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Uno dei parassiti più dannosi per gli uliveti è la tignola dell’olivo. È presente ovunque negli uliveti, specie nelle aree che affacciano sul mare. Questo parassita, anche noto come Prays oleae, ha un ciclo di vita molto complesso, in cui si distinguono diverse generazioni. È importante conoscere le differenze che esistono tra una generazione e l’altra, in modo da capire con esattezza quando intervenire con i metodi consentiti in agricoltura biologica.
Di sicuro, la prima cosa da fare è un accurato monitoraggio per controllare la presenza dell’insetto sulle nostre olive.
In quest’articolo vedremo tutti questi diversi aspetti.
Descrizione della tignola dell’olivo
La Prays oleae è un insetto dell’ordine dei Lepidotteri, famiglia degli Iponoumeutidi.
Per le sue piccole dimensioni da farfalla adulta viene considerata un micro-lepidottero, così come la più nota tuta absoluta del pomodoro.
Attacca le coltivazioni di olivo, e a piena maturazione si presenta come una farfalla con un’apertura alare di circa 14 mm. Con le ali chiuse è lunga invece, più o meno, 7 mm.
Ha una livrea molto particolare, facile da riconoscere. Il colore è grigio argenteo, con evidenti macchie nere sulle ali anteriori.
Uova di tignola
Le uova di questa tignola dell’olivo sono minuscole. Misurano circa 0,5 mm di diametro e sono di forma ovale.
Larve di tignola
Le larve di tignola, quelle che causano i danni sulle olive, a pieno sviluppo sono lunghe 7-8 mm. Sono di un colore bruno-verdastro, che tende al chiaro.
Sul dorso hanno delle bande verdastre, mentre di lato hanno 2 bande di colore giallognolo.
La testa ha un colore variabile dal marrone al nero. Prima di arrivare al completo sviluppo, la larva attraversa 5 stadi di crescita, in cui la sua testa s’ingrossa.
La crisalide della tignola
Infine le crisalidi, lunghe fino a 6 mm, di colore bruno e forma sub-conica.
Stadi di vita della tignola dell’olivo
Gli insetti monofoga sono quelli che crescono e si nutrono ai danni di una sola specie vegetale. La tignola dell’olivo è una specie che appartiene a questa categoria. Com’è ovvio, la pianta colpita da questo parassita è l’olivo.
Il lepidottero compie 3 generazioni in un anno, ognuna delle quali completa il proprio ciclo su un organo vegetativo differente.
Ecco quali sono:
- Prima generazione antofoga, a carico dei fiori;
- Seconda generazione carpofaga, a danno dei frutti;
- Terza generazione fillofoga, svernante sulle foglie d’olivo.
Gli adulti svernano allo stadio di crisalide e iniziano a sfarfallare in primavera, quando l’albero differenzia i bottoni fiorali.
Prima generazione
In questa fase, le tignole depongono le uova sul calice del fiore e dopo 10-15 giorni fuoriescono le prime larve. Queste entrano nei fiori, ne sottraggono il polline e, nell’ultimo stadio di sviluppo, ne penetrano gli organi interni. Sono molto attive e attaccano fino a 15 fiori, avvolgendoli con un sottile filo di seta. Ciò rende il fiore colpito molto visibile.
La larva di prima generazione completa il suo sviluppo in circa un mese. Quindi si incrisalida nei tessuti dell’albero e sfarfalla dopo 10-15 giorni, dando il via alla seconda generazione.
Seconda generazione
Questa generazione di tignola dell’olivo è la più dannosa per la produzione olearia, in quanto avviene nella fase di accrescimento dei frutti, mettendo a rischio la raccolta delle olive.
Le farfalle adulte ovidepondongono sul calice dei piccoli frutti, vicino il peduncolo.
Dopo meno di 1 settimana nascono le nuove larve, che penetrano in profondità nell’oliva.
Finito il loro sviluppo avviene un ulteriore incrisalidamento, che spesso avviene all’interno delle olive.
Terza generazione
A settembre sfarfallano gli adulti dell’ultima generazione di tignola dell’olivo, quella svernante. Queste farfalle depongono le loro uova sulla pagina superiore delle foglie, all’interno delle quali attraversano i 5 stadi di sviluppo. Questo provoca notevoli erosioni sulla chioma.
I danni della tignola sugli ulivi

Danni della tignola dell’olivo
La tignola dell’olivo provoca danni valutabili in modo differente, a seconda dell’intensità dell’infestazione. Inoltre, i danni variano anche a seconda della generazione che li compie.
I danni delle prima generazione
L’attacco della generazione di tignola dell’olivo antofoga (quella che colpisce i fiori), varia da pochi fiori attaccati sul campo, fino a valori anche del 90%. Si comprende bene come l’entità del danno sia molto variabile.
I danni della seconda generazione
L’attacco delle larve della generazione di tignola dell’olivo carpofaga (quella che danneggia i frutti) sono quelli più temuti. Questo è vero soprattutto poiché provocano la cascola precoce delle olive. Ciò avviene in due momenti distinti:
- da giugno e luglio, nel momento della penetrazione della larva nel frutto;
- e da settembre e ottobre, quando la larva di tignola s’incrisalida.
Nella prima fase, bisogna capire se la cascola è dovuta agli attacchi della tignola o al diradamento naturale. Il fenomeno potrebbe infatti dipendere, ad esempio, da alte temperature e lunghi periodi di siccità.
