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I licheni sono tra le formazioni vegetali più straordinarie in natura. Nascono dalla simbiosi tra un fungo e un’alga, i quali convivono dal momento della nascita fino alla morte, scambiandosi elementi utili alla sopravvivenza di entrambi. È possibile osservare i licheni su svariate superfici, naturali o artificiali. Ad esempio, si sviluppano sui laterizi dei tetti, sulle rocce e soprattutto sugli alberi. Quando li vediamo sulla corteccia, può capitare di chiedersi se siano dannosi per la pianta. Bene, la risposta è no, i licheni non arrecano danni agli alberi, in quanto non si comportano come parassiti. Anche se vediamo un albero malandato ricoperto da questa formazione vegetale, il deperimento non è dovuto alla sua presenza, ma ad altri fattori (biotici e abiotici), ad esempio una malattia, l’età, la mancanza di luce ecc.
Vediamo quindi cosa sono questi licheni e perché sono importanti come bioindicatori dell’inquinamento ambientale.
Come nascono i licheni?
I licheni sono il risultato di un’associazione simbiotica tra un fungo (detto micobionte) e un’alga (fotobionte). La componente fungina è spesso appartenente alla divisione degli Ascomiceti, più di rado è un Basidiomicete. La componente algale, invece, è un’alga verde unicellulare (Chlorophyceae) o un cianobatterio. Tra questi due organismi simbionti si instaura una relazione benefica per entrambi. Le alghe e i cianobatteri sono organismi autotrofi fotosintetici, dotati di clorofilla e, quindi, capaci, in presenza di luce, di sintetizzare zuccheri, a partire da anidride carbonica e acqua. Con le sue ife, quindi, il fungo estrae zuccheri, carboidrati e composti azotati indispensabili alla sua sopravvivenza. Le alghe ricevono in cambio acqua, minerali e protezione dal disseccamento.
Dunque, i licheni non crescono a spese del substrato su cui nascono, ma sono organismi vegetali autonomi, con un metabolismo che produce sostanze che i due componenti, isolati, non saprebbero sintetizzare. Erroneamente si crede che i licheni succhino la linfa delle piante, ma non è così.
Dove vivono i licheni
Grazie al meccanismo simbiotico, i licheni riescono a vivere su una moltitudine di superfici e ambienti. La loro grande adattabilità li contraddistingue come organismi pionieri, cioè in grado di colonizzare per primi ambienti e superfici inospitali per altri organismi vegetali, preparando il terreno al loro successivo insediamento.
L’ambiente ideale è quello caratterizzato da un clima temperato/mite, con elevata umidità ambientale. Tuttavia, è facile trovarli anche sui ghiacciai dell’Antartide, ai piedi di un vulcano o in una zona pressoché desertica.
Ne esistono diversi tipi e, a seconda del substrato specifico colonizzato, avremo i licheni: rupicoli (rocce), terricoli (terra), epifiti (tronchi e rami degli alberi), muscicoli (muschi) e foliicoli (foglie).
In ambiente urbano possiamo trovarli su muri, strade, tetti in laterizio, cuoio, vetro abbandonato. Lo sviluppo su un substrato dipende dalla composizione in termini di acidità, umidità e luminosità.
Forma e struttura
Altra particolarità dei licheni è che possono avere dimensioni e forme molto variabili. Basti pensare che alcuni sono quasi invisibili a occhio nudo, mentre altri estendono la loro superficie per molti metri. Il loro corpo vegetativo, visibile sul tronco degli alberi e altri substrati, prende il nome di tallo ed è variamente colorato (può infatti essere rosso, arancione, nero, giallo, verde, bianco, grigio). Questa variabilità è dovuta agli acidi lichenici che reagiscono con l’atmosfera. Può essere di diversi tipi:
- crostoso, di forma appiattita e perfettamente aderente al substrato, con superficie continua o coperta da areole di varia natura;
- foglioso, dall’aspetto simile a una foglia e meno aderenti al substrato. Si compongono di lobi di dimensioni variabili, con la superficie superiore diversa da quella inferiore. Sono i licheni più comuni;
- fruticoso, in cui il tallo che aderisce al substrato con la sola parte basale è pendente o eretto, con ramificazioni cespugliose (dette lacinie).
I licheni come bioindicatori
Negli ultimi anni è fortemente cresciuto l’interesse nei confronti di licheni per la loro funzione di bioindicatori. In pratica, osservandoli, si può stabilire il livello d’inquinamento di un ambiente. Queste formazioni vegetali, infatti, interagiscono con l’atmosfera e sono molto sensibili agli agenti inquinanti, poiché assorbono gas e sostanze tossiche.
L’anidride solforosa (SO2) è invece dannosa, giacché ne degrada la clorofilla e, di conseguenza, l’attività fotosintetica. Altre sostanze che evitano sono gli idrocarburi e gli ossidi di azoto. Questo è il motivo per cui i licheni sono praticamente scomparsi dagli ambienti urbani, molto inquinati e non più adatti alla loro sopravvivenza.
Ovviamente, spostandosi dalla città alla campagna e, infine, ai boschi, ne troviamo grande presenza.
In sostanza, queste loro caratteristiche, sono un campanello d’allarme che ci avverte del deterioramento di un ecosistema a causa dell’inquinamento ambientale.
1 commento
Grazie ,delle vostre informazioni