Indice dei contenuti
Se vi state chiedendo come coltivare porri nell’orto domestico utilizzando solo tecniche biologiche, questo è l’articolo giusto per voi. Il porro, nome scientifico Allium porrum, è una coltivazione erbacea appartenente alla famiglia delle Liliaceae. Possiede caratteristiche simili alla cipolla e, come la cipolla, è un ortaggio sano e gustoso. In cucina è molto apprezzato per il suo particolare aroma e viene consumato in diversi periodi dell’anno. Vediamo in questo articolo quali sono le peculiarità della coltivazione del porro. Quali le diverse varietà, le stagioni ideali per la coltivazione in pieno campo e le tecniche colturali necessarie per aumentarne la qualità.
Ma andiamo per ordine e partiamo come sempre dalla caratteristiche della pianta.
Il porro
Come la cipolla e l’aglio, anche il porro è un ortaggio di antica tradizione. Coltivare porri, infatti, era già molto diffuso nelle antiche civiltà Egizia e Romana.
I porri sono una coltura biennale, coltivata però nell’orto seguendo un ciclo annuale. Nel primo anno, infatti, si formano i caratteristici steli carnosi. In quello successivo, se i porri non vengono raccolti e lasciati vegetare, si sviluppano gli scapi fiorali. Questi fioriscono all’inizio dell’estate e producono il seme, di color nero lucente.
La pianta ha un apparato radicale di tipo fascicolato, con numerose e fitte radici che scendono fino a 50 cm.
Le foglie sono di color verde chiaro, piane e allargate. Sono disposte a ventaglio in due serie opposte, e formano, con le loro guaine nella parte inferiore, uno stelo ingrossato e biancastro.
Lo stelo è anche detto falso bulbo. E’ allungato e ha la forma di un cilindro. La sua lunghezza è compresa tra i 20 e i 40 cm. E il diametro è tra i 2 e 4 cm, a seconda della varietà.
Questo stelo carnoso è la parte edibile dell’ortaggio. A completo sviluppo, specialmente se correttamente imbianchito, il suo sapore è gradevole e delicato, simile alla cipolla, ma più dolce.
Le varietà di porri
Se decidiamo di coltivare porri nell’orto domestico, esistono diverse varietà tra cui scegliere. Queste si distinguono soprattutto per le dimensioni e la consistenza dello stelo. Vediamo quali sono le più diffuse:
- Grosso corto d’estate, dal ciclo precoce e con un rapido sviluppo
- Mostruoso di Carantan, a stelo corto e grosso, molto tenero e saporito
- Gigante d’inverno, molto vigoroso e con stelo grosso
- Invernale di Parigi, a stelo tipicamente molto lungo e bianco
- Zampa di elefante, con uno stelo assai grosso e perfettamente bianco.
Come coltivare porri
Il clima
Coltivare porri è piuttosto semplice, soprattutto se si considera la capacità di quest’ortaggio di resistenza alle diverse condizioni climatiche. A seconda della varietà e del ciclo colturale prescelto, si adatta bene sia al clima temperato-caldo, che a quello temperato freddo.
La scelta del periodo, semina diretta o trapianto?
Nel momento in cui decidiamo di coltivare porri, dobbiamo capire bene i tempi di semina diretta o trapianto delle piantine.
Il seme del porro ha un tempo di germogliamento abbastanza lungo. Servono circa due mesi dalla semina in semenzaio alla formazione di una giovane piantina pronta per il trapianto. Questo influirà anche sull’epoca della raccolta, che può essere estiva, autunnale o invernale.
Per raccogliere in estate dobbiamo seminare in semenzaio riscaldato nei mesi di dicembre-gennaio, in modo da trapiantare nell’orto in marzo-aprile.
Per la raccolta autunnale si semina in semenzaio all’inizio della primavera.
Infine, per avere una raccolta invernale, il momento della semina è nei mesi di maggio-giugno.
Le semine, quindi, possono essere scalari da dicembre a giugno.
Questo tempo così lungo, spesso fa propendere il contadino per l’acquisto di piantine già formate in vivaio. In genere si scelgono con una lunghezza di 20-25 cm, in modo da procedere direttamente al trapianto.
