parassiti più comuni di questo albero da frutto. Si tratta di un insetto diffuso in molti paesi europei e in tutte le regioni italiane. I danni che provoca sono notevoli, e avvengono soprattutto nelle zone dove si usano in modo massiccio i pesticidi. In natura, infatti, ci sono diversi insetti utili in grado di controllare questa psilla senza nessun intervento. Ma l’uso di pesticidi ha eliminato la biodiversità e con essa molti insetti antagonisti della psilla (che invece si è dimostrata resistente ai prodotti chimici). Ancora una volta, possiamo notare come l’uso dei veleni provoca molti danni, andando a distruggere gli equilibri della natura.
In quest’articolo vediamo le caratteristiche della psilla del pero, i danni diretti e indiretti che provoca agli alberi, quali sono i suoi predatori naturali e come procedere alla difesa biologica.
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Riconoscimento della psilla del pero
La Capopsylla pyri è un insetto appartenente all’ordine dei Rincoti, sottordine degli Omotteri, famiglia degli Psillidi.
Insetto adulto
Ecco le caratteristiche necessarie al suo riconoscimento dell’insetto adulto:
- aspetto di farfallina
- lunghezza dai 2,2 ai 2,8 mm;
- colorazione arancio nella forma estiva, nerastra in quella invernale;
- ali anteriori leggermente infumate tra le nervature;
- estremità addominale degli esemplari maschili caratterizzata da un forbice ricurvo a forma di falcetto;
- nelle psille femmine, la parte terminale ha un profilo marcatamente convesso, con un prolungamento coperto da una cresta di setole sul bordo superiore.
Uova
Le uova della psilla del pero hanno le seguenti caratteristiche:
- non più di 0,3 mm di diametro;
- colorazione bianca all’inizio, giallastra in seguito, arancione alla fine dello sviluppo;
- presenza di un minuscolo appiglio che permette loro di rimanere fissate alla pagina inferiore delle foglie.
Neanidi e ninfe
Le fasi intermedie della psilla del pero sono la neanide e la ninfa. Entrambe sono accomunate da queste caratteristiche:
- forma appiattita;
- colore giallastro, con sclerificazioni scure, costituite da due ampie placche sul capo;
- presenza di tacche e punte sul torace;
- abbozzi alari delle ninfe di colore scuro.
Ciclo biologico della psilla del pero
La psilla del pero sverna allo stadio di femmina adulta, riparata sulle piante o in zone immediatamente limitrofe.
È possibile però che nelle belle giornate di sole invernale, esca fuori per nutrirsi, pungendo le gemme dormienti degli alberi.
In febbraio, quando le temperature superano i 10 °C, questo parassita esce fuori definitivamente dai siti di svernamento. Quindi inizia la sua attività di ovideposizione.
Una femmina può deporre fino a 400 uova, che vengono lasciate alla base delle gemme rigonfie.
Prima generazione
La prima generazione di neanidi si trova sull’albero di pero nel momento della fioritura, con i primi attacchi di nutrizione a danno dei frutticini appena allegati.
Il nuovo adulto di psilla è maturo verso la fine di aprile, dopo aver attraversato tre stadi di neanidi e due di ninfa.
Generazioni successive
Maggio dà il via a una seconda generazione, con uova deposte sotto le giovani foglie.
A fine maggio nascono le nuove neanidi.
Il ciclo continua costante fino ai caldi estivi, quando l’aumento della popolazione di psilla del pero arresta il suo sviluppo.
Già in settembre, però, il ciclo riparte e, complessivamente, vengono portate a termine cinque generazioni in un anno.
Varietà di pero più colpite dalla psilla
La psilla vive ai danni del pero, una delle cultivar da frutto più importanti nel nostro Paese.
Tra le varietà più suscettibili agli attacchi di psilla si segnalano: Decana del Comizio e William. Sono inoltre più a rischio:
- i pereti di nuovo impianto
- i frutteti in cui vi sia squilibrio vegeto-produttivo
- gli alberi di pero potati male
- le piante troppo rigogliose a causa di concimazioni errate e irrigazioni eccessive.
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Danni della psilla del pero
Le neanidi e le ninfe di psilla del pero vivono a spese delle foglie, dei giovani germogli, dei rametti in fase di lignificazione, dei fiori, dei frutticini in allegagione e di quelli già formati.
Dunque i danni sono molto diversificati.
Particolarmente gravi sono quelli d’inizio stagione sul calice dei frutti appena formati. In questo caso, infatti, le punture di nutrizione danno luogo a necrosi e a crescita deformata dei frutti.
Sull’apparato vegetativo gli attacchi di psilla provocano deperimento, seguito da disseccamento.
Il danno indiretto è dovuto all’abbondante produzione di melata, che dà poi luogo alla fumaggine.
La psilla può essere altresì il vettore di pericolose malattie, come il Deperimento del Pero (pear decline).
Come prevenire la psilla del pero
In un eco-sistema equilibrato, la psilla del pero viene naturalmente contenuta dagli insetti antagonisti. In particolare, sono molto efficienti nel contenimento gli antocoridi, appartenenti alla specie Anthocoris nemoralis.
Per favorirne l’insediamento, è opportuno introdurre nel nostro frutteto biologico delle siepi come ricoveri naturali, in cui può proliferare.
Questa buona pratica agronomica è valida in generale, ma nel caso della psilla del pero si consiglia la coltivazione del Cercis siliquastrum, noto anche come albero di Giuda.
Questa siepe ospita anche psille diverse da quella del pero, attive in diversi periodo. In questo modo gli antacoridi potranno nutrirsi durante tutto il loro ciclo.
Si tratta di un accorgimento che possiamo definire strategico, ma piuttosto semplice e pratico.
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Come eliminare la psilla del pero
Se si riesce a valorizzare il ruolo degli antagonisti naturali, la psilla del pero non ha bisogno di particolari interventi di difesa. Le biofabbriche producono e vendono gli insetti utili, quindi se nel nostro pereto c’è un forte rischio di attacco potrebbe essere una buona idea quella della loro introduzione artificiale.
In biologico, gli interventi consentiti per il contenimento di questo parassita sono quelli sulle uova, con olio bianco minerale estivo.
Questo, è da effettuarsi tra la fine di aprile e gli inizi di maggio.
In presenza di melata e fumaggine si possono compiere dei lavaggi, impiegando abbondanti volumi d’acqua con l’aggiunta di sapone molle potassico (una formulazione specifica per l’agricoltura biologica potete trovarla qui).
Approfondimenti
- The Past and Present of Pear Protection Against the Pear Psylla, Cacopsylla pyri L. (in inglese) – ResearchGate
- Pear resistance to Psilla (Cacopsylla pyri L.). A review (in inglese) – Dipartimento Di Scienze Delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell’Ambiente Agroforestale – DiPSA – Università degli studi di Firenze