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Home » Patologie e cure » Parassiti » Cydia molesta

La tignola orientale del pesco (Cydia molesta)

Di Coltivazione Biologica 15 Gennaio 2022
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La Cydia molesta è un insetto appartenente all’ordine Lepidoptera, famiglia Tortricidae. Questo lepidottero è originario della Cina settentrionale e nel nostro Paese è diffuso in tutte le regioni. È comunemente noto come tignola orientale del pesco essendo uno dei parassiti più problematici per questa coltura. Tuttavia, le sue infestazioni interessano anche altri alberi da frutto, ovvero tutte le drupacee (susino, albicocco, mandorlo e ciliegio) e le pomacee (melo, pero e cotogno).

Vediamo quindi i danni che causa alle fruttifere questa specie di tignola, il suo ciclo di vita e le tecniche di difesa biologica.

Descrizione della Cydia molesta

Farfalla adulta
La Cydia molesta da adulta è una piccola farfalla con 12-15 mm di apertura alare. Le ali anteriori sono di colore bruno-nerastro e sono interessate dalla presenza di tacche più scure a forma di virgola sul margine costale, da 4-5 linee ondulate sul margine anale e una macchiolina biancastra in posizione preocellare.

Uova

Le uova della tignola orientale del pesco sono di forma lenticolare, inizialmente di colore bianco opaco, poi giallastre e con un anello rossastro a piena maturità.

Larve

Larve di cydia-molesta
Le larve della cydia molesta sono responsabili dei danni agli alberi. Misurano 12-14 mm di lunghezza e sono di colore giallo-rosato o rossastro. Il capo è più scuro, segnato da due ampie macchie brune al cui interno si evidenzia una banda centrale più chiara.

Crisalidi

Le crisalidi misurano invece 6-7 mm di lunghezza e sono di colore bruno chiaro o rossastro. Hanno l’estremità ornata da 5 spine dorsali e cremaster fornito di setole uncinate.

Approfondimenti
  • Cocciniglia rossa forte degli agrumi (Aonidiella aurantii)
  • Afide verde del pesco (Myzus persicae). Danni e difesa biologica
  • Anarsia lineatella. Danni alle drupacee e difesa biologica
  • Afide nero del ciliegio, prevenzione e difesa biologica

Danni che la tignola orientale del pesco provoca agli alberi

Le larve di tignola orientale del pesco attaccano i germogli di: pesco, ciliegio, susino, melo e cotogno. I danni sui frutti interessano invece: pesche, albicocche, susine, pere, mele e cotogne. Nei germogli la larva penetra attraverso la nervatura centrale delle foglie o all’ascella del picciolo, scavando una galleria lunga fino a 7 cm. Questo attacco provoca l’avvizzimento del germoglio e, nelle drupacee, l’emissione di essudati gommosi.
Molto suscettibili sono i germogli teneri che si formano dopo la raccolta dei frutti, con le larve che si spostano di frequente da un nuovo germoglio all’altro. Se l’infestazione è elevata il danno può interessante la totalità dei nuovi getti della pianta, compromettendo la vitalità dell’albero stesso.

Danni sulle pesche

Tignola orientale del pesco
È ovviamente la coltivazione del pesco quella più colpita dalle larve di cydia molesta. L’attacco sul frutto si nota facilmente per via dell’emissione di gomma e rosura dal foro d’entrata della galleria larvale. Le pesche vengono colpite in diversi stadi di sviluppo, dalla formazione del frutto noce fino alla maturazione completa. La maggiore suscettibilità agli attacchi si ha sulle varietà di pesco a maturazione tardiva.

Danni su pere e mele

Gravi attacchi di cydia molesta si possono verificare anche su pere e mele, soprattutto a partire dalla seconda metà di agosto, in seguito ad ovodeposizioni, quando le tignole si spostano dai pescheti esauriti. Le cultivar precoci sono quindi meno suscettibili alle infestazioni.
In pere e mele, una o più larve penetrano nella polpa, con fori microscopici e quasi invisibili a occhio nudo. Quando la penetrazione parte dal canale stilare, la larva riesce a raggiungere la zona carpellare del frutto, con danni del tutto simili a quelli causati dalla carpocapsa (Cydia pomonella).
Gli attacchi ai frutti possono facilmente passare inosservati al momento della raccolta e presentarsi successivamente in magazzino. I fori di penetrazione, inoltre, sono la via di ingresso di patogeni fungini che danno luogo a processi di marcescenza dei frutti.

