Il faggio (Fagus sylvatica) è un albero appartenente alla famiglia delle Fagaceae. È tra le specie forestali di maggiore importanza per diffusione e usi, a livello italiano ed europeo. In Italia cresce in tutte le regioni (fatta eccezione per la Sardegna) e, in particolare, sui rilievi appenninici e alpini. Per vegetare al meglio ha infatti bisogno di un clima fresco e possibilmente piovoso.
Oltre ai classici usi nell’industria del legno, quest’albero ha anche degli interessanti impieghi erboristici che vale la pena conoscere.
In quest’articolo, quindi, conosciamo le caratteristiche botaniche del faggio, le sue esigenze ambientali, quelle colturali e gli usi più comuni.
Descrizione del faggio
Il Fagus sylvatica è un albero a foglia caduca alto fino a 30-35 m, con diametro del tronco di circa 2-2,5 m. Vive in media 250 anni, ma esistono esemplari che superano i tre secoli. Il portamento è slanciato, con tronco dritto e regolare. Gli alberi giovani e vigorosi hanno rami grossi e ascendenti, a formare una chioma conica. Quelli adulti, invece, hanno la chioma più densa e ampia.
La forma dipende anche da dove cresce. Nei boschi fitti, il tronco si ramifica più in alto, mentre nelle zone isolate o ai margini si biforca precocemente dal livello del terreno, sviluppando rami laterali molto grossi ma un’altezza minore. I rami sono bruno-rossastri e, da giovani, sono pelosi.
Le gemme, lunghe e fusiformi, hanno l’apice acuminato e la base ricoperta da squame brunastre lucenti (pluriperulate), divergenti rispetto al rametto.
Le radici sono inizialmente a fittone, in seguito hanno uno sviluppo superficiale.
Corteccia
La corteccia del tronco del faggio è tipicamente liscia, color grigio-cenere molto chiaro. Nelle zone più umide viene facilmente ricoperta da licheni che ne alterano la colorazione. Altre caratteristiche della corteccia sono la rigidità e la sottigliezza, il che rende l’albero facilmente soggetto a danni da incendio, eccessiva insolazione o gelo.
Foglie
Le foglie del faggio sono alterne sui rami, dotate di un breve picciolo pubescente, di forma ovale-ellittica, talvolta sub-romboidale, con apice acuminato e la base ristretta a cuneo.
Il margine è intero o dentato negli esemplari più giovani, il colore è verde-scuro lucido nella pagina superiore, più pallido in quella inferiore. Presentano delle nervature e sono pelose da giovani, per poi diventare glabre.
Il fogliame del faggio un tempo era un importante risorsa per i pascoli, in quanto veniva utilizzato come foraggio o per la formazione della lettiera.
Fiori
Il Fagus sylvatica è una specie monoica, con fiori maschili e femminili sulla stessa pianta e impollinazione anemofila (operata dal vento).
I fiori maschili sono dei glomeruli con numerosi fiori riuniti all’apice di lunghi peduncoli penduli, si trovano inseriti all’ascella delle foglie. I fiori femminili, riuniti a due a due su un peduncolo eretto, sono racchiusi in un involucro detto cupola ornato da brevi aculei.
La fioritura avviene in primavera, tra aprile e maggio a seconda della fascia altitudinale.
Frutti
Il frutto è formato da uno o due acheni racchiusi nella cupola, che a maturità si apre in quattro valve legnose, coperte esternamente da numerose scaglie strette e arcuate.
Faggiole
I semi, detti faggiole, hanno sezione triangolare, superficie liscia e lucida, colore marrone chiaro. Hanno un’ottima percentuale di olio al loro interno, un tempo estratto e usato come combustibile, oggi consumato come condimento di nicchia per via del sapore dolciastro. Il seme era altresì ampiamente usato come alimento per i suini, e n natura è molto apprezzato da cinghiali e altri animali selvatici.
La germinazione è epigea, molto precoce nella stagione, prima della fogliazione.
Dove cresce il faggio
Il Fagus sylvatica è una specie arborea di temperamento oceanico con caratteristiche mesofile, talora mesoigrofile e mesotermiche. Nel nostro paese cresce nella zona montana, da un minimo di 700 m al Nord , fino a un massimo di 2.000 m al Sud. Forma spesso dei boschi puri, preferendo i versanti più freschi.
Esigenze climatiche
Le stazioni più favorevoli all’insediamento del faggio sono quelle che presentano inverni freddi, ma non gelidi, con temperature al di sotto dei -15/-20 °C e primavere piovose e nebbiose, senza gelate tardive. L’optimum di temperatura media annua dovrebbe essere di 5 e 9 °C, con intervalli invernali tra i -5 e gli 0 °C, e intervalli estivi compresi tra i 16 e i 20 °C. Quando questi valori non sono pienamente soddisfatti, il faggio si ritira nei versanti esposti a nord, nei valloni laterali o nei fondovalle più freschi.
