L’acero campestre, nome scientifico Acer campestre, è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Aceraceae. È conosciuto anche con i nomi volgari di oppio e testucchio e con tante altre nomenclature regionali, essendo ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale.
Tra antichi usi nelle campagne e impieghi moderni nelle opere di forestazione urbana, è un albero sicuramente da conoscere e valorizzare. Da non trascurare, inoltre, sono anche gli usi del legno e le proprietà benefiche della corteccia.
Scopriamo quindi le caratteristiche botaniche di quest’acero, le tecniche colturali e gli utilizzi più comuni.
Descrizione dell’acero campestre
L’Acer campestre è un albero caducifoglia che può avere portamento arboreo o arbustivo. Allevato ad albero, raggiunge, al più, i 15-20 metri di altezza. Spesso, nei terreni più poveri, vista la grande attitudine pollonifera, assume l’aspetto di grosso arbusto cespuglioso, alto 5-6 m. Ha crescita lenta e non è troppo longevo (100-120 anni). Il fusto è abbastanza contorto e ramificato, e gli esemplari adulti sviluppano una chioma rotondeggiante e densa, con rami lassi, ovvero tendenti alla piegatura.
La corteccia del tronco è grigio chiara o giallastra, è densamente, ma poco profondamente, fessurata e da adulta si scaglia in piccole placche rettangolari e longitudinali piuttosto persistenti.
La corteccia dei rami giovani (4-5 anni) è un segno di riconoscimento distintivo, poiché, in inverno, forma creste (ali) suberose longitudinali che poi spariscono.
Le gemme si trovano appressate ai rametti, sono piccole e rossastre, con perule pelose nella parte terminale.
Foglie
Le foglie dell’acero campestre hanno la tipica forma palmata, di norma con 5 lobi ottusi variamente dentati (anche se a volte solo con 3). Le foglie dei polloni sono di dimensioni maggiori. Per il riconoscimento si tenga conto che i lobi laterali sono più piccoli di quello centrale. Il colore è verde intenso nella pagina superiore, mentre in quella inferiore è più chiaro con superficie pelosa-vellutata, specie lungo le nervature.
Il picciolo fogliare è lungo quanto la lamina fogliare stessa e quando viene staccato secerne un lattice bianco. Con i primi freddi autunnali e prima di cadere, le foglie assumono una gradevole colorazione giallo-oro con sfumature rossastre.
Fiori
L’acero campestre è una specie poligama, seinante, che porta fiori ermafroditi e unisessuali (maschili), i quali si trovano riuniti in corimbi terminali sulle ramificazioni.
I fiori maschili presentano 8 stami in posizione centrale al disco, sepali leggermente più
corti dei petali, colorazione verde-giallastro.
I fiori ermafroditi sono invece pentameri, attinomorfi, con petali e sepali liberi, ovario di solito bicarpellare e con due stili.
La fioritura di quest’acero avviene in primavera, in aprile e maggio, e produce polline e nettare, molto gradito agli insetti impollinatori. È quindi una pianta mellifera, anche se è molto raro trovare il miele di acero monoflorale.
Frutti
I frutti dell’acero campestre sono delle disamare, ovvero delle samare formate da due semi, ciascuno munito di un’ala divergente orizzontalmente, a differenza di quelle di altre specie di acero che formano un angolo più o meno acuto. Le samare sono lunghe circa 2-4 cm, sono di colore verde chiaro da giovani, virano verso il rossastro quando giungono a piena maturità in autunno. Le ali di queste samare fanno girare vorticosamente il seme quando cadono, facendolo allontanare dalla pianta madre e favorendo quindi la disseminazione naturale. Si dice che Igor Sikorsky, pioniere dell’aviazione moderna e progettista dei primi elicotteri, abbia avuto l’idea delle eliche vedendo cadere un seme d’acero.
Legno di Acer campestre e usi in falegnameria
Il legno dell’acero campestre ha un alburno roseo-chiaro e semi-tenero, con duramen scuro. È tenace, compatto e omogeneo, e ha una lunga durata. Inoltre, è facile da lavorare e levigare, poco soggetto agli attacchi di parassiti del legno, non si imbarca, anticamente veniva usato per lavori al tornio e dai liutai. Oggi viene ancora utilizzato in falegnameria per la produzione di piccoli utensili, giocattoli e oggetti domestici.
Usi tradizionali
Nella tradizione rurale la coltivazione dell’acero campestre aveva un ruolo centrale. Innanzitutto perché è un ottimo combustibile e se ne ricavava quindi legna da ardere.
Per la sua crescita lenta e le ridotte dimensioni, veniva usato nei vigneti come supporto vivo alla pianta di vite. È una specie che resiste molto bene ai tagli e per questa attitudine veniva sfruttato per due ragioni. In primo luogo per creare siepi e frangivento, molto compatte e forti. In secondo luogo per il fogliame, il quale veniva usato come foraggio per il bestiame, e veniva raccolto in seguito a operazioni di sfrondamento che si potevano ripetere nel tempo.
Usi moderni
Ad oggi, la maggior parte degli usi tradizionali sono andati perduti e l’acero campestre viene coltivato soprattutto per le opere di consolidamento dei pendii franosi e nella forestazione urbana. È un albero molto presente nei viali delle città proprio per le sue dimensioni contenute e l’ottima resistenza ai tagli di potatura, anche quelli più incauti come la capitozzatura.