Terreno e concimazione
Il terreno più adatto per coltivare porri è quello di medio impasto, sufficientemente fresco e con buone capacità di drenaggio. La concimazione può essere fatta un mese prima del trapianto previsto, aggiungendo al terreno del letame molto maturo. Sono da evitare concimazioni con letame ancora fresco. In alternativa, si può utilizzare prima del trapianto il risultato del compostaggio domestico.
Distanze di trapianto ed irrigazione
Coltivare porri richiede il rispetto di brevi distanze. Tra una pianta e l’altra sulla fila devono esserci 15-20 cm. Tra una fila e l’altra, invece la distanza aumenta a 30-40 cm.
L’irrigazione, da effettuare preferibilmente con impianto a goccia, è necessaria, soprattutto per coltivare porri nel periodo primaverile ed estivo. Chiaramente nei mesi autunnali ed invernali la necessità idrica si riduce notevolmente.
Cure colturali
Coltivare porri richiede un ciclo medio-lungo durante il quale sono necessarie determinate cure colturali.
Ad esempio, ad un certo punto sarà necessario effettuare una sarchiatura, finalizzata all’eliminazione delle erbe infestanti. A questa segue una prima rincalzatura, operazione necessaria per l’imbianchimento dello stelo. Un ulteriore rincalzatura andrà effettuata circa un mese prima della raccolta prevista. La terra rincalzata, come abbiamo visto per un’altra importante cultivar, quella del finocchio, evita le successive sarchiature. Inoltre facilita l’ingrossamento dello stelo e lo rende bianco, tenero e saporito (imbianchimento).
Raccolta ed utilizzi
La raccolta del porro avviene in maniera scalare, estirpando le piantine gradualmente, a seconda delle proprie necessità. I porri si possono consumare crudi, ma anche lessati e conditi con olio di oliva extravegine, peperoncino e sale.
Queste sono le modalità d’utilizzo più semplici. Naturalmente esistono tante sfiziose ricette con i porri, e altre ancora potete inventarle con un po’ di fantasia.
Difesa biologica antiparassitaria
Purtroppo, se si decide di coltivare porri, bisogna sapere che alcuni parassiti, probabilmente, minacceranno le nostre piante. Il più temibile è sicuramente il nematode dei bulbi e degli steli Ditylenchus dipsaci, di cui vi abbiamo ampiamente parlato in passato. Se si riscontra la presenza di questo parassita, prima di procedere a qualsiasi nuova coltivazione è opportuno effettuare un sovescio di brassicacee.
Altri parassiti animali temibili per la la nostra coltura di porri sono la tignola del porro (Acrolepia assectella) e la mosca della cipolla (Hylemia antiqua). Per questi insetti si può intervenire con trattamenti biologici a base di bacillus thuringiensis, quando gli insetti si trovano negli stadi larvali.
A livello di malattie crittogamiche è necessario tenere sotto controllo l’oidio e la peronospora del porro (Phitophtora porri). Oltre a trattamenti a base di macerato d’ortica e bicarbonato di sodio, se l’attacco della malattia è in uno stadio avanzato si può intervenire cimando la pianta alla base. La pianta, infatti, ha la capacità di rigenerarsi, anche se questo richiederà un certo periodo di tempo.
2 commenti
La rincalzatura dei porri ha come scopo l’imbiancimento, ma purtroppo potrebbe comportare l’inclusione di terra nel corpo del porro stesso.
Non potrebbe essere sostituita con qualche altra tecnica che sortisca lo stesso effetto?
Io sto sperimentando l’inserimento di un tubo di cartone e parallelamente di un tubo di plastica plastica sul porro lasciando uscire solo la sommità delle foglie.
Sembra che tutto proceda bene; devo però riconoscere che questa tecnica sarebbe improponibile ad un coltivatore che ha centinaia (se non migliaia) di piante.
Io la stò sperimentando solo su 20 piante di un orticello famigliare, al massimo – se va male – i porri li comprerò
Grazie infinite per gli utili consigli