Le radici delle piante sono la parte situata sotto terra, dunque quella che non è visibile ai nostri occhi. Pur non essendo visibile, però, svolge un ruolo fondamentale nella vita degli alberi.
Grazie alle radici le piante restano ancorate al terreno e lo esplorano in cerca dell’acqua e dei nutrienti, elementi indispensabili per una crescita sana e una produzione di frutti rigogliosa.
Le radici inoltre producono importanti ormoni, indispensabili per l’accrescimento dei germogli.
In quest’articolo vediamo quali sono i diversi tipi di radice delle piante arboree e il loro ruolo vitale. Vediamo inoltre il rapporto tra le radici e la chioma dell’albero, ovvero la parte aerea a noi visibile.
I diversi tipi di radice di un albero
Gli alberi hanno un apparato radicale complesso, formato da diversi tipi di radice, ognuno dei quali con un ruolo specifico.
L’inizio della radice della pianta è il colletto, punto di passaggio della linfa vitale che dalle radici sottostanti (corpo) raggiunge la parte aerea della pianta (testa).
Scendendo sotto il terreno, vi sono innanzitutto le grosse radici lignificate. Queste dipartono da appena sotto il colletto e tengono ancorata la pianta al suolo. Rappresentano l’asse principale dell’apparato radicale, e hanno anche il ruolo di trasportare al tronco, ai rami e alle foglie, la linfa grezza.
Abbiamo poi le radici esploratrici, di dimensioni minori, ma dalla crescita rapida e prive di ramificazioni. Queste hanno il ruolo di esplorare il terreno alla ricerca di acqua e nutrienti.
Sulle radici esploratrici si formano infine le radici fini, brevi e ramificate, che assorbono i nutrienti e li distribuiscono alla parte aerea della pianta.
Adattamento dell’apparato radicale delle piante
Una delle proprietà delle radici delle piante arboree è la plasticità, ovvero la propensione ad adattarsi al tipo di terreno su cui crescono. Possono cambiare forma, dimensione e persino funzione, a seconda dell’ambiente e delle condizioni, e, in generale, la loro morfologia non è sempre uguale. Il caso classico è quello della crescita di alberi in luoghi privi d’acqua. In questo caso, avremo radici più espanse e profonde, con spiccata presenza di radici esploratrici, che andranno a cercare le risorse idriche più lontano dal colletto.
Al contrario, in ambienti irrigui, l’apparato radicale dell’albero tende a crescere di meno e a restare più localizzato.
È ovvio che ogni specie arborea ha le proprie caratteristiche peculiari, ad esempio l’olivo ha un apparato radicale poco profondo, ma molto espanso, che va oltre la proiezione della chioma dell’albero.
Un albero spontaneo e maestoso come il bagolaro, ha invece radici molto profonde ed espanse (cosa che gli è valsa il soprannome di “spaccasassi”).
Il rapporto tra radici delle piante, chioma e potatura
Come abbiamo visto parlando del momento migliore per potare un albero da frutto, ogni specie arborea attraversa diversi stadi di vita.
Durante la fase giovanile, gli alberi dedicano le proprie risorse vitali alla crescita radicale, a discapito di quella aerea.
Quando le radici delle piante riescono a occupare una porzione di terreno sufficiente, l’albero aumenta il volume della propria chioma, con una crescita aerea vigorosa.
Altro importante aspetto è che le radici fini hanno possono assorbire nutrienti per un breve lasso di tempo. Ciò vuol dire che l’apparato radicale si rinnova sempre, auto-eliminando le parti esauste e formando radici assorbenti in zone del terreno inesplorate.
C’è un continuo scambio tra parte aerea e radici della pianta, con un equilibrio tra crescita radicale e vegetativa (omeostasi).
Ad esempio se la radice non trova ulteriori e nuovi spazi da esplorare, si può verificare un rallentamento della crescita aerea.
Le radici delle piante arboree sostengono la crescita della parte aerea e viceversa. Le foglie, grazie alla fotosintesi, riforniscono di carboidrati l’apparato radicale.
Quando l’albero è maturo, cioè ha una grande chioma e fruttifica regolarmente richiamando a sé molti zuccheri, si ha una fase di arresto nella crescita dell’apparato radicale. C’è un minore ricambio di radici e di assorbimento. Con il tempo l’albero tende ad invecchiare ed entra in una fase di senescenza.