Molto interessante resta ancora la sua coltivazione per formare siepi frangivento, quindi lungo i confini delle proprietà.
In ambito domestico quest’albero è tra i più utilizzati nell’arte del bonsai (lo trovate qui).
Habitat e diffusione dell’acero campestre
In natura l’acero campestre è diffuso in tutte le regioni italiane. Solitamente non dà origine a formazioni pure, ma è ubiquitario, crescendo di sovente nei querceti a foglia caduca o nei castagneti.
Nelle regioni settentrionali la sua presenza si spinge fino ai 1.000 m di quota s.l.m, mentre nell’Appennino centro-meridionale arriva anche a 1.600 m di altitudine.
Come coltivare l’acero campestre
L’Acer campestre è una specie eliofila, vale a dire che per vegetare in maniera ottimale ha bisogno di una buona esposizione alla luce del sole. È altresì una specie moderatamente xerofila, ovvero resistente alla siccità. Questo significa che può crescere bene anche in terreni secchi, ma predilige decisamente quelli profondi e fertili, preferibilmente calcarei, con una buona componente di sostanza organica e riserve idriche.
Moltiplicazione per propaggine
Vista la grande capacità di emettere polloni basali la tecnica di moltiplicazione più usata per l’acero campestre è la propaggine.
Questa tecnica serve anche per formare le siepi di acero. Piegando e sotterrando i polloni si riesce infatti a riempire un grande spazio sfruttando un solo albero.
La propaggine dell’acero campestre si fa in autunno-inverno, nel periodo di riposo vegetativo, e può essere usata non solo per il rimboschimento, ma anche per ottenere alberi singoli, da piantare altrove dopo il distaccamento della propaggine stessa da terra.
Riproduzione da seme
Buoni risultati si ottengono anche con la riproduzione tramite semina. I semi di acero campestre, tra l’altro, si trovano facilmente in vendita nei negozi specializzati.
La semina si effettua in autunno, subito dopo la raccolta, utilizzando un cassone freddo o direttamente all’aperto, utilizzando un miscuglio di terriccio e sabbia.
La giovane piantina va tenuta in un piccolo vaso per il primo anno, trapiantata in un vaso più grande al secondo anno, messa a dimora definitivamente il terzo anno. Nell’iniziale allevamento in vaso si può così provvedere facilmente all’irrigazione.
Trapianto e sesti
Le piante di acero campestre (che trovate qui) si piantano in autunno, seguendo le regole generali su come piantare un albero da frutto. Per quanto riguarda il sesto d’impianto, molto dipende dalla finalità della coltivazione. Se ad esempio vogliamo creare una siepe frangivento, dovremmo piantare gli aceri a 2-3 m di distanza l’uno dall’altro. Per l’allevamento in vivaio di piante destinate alla rivendita, si piantano invece a 1,5-2,5 m di distanza sulla fila, con un interfila di 3-4 metri. I vivai specializzati propongono anche varietà particolari allevate a spalliera e con un numero determinato di branche, in modo da offrire una siepe di acero già impostata al cliente finale.
Un esemplare singolo, in giardino o su un viale cittadino, ha bisogno di 5-7 m di spazio libero intorno a sé, e con questa distanza riesce a sviluppare un bel tratto ombreggiato.
Parassiti dell’acero campestre
Sono diversi i parassiti che possono attaccare la vegetazione e il tronco dell’acero campestre. I più temibili sono:
- Metcalfa pruinosa;
- Cocciniglia cotonosa (Icerya purchasi);
- Rodilegno rosso (Cossus cossus);
- Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina);
- Lymantria dispar;
- Maggiolino (Melolontha melolontha)
Raccolta della corteccia
La corteccia dell’acero campestre viene da sempre usata per le sue proprietà benefiche.
Si raccoglie in primavera, periodo in cui è più facile staccarla, e da rami giovani.
Per estrarla si praticano due tagli anulari congiunti da uno longitudinale, si inserisce la punta del coltello e facendo leva la si distacca. Questa bisogna poi essiccarla al sole finché non diventa ben asciutta e conservata in sacchetti di carta.
Proprietà e usi domestici
L’acero campestre possiede diverse proprietà farmacologiche. Contiene tannini, fitosteroli, allantoina, colina, principi attivi che conferiscono proprietà astringenti. È indicata per uso esterno come rinfrescante e astringente, per applicazioni locali o bagni su pelli arrossate e fragili.
Oltre che direttamente nel bagno, la corteccia viene usata preparando un decotto con 5 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua, da applicare con garze imbevute sulle parti interessate per 15 minuti.
L’acero campestre in erboristeria
In erboristeria l’acero campestre trova utilizzo soprattutto come estratto gemmoderivato, indicato in special modo per l’ipofunzionalità epatica. È altresì un ottimo regolatore metabolico, consigliato nelle dismetabolie dei grassi e degli zuccheri, come l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia e l’iperglicemia.
Ha un’ottima azione abbattente sul colesterolo totale e una leggera azione antitrombofilica. Ha infine una buona azione calmante sulle nevrosi fobiche, l’angoscia e gli attacchi di panico.