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Il biancospino è una pianta tipica della nostra macchia mediterranea, e pur essendo spontaneo, è possibile coltivarlo nell’orto.
Ha dei frutti molto profumati, e proprio per questo molti agricoltori vogliono impiantare nel frutteto questa pianta.
Si tratta di una specie che ha sempre avuto una grossa carica simbolica. Nell’antica Grecia, ad esempio, i fiori del biancospino venivano usati per adornare gli altari durante le cerimonie nuziali. Inoltre, l’albero ha un forte legame anche con il cristianesimo: si dice infatti che la corona di Gesù Cristo fosse di biancospino.
Oltre alle sue immagini simboliche, questo arbusto è da sempre usato per le sue eccezionali proprietà terapeutiche, in particolare per l’azione sul cuore.
In quest’articolo, dopo aver visto le caratteristiche botaniche del biancospino, vedremo come lo si può coltivare nel frutteto familiare e quali sono le sue proprietà e gli utilizzi.
Identificazione e origini del biancospino
Il nome scientifico del biancospino è Crataegus monogyna. E’ una pianta di tipo arbustivo che appartiene alla famiglia botanica delle Rosacee.
Fanno parte di questa famiglia molte altre piante, ad esempio: rosa, fragola, pesco, mandorlo, melo, pero, ciliegio, rovo, lampone, rosa canina, cotogno.
Questo arbusto è anche noto come azzeruolo selvatico, essendo affine a quest’altra specie (anche se l’azzeruolo coltivato ha differenti caratteristiche). Ad ogni modo, essendo la sua versione selvatica, viene spesso usato come suo portainnesto.
Come detto, ha origini mediterranee. Il nome scientifico deriva infatti dal greco Kratos = “forza”, a ricordare la robustezza del suo legno.
L’epiteto monogyna, è composto invece dall’unione di due parole, sempre greche: mónos = “unico” e gynè = “donna”. Questo, perché il fiore della pianta ha un solo pistillo, che è l’organo riproduttore femminile.
In Italia si trova spontaneo in tutte le regioni, dalla barriera costiera fino ai 1000 m di altitudine.
Caratteristiche botaniche del biancospino
Arbusto e foglie
Le forme del biancospino sono due: a piccolo albero o ad arbusto. La pianta caducifoglia, ovvero perde il fogliame durante il periodo di riposo vegetativo.
In natura può arrivare anche ad un altezza di 6 metri, oppure rimanere molto basso, come un piccolo cespuglio.
E’ una specie dalla crescita lenta, ma allo stesso tempo è molto longeva, può vivere anche oltre 500 anni.
E’ una pianta molto ramificata, con la corteccia compatta e grigiastra nei giovani esemplari. Nell’albero adulto, invece, la corteccia tende a spaccarsi e a formare delle placche, per assumere un colore bruno-rossastro.
Altra caratteristica del biancospino è che i giovani rami sono pieni di spine, che crescono alla base dei rametti.
Le foglie sono lunghe fino a 4 cm, hanno il picciolo e una forma romboidale con profonde incisioni. Appaiono lucide e di colore verde brillante nella pagina superiore, più opache in quella inferiore. Hanno, inoltre il margine dentato e sono suddivise in 3-7 lobi molto profondi. All’inserzione sui rami sono, infine, provviste di stipole dentate e ghiandolose.
Fiori e frutti del biancospino
I fiori di biancospino sono molto profumati, hanno una colorazione bianco rosacea e si trovano riuniti in un’infiorescenza a corimbo, di tipo eretto.
Ogni corimbo può contenere dai 5 ai 25 fiori, ognuno portato da un peduncolo villoso. Sono dotati di brattee caduche, con margine intero o denticolato, un calice con 5 lacinie
triangolari-ovate. La corolla è composta da 5 petali sub-rotondi e stami violacei, inseriti sul margine di un ricettacolo verde-brunastro, con ovario monocarpellare, di tipo glabro, con un solo stilo bianco verdastro e stigma singolo appiattito, raramente alcuni fiori hanno 3 stili.
Per quanto riguarda invece i frutti, quelle che chiamiamo bacche di biancospino sono in realtà delle drupe, giacché hanno un unico seme. A dire il vero, si tratta di un falso frutto, poiché derivante dall’accrescimento del ricettacolo fiorale e non dell’ovario. Si trovano riuniti in grappoli numerosi e hanno un diametro di circa 7-10 mm.
Sono tipicamente rossi e carnosi a piena maturità, hanno forma ovale, e sono coronati all’apice dai residui delle lacinie calicine.
All’interno, come detto, è presente un solo nocciolo che contiene il seme.
La fioritura del biancospino è tardiva, tra aprile e maggio, mentre i frutti maturano in autunno, fra novembre e dicembre. Sono commestibili, ma di solito non vengono consumati freschi, bensì dopo la lavorazione.
Come coltivare il biancospino
Le esigenze climatiche
Un tempo il biancospino veniva coltivato per recintare e proteggere i campi. Impiantato fitto e mantenuto basso, infatti, forma delle barriere naturali a dir poco impenetrabili.
Oggi un suo uso è invece quello di creare un confine naturale, sistemandolo nelle zone limitrofe del campo o del giardino. Una siepe di biancospino è protettiva e gradevole da vedere.
La specie, come abbiamo già detto, è rustica, e resiste bene anche alle basse temperature invernali. Non necessita di protezione dal gelo, e resiste bene anche sotto i -10 °C.
La pianta può essere posizionata in una zona soleggiata, ma vegeta bene anche in mezz’ombra.
Terreno
Il terreno di cui necessita il biancospino per una crescita ottimale è di tipo argilloso e calcareo. In sostanza, quello più difficile per le altre specie arboree.
