L’agnocasto (Vitex agnus castus) è un arbusto appartenente alla famiglia botanica delle Verbenaceae. Cresce spontaneo nell’area mediterranea, ma è spesso coltivato nei giardini a fini ornamentali, grazie al suo gradevole aroma, il fogliame ricco e l’abbondante fioritura colorata. È inoltre noto fin dall’antichità per via delle sue particolari proprietà medicinali. Basta indagare le origini della nomenclatura botanica, per capire di che tipo di pianta si tratti e quali sono i suoi usi tradizionali.
In quest’articolo scopriamo le caratteristiche botaniche dell’agnocasto, le tecniche di coltivazione biologica della pianta in giardino, le proprietà medicinali, gli usi antichi e quelli tuttora validi.
Origine del nome Agnocasto
Il nome Vitex agnus castus deriva innanzitutto dal termine latino vitilium=intrecciare, in riferimento ai rami flessibili, ma robusti e duri, della pianta, che i latini utilizzavano per intrecciare vimini e per l’ingraticciatura interna delle case. Il nome della specie agnus castus deriva invece dai termini latini agnus=agnello e castitas=castità, ed evoca la presunta capacità della pianta di sopprimere la libido in chi la assume.
Nei paesi anglosassoni la pianta viene chiamata chaste tree, ovvero albero casto. Altro nome volgare è pepe dei monaci, falso pepe o albero del pepe, in quanto i monaci erano soliti utilizzarne i frutti, simili al pepe nero, come spezia e condimento in cucina.
Storia della pianta
Già nell’antica Grecia, durante i festeggiamenti in onore della dea Demetra, celebrata da sole donne, queste si ornavano con i fiori dell’agnocasto e dormivano su strati di questa pianta, custode della loro purezza e verginità. In epoca medievale queste credenze furono riprese dalla chiesa cattolica: l’agnocasto veniva piantato nei giardini dei monasteri, e fiori, foglie e frutti, erano posti in sacchetti da tenere sotto il letto dei monaci.
Descrizione dell’agnocasto
L’agnocasto cresce spontaneo in forma arbustiva e in genere misura tra 1 e 3 m. Può anche essere allevato ad alberello, in tal caso arriva a misurare anche 6 m di altezza.
I tronchi sono contorti e hanno la corteccia grigio-giallastra con evidenti screpolature verticali. I rami giovani hanno sezione quadrangolare, sono grigiastri e lanuginosi
La chioma è fittamente ramificata, con portamento pendulo.
Tutta la pianta emana un profumo forte, ma gradevole, soprattutto con le foglie e i fiori.
Foglie
L’agnocasto è una specie decidua, che si spoglia delle foglie in tardo autunno. Queste sono opposte sui rami, con lamina digitiforme, composta da 5-7 segmenti lanceolati che si riuniscono nel punto di intersezione del picciolo. La forma somiglia moltissimo a quella delle foglie di cannabis, tanto che l’agnocasto in inglese è chiamato anche hemp tree.
L’odore del fogliame, invece, è molto simile a quello della salvia officinalis e anche il colore, verge-grigiastro (ma più chiare e pubescenti nella pagina inferiore), è molto simile a quello di queste ultime foglie.
Fiori e frutti
I fiori dell’agnocasto sono molto gradevoli, sia esteticamente che per il profumo emanato.
Il colore delle infiorescenze è tipicamente blu-violaceo (bianchi o rosa in particolari varietà). Si trovano riunite in verticilli più o meno distanziati e nascono all’apice dei rami.
Nel complesso, i fiori formano delle lunghe spighe erette. I singoli fiorellini della spiga hanno calice breve, campanulato, con 5 denti, una corolla tubulosa alla base che si apre in 5 lobi ineguali, 4 stami inseriti sul tubo, 1 stilo filiforme. Sono ermafroditi.
La fioritura avviene tra giugno e luglio sui rami più giovani ed è molto gradita da api e altri insetti impollinatori.
Frutti
In autunno i fiori danno luogo a piccoli frutti, delle drupe di 3-4 mm di diametro di forma leggermente allungata, di colore nero-rossastro, poco carnosi e con 4 semi all’interno simili al pepe nero.
Come coltivare l’agnocasto
L’agnocasto è una specie tipicamente mediterranea che mal sopporta il gelo intenso. Può resistere a gelate sporadiche, ma non continue. Tuttavia, se un agnocasto adulto venisse distrutto dal gelo, sarebbe in grado, nella primavera successiva, di ricacciare polloni e, quindi, ricreare nuovi fusti dal ceppo basale.
Nasce spontaneamente lungo i torrenti e nelle zone umide, e questo ci suggerisce che non ama l’aridità. Gradisce, inoltre, un’esposizione ben soleggiata, ma al riparo dal vento.
Il substrato di coltivazione ideale dovrebbe essere leggero o di medio impasto, fresco, con una buona dotazione di sostanza organica e pH con reazione neutra.
Poste queste condizioni generali, la pianta è perfetta per la coltivazione a fini ornamentali nei giardini mediterranei, dove ci sia la possibilità d’irrigazione nei mesi estivi e in zone riparate dai venti, grazie alla presenza di muri o altri alberi frangivento.
