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Il giglio bianco (Lilium candidum) è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliaceae. È tra le più comuni specie di giglio e il suo fiore riveste una forte carica simbolica. Infatti, è conosciuto anche con i nomi di giglio di Sant’Antonio, giglio della Madonna e giglio di San Luigi, giacché è simbolo di purezza e castità e lo ritroviamo spesso nell’iconografia religiosa. Nello specifico, Sant’Antonio da Padova viene raffigurato con un giglio bianco in mano, da qui appunto il primo nome. Appare altresì in molti dipinti raffiguranti la Madonna. Infine, nell’iconografia di Luigi IX di Francia (fatto santo nel 1297), simboleggia la fede, la saggezza e la cavalleria medievale. Dunque, il fiore del giglio bianco è presente da tempo remoto nell’immaginario collettivo, anche perché è da sempre coltivato come pianta ornamentale e, in alcune zone, cresce addirittura spontaneo.
In quest’articolo vi faremo conoscere le caratteristiche botaniche del Lilium candidum, le tecniche di coltivazione in giardino, le proprietà della pianta e i suoi usi officinali.
Descrizione del giglio bianco
Il Lilium candidum è una pianta perenne con la forma biologica di geofita bulbosa. L’organo di sopravvivenza è quindi il bulbo, di grosse dimensioni, piriforme e compresso, composto da numerose squame gialle allungate. Dal bulbo, prima dell’inverno, sorgono le foglie primarie raggruppate in un ciuffo. Fra queste spunta, nella primavera successiva, il fusto fiorale, eretto e rigido, alto mediamente 100-120 cm, ma che può raggiungere anche i 2 m.
Foglie
Le foglie invernali del giglio bianco sono in numero di 6-8, lanceolate e senza picciolo, con apice acuminato e margine spesso ondulato. Sono altresì glabre, con la pagina superiore color verde-lucente. Le foglie che nascono sul fusto sono invece sempre più piccole fino a quelle superiori che sono in pratica trasformate in piccole brattee.
Fiori
I gigli bianchi, da 5 a 20 per ogni fusto, formano un corto racemo apicale e sono dotati di un robusto peduncolo. I 5 tepali bianchi sono lanceolati con la porzione apicale rivolta all’esterno e all’indietro, con la superficie interna levigata. I 5 stami hanno grosse antere con polline giallo-arancio. La fioritura del giglio di Sant’Antonio avviene tipicamente all’inizio dell’estate, ma già da fine maggio si vedono spuntare i primi gigli.
Frutti
Il frutto di Lilium candidum è una capsula allungata che a maturità si apre in tre parti lasciando cadere numerosi semi tondi e piatti di colore marrone chiaro.
Come coltivare il giglio bianco
In natura il giglio bianco cresce spontaneo nelle zone con clima temperato-mite. La pianta in inverno può resistere a geli moderati, ma non prolungati. Questo vuol dire che in giardino si può coltivare ovunque, fatta eccezione per le zone di montagna o di bassa pianura, soggette a gelate continue. L’esposizione ideale dovrebbe essere luminosa e soleggiata, tuttavia nelle regioni più calde un’esposizione in pieno sole per tutto il giorno potrebbe causare la bruciatura delle foglie. In questo caso è meglio optare per l’esposizione in mezz’ombra.
Terreno
Il terreno più adatto per la coltivazione di Lilium candidum è quello di medio impasto, fresco e drenante, con una buona dotazione di sostanza organica e un pH neutro (al limite sub-acido). Non cresce bene in terreni troppo argillosi e compatti, che danno luogo a ristagno idrico, rischiando così di far marcire i bulbi.
La concimazione di fondo è positiva, l’importante è che sia fatta con concimi organici molto maturi, tipo letame, humus di lombrico e compost domestico.
Per la coltivazione in vaso del giglio bianco è sufficiente utilizzare un buon terriccio universale, mescolato con un 10/15% di sabbia fine.
