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I tripidi sono dei piccoli insetti che possono provocare gravi danni alle colture ortive e ornamentali. I problemi degli attacchi dei tripidi si hanno sia nelle colture protette, quindi in serra, ma anche in campo aperto.
La difficoltà nel riconoscimento e nella difesa biologica delle piante è che questi insetti si nascondono molto bene tra i fiori e la vegetazioni. Spesso, quando ci si accorge dei danni provocati, è oramai troppo tardi per intervenire. Occorre, quindi, una puntuale attività di monitoraggio. Come se non bastasse, questi insetti possono essere vettori per gravi virosi.
In quest’articolo vediamo quali sono le specie di tripidi più presenti sul nostro territorio. In più, studiamo come rilevare la loro presenza nei campi e come procedere alla difesa biologica, senza usare pesticidi chimici.
Specie di tripidi
I tripidi sono degli insetti dell’ordine dei Tisanotteri. Nel nostro paese sono due le specie più preoccupanti per le colture ortive e ornamentali, vale a dire:
- Frankliniella occidentalis o tripide dei fiori;
- Thrips tabaci o tripide degli orti.
Le famiglie di piante più a rischio d’infestazioni di tripidi sono:
- Solanacee (pomodoro, melanzana, peperone);
- Liliacee (aglio, porro, cipolla);
- Cucurbitacee (zucchine, zucca, cetrioli, meloni);
- Alcune floricole (crisantemo, geranio, garofano, rosa, ciclamino, poinsettia);
- Cannabis sativa;
- Pomacee (melo, pero, nespolo comune);
- Drupacee (albicocco, pesco, susino, mandorlo, ciliegio).
Vediamo ora le caratteristiche e il ciclo biologico delle due specie di tripidi citate e le strategie di difesa biologica.
Frankliniella occidentalis
Ciclo biologico
Il tripide Frankliniella occidentalis è di dimensioni molto piccole. E’ originario degli Stati Uniti e ha iniziato a diffondersi in Europa sul finire degli anni ’80.
Essendo l’adulto lungo al più 1 mm, lo si può osservare bene solo al microscopio elettronico (ecco alcuni modelli economici).
Può avere una colorazione variabile, a seconda dello stadio del ciclo biologico in cui si trova.
I tripidi di questa specie che appaiono in primavera-estate. Sono di colore ocraceo, con delle striature sulla parte dorsale. Gli insetti svernanti sono più scuri, mentre quelli molto giovani sono più chiari. La fase svernante avviene allo stadio adulto, nel terreno oppure negli anfratti delle strutture (serre).
La ripresa del ciclo si ha a fine inverno nelle serre, con i primi caldi in campo aperto. Nelle giuste condizioni può arrivare fino a 6-7 generazioni l’anno.
Danni causati
I danni che i tripidi Frankliniella occidentalis provocano sono di duplice natura. Derivano infatti sia dalle punture trofiche di nutrizione, che dall’attività di ovideposizione.
Sulla vegetazione vengono causate delle evidenti depigmentazioni color argento, che all’inizio si notano poco, poi tendono a necrotizzare. Il lembo delle foglie si arrotola su se stesso e dissecca. Queste particolari reazioni sono dovute a sostanze tossiche presenti nella saliva del tripide occidentale.
L’attività di ovideposizione invece provoca gravi deformazioni dei tessuti colpiti.
La Frankliniella occidentalis ama agire all’interno del fiore, perciò oltre che dannosa è difficile da individuare.
Questo insetto è il vettore della virosi del pomodoro nota come bronzatura fogliaria (Tomato Spotted Wilt Virus – TSWV).
Tripide degli orti
Ciclo biologico
Il tripide degli orti, Thrips tabaci, è la specie più nota e diffusa nel nostro Paese.
L’insetto adulto può arrivare fino a 2 mm di lunghezza ed è di colore molto chiaro. Si distingue dal Frankliniella occidentalis per via delle tipiche ali allungate, molto strette e frangiate.
Questi tripidi svernano nel terreno e riprendono la loro attività in primavera. La loro massima presenza si ha nei mesi estivi, quando la massiccia presenza ci fa temere vere e proprie infestazioni.
Possono agire sia in serra, che in pieno campo.
In media compiono 7-8 generazioni l’anno, ma nelle zone più calde, possono anche arrivare a 15.
Danni causati
Il danno causato dal tripide degli orti è dovuto per lo più all’attività trofica, con le punture di nutrizione.
Sulle foglie si presentano delle tipiche macchie color argento, precedute da alterazioni clorotiche, a cui seguono vistose punteggiature necrotiche.
Sui fiori le punture provocano gravi deformazioni e perdite di colore.
A seconda dell’entità dell’attacco si possono verificare dei disseccamenti sugli organi della pianta colpiti.
Come danno indiretto c’è da segnalare il rallentamento dell’attività metabolica della pianta, a causa della riduzione degli scambi gassosi. Conseguenza di ciò è il rallentamento della fotosintesi.