I tagli di potatura incidono su questo equilibrio, creando un nuovo rapporto tra radici e chioma. Quindi la potatura ha tra i suoi obiettivi primari quello di contrastare l’invecchiamento dell’albero, diminuendo la consistenza della parte aerea e favorendo la capacità rigenerativa.
Dalle radici degli alberi si rigenera la chioma
Molto spesso sentiamo parlare dei polloni degli alberi da frutto ed in generale della capacità pollonifera delle piante.
I polloni altro non sono che rami vigorosi che si formano a partire dal colletto o dalle radici sottostanti.
Le specie arboree con un naturale portamento arbustivo hanno spiccata attitudine pollonifera, ad esempio il rovo e il lampone, o specie più importanti come olivo, nocciolo e melograno.
Si tratta di piante che senza mirati interventi di potatura non si formerebbero su un tronco unico, ma diventerebbero arbusti e/o cespugli.
Per mantenere il portamento ad alberello e migliorare la fruttificazione, periodicamente s’interviene con la rimozione dei polloni.
Il pollone che si genera dalle radici della pianta può però essere sfruttato a nostro vantaggio. In caso di danni alla chioma o al tronco, dovuti ad esempio al gelo o al vento, il nuovo pollone può essere usato per sostituire il vecchio albero.
Alternanza di produzione e potatura
Anche il classico fenomeno dell’alternanza produttiva ha la sua spiegazione nel rapporto tra radici delle piante e la vegetazione.
Superata la fase giovanile d’espansione vegetativa, l’albero inizia a produrre i suoi frutti. Per mantenere un certo equilibrio, di solito alterna anni di carica e altri di scarica. Questo fenomeno è molto evidente, ad esempio, nella raccolta delle olive.
La produzione di frutti compete con le radici nell’utilizzo degli zuccheri prodotti con la fotosintesi. I primi, però, hanno un vantaggio, in quanto sono più vicini alle foglie. In un anno di carica una grande presenza di frutti crea un deficit di crescita radicale, che a sua volta si ripercuote sulla crescita vegetativa e nella differenziazione delle gemme a fiore.
La pianta si regola in autonomia, facendo seguire un’annata di scarica dei frutti, dove le radici sono favorite nell’assorbimento dei nutrienti. In questo modo migliora la crescita vegetativa e la differenziazione a fiore delle gemme. Il ciclo così si ripete, alternando, appunto, stagioni di carica e scarica di frutti.
Con la potatura di produzione si può mitigare il fenomeno dell’alternanza produttiva. Per fare questo, basta limitare il numero di rami nell’inverno che precede l’anno di carica e intervenire poco con i tagli negli anni di scarica.
Un’altra tecnica per diminuire l’alternanza produttiva è il diradamento dei frutticini. Così facendo, diminuisce la loro competizione con le radici delle piante.
La malattie dell’apparato radicale
Purtroppo è facile che le radici delle piante vengano colpite da malattie di origine fungina, ossia le così dette malattie crittogamiche.
Quando è l’apparato radicale ad essere colpito, si arriva facilmente alla morte dell’albero.
Le malattie delle radici sono più difficili da riconoscere in tempo e, quando s’interviene, è spesso troppo tardi per risolvere il problema.
La principale condizione ambientale che favorisce questo problema dell’apparato radicale è il ristagno idrico, specie nei terreni asfittici.
Vi è poi il problema della stanchezza del terreno, che facilita l’instaurarsi nel suolo di agenti patogeni.
Coltivare alberi da frutto su terreni sani e fertili, gestiti con metodi razionali come l’inerbimento, è alla base della prevenzione.
Le principali malattie fungine che colpiscono le radici delle piante arboree sono:
- Armillaria spp., famiglia di patogeni attivi soprattutto su pesco e vite;
- Mal secco degli agrumi (Phoma tracheiphila), malattia specifica degli agrumi, pericolosa in modo particolare per il limone;
- Marciume del colletto (Phytopththora spp.), che nelle sue varianti interessa la generalità delle piante;
- Marciume radicale lanoso (Rosellinia necatrix), malattia delle piante forestali e della vite.