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Il tarlo asiatico (Anoplophora chinensis malasiaca) è un insetto appartenente all’ordine Coleoptera, famiglia Cerambycidae, sottofamiglia Lamiinae. È conosciuto anche con l’altro nome volgare di cerambice dalle lunghe antenne ed è da considerarsi un insetto alieno al nostro ecosistema, giacché è originario del Giappone e della Corea ed è stato introdotto in maniera accidentale in Italia, precisamente in Lombardia, nei primi anni del 2000. Partendo da questa regione, sta progressivamente estendendo la sua presenza in altre zone del Paese. Ragion per cui, essendo estremamente distruttivo per le colture arboree, per questo parassita vige la lotta obbligatoria.
Vediamo quindi come riconoscere la sua presenza, i danni che provoca e come comportarsi in caso di avvistamento.
Descrizione del tarlo asiatico
L’Anoplophora chinensis malasiaca da adulta ha una livrea color nero lucente e numerose macchie cenerine e irregolari sulle elitre (circa 20). A completo sviluppo, gli esemplari femminili sono più grandi di quelli maschili, rispettivamente 3,5 e 2,5 cm. Molto evidenti sono le antenne, che nel maschio possono arrivare a misurare 2 volte la lunghezza del corpo, sono bluastre e presentano sfumature color cenere.
Uova
Le uova del cerambice dalle lunghe antenne sono di forma subcilindrica e allungate, leggermente appiattite ai poli, di colore bianco-crema appena deposte, giallo-brunastre in seguito. Misurano 5 x 2,5 mm.
Larve
Le larve sono apode, di colore bianco-crema, capo brunastro leggermente appiattito. A piena maturità raggiungono anche i 6 cm di lunghezza, sono quindi molto grandi.
Piante attaccate dal tarlo asiatico
Il tarlo asiatico nelle zone d’origine attacca soprattutto le piante del genere Citrus, ovvero gli agrumi. Nel nostro Paese, per ora, si sono registrati attacchi su: acero, ontano, ippocastano, betulla, carpino, nocciolo, lagerstroemia indica, platano, lauroceraso, biancospino, pioppo, quercia, olmo, faggio, salice, giuggiolo, melo, fico, pero, rosa, rododendro, prugno.
Danni del tarlo asiatico agli alberi
I danni di questo parassita sulle piante sono dovuti all’attività trofica degli adulti e delle larve, anche se queste ultime agiscono in modo più rilevante. I tarli asiatici adulti si alimentano compiendo piccole decorticazioni sui rametti apicali, causandone il disseccamento. Le larve, invece, scavano delle profonde gallerie nel legno, interessando inizialmente i tessuti floematici. In seguito, si approfondiscono danneggiando il legno della base del tronco e delle radici più grosse.
Gli alberi colpiti presentano dei gravi squilibri del flusso linfatico, per cui sono soggetti a disseccamenti, della chioma prima, dell’intera pianta poi. Inoltre, l’attività del tarlo, rende l’albero più suscettibile agli agenti atmosferici. Un albero malato può facilmente cadere o stroncarsi.
Infine, le gallerie scavate possono diventare la via d’ingresso di agenti patogeni fungini che causano malattie del legno.
Ciclo biologico
Nel Nord Italia, dove finora il tarlo asiatico è stato osservato, i coleotteri adulti fanno la loro comparsa in estate, da giugno ad agosto. Il maschio muore pochi giorni dopo l’accoppiamento, mentre la femmina vive più a lungo per portare a termine l’ovideposizione. Ogni femmina è in grado di deporre fino a 70 uova, le quali vengono deposte all’interno di incisioni compiute con le mandibole nei pressi del colletto o sulle radici più grosse affioranti al suolo. Le larve poi si sviluppano scavando gallerie sempre più profonde.
In inverno, le larve sospendono la loro attività, per poi riprenderla ad inizio primavera. A piena maturità, quindi, si impupano nelle scaglie della corteccia. Il nuovo adulto sfarfalla dopo circa 2 settimane e fuoriesce dall’albero praticando un foro del diametro di 15-20 mm.
Dunque, alle nostre latitudini, l’Anoplophora chinensis malasiaca compie il suo ciclo nell’arco di due anni solari.
Monitorare e prevenire gli attacchi di tarlo asiatico
Come appena spiegato, il tarlo asiatico svolge il suo ciclo o nei pressi dell’apparato radicale o all’interno dell’albero. Ciò rende difficile accorgersi della sua presenza, e dunque combatterlo per tempo. Gli alberi suscettibili andrebbero monitorati attentamente, quantomeno nelle aeree dove è già conclamata la presenza del cerambice.
Le piante attaccate si riconoscono per via dei fori di sfarfallamento degli adulti, delle rosure larvali alla base del tronco e dei disseccamenti dei rametti compiuti dai tarli asiatici adulti.
In via preventiva, è utile collocare intorno al tronco dell’albero delle bande-trappole collose per catturare i nuovi adulti sfarfallati.
Lotta obbligatoria
Per via della temibilità del tarlo asiatico, la difficoltà nella lotta biologica e il rischio di colonizzare nuove aree, in primis dalla Regione Lombardia è stato emanato un decreto di controllo ed eradicazione dell’insetto, seguito poi dal Decreto ministeriale di lotta obbligatoria del 09/11/2007.
I cittadini dovrebbero segnalare i casi sospetti ai servizi fitosanitari provinciali. Su alberi molto infestati, infatti, l’unica soluzione, al momento, è l’abbattimento con eradicazione. Il materiale legnoso deve poi essere distrutto, in modo da eliminare larve e pupe presenti nel legno.