Cupressus identifica un genere di alberi della famiglia delle Cupressaceae che conta circa 20 specie differenti. In Italia da migliaia di anni si coltiva il cipresso comune o mediterraneo (Cupressus sempervirens) nella sua inconfondibile forma conico-piramidale. Il cipresso che tutti conosciamo è originario dei paesi del Mar Egeo (Grecia e Creta). Per via della sua bellezza e dei suoi usi nei rituali funerari, è uno degli alberi più comuni introdotti nei paesi mediterranei. Nel tempo, si è inoltre diffuso fino all’India settentrionale e alla Cina. Si tratta, infatti, dell’albero dei cimiteri, che ha ispirato poeti e scrittori, tuttora piantato a fini ornamentali per la sua facilità di coltivazione e la sua longevità.
In quest’articolo conosciamo le caratteristiche botaniche del cipresso, le tecniche di coltivazione biologica, le proprietà benefiche e gli usi fitoterapici.
Descrizione del cipresso
Il Cupressus sempervirens è un albero sempreverde con il fusto dritto e slanciato mediamente alto sui 25-30 m, ma che negli esemplari più vecchi può arrivare a toccare i 50 m di altezza. Il portamento della chioma tipico di questa specie di cipresso è conico piramidale, con rami eretti, vegetazione densa e fortemente addossata al fusto principale.
I rami partono sin dalla parte bassa del fusto, dando all’albero un aspetto colonnare ed elegante. Questo portamento lo rende perfetto per la creazione di barriere frangivento.
La corteccia del fusto è di color grigio brunastro, abbastanza sottile, di consistenza fibrosa e fessurata in senso longitudinale.
Radici
Il cipresso ha un apparato radicale formato da un robusto fittone e da radici laterali, grazie al quale scende in profondità nel terreno facendosi spazio nelle crepe e nelle fessure, senza tuttavia arrecare danni alle opere murarie con espansione laterale. È per questo, oltre che per la sua austerità, che è scelto come alberatura principale nei cimiteri.
Foglie
Le foglie del cipresso sono fortemente appressate ai rametti e si riducono a piccole squame di forma subtriangolare opposte a due a due. Sono di colore verde scuro, molto intenso. Nella superficie dorsale hanno una ghiandola resinifera che contiene un prezioso olio essenziale, l’oleum cupressi. Basta sfregarle tra le dite per apprezzarne l’inteso aroma (e imbrattarsi di resina).
Fiori
Essendo una specie monoica diclina, il Cupressus sempervirens ha infiorescenze femminili e maschili sulla stessa pianta.
I fiori maschili sono giallognoli, molto piccoli e formati da verticilli di squame portanti gruppi di stami. I fiori femminili sono un po’ più grandi, si trovano su corti rametti con breve peduncolo e poche squame, con gli ovuli sulla pagina superiore.
La fioritura avviene da febbraio a maggio.
Frutti
Il frutto del cipresso è detto galbulo, strobilo o coccola, ed è formato dalle brattee dell’infiorescenza femminile che si trasformano in squame legnose. L’involucro di forma sferica che si crea è duro e compatto, inizialmente verdastro, legnoso a maturità completa, la quale avviene dopo due anni, con la colorazione che vira al rosso-bruno. A quel punto le squame si aprono e lasciano cadere da 5 a 20 semi di forma angolosa e con ali strette.
Come coltivare il cipresso
Il cipresso è un albero termofilo, di origine mediterranea, che teme le ondate di gelo prolungato. Per questo motivo vegeta ottimamente fino agli 800-1.000 m di quota, non oltre. Di contro, è molto resistente alla siccità e non è particolarmente esigente in termini di terreno, riuscendo ad adattarsi anche a quelli più poveri.
Semina del cipresso
Il cipresso si riproduce molto facilmente tramite semina. I semi vanno raccolti da galbuli maturi, già aperti o in procinto di aprirsi, sul finire dell’estate. Raccogliendo un frutto dall’albero, basta metterlo al sole per qualche giorno e farlo aprire. Una volta aperto, si sbatte a terra e i semi si staccano dall’involucro.
La semina va fatta immediatamente, utilizzando dei vasetti di 12/14 cm di diametro e un terriccio abbastanza ricco, ad esempio di sottobosco. In alternativa, in vendita si trovano mix già pronti di torba e perlite, ottimi per il germogliamento e la crescita iniziale.
I vasetti vanno tenuti all’aperto, in esposizioni soleggiate e con il terriccio ben umido. Così facendo, i semi germoglieranno in poche settimane.
Quando e come piantare il cipresso
Le giovani piantine di cipresso vanno tenute in vaso fino all’autunno dell’anno successivo, quando si potranno direttamente piantare nel terreno o in un contenitore più grande. Non attardatevi troppo nel trapiantarle, perché mal sopportano i trapianti tardivi. Le giovani piante, il cui sistema radicale non è ancora sviluppato, possono approfondirsi nel terreno e radicare al meglio nella loro dimora definitiva.
Per un trapianto ottimale, vi consigliamo di leggere l’articolo sulle tecniche generali per la messa a dimora di un albero.
