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Il tasso, nome scientifico Taxus baccata, è un albero appartenente alla famiglia delle Taxaceae. È famoso per essere tra le specie arboree più longeve in assoluto e anche tra le più velenose, tanto da essere conosciuto con l’infelice appellativo di albero della morte. Cresce spontaneo in un ampio areale che tocca l’Europa settentrionale e mediterranea, il Nord Africa e il Caucaso. Tuttavia, è anche tradizionalmente coltivato nei giardini all’italiana, vista la sua grande adattabilità agli interventi di potatura, che ne fanno una pianta perfetta per la creazione di siepi e per l’arte topiaria.
In questo articolo ne vediamo le caratteristiche botaniche principali, le tecniche corrette per la sua coltivazione e i rischi dovuti alla sua velenosità.
L’etimologia del nome Taxus baccata
Il nome Taxus deriva dal termine greco tóxon=arco/freccia, a ricordare che il legno del tasso è da sempre usato nelle fabbricazione di archi e altro materiale bellico.
Baccata è invece un termine di origine latina e vuol dire bacca, per le tipiche bacche rosse carnose di cui si ricopre l’albero.
Il nome comune albero della morte è dovuto invece alla tossicità acuta di tutta la pianta, tanto da essere impiegato per la fabbricazione di dardi velenosi. Inoltre, l’albero è associato a livello simbolico ai cimiteri, in quanto usato nelle alberature ornamentali degli stessi.
Descrizione dell’albero di tasso
Il tasso è una conifera sempreverde, l’unica pianta tra le conifere che non possiede canali resiniferi e quindi non produce resina. Si tratta di un albero di seconda grandezza, che cresce al massimo intorno ai 20 m. La crescita è all’inizio è rapida, poi, con il tempo, molto lenta.
Il fusto è eretto e tozzo, a volte contorto, ramificato in modo ampio sin dalla base.
La chioma è irregolare, con portamento piramidale ed espansa, con rami più grossi orizzontali e rametti penduli all’estremità.
La corteccia è rossastra. Dapprima liscia, poi, con l’età, si distacca in parte in scaglie longitudinali divenendo più o meno arricciata.
Foglie
Le foglie del tasso sono disposte a spirale sui rametti ma, per torsione del piccolo picciolo, diventano sub-opposte. La lamina è lineare o, talvolta, un po’ arcuata e terminata da un apice appuntito. Il colore è verde inteso e lucido nella pagina superiore, più sbiadito e tendente al giallastro in quella inferiore. La nervatura principale è visibile e prominente su entrambi i lati.
Fiori
Il Taxus baccata è una specie dioica, vale a dire che si divide in esemplari femminili e maschili a seconda del fiore che portano. I fiori maschili sono formati da amenti con numerose brattee che proteggono le antere e che producono nuvole di polline. Quelli femminili sono posti all’apice di un rametto dove alcune squame proteggono l’ovulo.
La fioritura avviene molto presto durante l’anno, da febbraio ad aprile.
Frutti
Dai fiori e quindi dalle piante femminili nasce il frutto, ovvero un arillo carnoso, di colore rosso brillante a piena maturità, che incorpora, proteggendolo, quasi del tutto un unico seme nero, appuntito e legnoso. La maturazione dei frutti avviene all’inizio dell’autunno.
Il seme è la parte più velenosa dell’albero, ma l’arillo che lo ricopre è commestibile e molto gradito agli uccelli. I volatili mangiano il frutto per intero, digerendo il seme senza danni e contribuendo così alla disseminazione dell’albero stesso nell’ambiente. A differenza degli uccelli, i mammiferi che mangiano le bacche del tasso rimangono gravemente intossicati e spesso muoiono.
Legno
Il legno del tasso è molto pregiato e ad oggi ancora ricercato per i lavori di ebanisteria e falegnameria al tornio. È un legno molto duro e pesante, di grana fine e omogenea, tenace e allo stesso tempo parecchio elastico. Ha l’alburno bianco e il duramen rossastro.
Come accennato, un tempo era il legno usato per la fabbricazione di archi e balestre, per la sua grande capacità di resistere alla forza di compressione e trazione.
L’età dell’albero
Il tasso è un albero di notevolissima longevità, non si può tuttavia conoscere con precisione l’età degli alberi in quanto il tronco non forma cerchie annuali e con il tempo il duramen si distrugge lasciando cavo il centro. Se ne ritrovano fossili nel Terziario e ne esistono esemplari di circa 1500-2000 anni di età.
Perché il tasso è velenoso?
Quest’albero è una delle piante più velenose della flora italiana. I principi attivi tossici sono presenti in tutte le sue parti, in particolare però nei semi e nelle foglie più vecchie.