A livello estetico si possono anche notare le numerose deiezioni dei tripidi, che imbrattano la vegetazione.
Come monitorare la presenza dei tripidi
Per difendere le piante dagli attacchi dei tripidi, il primo passo da fare è un’attenta attività di monitoraggio. Le foto che vi abbiamo mostrato, infatti, sono scattate con potenti zoom. Ad occhio nudo i tripidi sono insetti difficili da notare.
Il miglior sistema per effettuare il monitoraggio della presenza di tripidi è l’uso delle trappole cromotropiche, in particolare quelle blu.
Vanno posizionate all’inizio e al centro dei filari di coltivazione, alle media di una ogni 10 mq.
Nelle colture protette si possono sistemare delle apposite strisce continue, con un’intensità di rilevamento maggiore.
In generale, la trappola cromotropica ci dà l’indicazione sull’intensità e la presenza dei tripidi. Di conseguenza, suggerisce all’agricoltore il momento migliore per intervenire.
Le trappole cromotropiche blu per monitorare i tripidi le trovate qui.
Bisogna precisare che le trappole, da sole, non garantiscono però la cattura massale. Per questo motivo, per un’efficace difesa biologia dai tripidi, è necessario integrare con ulteriori rimedi.
La difesa biologica dai tripidi
Insetti utili
Visti i gravi danni provocati dai tripidi nelle coltivazioni, la biotecnologia ha cercato d’individuare degli insetti utili per contrastare in modo del tutto naturale e senza rischi questi pericolosi parassiti.
I migliori risultati finora si sono avuti con:
- Orius laevigatus, insetti dell’ordine dei Rincoti, molto efficaci per il controllo dei tripidi, essendo predatori attivi di tutte le forme mobili;
- Amblyseius cucumeris, un acaro fitoseide che si nutre delle uova in fase di schiusura e del primo stadio larvale dei tripidi.
Il lancio controllato degli insetti utili è molto efficace in serra, dove c’è una minore dispersione. In campo aperto ci sono evidenti difficoltà d’applicazione.
L’introduzione d’insetti utili è una soluzione da valutare con attenzione per chi i coltivatori professionali. Un po’ meno per chi pratica orticoltura in forma hobbistica.
Nematodi entomopatogeni
Un metodo innovativo di difesa biologica per i danni provocati dai tripidi, è l’uso dei nematodi entomopatogeni, di cui vi abbiamo parlato studiando l’oziorrinco.
I nematodi sono dei microrganismi, invisibili ad occhio nudo, in grado di parassitizzare le larve di molte specie d’insetti che vivono nel terreno o sulle piante che attaccano.
I nematodi entomopatogeni possiedono solo azione larvicida. Attaccano dunque solo le larve dell’insetto bersaglio e le forme adulte dei tripidi non vengono parassitizzate.
Sono del tutto innocui per la vegetazione e non penetrano in parti vegetali sane della coltura. Malgrado ciò, raggiungono i tripidi dove questi hanno compiuto il danno sulla vegetazione.
La specie di nematode efficace contro i tripidi si chiama Steinenernema feltiae (la trovate qui).
Viene venduta in forma inerte, in un semplice sacchetto. Alla vista sembra una polvere, i microorganismi vengono attivati a contatto con l’acqua.
Per assicurare l’efficacia del trattamento con i nematodi, bisogna agire alla comparsa dei primissimi insetti adulti. In questo modo colpiremo le larve non ancora evolute.
E’ indispensabile un’accurata bagnatura della vegetazione, da effettuarsi magari di sera, in modo da non far asciugare subito la soluzione.
Per le corrette modalità d’applicazione occorre comunque seguire le indicazioni riportate in etichetta del prodotto.
Azadiractina
Tra i prodotti consentiti in agricoltura biologica, quello impiegabile nella lotta contro i tripidi che ha dimostrato maggiore efficacia è l’azadiractina, il principio attivo dell’olio di neem.
L’azione sui tripidi dell’azadiractina consiste nel bloccare lo sviluppo degli insetti allo stadio giovanile, con la cosiddetta azione juvenizzante.
L’azadiractina interferisce con il sistema ormonale dei tripidi, provocando un effetto chitino-inibitore basato sul blocco dell’ecdisone. Tale azione causa nel tripide un’alterazione, non consentendo la formazione dell’insetto adulto.
Il principio attivo agisce sia per ingestione che per contatto. Anche in questo caso è necessario una forte bagnatura della vegetazione.
Un ottimo prodotto lo trovate qui.
3 commenti
Ottimo articolo, molto utile. Proverò con l’olio di Neem sui peperoni del mio orticello fortemente colpiti dal parassita. Grazie.
Ottimo articolo grazie.
Un unico appunto: “microscopio elettronico” per osservare oggetti dell’ordine di 1 mm? Semmai “ottico”, come da link ad alcuni modelli su Amazon.
Saluti
Danilo, Roma
Grazie 🙂