Riproduzione
L’agnocasto si può riprodurre facilmente con le tecniche della semina diretta, della margotta, della talea e dell’innesto a spacco. In ambito domestico le soluzioni più pratiche sono la semina e la talea, vediamole singolarmente.
Semina
La semina dell’agnocasto si effettua in primavera, usando il semenzaio e utilizzando un mix di substrato composto da un terriccio come questo, e della perlite (o, in alternativa, della sabbia).
Le piantine nate possono essere messe a dimora quando hanno superato i 10 cm di altezza. Per il primo anno di vita andranno irrigate con regolarità in primavera e in estate.
Talea
Le talee di agnocasto vanno prelevate tra luglio e agosto, usando giovani getti laterali, quindi saranno talee semilegnose di porzioni di rami dell’anno più un pezzetto di ramo portante. Queste talee dovranno essere lunghe sui 10 cm e andranno messe a radicare in un miscuglio come quello visto in precedenza, da mantenere sempre ben umido. Andranno poi poste in un luogo ombreggiato. Nella primavera successiva, si potranno mettere a dimora nella loro sede definitiva.
Distanza di trapianto
Nel piantare l’agnocasto in giardino bisogna tener conto del suo sviluppo futuro. Se coltivato ad arbusto, considerate che non raggiunge grandi dimensioni in altezza, ma forma comunque un bel cespuglio.
Nella forma ad alberello è soprattutto la chioma che si allarga.
Le radici non creano problemi di sorta a marciapiedi e muretti.
Il consiglio che diamo è di mantenere almeno 3-4 m di spazio libero intorno alla pianta.
Nel caso d’acquisto di piante allevate in vivaio, i periodi migliori per la messa a dimora sono l’autunno e l’inizio della primavera.
Irrigazione
Nella coltivazione dell’agnocasto in giardino bisognerà dare acqua in special modo nella prima estate dopo la messa a dimora. Negli anni successivi, sempre in estate, basta non far seccare troppo il terreno, innaffiando quindi anche solo una volta a settimana.
Nelle altre stagioni, la pianta non ha bisogno di irrigazioni di supporto.
Concimazione
Una buona concimazione della pianta è consigliabile al momento della messa a dimora. Per farla, basta ammendare nella buca di impianto del concime organico, come il letame maturo o l’humus di lombrico.
Potatura dell’agnocasto
L’agnocasto reagisce molto bene ai tagli di potatura, emettendo numerosi ricacci nei punti di taglio. Per questo, se da un lato si può tagliare a piacimento senza correre il rischio di danneggiare la pianta, dall’altro bisogna stare attenti a non causare con la potatura dei riscoppi vegetativi. Il consiglio è di mantenere in ordine la pianta allargando la chioma al centro ed eliminando i rami secchi o rovinati dal freddo.
Parassiti
I parassiti che possono infestare l’agnocasto sono principalmente gli afidi in primavera. Le foglie vengono attaccate nella pagina inferiore e si riconoscono, oltre che per la presenza di melata e fumaggine, dall’aspetto accartocciato.
Per eliminare gli afidi bisogna agire tempestivamente con abbondanti bagnature di acqua e sapone molle potassico.
Malattie
I problemi di malattie fungine sono dovuti a marciumi radicali che si creano a causa del cattivo drenaggio del terreno. Per prevenire questi marciumi bisogna quindi assicurare un terreno drenante ed evitare di esagerare con le irrigazioni.
La composizione dell’agnocasto
Veniamo ora a studiare le proprietà dell’agnocasto partendo dalla sua composizione chimica. La parte utilizzata in fitoterapia sono i frutti maturi e ben essiccati. Questi contengono:
- olio essenziale, composto principalmente da derivati monoterpenici e sesquiterpenici (cineolo, limonene, canfora, sabinene, ecc);
- flavonoidi, tra i quali la casticina e vitexina;
- due iridoidoglicosidi, ovvero agnuside ed aucubina;
- il principio amaro castina;
- terpeni, tracce di acidi grassi, alcaloidi (viticina), vitamina C e caroteni.
Gli usi dell’agnocasto
All’agnocasto vengono riconosciute proprietà utili per il controllo e la regolazione del sistema ovulatorio femminile. L’attività biologica principale sembra che si esplichi a livello del lobo inferiore dell’ipofisi, il quale verrebbe stimolato dalla produzione di ormoni da parte del corpo luteo.
Trova dunque indicazione nelle emorragie provocate da insufficienza del corpo luteo, nelle menorragie (flusso mestruale eccessivamente abbondante o prolungato) e metrorragie (emorragia dell’utero non legata al ciclo mestruale.
Inoltre, può essere usato nella sindrome premestruale dovuta ad iperfollicolinismo, nella ritenzione idrica del periodo premestruale, nell’acne giovanile ormono-dipendente, nell’iperprolattinemia e nelle prime fasi della menopausa per la gestione dei disturbi climaterici (vampate di calore).
Non va usato durante la gravidanza e l’allattamento.
Gli estratti sono venduti in erboristeria sotto forma di integratori e gocce, da utilizzarsi sempre sotto controllo medico.
1 commento
Avrei bisogno di un app, se esiste, in grado di riconoscere piante etc..
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