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Il calabrone (Vespa crabro) è un insetto della famiglia Vespidae. È presente in tutte le regioni italiane, essendo tra i più comuni e grandi vespidi del nostro continente e può essere potenzialmente pericoloso, per diversi motivi. Per prima cosa è un abile predatore di api, cosa che crea molti problemi in apicoltura. In secondo luogo, nella sua dieta non manca la frutta matura, dunque la sua presenza arreca danni in frutticoltura. Infine, una sua puntura può causare gravi shock anafilattici in soggetti allergici al veleno.
Per queste ragioni la presenza dei nidi del calabrone deve essere monitorata con attenzione e l’insetto tenuto sotto controllo, senza tuttavia far ricorso a pesticidi chimici.
In questo articolo vediamo quali pericoli si corrono quando incontriamo un calabrone e in che modo difenderci.
Come catturare o eliminare vespe e calabroni ►
Descrizione del calabrone
Gli adulti di Vespa crabro sono facilmente riconoscibili per il loro aspetto. Hanno il capo ben in evidenza, allungato posteriormente e con alcune zone rossastre. Sono presenti altresì due lunghe antenne ricurve.
L’addome è troncato trasversalmente nella parte anteriore, per cui sembra diviso dal resto del corpo. È di colore giallo-aranciato, con bande trasversali di colore bruno scuro, di cui le due anteriori più larghe delle altre e separate da una linea gialla.
La lunghezza è variabile a seconda del sesso e del ruolo nella “società”. La regina è lunga da 24 a 35 mm, le operaie sono invece comprese tra i 18 e i 23 mm, mentre i maschi misurano tra 21 e 27 mm.
Altre tipi di vespe
Fate anche molta attenzione a non confondere il calabrone comune nostrano (Vespa crabro) con il terribile calabrone killer (Vespa mandarinia) per fortuna non ancora presente in Italia, o con il calabrone asiatico (Vespa velutina), un incubo per gli apicoltori e già da qualche anno in progressiva espansione nelle regioni centro-settentrionali del nostro Paese.
Nido del calabrone
Il calabrone costruisce i suoi nidi nei luoghi più disparati, l’importante è che forniscano adeguata protezione. Possiamo trovarne nella cavità di un tronco d’albero, dentro i cornicioni delle case, nei cassonetti delle tapparelle, nei camini di case abbandonate, entro cavità della roccia, in cunicoli nel terreno, sotto le tettoie, ecc.
Il nido ha forma globosa, colore grigio-giallo e mediamente misura 35-40 cm di diametro. È formato dagli stessi calabroni utilizzando parti di alberi o altro materiale vegetale, il quale viene masticato e mescolato con la saliva. Inoltre, è costituito da più favi sovrapposti e uniti da peduncoli, il tutto avvolto da strati protettivi (nido caliptodomo).
Ha un aspetto compatto, tanto da sembrare quasi di cemento, è repellente all’acqua e sopporta in maniera eccezionale gli eventuali problemi causati da eventi atmosferici estremi.
Ciclo di vita della Vespa crabro
I calabroni vivono in società annuali che si disgregano in autunno per essere rifondate in primavera. Le regine feconde svernano in siti di fortuna o nel nido stesso, per ricominciare il ciclo in primavera costruendo alcune cellette in un luogo riparato. Qui depone le uova e le accudisce lei stessa fino a quando non saranno sviluppate le larve. Questo primo abbozzo di nido è detto primario.
La larva impiega dalle 2 alle 3 settimane per svilupparsi, poi entra nella fase pupale. Trascorse altre due settimane sfarfalla come calabrone adulto.
I primi calabroni a nascere avranno la mansione di operai e sono di piccole dimensioni, in quanto alimentati solo dalla regina. A questo punto la regina è dedita solo alla deposizione delle uova e viene nutrita dalle operaie. La colonia si sviluppa al massimo nel mese di settembre e può raggiungere anche i 300 esemplari.
Fecondazione
A fine estate la regina arresta la deposizione delle uova, in modo da lasciare più spazio all’ultima covata. Da questa covata non nascono operaie, ma solo maschi e nuove fondatrici. Con la schiusa dell’ultima covata inizia il declino del nido. Le future regine e i maschi sono più numerosi rispetto alle operaie e iniziano ad accoppiarsi. Le femmine fecondate iniziano ad accumulare grasso corporeo e scorte per l’inverno. Nel frattempo, la vecchia regina si allontana dal nido e muore di vecchiaia, di solito verso ottobre. Alla sua morte segue quella delle operaie e dei maschi e dunque l’estinzione della colonia.
