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L’alaterno è un tipico arbusto spontaneo della nostra macchia mediterranea. È una pianta molto importante dal punto di vista forestale, in quanto è in grado di ripopolare facilmente le zone colpite dagli incendi.
Si tratta di un arbusto molto rustico, che si presta a essere coltivato sui terreni più poveri e difficili per le altre colture. Inoltre, è una specie di elevato pregio ornamentale, che vale la pena di riscoprire e valorizzare.
In quest’articolo conosceremo le caratteristiche botaniche e le tecniche migliori per coltivare l’alaterno. Inoltre, ne vedremo i possibili utilizzi.
Altri nomi dell’alaterno
L’alaterno, nome scientifico Rhamnus alaternus, è una specie arbustiva sempreverde appartenente alla famiglia botanica delle Rhamnaceae.
È conosciuto anche con altri nomi comuni, quali: ranno lanterno, linterno, purrolo, legno puzzo.
La denominazione botanica Rhamnus deriva dal termine greco Rabdos=bastoncino, a sottolineare l’estrema flessibilità dei rami della pianta. Alaternus invece è riferito alla disposizione alterna del fogliame.
La pianta di alaterno
L’alaterno è una pianta con portamento arbustivo-cespuglioso, che non supera i 6-8 metri di altezza L’ampiezza della chioma arriva invece fino a 2 m.
Il legno
La corteccia del fusto è molto spessa, di colore marroncino, e con l’età tende a screpolarsi.
Il legno fresco di questa pianta ha un odore piuttosto sgradevole, per questo il soprannome di “legno puzzo”.
Le ramificazioni sono molto flessibili, disposte sul fusto in maniera disordinata, di colore rossastro.
Le foglie
Le foglie dell’alaterno sono coriacee, sparse sui rami, con margine seghettato e una pronunciata nervatura centrale. Hanno forma ellittica.
La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore è invece più chiara.
I fiori
L’alaterno è una pianta dioica, ossia i fiori maschili e quelli femminili si trovano su piante diverse. Sono fiori disposti in piccoli grappoli all’ascella delle foglie, pentameri, di 3-4 mm di diametro, con calice giallo-verdastro. I sepali sono eretti nei fiori femminili, riflessi in quelli maschili. L’impollinazione è entomofila.
La fioritura avviene tra febbraio e maggio ed è molto gradita alle api e agli altri insetti impollinatori. Dunque, l’alaterno è una pianta mellifera.
I frutti
Dai fiori si formano i frutti, delle drupe rosse, nere a maturità, di forma obovoide, lunghe dai 3 ai 7 mm, contenenti in genere 3 semi. Questi sono di forma ovale e lunghezza di circa 4 mm. I frutti giungono a maturità in piena estate, tra luglio e agosto.
Varietà particolare di alaterno
Molto interessante e di elevato pregio ornamentale è la varietà di alaterno Argenteovariegatus. Questa porta fogliame variegato, con le foglie marginate di colore bianco-crema.
Nella parte interna del lembo fogliare si distinguono più tonalità di verde.
Rispetto alla specie tipo, la pianta ha una crescita più compatta e contenuta (2-3 m di altezza al massimo).
Habitat e distribuzione geografica
Come detto, l’alaterno è un albero caratteristico della macchia mediterranea, analogamente ad altre specie che abbiamo già trattato, come il lentisco e l’erica arborea.
Gradisce in modo particolare le colline che affacciano sul mare; le zone rocciose e aride, in forte pendio o ai margini del bosco; il greto dei ruscelli costieri.
Lo troviamo a un’altitudine compresa fra il livello del mare e i 700 m.
Nel nostro Paese lo si trova allo stato selvatico su tutto il territorio nazionale, in modo particolare in Liguria, nelle isole, lungo l’appennino romagnolo, in Garfagnana e Lunigiana. È una specie naturalizzata sui laghi di Garda e di Como.
Come coltivare l’alaterno
Coltivare l’alaterno non è difficile, giacché è una pianta estremamente rustica, in grado di resistere sia alla siccità, che al freddo invernale.
È una specie eliofila, vale a dire che ha bisogno di molta luce per vegetare bene. Per questo preferisce le posizioni soleggiate, anche se è tollerante alla mezz’ombra.
Si tratta di un arbusto perfetto da coltivare in prossimità della costa, in quanto resiste molto bene alla salsedine portata dai venti.
Terreno e irrigazione
In natura l’alaterno cresce di solito sui terreni calcarei e rupestri, anche molto compatti. Si adatta però bene anche ad altri tipi di suolo, indifferentemente, con pH acido o alcalino.
Non ha particolari esigenze idriche, l’acqua serve solo dopo i primi mesi dalla messa a dimora.
