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Il lauroceraso (Prunus laurocerasus) è una pianta appartenente alla famiglia botanica delle Rosaceae. È originario dell’Asia e venne introdotto in Europa nel XVI secolo a fini ornamentali. Si tratta di una pianta coltivata nei giardini pubblici e privati, e dopo tanti secoli è ormai da considerare una specie naturalizzata sul territorio, anche se con caratteristiche invasive.
Il nome specifico laurocerasus deriva dalla composizione dei nomi latini laurus=alloro e cérasus=ciliegio, che possiamo tradurre con il nome di ciliegio con foglie d’alloro. Ed è proprio alla somiglianza botanica con l’alloro (Laurus nobilis) che questa Rosacea deve la sua fama, anche se si tratta di piante molto diverse tra loro. Basti pensare che l’alloro è una pianta aromatica, mentre il lauroceraso è tossico in tutte le sue parti.
In quest’articolo vi facciamo conoscere questo arbusto, le tecniche di coltivazione in giardino e i rischi legati alla sua tossicità e alla sua invasività.
Descrizione del lauroceraso
Il Prunus laurocerasus è un arbusto sempreverde che mediamente arriva all’altezza di 8 m. Può essere coltivato come piccolo albero, in tal caso raggiunge anche i 15 m. Ha una chioma folta e compatta, con portamento globoso e colore verde intenso.
Il fusto è ramificato sin dalla parte bassa e si sviluppa in maniera sinuosa. Ciò rende l’arbusto una pianta perfetta per la formazione di fitte siepi ornamentali.
Nelle piante adulte la corteccia è ruvida e di colore bruno scuro.
Foglie
Le foglie del lauroceraso sono inserite alterne sui rami e sono dotate di un robusto picciolo (corto e talvolta contorto). Sono persistenti, di consistenza coriacea, di forma lanceolata-obovata, con la massima larghezza che si raggiunge poco più in alto della metà, mentre l’apice è acuto e la base ristretta a cuneo. La pagina superiore è di colore verde scuro e lucida, mentre quella inferiore è più chiara e opaca. Sempre la pagina inferiore presenta nervature oblique che formano un fitto reticolo, con la presenza di ghiandole giallastre alla base.
Le foglie rappresentano l’elemento di confusione più comune con l’alloro. Attenzione, dunque, perché le ghiandole delle foglie del lauroceraso sono tossiche, in quanto contengono acido cianidrico, sostanza che si sprigiona quando vengono contuse.
Fiori
I fiori sono riuniti in racemi allungati posti all’ascella delle foglie superiori. Hanno il calice composto da 5 piccoli denti saldati tra loro alla base. La corolla, di colore bianco, è formata da 5 petali liberi, con numerosi stami all’interno.
La fioritura è copiosa e appariscente, avviene in primavera, tra aprile e maggio.
Frutti e semi
I frutti sono delle drupe ovoidali con apice acuminato, molto simili a delle ciliegie o, meglio ancora, a delle amarene. Il diametro è di circa 1 cm, la superficie lucida, il colore, dapprima rosso, diventa poi nero-violaceo a piena maturità. La polpa racchiude un unico seme tondeggiante.
Anche i frutti del lauroceraso sono tossici, sempre per via dell’alta concentrazione di acido cianidrico.
Varietà ornamentali di lauroceraso
Quella appena descritta è la specie tipo di Prunus laurocerasus. Tuttavia, essendo una specie la cui coltivazione è molto diffusa, nel tempo sono state messe a punto dai giardinieri numerose cultivar che si differenziano per alcuni caratteri botanici.
Ad esempio, abbiamo la varietà di lauroceraso Otto Luyken, che raggiunge al massimo 1 m di altezza. Interessanti sono anche le varietà con fogliame dai colori variegati o di forme particolari, quali: Schipkaensis, Magnifolia e Etna. Insomma, se volete coltivare questo arbusto in giardino avete l’imbarazzo della scelta.
