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La mosca dell’olivo, o mosca olearia, è il parassita più preoccupante per gli uliveti italiani. È presente in tutti gli areali di coltivazione dell’ulivo. In stagioni favorevoli può provocare ingenti perdite alla produzione olearia, sia in termini quantitativi, che qualitativi.
E’ molto importante, dunque, procedere al monitoraggio della mosca dell’olivo e tenersi pronti ad intervenire con prodotti consentiti in agricoltura biologica.
In quest’articolo vedremo come identificare la mosca e qual è il suo ciclo biologico. Infine, illustreremo le strategie di difesa biologica più efficaci per contenere i danni alla produzione.
Come identificare la mosca dell’olivo
La mosca dell’olivo, nome scientifico Bactrocera oleae, è un insetto dell’ordine dei Ditteri, famiglia dei Tripetidi.
È forse il parassita fitofago più insidioso per la coltura dell’olivo. A livello morfologico è simile ad altri che insetti, quali: Mosca orientale della frutta (Bactrocera dorsalis); Mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata).
L’insetto adulto è lungo circa 5 mm e si presenta con un colore bruno-dorato. La testa tende al rossiccio, gli occhi sporgenti, di colore verde, hanno riflessi metallici. Il torace è cinereo, con striature nere, e lo scutello giallo, mentre la parte bassa ha delle macchie nere. Le ali sono lunghe e trasparenti, con riflessi iridescenti.
Le larve di mosca dell’olivo sono lunghe fino a 8 mm e hanno un colore bianco-giallognolo. La forma diventa più sottile verso il capo.
Sono inoltre dotate di due forti mandibole nere ad uncino.
Il ciclo biologico della mosca dell’olivo
La mosca dell’olivo è un insetto che sverna come pupa nel terreno. Nelle zone con inverno mite, può trascorrere la stagione come adulto, o peggio, come larva nelle olive non raccolte.
Lo sfarfallamento della mosca adulta avviene in primavera, all’inizio del periodo se l’inverno è stato caldo.
La prima attività di ovideposizione avviene sulle piccole olive a partire da giugno e fino a luglio.
Ogni femmina adulta può deporre fino a 250 uova, uno per oliva. L’uovo si schiude dopo pochi giorni e la larva inizia a nutrirsi della polpa dei frutti.
A piena maturità si impupa nell’oliva stessa, o facendosi cadere a terra.
A distanza di circa una settimana prende il volo l’insetto adulto. In media, un ciclo completo, dalla deposizione delle uova allo sfarfallamento, si compie in 3 settimane.
A questa prima generazione ne possono seguire altre, in numero variabile a seconda del clima. Questo fattore, come si evince, è molto variabile. Nelle aree più fredde, infatti, si compiono di solito 2-3 generazioni, in quelle con clima mite, invece, se ne possono verificare anche 6-7.
Allo stesso tempo, un clima caldo e siccitoso rallenta la deposizione delle uova nei mesi estivi, che però riprende tra la fine dell’estate e l’autunno.
I danni della mosca dell’olivo
I danni principali della mosca dell’olivo sono dovuti all’attività trofica delle larve. Queste si nutrono della polpa delle olive, all’interno delle quali scavano profonde gallerie. La drupa intaccata dalla mosca si presta all’attacco di microorganismi e batteri, che spesso portano alla cascola. La puntura di ovideposizione della mosca olearia può essere il vettore di altre pericolose malattie, come ad esempio la rogna dell’olivo.
Gli adulti si nutrono del succo che fuoriesce dalle olive in seguito alle punture di ovideposizione che essi stessi praticano.
I danni alla produzione olearia sono molto gravi quando le infestazioni avvengono tra fine estate e inizio autunno, ossia durante la maturazione finale prima della raccolta delle olive. Ammesso che si riesca a salvare in termini quantitativi parte della produzione, l’olio ricavato sarà di scarsa qualità. I livelli di acidità saranno maggiori e i sentori aromatici rovinati. L’olio potrebbe avere addirittura odore di muffa.
Buone pratiche agronomiche per ridurre gli attacchi della mosca olearia
Per difendere gli uliveti dalla mosca dell’olivo bisogna partire innanzitutto da equilibrate pratiche agronomiche.
Ad esempio, per la gestione del suolo è preferibile adottare la tecnica dell’inerbimento, così da favorire la presenza d’insetti utili. Questa è favorita altresì dalla creazione e dal mantenimento d’infrastrutture ecologiche con piante utili (siepi, alberature, ecc).
In caso di uliveto irrigato, una certa attenzione va posta alle gestione delle acque. E’ importante, infatti, evitare gli eccessi nei momenti in cui il rischio d’infestazione è maggiore.
Praticare potature corrette, evitando quelle troppo intense, questo poiché la produzione inferiore determina una concentrazione degli attacchi della mosca sulle poche olive prodotte.
Bisogna altresì evitare di lasciare olive incolte sull’albero, specie se attaccate dal parassita, in quanto favorirebbe la continuità dell’infestazione.
Infine, nel momento dell’impianto dell’uliveto, prediligere varietà con una drupa più piccola e con maturazione precoce. Queste varietà, infatti. sono meno suscettibili agli attacchi della mosca dell’olivo.
Eliminare la mosca dell’olivo in modo biologico
Condizioni climatiche sfavorevoli
Come accennato, i rischi dovuti alla presenza della mosca dell’olivo variano a secondo delle condizioni climatiche stagionali.