Si tratta di un albero molto sensibile alle gelate primaverili, ciò ne limita la diffusione nelle valli a clima continentale. Il problema del gelo è dovuto alla sensibilità della corteccia. Le giovani piantine sopportano bene il ritorno di gelo, ma si biforcano precocemente.
Viceversa, la siccità estiva è il fattore limitante della diffusione a quote medio-basse.
Il terreno ideale
Il faggio non sopporta i suoli pesanti e argillosi, che danno luogo a ristagno idrico. L’ideale per l’albero sono i terreni freschi, di medio impasto, con una buona dotazione di sostanza organica. Quest’albero si può adattare anche a terreni più poveri, l’importante è che non vada incontro a siccità. Inoltre, tollera bene anche diversi valori di pH del terreno, quindi può vegetare su suoli calcarei, neutri o acidi.
Il faggio in selvicoltura
In selvicoltura le faggete vengono governate a bosco ceduo e a fustaia. Il governo a ceduo è in netta regressione ed è limitato alla produzione di legna da ardere.
Le diverse modalità di gestione a fustaia variano in funzione dei tipi forestali.
Per le faggete migliori e di struttura coetanea, si usa il sistema a fustaia a tagli successivi uniformi (con turni dell’ordine variabile di 70-120 anni e con un intervallo fra il taglio di sementazione e quello di sgombro di 10-15 anni).
Le faggete migliori, ma con struttura irregolare, prevedono l’uso del sistema a fustaia a tagli successivi a gruppi.
Per le faggete più scadenti, infine, magari consociabili con le conifere, si usa la fustaia a taglio a scelta colturale.
Il faggio come albero ornamentale
L’albero di faggio viene coltivato anche come albero ornamentale nei parchi, in posizioni isolate per valorizzarne la maestosità. È poco adatto alla formazione di alberature stradali, in quanto l’apparato radicale superficiale danneggia facilmente il cemento e, in più, l’albero stesso soffre per la scarsa traspirazione.
Il legno di faggio
Il legno del faggio è duro e pesante, solitamente indifferenziato, di tessitura fine e colore bianco-rosato. Negli alberi adulti non è infrequente la formazione di un “falso durame” di colore bruno-scuro, parte detta cuore rosso o cuore stellato. È provvisto di raggi midollari, i quali, in sezione tangenziale, danno luogo a caratteristiche “specchiature”.
La colorazione naturale di questo legno può essere resa più scura e uniforme attraverso il trattamento di vaporizzazione o immersione in acqua calda, che migliora le caratteristiche tecnologiche del legno stesso, ad esempio per favorire la lavorabilità e la durabilità nei confronti di agenti patogeni fungini a cui il legno è sensibile.
Usi comuni
Il legno di faggio è tra i più apprezzati in assoluto e i suoi usi sono molto vari. Si va dalla classica falegnameria per la produzione di mobili e strumenti musicali, alla realizzazione di pavimenti, dai lavori di torneria e fresatura, alla preparazione di modelli per fonderia, dalla realizzazione di calci di fucile e attrezzi agricoli, fino alla costruzione di imballaggi per carichi pesanti, o, ancora, alla produzione di pannellature varie per il settore industriale e dell’arredo. Il legno di qualità minore o di scarto è destinato invece alla produzione di legna da ardere, del carbone di legna e di altri combustibili legnosi (cippato e pellet).
Il creosoto
Non tutti sanno che dalla distillazione del legno di faggio si ottiene il creosoto, un mix di sostanze fenoliche con proprietà antisettiche ed espettoranti. Un tempo, questo prodotto veniva impiegato come balsamico nelle affezioni polmonari. Ad oggi il suo uso è limitato all’odontoiatria come disinfettante nelle otturazioni provvisorie.
Il faggio in erboristeria domestica
Nella pratica erboristica moderna è più comune l’utilizzo della corteccia ottenuta dai rami, cui vengono attribuite proprietà astringenti e febbrifughe, utile nel caso di febbri intermittenti. Si assume in 2-3 tazzine al giorno preparando un decotto con 3 g di corteccia in 100 ml d’acqua.
Un’altra applicazione medicinale del faggio è quella legata alle proprietà del carbone attivo (che trovate qui). Questo carbone ha proprietà antiacide e assorbenti delle tossine intestinali. Il potenziale gastroprotettore è inoltre suggerito da diversi studi.
Raccolta e conservazione della corteccia
La corteccia del faggio si ottiene dai rami di 2-3 cm di diametro. Si raschia la parte esterna per eliminare eventuali croste di licheni, quindi si stacca praticando un taglio superficiale.
Viene divisa in pezzi lunghi 5-10 cm da essiccare al sole e poi conservare in sacchetti di carta.