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Home » Frutteto » Alberi da frutto classici » Rami e gemme degli alberi

Le gemme e i rami degli alberi da frutto

Di Coltivazione Biologica 11 Febbraio 2021
4k

Per chi coltiva un frutteto biologico è di fondamentale importanza saper riconoscere le gemme e i rami degli alberi. Le gemme sono l’organo riproduttivo per eccellenza delle piante, da esse nascono sia i frutti che ulteriori rami. Inoltre, la loro presenza, natura e posizione sui rami ci consente di capire il tipo di ramificazione che abbiamo di fronte e come gestirla con le operazioni di potatura.

In quest’articolo proponiamo una lunga disamina sulle gemme degli alberi e sui rami, cercando di fare chiarezza sulla terminologia tecnico-agronomica.

Cos’è la gemma di un albero

Gemma su un ramo di albero
Le gemme sono presenti sia sulla chioma degli alberi che nell’apparato radicale.
In questo articolo faremo riferimento alle prime. Possiamo quindi definire una gemma come una struttura vegetale che racchiude un microscopico germoglio. Questo, per il momento, né si apre né si distende, in quanto temporaneamente bloccato nella crescita. La forma delle gemme è conico-globosa e possono essere presenti lungo i rami, nei nodi o all’apice del ramo stesso. Negli alberi caducifoglia e durante il riposo vegetativo invernale, le gemme preservano la futura capacità dell’albero di crescere. E ad ogni primavera il ciclo degli alberi riparte proprio dalle gemme.
Ciò non è valido per gli alberi da frutto esotici, abituati al clima tropicale umido, in cui la crescita dei nuovi germogli avviene in modo continuo e senza la presenza di gemme. In altri termini le gemme hanno la funzione di far superare agli alberi le condizioni ambientali avverse (tipicamente il freddo invernale).

La struttura delle gemme degli alberi

Una gemma è strutturata nel modo seguente. All’esterno vi sono le perule, ovvero piccolissime foglioline modificate, di solito di forma triangolare e dall’aspetto di scaglie. Andando verso l’interno, vi sono minuscoli accenni di foglioline verdi o di fiori, fortemente ravvicinate e che compongono il meristema (o apice vegetativo). Alla base è poi evidente un piccolo rigonfiamento, detto pulvino, formato da tessuto carnoso che si estende anche alla base della foglia associata alla gemma. Nel pulvino si accumulano le sostanze di riserva che verranno utilizzate dalla gemma stessa al momento del germogliamento.

Perule

Le perule, di colore grigio o marrone scuro, hanno funzione protettiva. Sono infatti idrorepellenti e rivestite di pelurie, sostanze gommose, cerose, mucillaginose o resinose.
L’aspetto delle gemme che vediamo sugli alberi è dato dall’accostamento e sovrapposizione delle perule.

Meristema

Il meristema è un insieme di cellule che si moltiplicano velocemente nel momento della ripresa vegetativa, grazie alla divisione delle cellule stesse. Da questo processo nascono i nuovi tessuti della pianta, ovvero i germogli.

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Formazione delle gemme sugli alberi

Gemma ramo
La formazione della gemma ha inizio all’ascella delle foglie mentre anche queste si stanno formando. In questa fase, però, si tratta solo di piccole protuberanze costituite da cellule che si moltiplicano (meristemi). Per diventare effettivamente delle gemme è indispensabile la presenza di meccanismi (dominanza apicale, dormienza e quiescenza) in grado di impedire che crescano, formando subito un nuovo germoglio. Il processo con cui da semplici cellule si formano tessuti ben definiti, che vanno a costituire gli organi dell’albero (foglie o fiori), viene chiamato differenziazione. In pratica la formazione delle gemme si avvia nella stagione precedente.

Induzione a fiore

Anche la formazione dei fiori inizia nell’anno precedente alla loro fioritura. La comparsa degli organi fiorali è possibile in quelle gemme che hanno subìto una serie di condizioni ambientali e di processi che assegnano loro funzione riproduttiva.
Il primo processo necessario è chiamato induzione a fiore, fase che non è possibile vedere. Si tratta di un periodo di preparazione fisiologica, accompagnata da variazioni di tipo biochimico, che identifica il cambiamento di identità della gemma da non riproduttiva a riproduttiva e che generalmente si verifica nella tarda primavera o in estate, circa 6-9 settimane dopo la fioritura. Questa transizione è dapprima reversibile (la gemma può perdere l’identità riproduttiva e tornare a essere vegetativa) per poi diventare irreversibile.

Differenziazione a fiore

Gemme e fiori
Se la gemma non subisce l’induzione a fiore in questo periodo, prosegue il proprio sviluppo con la formazione di foglioline, fino a diventare una gemma a legno. Nei mesi successivi, attraverso il processo di differenziazione a fiore, che si protrae fino all’apertura della gemma precedentemente indotta a fiore, al suo interno avvengono delle modificazioni morfologiche e si formano tutte le strutture fiorali (sepali, petali, antere, ecc).