Pericoli per l’uomo da puntura di calabrone
Tendenzialmente i calabroni sono indifferenti nei confronti dell’uomo, anzi tentano di girare alla larga in caso di presenza umana. Se però ci si trova nelle vicinanze di un nido e l’insetto avverte una minaccia, anche involontaria, l’atteggiamento cambia e diviene aggressivo. Sono le femmine a essere dotate di pungiglione, il quale si stacca facilmente dalla pelle, per cui la puntura può essere reiterata e non causa la morte dell’insetto come avviene per le api. Inoltre, nel momento della puntura il calabrone rilascia un feromone che attira altri esemplari. A questo punto il pericolo può essere grave.
La puntura di calabrone è molto dolorosa, ma di solito ha effetti locali, con ingrossamento del punto colpito e forte bruciore. Tuttavia, nei soggetti allergici al veleno, la reazione può essere grave, causare uno shock anafilattico e addirittura la morte.
Cosa fare in caso di puntura di calabrone
In caso di puntura di calabrone la cosa migliore da fare è quella di recarsi immediatamente al pronto soccorso, in modo da valutare la gravità della reazione cutanea e adottare i provvedimenti più adeguati. Se si sa di essere soggetti allergici, quando si va in giro in campagna, conviene portarsi dietro i farmaci antistaminici consigliati dal proprio medico curante.
Danni ai frutti
I calabroni adulti sono ghiotti di frutti ad alto contenuto zuccherino e ciò rappresenta un grave problema in frutticoltura. Fichi, pesche, uva, albicocche, pere e mele sono i frutti preferiti da questo insetto, che dilania in maniera pesante, lasciando ben poco al contadino. Più il frutto è maturo e, quindi, morbido, più sarà facile per i calabroni fare delle belle scorpacciate. Ovviamente, l’entità dei danni dipende dall’estensione del frutteto e dalla presenza relativa di calabroni. In un piccolo frutteto familiare, basta un nido nelle vicinanze a produrre gravi perdite di raccolto.
Danni alle api
Come accennato, i calabroni sono dannosi anche le api, in quanto sono loro abili predatori. Ciò avviene soprattutto a fine estate, quando le fonti di cibo iniziano a scarseggiare. I calabroni non fanno scorte come le api, quindi cercano di d’introdursi nelle arnie per catturare le api e, in alcuni casi, fare incetta di miele.
Le api si difendono aggredendoli, cercando di pungerli o “aggomitolandoli”, ovvero circondandoli e provocandone la morte per innalzamento della temperatura o asfissia.
Come difendersi dai calabroni
Difendersi dai calabroni non è semplice. Un consiglio che si legge spesso in giro è di distruggere i nidi con il fuoco o altri mezzi artigianali. A nostro avviso, per avventurarsi in un’operazione del genere, bisogna essere molto esperti. È infatti proprio nelle vicinanze del nido che il calabrone diventa aggressivo e può attaccare in gruppo. Altro mito da sfatare è quello di agire di notte, quando i calabroni sono tutti nel nido. Ciò non sempre è vero, in quanto questi insetti sono molto attratti dalle luci ed escono anche di notte in cerca di cibo, specie d’estate. Per cui, se avete un nido di calabroni in casa o in giardino, il consiglio che vi diamo è quello di chiamare ditte di disinfestazione specializzate e, nei casi più gravi, i vigili del fuoco.
Come catturare i calabroni
Più fattibile è la difesa del frutteto e/o dell’apiario utilizzando trappole di cattura.
Le trappole per catturare i calabroni sono attivate con esche alimentari. Si possono costruire artigianalmente o essere più professionali (come questa).
La trappola artigianale di costruisce usando delle bottiglie in plastica, che vengono tagliate nella parte superiore; il “becco” vien poi inserito capovolto nella parte bassa. Sui lati vengono praticati dei fori, il modo da poter appendere la trappola sugli alberi da frutto che vogliamo proteggere. Il calabrone, attratto dall’esca alimentare, entrerà nella bottiglia, ma, venendo a contatto con il liquido, non riuscirà più a risalire e dunque resterà intrappolato.
L’esca alimentare consiste in sostanze zuccherine, attrattive per i calabroni, come ad esempio vino bianco, birra, zucchero, sciroppo.