Il pH consigliato è quello neutro o tendente all’alcalino, da evitare i terreni acidi. Qui trovate più informazioni circa a misurazione del pH del terreno.
La gestione del suolo con la tecnica dell’ inerbimento si adatta bene a questa pianta, che, non scordiamo, è specie spontanea.
Irrigazione
L’irrigazione è importante soprattutto nei primi anni di crescita del biancospino. Quando l’apparato radicale sarà riuscito ad arrivare agli strati più profondi, non avrà più bisogno d’interventi irrigui frequenti.
Durante la fase di allevamento è bene intervenire con irrigazioni d’emergenza, nei periodi di prolungata siccità.
Riproduzione
Per impiantare il biancospino nel frutteto ci sono due alternative a nostro avviso. O acquistare piante certificate in vivai seri, oppure tentare la riproduzione da seme.
I vivai, di solito, distribuiscono piante innestate, perciò è importante che siano esenti da patologie o virosi.
Partendo da seme, magari recuperato su piante selvatiche sane, potremo avere
i nostri arbusti allevati in vaso per qualche anno, che poi metteremo a dimora nel terreno.
La riproduzione da seme si fa in inverno. Dopo la raccolta, i frutti andranno messi a macerare nell’acqua. Qualche giorno dopo, i semi cadranno sul fondo del recipiente e potrete raccoglierli. Bisogna asciugarli al sole e poi interrarli in piccoli vasi, possibilmente di terracotta.
Per la germinazione serve un terriccio leggero come questo, da tenere sempre ben umido, ma riparato dal gelo.
In primavera i vasi possono essere spostati all’aperto, tenuti in mezz’ombra e sempre ben irrigati.
La potatura del biancospino
Il periodo della potatura del biancospino è molto importante per impostare la forma e il portamento dell’albero.
Se lo si vuole crescere a cespuglio, per formare fitte siepi naturali, gli interventi devono essere ripetuti, tagliando la pianta in alto e stimolando, quindi, l’emissione di polloni e succhioni. Questi non dovranno essere rimossi e faranno progressivamente allargare la pianta.
Se invece si vuole crescere un piccolo arbusto, si dovrà intervenire al contrario, lasciando all’inizio poche branche principali, e poi potando la pianta nelle parti basse, e rimuovendo nella potatura invernale i polloni.
Naturalmente, anche il sesto d’impianto sarà influenzato dalla forma di allevamento prescelta. Una forma cespugliosa richiede la messa a dimora di più esemplari ad 1 m l’uno dall’altro. Gli alberelli hanno invece un sesto di 4 x 4 m.
Problemi fitosanitari del biancospino
Purtroppo, il biancospino si è dimostrato molto sensibile a tutte le classiche patologie e infestazioni delle pomacee. Vi rimandiamo agli articoli sulle coltivazioni del melo e del pero per ulteriori approfondimenti.
In questa sede, ci preme sottolineare soprattutto l’elevata suscettibilità della pianta al Colpo di fuoco batterico, Erwinia amylovora. Questa malattia può provocare rilevanti danni economici ed ambientali a molte specie di interesse agrario, ornamentale e forestale.
Per questo, in alcune regioni italiane (Emilia Romagna in particolare) sono stati emessi dei bollettini fitosanitari, che limitano gli impianti e rendono la lotta obbligatoria. Prima d’iniziare a coltivare il biancospino, dunque, informatevi sulla situazione legislativa nella vostra zona di coltivazione.
Biancospino: proprietà benefiche
Il biancospino ha proprietà terapeutiche importanti, ed è infatti chiamata anche “la pianta del cuore”.
Tutte le sue parti, fiori e foglie in particolare, si possono usare in erboristeria per preparati secchi o per la famosa tintura madre di biancospino.
E’ ricca di flavonoidi (tra cui l’iperoside e la vitexina) e abbondanti sono anche i proantocianidoli.
Contiene inoltre composti triterpenici tra i quali: acido ursolico; ammine e steroli; tannino e derivati purinici.
Come accennavamo, ha una spiccata azione protettrice nei confronti del cuore.
Provoca, infatti, una vasodilatazione dei vasi sanguigni addominali, soprattutto di quelli coronarici, che portano il sangue al muscolo cardiaco. Inoltre i flavonoidi causano una dilatazione dei vasi sanguigni, che induce una diminuzione della pressione arteriosa.
Gli estratti di biancospino, quindi, sono validi coadiuvanti naturali negli stati di:
- Angina pectoris;
- Nevrosi cardiache;
- Stati di ipereccitabilità con aritmie
- Ipertensione arteriosa di origine nervosa.
Inoltre, questo arbusto ha un’ottima azione sedativa a livello centrale. Questa proprietà è molto utile per le persone nervose, poiché permette una riduzione dell’emotività, della tensione e ne migliora il sonno.
Per tutte queste problematiche, esiste una vasta offerta di validi prodotti a base di biancospino, che vi consigliamo di provare. Qui trovate capsule, gocce, estratti e altro ancora.
Usi delle bacche di binacospino
Le bacche di biancospino (o meglio, le drupe) in natura sono un eccellente fonte di cibo per gli uccelli. Questi vengono quindi attirati dalla pianta nel periodo invernale e bisogna organizzarsi bene per tenerli lontani.
In cucina i frutti vengono usati per aromatizzare bevande fermentate, per ottime gelatine o per realizzare delicate marmellate.
Una curiosità: i semi tostati, durante la seconda guerra mondiale erano usati come
succedaneo del caffè.
Utilizzi interessanti delle foglie e dei fiori sono quelli in campo cosmetico, il bagno o la sauna sono molto apprezzati per le loro proprietà rilassanti.
Foglie e fiori, infine, hanno un’azione normalizzante e astringente sulle pelli grasse.