Condizioni che favoriscono la differenziazione a fiore

Per favorire il processo di formazione dei fiori, e quindi dei frutti, è importante che l’albero non subisca particolari stress, in primis quello idrico. Ecco perché estati fortemente siccitose, non accompagnate da una costante irrigazione artificiale, possono pregiudicare la produzione dell’anno successivo. Altri elementi che sfavoriscono la differenziazione a fiore sono la presenza di parassiti e malattie delle piante o un eccessivo ombreggiamento della chioma. Questo spiega il perché uno dei principali obiettivi della potatura è quello di garantire una buona illuminazione della chioma.

Dormienza e fabbisogno in freddo

La crescita degli organi vegetativi o riproduttivi all’interno delle gemme è regolata attraverso dei meccanismi di controllo fisiologico, ovvero: dominanza apicale, dormienza e quiescenza. Come detto, le gemme si formano in estate, in un periodo quindi favorevole, ma devono affrontare la stagione fredda. I meccanismi di controllo fisiologico le impediscono di aprirsi in inverno e quindi, inevitabilmente, di rovinarsi. La dormienza è il meccanismo principale che determina l’incapacità programmata di crescere fino a che le condizioni ambientali e fisiologiche non risultino nuovamente idonee. La condizione di dormienza non riguarda l’albero nel suo complesso, ma s’instaura nelle gemme durante il periodo estivo. Quando queste sono dormienti, per poter riacquisire la capacità di risvegliarsi a primavera devono soddisfare il cosiddetto fabbisogno in freddo.

Germogliamento

Se il fabbisogno in freddo viene soddisfatto, con l’arrivo della primavera le gemme possono iniziare a germogliare. Con il germogliamento, gli organi contenuti nelle gemme iniziano a distendersi, andando a premere contro lo strato protettivo costituito dalle perule, che iniziano a divaricarsi. Questo è il momento della rottura della gemma, che consente la fuoriuscita e la crescita del germoglio (o del fiore). Ciò avviene attraverso successivi stadi chiamati “fasi fenologiche”. Ad esempio, nella coltivazione del pesco le gemme a fiore si seguono le seguenti fasi: calici visibili, bottoni rosa, fioritura, scamiciatura, allegagione e, infine, maturazione dei frutti.

Dominanza apicale

I germogli che si originano dalle gemme a legno in primavera si allungano in modo assiale.
In termini tecnici si parla di dominanza apicale. Questa si basa sulla capacità dell’apice del germoglio in crescita di mantenere il controllo dei meristemi ascellari da lui stesso appena formati, imponendo loro una stasi nell’allungamento che li avvia verso la dormienza. Il germoglio cresce velocemente, attirando le risorse verso di sé, mentre forma nuove foglie, nodi e meristemi.
Il fenomeno della dominanza apicale è ben circoscritto nel tempo, essendo attivo solo nel periodo di crescita dell’apice. È altresì circoscritto nello spazio, in quanto si limita ai meristemi ascellari sottostanti l’apice del germoglio. In pratica la dominanza apicale impedisce l’immediata formazione di nuove gemme e quindi nuove strutture (germogli o fiori). Questo meccanismo è una sorta di gerarchia, in quanto una parte dell’albero (il germoglio apicale), condiziona lo sviluppo della parti sottostanti.

Effetti della dormienza apicale

La conseguenza pratica della dominanza apicale è che il germoglio cresce come un unico asse verticale, senza ramificazione. Una volta che la crescita dell’apice rallenta al di sotto di una certa soglia critica, la capacità di levare da parte dei meristemi laterali si perde e la dominanza apicale si esprime nella sua prerogativa d’imporre la stasi ai meristemi ascellari, i quali, dunque, evolvono in gemme. Queste potranno formare germogli solo nell’anno successivo.

La formazione dei germogli o rami anticipati

Se l’apice cresce molto velocemente, alcuni meristemi sottostanti possono sfuggire al controllo della dominanza apicale. Si possono cioè formare dei germogli o rami anticipati, ovvero contemporanei alla crescita dell’apice da cui sono generati, non attraversando mai la fase di vera e propria gemma. Alcune specie arboree hanno una maggiore attitudine a produrre rami anticipati, ad esempio il pesco. Ma la loro formazione può anche essere stimolata con interventi di potatura, vale a dire con la cimatura dei germogli. L’asportazione dell’apice in pratica annulla la dominanza apicale. È importante che la cimatura dei germogli venga fatta mentre l’apice del germoglio è in forte crescita, prima della formazione delle gemme dormienti. Il risultato che si ottiene è lo sviluppo di germogli laterali nella zona immediatamente al di sotto dell’apice appena asportato, utili a rinfoltire zone povere di vegetazione e a costruire un buono scheletro della pianta.

