Il salice bianco (Salix alba) è un albero appartenente alla famiglia delle Salicaceae. Nel nostro paese è molto comune, sia allo stato spontaneo che coltivato. Per i suoi antichi usi in agricoltura è conosciuto anche come salice da pertiche e in molte regioni è chiamato semplicemente salicone.
Ad ogni modo, non tutti sanno che quest’albero è anche ricco di proprietà benefiche, le quali sono custodite nella corteccia dei rami, che è impiegata da sempre in fitoterapia.
In quest’articolo conosciamo quindi le caratteristiche botaniche del salice bianco, le tecniche di coltivazione, le sue proprietà e gli usi della corteccia.
Descrizione del salice bianco
Il Salix alba è un albero a foglia caduca, alto fino a 20-25 metri. Sviluppa un tronco robusto e dritto, con un diametro medio di 60 cm, che diventa di oltre 1 m negli esemplari più anziani. Ha crescita rapida, ma non è molto longevo (80-100 anni).
La corteccia del tronco è color grigiastro, con sfumature più o meno chiare. Si screpola sin da giovane e con il tempo si evidenziano sempre di più delle fessure longitudinali.
Rami e corteccia
Il salice bianco ha una chioma molto ampia e ramificata, con rami leggeri e flessibili, ma allo stesso tempo piuttosto robusti. I rametti giovani, talvolta penduli, ma di solito eretti, sono pubescenti, con le gemme di colore bruno-rossastro e pelosette.
È la corteccia dei rami, però, la parte con le maggiori proprietà benefiche. Questa si distacca facilmente e ha colorazione variabile da verde-rossastra a bruno-rossastra.
Foglie
Le foglie del salice bianco sono alterne sui rami e sono portate da un picciolo molto breve. La forma varia da oblunga a lanceolata-allungata, sono lunghe dai 5 ai 10 cm e la larghezza è in media di 1 o 2. La base è ristretta a cuneo e l’apice lungamente acuminato. Ambedue le superfici delle foglie più giovani sono pubescenti e lucide, divengono più o meno glabre all’avvicinarsi dell’autunno, tranne nella pagina inferiore e lungo le nervature, che restano pubescenti. Il margine è dentellato e ogni dente possiede una ghiandola contenente olio essenziale al suo apice.
Fiori

Fiori maschili di salice bianco
Il salice bianco è una pianta monoica diclina, che porta i fiori maschili e quelli femminili sulla stessa pianta, ma separati. Entrambe le tipologie di fiore sono riunite in amenti. I maschili sono inseriti all’estremità di piccoli rametti con delle foglie ridotte, sono lunghi 6-7 cm, con 2 stami e antere gialle con filamenti pelosi. Gli amenti femminili sono più corti, dotati di ovario glabro, allungato e piriforme.
La fioritura avviene a inizio primavera, tra marzo e aprile. Si tratta di fiori molto graditi alle api, per l’abbondante produzione di polline e nettare. I fiori maschili hanno 2 ghiandole che producono nettare, quelli femminili una.
Frutti e semi
Il frutto del Salix alba è una capsula conica, più o meno sessile, con la superficie liscia e glabra. A maturità, si apre in due valve e lascia cadere numerosi semi ricoperti da una folta tomentosità bianco-argentea.
La Salix alba var. vitellina
Questa varietà di salice bianco, detta anche salice dorato, veniva un tempo coltivata nelle campagne, come ausilio alle attività agricole. Ha i rami di color giallo dorato in primavera, rossastri in autunno. È il salice che si taglia tipicamente a capitozza, inducendo l’emissione continua di giovani rami usati per la produzione dei vimini per la legatura nella coltivazione della vite.
Habitat naturale del salice bianco
Il salice bianco è presente allo stato spontaneo in tutta Italia, dal livello del mare fino ai 1.200 m di quota. Ama crescere nei pressi dei fiumi o dei laghi, quindi in zone particolarmente umide, riuscendo a sopravvivere anche a periodiche esondazioni dei corsi d’acqua.
Come coltivare il salice bianco
In ambito domestico il salice bianco può essere coltivato a fini ornamentali, ad esempio in un grande giardino come albero singolo, anche se di solito per questo scopo viene preferito il salice piangente (Salix babylonica). Si tratta comunque di un albero ottimo per la creazione di siepi, visto che sopporta e reagisce bene ai ripetuti tagli.
Ad ogni modo, l’importante, prima di piantare un salice in giardino, è valutare la disponibilità d’acqua
Il terreno ideale
Quest’albero può essere coltivato con successo nei terreni freschi, dove la risorsa idrica non è un limite. La siccità estiva, infatti, è mal tollerata da questa specie. Si tratta di un albero che cresce bene anche nei terreni argillosi e compatti, dove la maggior parte degli altri alberi soffre. Vegeta molto bene anche in suoli limosi e sabbiosi, l’importante è sempre l’umidità del suolo. Il pH ideale del terreno oscilla tra i 5,5 e i 7,5, quindi dal subacido al subalcalino.
Riproduzione e impianto del salice bianco
In generale, la moltiplicazione dei salici è tra le più semplici in assoluto. A questa regola non fa eccezione il Salix alba. Quest’albero si riproduce in autunno inoltrato, poco prima dell’arrivo delle gelate. Se è ben formato e sano, si tagliano dei rami di 3-5 anni di età, scegliendo quelli che hanno meno ramoscelli secondari e che siano dritti (lunghezza 1,5-2 m). Queste porzioni di ramo sono dette piantoni e, appena raccolti, vanno conservati in acqua per qualche giorno.