Nel secondo periodo cadono le olive vicine alla raccolta. In questa fase, la preoccupazione dell’olivicoltore è elevata, poiché è difficile intervenire con trattamenti risolutivi.
I danni della terza generazione
La larva di terza generazione, la tignola dell’olivo fillofoga (quella svernante che erode le foglie), causa danni alla vegetazione limitando l’attività foto-sintetica. Dal punto di vista operativo, non desta preoccupazioni tali da giustificare interventi di difesa. Ad ogni modo, come è facile intuire, è la base dei futuri problemi.
Fattori naturali che ostacolano lo sviluppo della tignola dell’olivo
La tignola dell’olivo, nelle sue diverse fasi, si sviluppa in condizioni climatiche miti.
In stagioni estive molto calde, con temperature diurne sempre al di sopra dei 30°C e alta umidità, si assiste alla morte naturale di uova e larve.
Le crisalidi invece riescono a sopravvivere anche sopra i 40°C.
Altro fattore di limitazione naturale lo osserviamo nella generazione carpofoga della tignola dell’olivo. Come detto, le piccole olive attaccate cadono. Con la morte del frutto però perisce anche la larva al suo interno.
I predatori della tignola che colpisce l’olivo
La tignola dell’olivo ha numerosi nemici naturali, che possiamo definire insetti utili nel sistema oliveto. Sono diversi gli studi che ne dimostrano l’efficacia.
Purtroppo, l’uso di pesticidi chimici, tanto diffuso nell’agricoltura convenzionale, limita la presenza dei predatori naturali di questo lepidottero. E questo rende insufficiente la loro azione.
Elenco degli insetti antagonisti della tignola dell’olivo
Vediamo l’elenco degli insetti antagonisti della tignola dell’olivo:
- Imenotteri Clelonus elaphilus e Ageniaspis fuscicollis var. praysincola. Sono in grado di parassitizzare le uova di tutte e 3 le generazioni della tignola.
- Imenotteri Apantheles xantostigma, Elasmus stefani e Itoplectis alternans. Anche loro parassitizzano un numero alto di uova.
- Crisopide Chrysoperla carnea. Si tratta di un predatore di larve di tignola.
Monitorare la tignola dell’olivo

Crisalide di Prays oleae
Così come abbiamo visto per la mosca olearia, il monitoraggio della tignola dell’olivo si può effettuare grazie alle trappole ai feromoni. Queste trappole intercettano i maschi della specie e ci danno indicazioni sulle curve di volo delle diverse generazioni.
Il problema, nel caso del nostro parassita, è che il metodo delle trappole al feromone sessuale non dà un’indicazione esatta sul numero totale della popolazione presente. Non avendo buona precisione, quindi, questa tecnica non può essere usata per la cattura massale. Dove è stata sperimentata, ha dato, infatti, scarsi risultati.
Ad ogni modo, trappola ai feromoni come questa ci dà contezza sulla presenza del lepidottero, e quindi è opportuno usarla.
Il monitoraggio della tignola sulle olive può essere fatto anche in modo visivo, specie nel caso della generazione carpofoga.
Si possono campionare i frutticini in due modi:
- valutando la cascola precoce;
- tagliando in modo trasversale un piccolo campione di olive sull’albero che si sospetta attaccato dalla tignola. In questo modo si può capire se ci sono uova o larve nell’oliva.
Come prevenire la tignola dell’olivo
Purtroppo per prevenire la tignola dell’olivo non ci sono molte strade da intraprendere.
Nell’impianto di un nuovo oliveto, in una zona dove sappiamo che è presente l’insetto, dobbiamo scegliere varietà a drupa piccola. Le olive di piccole dimensioni, infatti, rendono più difficile la vita del lepidottero. Inoltre, l’attacco ha minore incidenza sul totale delle olive presenti sull’albero.
Per la gestione del suolo è da preferire la tecnica dell’inerbimento alle lavorazioni., così da favorisce la presenza degli insetti utili.
La potatura dell’olivo non deve essere troppa intensa nelle zone a rischio d’attacco. Questo perché, altrimenti, si espongono le poche olive sull’albero, nella stagione seguente alla potatura, a una possibilità maggiore d’infestazione.
La potatura, quindi, deve essere sempre equilibrata, per venire incontro sia alle esigenze produttive che a quelle di difesa antiparassitaria.
Combattere la tignola dell’olivo con il bacillus thuringiensis
La lotta alla tignola dell’olivo si effettua con l’uso del bacillus thuringiensis, insetticida biologico di cui vi abbiamo già parlato.
I ceppi più efficaci contro questo insetto sono:
Di solito si sconsiglia di intervenire sulla generazione antofoga di tignola, a meno che la percentuale di fiori infestati non sia superiore al 45%.
È la generazione carpofoga quella più dannosa e contro cui si deve agire.
La soglia d’intervento, in questo caso, è fissata nel 15% dei frutti infestati. Il momento migliore per operare è quello della schiusa delle uova, quando ancora le piccole larve non sono entrate nel frutto.
Una volta dentro, infatti, il tutto risulta inefficace, in quanto il bacillus thuringiensis agisce solo per ingestione.
1 commento
Il Bacillus thuringiensis agisce per ingestione, non per contatto; pertanto non ha senso consigliarlo contro la generazione carpofaga della tignola dell’olivo, visto che la larva passa direttamente dall’uovo alla drupa, senza uscire all’esterno.