Come coltivare il lauroceraso
Il lauroceraso è noto per essere una pianta rustica, pur essendo sempreverde. In natura lo troviamo in formazioni più o meno fitte, dal livello del mare fino ai 1000 m di altitudine. Resiste quindi facilmente al freddo invernale. È un arbusto dalla crescita rapida e che tollera anche la siccità. Può essere coltivato in pieno sole, ma si adatta bene anche alle zone del tutto ombreggiate. Il terreno ideale dovrebbe essere di tipo sciolto, ben drenato, con una buona dotazione di sostanza organica e pH neutro. Tuttavia, si arrangia bene anche in terreni più difficili, l’importante è garantire un buon drenaggio dell’acqua, ad esempio ammendando al terreno, nel corso dell’ultima lavorazione, prima della messa a dimora definitiva, della sabbia e del concime organico.
Riproduzione del lauroceraso per talea
Oltre ad acquistare una piantina in vivaio, è possibile iniziare a coltivare il lauroceraso riproducendolo da seme o con la tecnica della talea.
La moltiplicazione tramite talea è semplice e alla portata di tutti. La talea, di consistenza semilegnosa, si preleva in estate nella porzione apicale di rami di un anno di vita. Va quindi accorciata a circa 10-15 cm e privata delle foglie più basse.
Viene fatta poi radicare in un contenitore, utilizzando un mix di terriccio universale e perlite. Per migliorare le sue percentuali di attecchimento, inoltre, si utilizzano gli ormoni radicanti (che trovate qui), da spennellare alla base della talea stessa prima di interrare. Il substrato di crescita va mantenuto sempre ben umido, e il vasetto necessita di stare al riparo dal sole e dal vento.
Si consiglia di utilizzare contenitori di 12-14 cm di diametro, in quanto la talea, una volta attecchita, sarà pronta per la messa a dimora definitiva solo nell’autunno dell’anno successivo.
Messa a dimora
Il lauroceraso si pianta a inizio primavera o in autunno. Per la preparazione della buca d’impianto vi consigliamo di seguire le regole generali su come piantare un albero. La distanza di trapianto dipende dalle finalità della coltivazione. Se volete creare una siepe di lauroceraso vi consigliamo di piantare le giovani piantine a circa 1 m l’una dall’altra. Se invece volete coltivare arbusti isolati o addirittura ad alberello bisogna mantenere distanze più grandi, lasciando 2-3 m di spazio.
Irrigazione
Come detto il lauroceraso è una pianta rustica e che resiste alla siccità. Tuttavia, nel primo anno dopo la messa a dimora, è opportuno assicurare un apporto d’acqua regolare, specie durante una stagione estiva siccitosa. Dal secondo anno in poi, una volta che la pianta avrà sviluppato un adeguato apparato radicale, ovvero sarà affrancata, si potrà fare a meno dell’irrigazione.
Tossicità, invasività e interventi di potatura
Come accennato le foglie e i frutti del lauroceraso sono tossici per via della presenza di acido cianidrico. La tossicità vale per l’uomo e, in generale, per i mammiferi, ma non per gli uccelli, che anzi mangiano le bacche e le digeriscono, contribuendo in maniera decisiva alla diffusione della pianta. Essendo poi questa molto rustica, tende ad essere invasiva, soppiantando o reprimendo le specie arboree ed erbacee autoctone. Per limitarne l’invasività e la diffusione, quindi, si interviene con la potatura. I tagli si eseguono in estate, dopo la fioritura, in modo che la pianta non fruttifichi, evitando inutili rischi di intossicazione per i bambini. La potatura serve altresì per tenere in ordine le siepi o armonica la forma dell’arbusto.
Il lauroceraso reagisce bene agli interventi di potatura, per cui non abbiate timore di essere troppo incisivi.
Altro intervento che si fa per mantenere la pianta in ordine è la rimozione periodica dei polloni.
Malattie e parassiti
Per quanto riguarda le malattie che colpiscono il lauroceraso, attenzione all’oidio (o mal bianco). Nei giardini soggetti a questa malattia fungina, si consiglia di fare prevenzione effettuando lavaggi con acqua e bicarbonato di sodio.
Tra i parassiti abbiamo invece la metcalfa pruinosa, che provoca l’insorgenza della fumaggine sulla chioma, da ripulire con sapone molle potassico.
Altro parassita che colpisce la pianta, in questo caso distruggendola, è il tarlo asiatico (Anoplophora chinensis), limitato, però, per ora, solo alle regioni del Nord Italia e per il quale vige il decreto di lotta obbligatoria.