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La criocera del giglio (Lilioceris lilii) è un insetto appartenente all’ordine Coleoptera, famiglia Chrysomelidae, sottofamiglia Criocerinae. È la specie di criocera più comune nel nostro Paese, nota anche come criocera del giglio bianco. Tuttavia ne esistono altre specie di rilevanza agraria, a cui faremo cenno nell’articolo.
Questi piccoli insetti parassiti compiono danni abbastanza gravi sulle piante di giglio coltivate nei giardini. È importante, quindi, riconoscerli per tempo, così da intervenire in maniera adeguata con prodotti consentiti in agricoltura biologica.
Descrizione della criocera del giglio
Il Lilioceris lilii è un piccolo coleottero di forma snella e allungata, che a pieno sviluppo misura 6-8 mm di lunghezza. È facile da riconoscere, in quanto ha il protorace e le elitre di colore rosso vivo. Il capo, le antenne, le zampe e la parte ventrale del corpo sono invece completamente nere.
Larva
Le larve della criocera del giglio sono di colore giallo aranciato, con capo nero e zampe brune. Torace e addome presentano piccole aree sclerificate, presenti su ciascun segmento e disposte in serie regolari. Sopra le anche delle zampe posteriori è presente una coppia di placche anch’esse sclerificate. L’aspetto è tondeggiante, ricorda molto quello della più famosa dorifora della patata. A maturità, le larve di questa criocera misurano 8-10 mm di lunghezza.
Uova
L’uovo è di forma cilindrica, ed è arrotondato ai due poli. Il colore è giallo-rossastro nel momento della deposizione, bruno in seguito. Le dimensioni sono di 1 x 0,4 mm.
Piante attaccate dalla criocera del giglio
Come suggerisce il nome, la criocera vive a spese delle piante di giglio, in particolare quello bianco (Lilium candidum). Ovviamente non sono risparmiate le altre specie di questa pianta bulbosa (Lilium aurantum, giganteum, regale, tigrinum ecc). Altre piante colpite dalla criocera Lilioceris lilii sono il mughetto (Convallaria majalis) e l’emerocallide.
Danni alle piante
Le criocere adulte danneggiano i gigli compiendo erosioni sulle foglie, in particolare erodendo il lembo. Le larve compiono il danno più grave andando a divorare ampie porzioni della corolla dei boccioli fiorali e il parenchima delle foglie.
Altre specie di criocera
Come accennato, Lilioceris lilii è la criocera più comune e diffusa in Italia. Ne esistono altre specie degne di menzione, il cui ciclo vitale e la difesa biologica sono assimilabili a quello della criocera del giglio.
In particolare abbiamo:
- Crioceris asparagi (criocera dell’asparago), duodecimpunctata (criocera dei 12 punti), campestris (criocera campestre) e paracenthesis (criocera dell’asparago selvatico), le quali attaccano e danneggiano gli asparagi selvatici e coltivati;
- Oulema melanopus (criocera del frumento) e Oulema lichenis (criocera dei cereali), che attaccano (con danni limitati) le colture ceralicole;
- Lilioceris merdigera (criocera del mughetto e della cipolla), la quale attacca le piante di mughetto, cipolla, aglio, porro e raramente i gigli.
Il ciclo biologico della criocera del giglio
La criocera del giglio sverna allo stadio di adulto riparandosi nel terreno. Ricompare nel mese di marzo, iniziando a danneggiare le piante. Poi avviene l’accoppiamento e la deposizione delle uova. Ogni femmina è in grado di deporre fino a 400 uova, le quali vengono deposte sulla pagina inferiore delle foglie, lasciandole in file di 6-10 elementi.
Dopo 7-10 giorni nascono le larve, le quali hanno un ciclo di maturazione breve, di circa 15 giorni. Trascorso questo periodo s’impupano nel terreno. Le nuove criocere compaiono in giugno e in estate si ha la seconda generazione i cui adulti rappresentano gli individui svernanti.
Come eliminare la criocera del giglio
Il prodotto più efficace per eliminare la criocera del giglio (e le altre specie) è costituito dal piretro naturale. I prodotti a base di piretro hanno un ottimo potere abbattente nei confronti degli adulti e delle larve. Sono consentiti in bio e sono commercializzati in diverse formulazioni. Si consiglia di intervenire ai primi segni di infestazione, eseguendo il trattamento nelle ore pomeridiane più fresche, in modo da lasciare la superficie fogliare e il suolo bagnati il più a lungo possibile.