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La Metcalfa pruinosa è un parassita molto comune degli alberi e delle piante. È un insetto originario del continente americano, introdotto per sbaglio in Europa e presente in Italia ormai da oltre 30 anni.
La metcalfa è altamente polifaga, in grado di attaccare indistintamente oltre 200 specie vegetali.
La presenza sulle colture di questo parassita si riconosce facilmente per via l’abbondante produzione di melata, suo tratto distintivo. La melata è gradite alle api che, grazie ai suoi nutrienti, riescono a produrre con essa un ottimo miele. Questo rende la metcalfa un insetto d’interesse apistico, anche se, allo stesso tempo, è molto pericoloso per le specie botaniche che attacca.
In quest’articolo vediamo le caratteristiche della Metcalfa pruinosa, il suo ciclo di vita, i danni che provoca alle coltivazioni e i rimedi biologici per eliminarla.
Aspetto della Metcalfa pruinosa
La Metcalfa pruinosa è un insetto dell’ordine dei Rincoti Omotteri, facente parte della famiglia dei Flatidi.
Il suo aspetto è piuttosto bizzarro. Da adulta si presenta come una piccola farfalla, con le ali disposte quasi a “tetto” sopra l’addome.
Il colore degli occhi è molto appariscente, tende infatti all’arancione.
La livrea ha una colorazione che varia dal bianco-grigio al brunastro. Non è uniforme, ma con diffuse macchie irregolari.
Tutto il corpo della metcalfa è ricoperto da una patina cerosa, da qui il nome della specie pruinosa.
Comprese le ali la farfalla adulta non supera i 7-8 mm di lunghezza.
Caratteristica di questo parassita è il suo spiccato comportamento gregario, cioè l’attitudine a spostarsi e vivere in numerosi gruppi. Questo avviene sia con gli adulti, che con gli stadi giovanili.
Gli stadi giovanili
Gli stadi giovanili della Metcalfa pruinosa sono ninfa e neanidi. In queste fasi il parassita è molto piccolo, il colore è biancastro, e anche in questo caso l’aspetto è “ceroso”. Mentre l’adulto è facilmente riconoscibile, gli stadi giovanili richiedono un’osservazione al microscopio.
Le uova
Le uova di Metcalfa pruinosa sono di piccolissime dimensioni: circa 1 mm. Il colore è bianco e la forma ellittica.
Le specie colpite
Le specie botaniche d’interesse agrario che possono essere colpite dalla Metcalfa pruinosa sono più di 200. In particolare abbiamo:
- vite
- olivo
- agrumi (limone, arancio, chinotto, kumquat, ecc.)
- pomacee (melo, pero, cotogno, nespolo del Giappone)
- drupacee (pesco, susino, albicocco, mandorlo, ciliegio)
- fico
- kiwi
- fragola
- pomodoro
- fagiolo
- rosa
- alloro
- acacia
Danni causati della metcalfa
Il danno alle piante causato dalla Metcalfa pruinosa è dovuto alla sua attività trofica. Questa è esercitata tramite l’apparato boccale pungente e succhiante.
La nutrizione altro non è che sottrazione di linfa vitale alle piante. Questo avviene sia negli stadi giovanili, che adulti.
Le piante a cui viene sottratta la linfa inevitabilmente soffrono, mostrando deperimenti, soprattutto nella vegetazione.
Il danno più evidente, però, è quello dovuto all’abbondante produzione di melata, ossia una fastidiosa sostanza appiccicosa che imbratta le piante. Questa è dovuta alle abbondanti secrezioni cerose della Metcalfa pruinosa. Si tratta di un meccanismo simile a quello che degli afidi e della cocciniglia.
Quando si deposita su rami, foglie e frutti, innesca il formarsi di fumaggini, che ostacolano la regolare funzione fotosintetica delle piante. Ciò provoca la caduta anticipata delle foglie e, soprattutto, rovina le parti vegetali destinate al consumo.
I danni sono molto gravi in ambito florovivaistico. Le infestazioni di Metcalfa pruinosa, in questo settore, possono essere elevate. Essendo queste piante molto piccole, la produzione ne viene spesso totalmente compromessa.
Il miele e la metcalfa
C’è da sottolineare che la melata prodotta dalla Metcalfa pruinosa non ha solo aspetti negativi.
La componente zuccherina che contiene è infatti molto gradita alle api.
Queste bottinano e la riportano all’alveare trasformandola in un miele molto apprezzato per il suo sapore particolare.
L’estesa polifagia del parassita, il suo comportamento gregario, la tendenza a pullulare anche sulla vegetazione spontanea, fanno della Metcalfa pruinosa un insetto di indubbio valore e interesse per gli apicoltori.