Distanze d’impianto
Ovviamente la distanza di impianto dipende dalla finalità della coltivazione del cipresso.
Si può decidere ad esempio di piantarlo in giardino come esemplare isolato, lasciandogli 3-4 m di spazio libero intorno. Se invece vogliamo realizzare un’opera frangivento, possiamo sfruttare il portamento colonnare del cipresso e piantarlo in maniera intensa, anche a 1,5 m di distanza tra un albero e l’altro sulla fila.
Il cipresso è anche adatto alla formazione di siepi e in tal caso le piante si trapiantano a 50 cm l’una dall’altra. Per la realizzazione delle siepi è tuttavia più utilizzato l’ibrido Cupressocyparis leylandii, ovvero il cipresso di Leyland, in quanto più adatto ai tagli di potatura severi e ripetuti, che il mantenimento di una siepe ordinata richiede.
Irrigazione
L’irrigazione del cipresso è necessaria solo nei primissimi anni dopo il trapianto e deve essere in ogni caso saltuaria. Il cipresso è un albero molto rustico, quindi si tratta di un’irrigazione d’emergenza, ad esempio in un periodo di forte siccità estiva.
Parassiti
In generale, il cipresso, in tutte le specie coltivate e spontanee, viene considerato un albero repellente per i parassiti, proprio per via del forte odore di resina che emana. Tuttavia, negli ultimi decenni, stanno destando sempre maggiore preoccupazione le frequenti infestazioni dell’afide del cipresso (Cinara cupressi).
Gli attacchi di questo afide comportano gravi ingiallimenti e disseccamenti della chioma, che possono portare anche alla morte dell’albero. La difficoltà della lotta a questo parassita è dovuta alla sua dinamica di riproduzione esponenziale e, quindi, al breve tempo che impiega ad attaccare per intero la vegetazione di uno o più alberi.
Per combattere il parassita, dunque, si consiglia un monitoraggio continuo delle piante in primavera e l’intervento ai primi focolai d’infestazione. Tra i prodotti consentiti in agricoltura biologica, si consigliano quelli a base di piretro naturale, a cui devono far seguito abbondanti lavaggi con getto d’acqua a pressione e sapone potassico molle.
Legno di cipresso e usi
Ancora oggi il legno di cipresso è molto ricercato per le sue ottime qualità. È un legno molto duro e compatto, con duramen di colore bruno e alburno bianco-giallastro. Inoltre, è molto aromatico, per cui pare che non venga attaccato dai tarli e da altri parassiti del legno. Per questo motivo è usato in falegnameria per i mobili di pregio, ma anche per gli infissi. Si tratta, infine, di un legno resistente all’acqua, e per questa sua peculiarità, nell’antichità veniva impiegato per la costruzione delle navi.
Proprietà del cipresso
L’albero di cipresso ci stupisce anche con le sue molteplici proprietà benefiche (alcune ancora in fase di studio), racchiuse nelle foglie e nei galbuli. In erboristeria, dalla distillazione in corrente di vapore delle foglie, si ottiene l’olio essenziale di cipresso, dal profumo intenso e rinfrescante, con aroma canforato-resinoso, usato anche in profumeria. L’olio essenziale ha proprietà balsamiche ed espettoranti per uso interno.
Per uso esterno si sfruttano per le proprietà detergenti, leggermente antisettiche e riepitelizzanti.
I frutti, più ricchi in tannini, hanno invece proprietà astringenti, vasocostrittrici, antiinfiammatorie, e vengono utilmente impiegati, per via interna ed esterna, nel trattamento delle varici e delle emorroidi, per tonificare la muscolatura della vescica e impedire la perdita involontaria di urina durante la notte.
Sia le foglie che i galbuli si possono usare in ambito domestico.
Raccolta e conservazione dei galbuli
I galbuli del cipresso si raccolgono tra gennaio e marzo del secondo anno, quando ancora non sono del tutto induriti. I rametti con le foglie si raccolgono invece tra marzo e aprile, recidendo solo la porzione cresciuta nello stesso anno, in quanto più ricca di canali resiniferi.
Le parti raccolte si essiccano lentamente all’ombra, in locali areati e asciutti. Si conservano al meglio in recipienti di vetro da tenere al riparo dalla luce.
Usi delle foglie
Per uso interno, come balsamico, tossifugo e febbrifugo, si prepara il decotto di foglie secche di cipresso, al dosaggio di 2 g in 100 ml d’acqua, da assumere in 2-3 cucchiaini al giorno.
Per uso esterno il decotto si fa con 6 g di foglie secche in 100 ml di acqua, ed è utile per fare lavaggi e impacchi con azione astringente e antisettica sulla pelle.
Usi dei galbuli
I galbuli di cipresso si usano invece per preparare un infuso. Per uso interno, come antidiarroico , febbrifugo e tonico vescicale, si impiegano 2 g in 100 ml d’acqua, da assumere in 2-3 cucchiaini al giorno.
Ad uso esterno, nella cura di varici ed emorroidi, l’infuso si prepara con 5 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua, per fare lavaggi e impacchi sulle parti interessate.