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La mosca della frutta (Ceratitis capitata), nota anche come mosca mediterranea della frutta, è uno degli insetti più dannosi per i frutteti. E’ presente dall’area del bacino del Mediterraneo fino all’Europa Centrale, già da molti anni.
Questo insetto non è da confondere con la mosca orientale della frutta, sbarcata da poco nel Vecchio continente e di cui vi abbiamo parlato in precedenza.
La “classica” mosca della frutta è un insetto molto polifago, ossia che attacca diverse colture.
Produce danni soprattutto sulle Drupacee come pesco, susino, albicocco, mandorlo e ciliegio. Ma colpisce anche le Pomacee, ad esempio melo, pero, cotogno, nespolo comune, nespolo del Giappone, sorbo domestico, azzeruolo). Può adattarsi sugli agrumi (limone, arancio e altri). Ma colpisce anche altre piante, come kaki, fico, fico d’india, fragole, kiwi, giuggiolo e su tante altre colture minori.
In quest’articolo, descriviamo le caratteristiche fisiche dell’insetto, i danni che può provocare ai frutti e, soprattutto, mostriamo come prevenirli con rimedi consentiti in agricoltura biologica.
Come identificare la mosca della frutta
La mosca della frutta è un insetto appartenente all’ordine dei Ditteri, famiglia dei Tripetidi.
Si tratta di un piccolo moscerino, in media lungo dai 4 ai 6 mm. L’insetto adulto ha sul capo due evidenti occhi di colore rossastro e iridescenti.
Il torace ha una colorazione nerastra, con delle macchioline bianche che formano un caratteristico disegno.
Le ali sono lunghe e membranose, con delle macchie di colore giallo-ocraceo.
L’addome è di forma tondeggiante e termina a punta; è di colorazione giallo-arancio, con evidenti barre trasversali grigio-argentee.
L’uovo è di forma allungata, di dimensioni microscopiche, colore bianco lucente. La femmina depone molte uova nella cavità fatta all’interno dei frutti dall’organo ovopositore.
Le larve della mosca della frutta sono apodi, di forma allungata e sub-conica, con un restringimento verso il capo. La colorazione è bianco-giallastra.
Le larve appena nate sono lunghe poco meno di un millimetro e sono difficili da vedere ad occhio nudo. La larva matura, invece, è lunga ed evidente, fino a 7-9 mm.
La pupa, che deriva dalla mutazione della larva matura, viene protetta all’interno del pupario, consistente in una capsula ellittica, lunga 4-5 mm, di colore rossastro.
Ciclo biologico della mosca della frutta
Di norma, la mosca della frutta preferisce svernare nel terreno sotto forma di pupa. Di rado, nelle zone più calde, ad esempio Nord Africa, più ancora più di rado in Sicilia, può affrontare l’inverno come insetto adulto. In questo caso il suo ciclo biologico è continuo.
In Italia, in genere, il primo sfarfallamento delle mosche adulte si ha nei mesi di maggio e giugno.
Le femmine ovidepongono nei frutti del periodo, di solito le Drupacee.
Come accennato, la femmina della mosca della frutta ha un organo ovopositore affilato, capace di penetrare anche in un frutto duro.
Da qui, ha inizio la prima generazione.
In condizioni ambientali normali, l’intero ciclo di vita dell’insetto si conclude in 20-30 giorni. Alla prima generazione ne possono seguire 6-7, nelle regioni meridionali, dove l’insetto si sposta sulle Pomacee e poi sugli agrumi. Nelle regioni settentrionali, dove le condizioni ambientali sono di solito meno favorevoli, la mosca della frutta compie di solito 3-4 generazioni. E’ anche vero che, oggi, con l’innalzarsi delle temperature, può arrivare anche a 5.
Danni alle colture
Al contrario di altri insetti che attaccano anche le parti vegetali della pianta, i danni della mosca della frutta si concentrano sui frutti.
Questi sono dovuti in primo luogo alle punture di ovideposizione, che nei frutti provocano la comparsa di aree molli e, in seguito, marcescenza del frutto.
Il danno più grave è dovuto all’attività trofica delle larve, che crescono all’interno della polpa, provocandone il disfacimento.
Il frutto a questo punto è esposto all’azione di agenti fungini, che apportano ulteriori danni, causando la degenerazione del frutto.
I frutti colpiti sono soggetti a cascola.
Come prevenire la mosca della frutta
La prevenzione agronomica dalla mosca della frutta deve seguire regole di buon senso.
Innanzitutto, bisogna capire se il nostro areale di coltivazione è soggetto a questo parassita. Questa informazione si può ottenere consultando i servizi fitosanitari regionali.
Se la nostra zona è a rischio, bisognerebbe in primo luogo evitare di associare più colture differenti soggette alla mosca.
Altro rimedio agronomico è quello di effettuare una leggera erpicatura in impianti danneggiati in precedenza. Nel periodo invernale, infatti, aprire la terra in superficie ed esporla agli agenti atmosferici, permette di eliminare il maggior numero possibile di pupe presenti nel terreno.
Come eliminare la mosca della frutta in maniera biologica
Le trappole per le mosche della frutta rappresentano il primo passo per una difesa biologica efficace. La loro utilità sta innanzitutto dall’attività di monitoraggio. L’uso di trappole cromotropiche, infatti, ci permette di individuare la presenza dell’insetto e correre ai ripari per tempo. Per questa tipologia d’insetto servono le trappole gialle, che potete trovare qui.
Una volta verificata la presenza della mosca, si può agire in diversi modo.
Spinosad
Dopo i primi sfarfallamenti di mosca della frutta, si possono eseguire dei trattamenti, usando lo Spinosad, insetticida naturale consentito in agricoltura biologica.
In pratica si formano delle esche proteiche con il prodotto, miscelando 1 litro di prodotto in 4 d’acqua. La distribuzione è da fare usando pompe a spalla con getto unico e ugello singolo, formando chiazze di 30-40 cm. L’efficacia di questo intervento è di 8-10 giorni in assenza di precipitazioni.
Piretro
In alternativa allo Spinosad si può usare il piretro (anche miscelato con un olio vegetale). Questo prodotto potete trovarlo qui.
Cattura massale
Altro tipo d’intervento è quello della cattura massale, con specifiche trappole come queste.
In sostanza, si usano normali bottiglie in plastica, da chiudere con uno speciale tappo giallo brevettato, di nome Tap-Trap. Si tratta di una bio-trappola generica molto semplice, ma efficace. E’ utile per la cattura massiva di molti insetti nocivi volanti. Tap-Trap usa una comunissima bottiglia di plastica come contenitore di sostanza attraente (esca, ad esempio Spinosad e proteine idrolizzate).
Le bottiglie rimarranno integre, non occorrerà tagliarle o praticarvi fori. Inoltre, grazie al sistema brevettato non si riempiranno d’acqua durante le piogge. In questo modo l’acqua non annullerà l’efficacia dell’esca.
Le bottiglie andranno riempite con 0,3 litri di soluzione al 10% di esca e verranno appese nel lato sud del frutteto. L’intensità è di 25 trappole per ettaro.
1 commento
Molto interessante quest’anno intendo usare il metodo con le bottiglie per le olive e per le albicocche