Ciclo di vita Cydia molesta

La cydia molesta sverna allo stadio di larva matura in diapausa all’intero di magazzini, cassette in legno usate per la raccolta, sul terreno intorno alle piante, tra le desquamazioni della corteccia degli alberi ecc.
Si incrisalida a fine inverno, con i nuovi adulti che sfarfallano tra fine marzo e inizio aprile. L’insetto ha abitudini notturne e riesce a spostarsi volando anche di 100-200 m.
Dopo lo sfarfallamento, se le temperature notturne sono sopra i 15 °C, iniziano gli accoppiamenti e le ovodeposizioni.

Prima generazione

Le femmine di questa prima generazione depongono mediamente 20 uova, lasciate in modo isolato tra i giovani germogli dell’albero. Il periodo d’incubazione varia da 7 a 15 giorni, a seconda delle temperature. Le larve neonate iniziano da subito a scavare le gallerie nel germoglio dove sono nate, per poi spostarsi a quelli vicini e compiendo fino a 5 mute in circa 15 giorni. A piena maturità la larva abbandona l’ultimo germoglio attaccato per incrisalidarsi in un bozzolo tessuto direttamente sulla pianta o nel terreno. I nuovi adulti nascono dopo 1-2 settimane.

Generazioni successive

La seconda generazione di cydia molesta si avvia in giugno, con il picco di sfarfallamenti intorno a metà mese. Le femmine di questa generazione sono più prolifiche e depongono fino a 50 uova, con lo sviluppo embrionale che si completa in meno di 7 giorni.
A luglio avviene il terzo volo, con generazioni che iniziano a sovrapporsi, aumentando quindi la presenza del parassita e l’entità dei danni, specie sulle pesche a maturazione tardiva giunte ormai a fine ciclo.
Dalla metà di luglio e fino ad ottobre si svolgono la quarta e la quinta generazione, con i danni che, dopo la metà di agosto, si spostano su pere e mele.

Monitoraggio e confusione sessuale

Per attuare la difesa biologica contro la tignola orientale del pesco occorre per prima cosa effettuare il monitoraggio della presenza degli adulti. Per farlo, si impiegano le trappole ai feromoni sessuali di aggregazione, che per la cydia molesta si trovano facilmente in vendita nei negozi specializzati.
Con le trappole ai feromoni, oltre al monitoraggio, si effettua un minimo di cattura massale e soprattutto si impedisce che le farfalle maschio trovino le femmine, rendendo quindi difficoltosa la fecondazione. Ovviamente, più grande è il frutteto da proteggere, più numerose saranno le trappole da installare. Per l’esatto numero e il corretto posizionamento, si consiglia sempre di far riferimento alle indicazioni del produttore.

Come eliminare la tignola orintale del pesco

La cattura degli adulti ci suggerisce qual è il momento migliore per effettuare i trattamenti con prodotti biologici. Nel caso della cydia molesta il prodotto più efficace è il bacillus thuringiensis, sia nella var. kurstaki che in quella aizawai. Con questi prodotti (disponibili in commercio) bisogna colpire solo le larve, giacché non hanno effetti sugli esemplari adulti.
Il momento migliore per effettuare il trattamento è nelle ore serali, con abbondanti bagnature della vegetazione. La cosa migliore è iniziare già con le larve di prima generazione, quindi a inizio primavera. Le generazioni estive sono più numerose e prolifiche e dunque il trattamento con il bacillus potrebbe risultare meno efficace. Considerate comunque che il trattamento è ripetibile, non essendo un insetticida chimico.

Uso delle trappole elettriche

Essendo la cydia molesta un insetto con abitudini crepuscolari, su un piccolo frutteto e avendo a disposizione l’energia elettrica, si possono impiegare le trappole ad elettroluminescenza (che trovate qui).
Attivandole di sera, queste trappole consentono di eliminare un gran numero di farfalle adulte. Tuttavia, c’è da sottolineare che, essendo trappole squisitamente meccaniche, non sono selettive e potrebbero catturare anche insetti innocui.

Approfondimenti
  • La piralide del bosso, come eliminarla
  • Cassida del carciofo, danni alle piante e difesa biologica
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