L’elevata tossicità è dovuta alla presenza di tassina, ovvero una miscela di alcaloidi con una potente azione cardiotossica. Il pericolo di avvelenamento è dovuto in particolare all’ingestione accidentale dei semi, dall’aspetto gradevole e, come detto, dalla parte carnosa commestibile. Dunque, per chi non conosce la pianta o per gli animali selvatici, è facile essere tratti in inganno e finire avvelenati.
Si possono riscontrare sintomi oltre che sull’apparato cardiocircolatorio, con brachicardia e ipotermia, sull’apparato gastroenterico (coliche, diarrea, vomito) e su quello respiratorio (dispnea e polipnea).
In caso d’intossicazione bisogna rivolgersi subito al centro antiveleni più vicino, in casi gravi e non curati si rischia la morte. C’è da dire, tuttavia, che i principi attivi, adeguatamente estratti e titolati, trovano impiego in medicina, in particolare nella cura di alcune forme di cancro.
Come coltivare il tasso
Quest’albero è una specie sciafila, vale a dire che si avvantaggia di esposizioni ombreggiate e non ha la necessità di un’illuminazione solare diretta. Ha una chioma densa ed espansa, la quale lascia filtrare poca luce sotto di essa, non permettendo la crescita di vegetazione spontanea. È un tipico della fascia montana temperata, gradisce inverni nevosi e piovosi, ma non il gelo prolungato, con estati possibilmente umide.
In natura cresce nei boschi ombrosi, di rado forma boschi puri, più con facilità si mescola al faggio e agli aceri.
Vegeta bene tra i 300 e i 1600 m di quota, dove le quote inferiori sono toccate nelle montagne interne dell’Europa continentale, mentre le più alte sono le stazioni in area mediterranea.
In coltivazione si adatta un po’ ovunque, fatta eccezione per le zone troppo calde e soprattutto assolate.
Terreno e irrigazione
In natura vegeta preferibilmente su terreni calcarei, ma si può adattare anche ad altri tipi di substrato, purché profondi e freschi. Il tasso è una pianta che resiste abbastanza bene alla siccità, ma, se coltivato, ha bisogno d’irrigazione regolare nel primo anno dopo la messa a dimora.
Attenzione ad evitare i terreni asfittici o ad esagerare con le irrigazioni che danno luogo a ristagno idrico che la pianta non tollera.
Riproduzione del Taxus baccata
L’albero di tasso si può riprodurre con facilità con due tecniche di moltiplicazione agamica, ovvero la talea e la propaggine. La moltiplicazione da seme avviene in natura e non è molto praticata in vivaistica.
Questo anche perché per la coltivazione dell’albero sono state selezionate nel tempo varietà ibride, ad esempio con portamento colonnare e crescita ridotta, ideali per la formazione di siepi. In ogni si caso si predilige la selezione di piante maschili che non producono frutti, per evitare il rischio d’ingestione accidentale e intossicazione.
Come mettere a dimora un albero di tasso
Il tasso è un albero molto rustico e che non ha bisogno di particolari cure. Lo si può piantare come esemplare singolo, per arricchire un giardino di piante miste, oppure in filare, per la formazione di siepi ornamentali. In questo secondo caso le piante dovranno essere poste a dimora a distanza ravvicinata, circa mezzo metro. Come esemplare singolo ha bisogno di più spazio, almeno 5 m liberi intorno a sé.
Di solito si parte con l’acquisto di piantine allevate in vaso. Nel trapianto occorre fare una buca larga e profonda, dove si ammenderà un po’ di sostanza organica per la concimazione di fondo, ottimo in tal senso è l’humus di lombrico.
Il periodo migliore per piantarlo in giardino è l’inizio dell’autunno.
Potatura del tasso
Il tasso è una pianta molto amata, in quanto resiste bene agli interventi di potatura, anche quelli più drastici. Il periodo migliore per effettuare i tagli è la primavera, dopo la fioritura, in modo da stimolare la pianta a una copiosa emissione di nuovi germogli. Questa, infatti, risponde al taglio di un ramo infittendo la sua chioma e compattandosi, creando delle formazioni molto apprezzabili esteticamente.
Per queste caratteristiche è un albero ricercato dagli appassionati di arte topiaria, in quanto ci si può sbizzarrire con la fantasia e creare forme geometriche particolari senza danneggiare in alcun modo la pianta.
Nelle operazione di potatura è importante proteggete gli occhi e le mani con occhiali e guanti, la vegetazione, infatti, al taglio può rilasciare essudati di olio di tasso, una sostanza altamente irritante.
Parassiti del tasso
Tra i parassiti più temibili del tasso coltivato in giardino segnaliamo due specie di cocciniglia:
- Aonidiella taxus (aonidiella del tasso);
- Pulvinaria floccifera (cocciniglia fioccosa delle camelie).
Per eliminare la cocciniglia dal tasso occorre agire tempestivamente, ai primi segni d’insediamento delle neanidi sulla foglie. Il prodotto biologico più indicato è l’olio bianco minerale, a cui fa seguito un lavaggio della vegetazione con sapone molle potassico.