Tuttavia, nel lungo periodo, visti i gravi danni alle colture arboree, bisogna essere prudenti nel giudicare positiva la sua presenza.
Ciclo di vita
La Metcalfa pruinosa compie una sola generazione all’anno. Dagli entomologi è definita una specie eterometabola e univoltina.
A partire dal mese di maggio le uova si schiudono ed inizia la fase giovanile. Questa prevede tre stadi d’età, uno di neanide e due di ninfa. Servono circa 45 giorni per arrivare allo stadio adulto.
La farfalla è osservabile da luglio a ottobre. A settembre è massima l’attività di accoppiamento e la deposizione delle uova. Quest’ultime vengono lasciate negli anfratti della corteccia o della vegetazione.
Ogni femmina di metcalfa è in grado di deporre fino a 60 uova.
L’inverno viene trascorso dall’insetto come uovo, che inizia a schiudersi nella primavera successiva. Dunque, la Metcalfa produce i suoi danni nel periodo compreso tra la tarda primavera e l’inizio dell’autunno.
Attività del parassita
Di giorno la Metcalfa pruinosa vive sui rami, in gruppi disposti in fila, che restano praticamente immobili se non disturbati.
Scattano però in volo al minimo segnale di pericolo.
Nelle ore notturne l’insetto si attiva, dando il via a una particolare dinamica di corteggiamento. Il maschio corteggia la femmina girandole a lungo intorno, con movimenti lenti e ripetuti.
Dopo di che, si pone di lato e in direzione opposta alla femmina pronto per l’accoppiamento.
Come eliminare la Metcalfa pruinosa
Per limitare le infestazione della Metcalfa pruinosa, il modo più semplice è tenere pulita la base delle piante dalle infestanti.
Questo insetto, infatti, ama proliferare nella gramigna e, in seguito, attaccare alberi e piante.
Una buona erpicatura o lo sfalcio periodico del manto inerbito consentono di evitare che la Metcalfa danneggi gli alberi da frutto.
Rimedi biologici
La Metcalfa pruinosa deve essere controllata nei mesi estivi. Per eliminarla dalle piante che attacca si possono usare:
- l’olio bianco minerale estivo
- il sapone potassico molle
Si tratta di prodotti efficaci, consentiti in agricoltura biologica, che trovate rispettivamente qui e qui.
Conviene effettuare prima il trattamento con l’olio bianco e, a distanza di una settimana, intervenire con il sapone molle potassico, che servirà per lavare via la melata residua e pulire la vegetazione dalla fumaggine.
Sono prodotti che non si usano contemporaneamente.
Se l’infestazione persiste, si può ripetere l’intervento dopo 20 giorni.
L’insetto antagonista
Nella lotta biologica alla Metcalfa pruinosa molto importante è stato negli ultimi anni l’uso dei suoi nemici naturali. In particolare, l’imenottero acuelato Neodryinus typhlocybae, insetto della famiglia dei Driinidi, si è dimostrato un antagonista efficace che anche nelle zone di origine è in grado di tenere sotto controllo il parassita.
Questo insetto parassitizza le uova di metcalfa ed è un ottimo predatore degli stadi giovanili.
In molte regioni italiane sono stati effettuati nel tempo dei lanci. Il problema per l’efficacia al 100% di questo tipo di lotta biologica è però la sproporzione tra la popolazione di Metcalfa pruinosa già presente sul territorio e quella dell’individuo antagonista.
Dunque sarebbero necessari molti lanci di Neodryinus typhlocybae per rimediare alle infestazioni, cosa non sempre possibile.
Ci sentiamo comunque di dire che questo tipo di strategia è ottima dal punto di vista ambientale, poiché evita di immettere sostanze nocive nell’ambiente.
Abbiamo visto come abbia già avuto successo con il cinipide del castagno e come la sperimentazione contro la cimice asiatica sia in fase avanzata.
Nei prossimi anni vedremo come si evolverà la situazione.
2 commenti
Articolo molto interessante!! Da qualche anno abito in una casa con un grande giardino con siepie di viburno e, regolarmente ogni anno, vengono attaccate da pidocchi e metcalfa (grazie a voi e a internet in generale ho potuto documentarmi molto!). Generalmente non ho mai avuto molto tempo per starci dietro e sistemarela vegetazione ma, da questo inverno, metterò in atto delle misure di prevenzone, tipo eradicare la gramigna, almeno dove posso! Grazie per i vostri preziosi suggerimenti, per me siete un punto di riferimento! Al prossimo articolo e buon lavoro!
Grazie mille Marika. Siamo contenti di poterti essere utili. 🙂