Morte delle gemme

La morte di una gemma è da considerarsi un evento accidentale, ma non raro. Il motivo più frequente è un danno dovuto al gelo a cui fa seguito la necrosi dei tessuti interni. Come detto, le gemme sono protette dalle perule nei periodi più freddi e sono in grado di resistere a temperature di molto sotto lo zero termico. Ma quando stanno per schiudersi o quando sono appena aperte, la resistenza al freddo cala di molto. Questo spiega la grande pericolosità delle gelate tardive che si verificano di solito a inizio primavera.

Gemme a legno, a fiore e miste

A questo punto della trattazione possiamo introdurre le definizioni sul tipo di gemme che osserviamo negli alberi da frutto. Le distinzioni fondamentali per un bravo frutticoltore sono due: gemme a legno o vegetative (da cui nascono solo germogli e foglie) e gemma a frutto o riproduttive. Queste ultime a loro volta si dividono in: gemme a fiore, se da queste nascono i fiori, e gemme miste, se danno vita sia a fiori che a foglie.
Le gemme a legno si riconoscono in quanto di solito più piccole, strette e appuntite rispetto a quelle riproduttive, più grandi e tondeggianti.

Altre classificazioni delle gemme degli alberi da frutto

Gemme dormienti

Le gemme presenti sui germogli, e quindi poi sui giovani rami, immediatamente dopo la loro formazione vanno incontro alla dormienza, che ne impedisce l’allungamento. In questa fase, queste gemme vengono dette gemme dormienti che, con il soddisfacimento del fabbisogno in freddo, sono pronte a germogliare nella primavera dell’anno successivo.

Gemme latenti

Alcune di queste però rimangono latenti, non essendo in grado di germogliare l’anno successivo. Queste sono, per l’appunto, le gemme latenti e restano nascoste sotto la corteccia. Possono essere considerate come una sorta di “gemme di riserva” che in condizioni normali non germoglieranno mai.

Gemme avventizie

Simili alle gemme latenti sono le gemme avventizie, costituite da gruppi di cellule presenti nei tessuti sottocorticali dell’albero. Queste danno origine a germogli avventizi, senza attraversare la fase tipica del riposo. Questi germogli sono molto vigorosi e dalla rapida crescita, ma non danno vita inizialmente a strutture fiorali. Nascono in seguito a danni da freddo, malattia o tagli drastici e servono a ricostruire una parte della dell’albero.
Alcune specie arboree hanno attitudine maggiore a produrre i germogli avventizi, ad esempio olivo, pero, melo, mandorlo. Altri alberi, invece, come albicocco, ciliegio o pesco, ne producono di rado.

Gemme pronte

Le gemme pronte, infine, sono quelle che danno vita ai rami anticipati che abbiamo illustrato in precedenza.

I rami degli alberi da frutto

Dalla conoscenza delle gemme è facile passare a quella dei rami che dalle gemme stesse si originano. La classificazione principale dei rami ricalca infatti quella delle gemme, ovvero, abbiamo rami vegetativi o a legno (in cui sono presenti solo gemme a legno); rami a frutto (in cui la presenza di gemme a fiore è prevalente); rami misti (dove sono presenti in modo equilibrato i due tipi di gemme).
Oltre a questa prima distinzione, i rami degli alberi da frutto possono essere classificati anche in base alle dimensioni. In questo caso si identificano quindi ulteriori categorie, come quelle tipiche di pomacee e drupacee (brindilli, dardi, lamburde, ecc).

I succhioni

Tra i rami vegetativi abbiamo i succhioni, che sono rami molto vigorosi, lunghi, robusti, con internodi lunghi e crescita verticale. Questo tipo di rami, che non cambia nome a seconda della specie, si riscontrano soprattutto negli alberi giovani o in quelli molto vigorosi. Hanno origine, in particolar modo, da gemme latenti o avventizie presenti sulle branche.
I succhioni di solito si eliminano con la potatura con tagli alla base, ma possono essere usati per rinnovare la struttura dell’albero in caso di danni, branche esaurite o parti spoglie della chioma. Un trucco per usare un succhione a tal scopo è inclinarlo.

I polloni

Altri rami la cui denominazione è univoca sono i polloni, ovvero rami a legno molto vigorosi che nascono dalla base della pianta o direttamente dalle radici. È importante rimuoverli in quanto creano competizione idrica e nutrizionale con il resto dell’albero. Non tutte le specie arboree hanno la stessa attitudine all’emissione di polloni. Ad esempio nell’ulivo è molto accentuata, molto rara è invece nel kaki.

L’importanza di osservare le gemme e i rami degli alberi

Un’accurata osservazione dei rami e delle gemme su questi inseriti, è in grado di dirci molto sul comportamento produttivo di un albero. Tale conoscenza consente di orientare in maniera razionale le operazioni di potatura. Permette, inoltre, di avere un maggiore controllo sulla qualità dei frutti, evitando gli eccessivi carichi. Infine, ci dà modo di equilibrare la parte vegetativa e quella produttiva, rinnovando periodicamente le strutture produttive.

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1 commento

Giovanni larghetti 14 Febbraio 2021 - 12:16

Interessante! Sono un vecchio agricoltore bio ma mi piace sapere e rinnovarmi nelle conoscenze del lavoro.

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