Le piante in piena terra, se ben affrancate, resistono anche a lunghi periodi di siccità.
Semina
L’alaterno si riproduce tipicamente da seme. Dopo la maturazione totale dei frutti, che avviene in pieno autunno, la bacca viene spolpata e da qui recuperati i semi.
Questi devono esser fatti asciugare e messi in contenitori ermetici e a bassa temperatura, dove riescono a conservare a lungo un’ottima percentuale di germinabilità.
La semina si effettua all’aperto e in pieno autunno, sfruttando le condizioni ambientali freddo-umide per rimuovere naturalmente la dormienza.
Quando poi le temperature salgono intorno ai venti gradi, avviene la germinazione.
Si possono quindi interrare i semi in un vaso lasciato all’aperto e aspettare che la natura faccia il proprio corso.
Crescita delle piantine
Per favorire la crescita, le giovani piantine di alaterno andrebbero tenute all’ombra durante la prima estate, tenendo sempre ben umido il terriccio.
Le piantine da seme sono pronte al trapianto dopo circa due anni di crescita in vaso.
Propagazione per via vegetativa
Se si vuole coltivare l’alaterno è possibile riprodurlo anche per via vegetativa, con la tecnica della talea.
Si prelevano dalla pianta madre talee apicali di tipo semilegnoso nei mesi di luglio e agosto. Oppure talee legnose nei mesi autunnali.
La radicazione della talea andrebbe effettuata in un ambiente protetto, possibilmente
con riscaldamento basale durante il primo inverno.
Potatura dell’alaterno
La pianta di alaterno resiste molto bene alle potature, anche se sono drastiche ed errate.
In genere ricaccia rapidamente nuovi getti da gemme localizzate su rami e colletto (succhioni) o sulle radici (polloni), con un rapido accrescimento.
L’arbusto può quindi essere modellato a nostro piacimento per fini ornamentali, con la potatura che si fa tipicamente in autunno.
Vista la sua grande plasticità, l’alaterno viene utilizzato dai giardinieri per formare siepi.
Parassiti e malattie
Se decidiamo di coltivare l’alaterno in giardino, attenzione agli attacchi di agenti patogeni fungini e alla presenza dei parassiti.
Agenti patogeni fungini
Tra i funghi che possono colpire la pianta ci sono:
- Armillaria mellea;
- Phytophthora spp., responsabile del marciume del colletto;
- Cercospora rhamnii, C. aeruginosa e Phyllosticta rhamni, che provocano maculature fogliari sulla parte aerea;
- Puccinia coronata, responsabile della ruggine del Rhamnus, malattia che si presenta con pustole polverulente di colore arancione sulle foglie;
- Microsphaera alni, che provoca il mal bianco dell’alaterno, che a sua volta causa malformazione e caduta precoce delle foglie. Si presenta con macchie bianche e cotonose nella pagina superiore delle foglie.
Parassiti
Tra gli insetti parassiti che possono aggredire l’arbusto abbiamo:
- l’oziorrinco, che danneggia le foglie e le radici;
- i tripidi, che causano evidenti malformazioni delle foglie.
- gli afidi, che provocano la successiva fumaggine.
Utilizzi dell’alaterno
Sono numerosi gli utilizzi dell’alaterno. Innanzitutto sottolineiamo l’importanza in ambito forestale, grazie alla spiccata attitudine colonizzatrice. L’alaterno si diffonde facilmente in terreni difficili (scoscesi, rocciosi, compatti). È una specie in grado di resistere bene agli incendi, avendo una grande capacità di ricaccio dalla ceppaia, allorché il fuoco distrugga la parte aerea.
Inoltre è una pianta mellifera, in grado di fornire polline e nettare alle api.
Può essere considerata una pianta medicinale, usata nell’industria farmaceutica per la produzione di lassativi. Inoltre ha effetti antiossidanti (è stato documentato un raro caso in cui la pianta si è rivelata tossica).
A livello industriale, da foglie e rami freschi viene estratto un pigmento giallo-aranciato impiegabile nel tessile.
In artigianato si utilizza il legno della pianta, molto duro ma flessibile, ottimo per piccoli lavori al tornio.
3 commenti
Ho appena scoperto il vostro blog; complimenti per i contributi ben fatti! Su erica arborea, nella mia esperienza, e molto difficile a fare talee, e non trovo la pianta in commercio in Italia. Cosi come non si trovano chi vende alcune altre piante mediterranee spontane di interesse per il giardino secco, vedi lonicera etrusca, erica multiflora per nominare solo due. Ciao e buon lavoro.
Grazie mille, Thomas 🙂
Ottime informazioni, grazie! Buon lavoro a tutti!