Messa a dimora e periodo
Il metodo più semplice per la riproduzione e l’avvio della coltivazione del giglio bianco è attraverso i bulbi (che trovate qui) oppure ricavati da una pianta madre. Essendo che la pianta di Lilium candidum ha un ciclo vegetativo invernale-estivo, il momento migliore per la messa a dimora dei bulbi è sul finire dell’estate, dopo la fioritura.
Considerando il caso della riproduzione da una pianta madre, basta scalzare il bulbo da terra con una vanga e ricavarne i piccoli bulbilli che vi crescono attaccati. Questi vai poi piantati in un altra posizione nell’aiuola o in vaso, mantenendo una distanza di 20-25 cm tra un bulbo e l’altro. A differenza di altre piante bulbose, come ad esempio i tulipani, che hanno bisogno di una certa profondità d’impianto, il bulbo di giglio bianco si mette a dimora relativamente poco profondo, al massimo a 10-15 cm.
Irrigazione
L’irrigazione del giglio bianco è necessaria solo in primavera-estate, se vi sono lunghi periodi di siccità. Non esagerate con l’apporto idrico, onde evitare di causare marciumi al bulbo.
Potatura del giglio bianco
Il giglio bianco non ha bisogno di potatura. Solamente alla fine della fioritura è opportuno tagliare gli steli ormai secchi a filo del terreno.
Parassiti e malattie
Pur essendo una pianta piuttosto rustica, il giglio bianco può essere attaccato da alcuni parassiti. Attenzione in particolar modo alla criocera del giglio, un piccolo coleottero che divora le foglie. Altro problema, può essere dovuto alla presenza di lumache, anch’esse ghiotte delle foglie tenere. Per quanto riguarda le malattie, il rischio principale è la marcescenza del bulbo, questa può essere evitata facilmente assicurando alle nostre piante un terreno ben drenato.
Parti utili e raccolta
Non tutti sanno che il giglio bianco possiede apprezzabili proprietà officinali. Le parti utili della pianta sono i tepali e i bulbi. I tepali si raccolgono nel momento dell’apertura, quindi fine primavera-inizio estate. I bulbi invece si raccolgono in settembre, quando la pianta entra in riposo vegetativo. Per cogliere i bulbi basta scavarli con una zappetta e poi staccare a una a una le squame. Per la conservazione i tepali si essiccano posti in strato sottile all’ombra. Le scaglie dei bulbi invece si fanno asciugare al sole o vicino una stufetta con calore moderato. Entrambe le parti si conservano bene in vasetti di vetro o porcellana.
Proprietà del giglio bianco
I principali costituenti del giglio bianco sono: mucillagini, tannini, steroli e glucosidi tipo scillina. Da questi principi attivi derivano proprietà: emollienti, lenitive e antinfiammatorie.
Indicazioni
Come accennato, le proprietà benefiche del giglio bianco sono contenute nei fiori (tepali) e nei bulbi. A quest’ultimi vengono attribuite anche proprietà diuretiche, emmenagoghe ed espettoranti, che tuttavia non è opportuno sfruttare per uso interno per via di rischi di tossicità. Valida e sicura è invece l’utilizzazione tradizionale per uso esterno e cosmetico. La polpa del bulbo cotto è utile per risolvere foruncoli e paterecci, come generico antiinfiammatorio ed emolliente sulle pelli arrossate, sulle ustioni e sulle piaghe. Per uso cosmetico la polpa del bulbo fresco pestato è invece indicata per migliorare l’aspetto e la consistenza di pelli senescenti e stanche.
I tepali invece, vengono usati tradizionalmente come lenitivo in caso di scottature, dermatosi, eczemi e pruriti. In questo caso viene preparata una tintura oleosa, con 10 g di tepali in 100 ml d’olio d’oliva, da usare per fare lievi frizioni sulle parti interessate.