Ai piantoni si taglia poi la cima e si affila la grossa base, lasciando intatta la corteccia da una parte fino alla punta. A questo punto, può essere piantato inserendolo per 30 cm nella terra ben smossa e dissodata per 1 mq. Si rincalza un po’ intorno al tronco e si affianca un tutore. A primavera avremo la ripresa vegetativa con l’emissione sul piantone dei nuovi germogli.
Di questi germogli vanno mantenuti solo quelli in alto, eliminando quelli centrali e bassi sul fusto. I germogli apicali lasciati rappresentano l’impalcatura (la futura chioma) del nuovo albero.
La crescita del salice bianco è molto rapida. Partendo da questo tipo di riproduzione, già nel primo anno si avranno dei getti di oltre 1 m di lunghezza. Dopo 4-5 anni avremo un alberello ben formato.
Considerate la distanza d’impianto, mantenendo una distanza di 10-15 m da altri alberi o abitazioni.
Se non vi piace questa tecnica potete riprodurre il salice facendo una talea o acquistando plantule in vivaio.
Cure colturali
Ipotizzando la coltivazione di un albero di salice bianco in giardino, tra le cure colturali durante i primi anni di crescita dopo l’impianto, ricordiamo in primis l’irrigazione, la quale dovrà essere abbondante in primavera e in estate, soprattutto in stagioni siccitose.
Una volta all’anno, in autunno, è bene effettuare una concimazione, ammendando nel terreno intorno al tronco del letame maturo o del compost domestico.
come potare il salice bianco

Salice bianco capitozzato
Il salice bianco, come la maggior parte degli altri salici, sopporta molto bene i grossi tagli, comprese, addirittura, le capitozzature. In una coltivazione a fini ornamentali, non bisogna tuttavia esagerare, proprio per non avere degli antiestetici riscoppi vegetativi nei punti di taglio.
La potatura si deve dunque limitare a mantenere in ordine la chioma, eliminando rami secchi, danneggiati o fuori posizione. I tagli si praticano in autunno o in inverno, dopo la caduta delle foglie.
Parassiti che infestano l’albero
Sono numerosi i parassi che possono attaccare le foglie e i rami del salice bianco. Tra i principali ricordiamo: i tingidi, la metcalfa, le cocciniglie, il rodilegno giallo, il rodilegno rosso, la limantria e l’agrillo.
La raccolta e conservazione della corteccia
Del salice bianco è molto usata la corteccia dei rami, ricca di principi attivi. Questa si raccoglie in ottobre e novembre, alla caduta delle foglie, dai rami di 2-3 anni. Va incisa con un coltello affilato, si strappa quindi con le mani e si taglia in piccoli pezzi. Si essicca all’ombra, in un luogo arieggiato. Una volta secca, si conserva bene in sacchetti di carta o tela.
Proprietà della corteccia del salice bianco
I principi attivi contenuti nella corteccia dei rami del salice bianco sono: tannini, resine, l’eteroside salicoside (salicina, da cui si ricava l’acido salicilico).
Per capirne le proprietà, basti pensare che l’acido salicilico è il composto alla base del più noto farmaco al mondo, ovvero l’Aspirina. L’acido salicilico oggi viene sintetizzato in laboratorio, ma inizialmente si estraeva proprio dal salice bianco.
Dunque, le principali proprietà attribuite al salice bianco sono: febbrifughe, antireumatiche, sedative, analgesiche, astringenti. La corteccia dei rami è terapeuticamente utile per trattare gli stati febbrili, i dolori reumatici e muscolari, la sintomatologia influenzale, i disturbi della gotta.
È anche indicata per favorire la normalizzazione dell’iperacidità gastrica e dello squilibrio delle secrezione di enzimi digestivi.
Per uso esterno, in virtù dell’elevato contenuto di tannini, la corteccia dell’albero esercita una forte azione astringente sulla pelle e sulle mucose infiammate. Favorisce, inoltre, la cicatrizzazione delle ferite.
Usi del legno del salice bianco
In selvicoltura, il salice bianco non ha una grande importanza. Il suo legno è leggero e poco pregiato, usato più che altro nell’industria cartaria per la produzione di cellulosa. Un altro suo interessante uso, però, è quello della produzione di carbone vegetale per la fabbricazione della polvere nera.
In ambito domestico, la corteccia essiccata dei rami trova facile impiego sotto forma di decotto, utilizzando 2 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua, da assumere in 2-3 dosi durante il giorno.
In erboristeria e nei negozi specializzati si può trovare sia in forma di corteccia secca che di integratori, gemmo-derivati e tinture madri.
Importanza ambientale
Infine, l’utilizzo del salice bianco è molto interessante a livello ambientale, in quanto è una specie perfetta per il consolidamento degli argini dei fiumi, dei terreni franosi, delle ripe e per la creazione di stazioni ecologiche, sempre vicino ai corsi d’acqua.
Con la varietà vitellina, quest’albero rivestiva un tempo anche un importante ruolo nelle campagne, soprattutto nelle aree viticole.
2 commenti
Complimenti per gli articoli ben strutturati ed esaustivi 😉
Grazie mille ^_^