Temperature estive elevate e primavere siccitose ostacolano lo sfarfallamento. Sopra i 36 °C si è constatata una mortalità delle larve di prima generazione anche del 90%.
Inoltre, bassi valori d’umidità relativa (inferiore al 50%) sfavoriscono lo sviluppo dell’insetto.
Presenza dei nemici naturali
Le condizioni di biodiversità dell’uliveto sono un altro fattore che attenua la gravità degli attacchi di mosca dell’ulivo.
In natura esistono diversi predatori naturali per questo parassita, e la loro presenza, com’è ovvio, ne contiene la diffusione.
Tra gli insetti utili in questo senso ricordiamo:
- Psyttalia concolor;
- Eupelmus urozonus;
- Pnigalio mediterraneus;
- Eurytoma martellii;
- Cyrtoptyx latipes;
- Lasioptera bersiliana.
Per il controllo biologico attraverso gli insetti utili si può ricorrere alle immissioni d’insetti allevati nelle bio-fabbriche. In particolare del braconide parassitoide Psyttalia concolor. Il metodo è quello inondativo, ossia l’introduzione di numerosi esemplari. Il limite di questa strategia di difesa è dovuto soprattutto ai costi elevati.
Monitoraggio e cattura massale
Monitorare la mosca dell’olivo serve a rilevare la presenza del fitofago e a stabilire le soglie d’intervento. E’ tecnica che si attua con le trappole cromotropiche di colore giallo (colore che attrae la mosca), cioè trappole adesive particolari, attivate con un feromone specifico (le potete trovare qui).
Per il solo monitoraggio sono sufficienti 2-3 trappole ad ettaro. Queste trappole, oltre a monitorare, effettuano anche la cattura massale. Questa avviene sistemandone una per ogni pianta. La trappola andrà posta a 2 m di altezza, sul lato sud della chioma dell’albero.
Questo sistema di difesa biologica è sostenibile a livello economico in terreni poco estesi.
Un’alternativa più economica è l’uso di trappole artigianali fatte con le bottiglie in pet.
Queste andranno riempite con un attrattivo alimentare, come un residuo di pesce o di carne. Trappole del genere hanno la massima efficacia se chiuse con un tappo Tap-Trap come questo.
Le trappole artigianali vanno poste nel lato sud dell’uliveto, ad un’intensità di 25 per ettaro.
Esche proteiche
Nella lotta alla mosca dell’olivo in molti usano le esche proteiche. Si tratta di una miscela formata da esche proteiche attivate con piretrine naturali (consentite in agricoltura biologica). Questa viene irrorata su una parte della chioma di tutte le piante dell’uliveto se l’infestazione è massiccia. Se è invece minore, basta irrorare il 50% degli alberi (una pianta sì e una no su ogni filare, o, in alternativa, tutte le piante un filare sì e uno no).
Le esche attirano gli insetti adulti, che, nutrendosi, sono uccisi dall’insetticida. Questa tecnica non è valida in caso d’infestazioni gravi. Risente inoltre degli elevati costi, poiché, in caso di pioggia, va ripetuta.
Altro problema è che non si tratta di una tecnica selettiva, dunque rischia di danneggiare la biodiversità dell’agro-sistema dell’uliveto.
Prodotti consentiti in agricoltura biologica per eliminare la mosca olearia
Tra i prodotti consentiti in agricoltura biologica un buon riscontro dagli olivicoltori ha avuto lo Spinosad. Il suo vantaggio è l’alta selettività, che preserva, almeno in parte, gli insetti utili. Inoltre, viene usato a bassi dosaggi, per cui ha costi contenuti.
La sua azione è adulticida, quindi va utilizzato al primo sfarfallamento degli adulti.
Si può applicare sulle piante in due modi:
- Pompe a spalla con getto unico e ugello singolo (5 l di soluzione per ettaro). In questo caso bisogna formare una chiazza di 30-40 cm di larghezza;
- Pompe portate da una trattrice, applicando il prodotto in banda di circa 15-20 cm di larghezza, con getto unico e ugello singolo.
E’ sufficiente trattare il 50% delle piante.
L’acquisto dello spinosad non necessita del patentino d’uso dei fitosanitari, quindi lo trovate con facilità (ad esempio, qui). Per i dosaggi consultate con attenzione l’etichetta del prodotto.
Repellenti e antideponenti
Per chiudere questa panoramica sulla difesa biologica dalla mosca dell’olivo ricordiamo la possibilità di usare il caolino. In alternativa, si possono usare altri repellenti e antideponenti naturali, come lo zolfo o il silicato di sodio.
In particolare, l’uso del caolino si è dimostrato molto efficace nel contenimento delle infestazioni.
4 commenti
Interessante e chiaro ,sono interessata alla lotta biologica, ho circa 400 piante oltre la metà molto vecchie , solo un centinaio hanno meno di 40 anni sono stati piantati dopo il freddo dell 85 . Il terreno è media collina, poco umido e ben assolato sono graditi consigli .
Ottima spiegazione e consigli di difesa
Molto esauriente preciso utile, grazie.
Articolo interessante e utile. Mi chiedevo se anche la zeolite micronizzata (da sola o in miscela con altro) può essere usata come repellente, e se si in che dosi? Grazie