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La cantaride (Lytta vesicatoria) è un insetto appartenente all’ordine Coleoptera, famiglia Meloidae. In Italia questo parassita è presente in tutte le regioni, così come nel resto d’Europa, ed è chiamato anche mosca spagnola e cantaride officinale. Le cantaridi sono coleotteri interessanti sotto due profili. In primis, per i potenziali danni che possono arrecare alla vegetazione di numerose specie arboree. Inoltre, per il particolare utilizzo che se ne fa in medicina, grazie al principio attivo cantaridina.
In quest’articolo vediamo, quindi, quali sono i tratti salienti della Lytta vesicatoria, la difesa biologica degli alberi che infesta e il suo curioso impiego nella moderna medicina e in quella popolare.
Descrizione della cantaride
La Lytta vesicatoria è un coleottero di forma allungata, grande 15-20 mm di lunghezza. Il colore è tipicamente verde metallico, con riflessi dorati o varianti in verde-azzurro. Il capo è cuoriforme, il torace leggermente più stretto del capo e della restante parte del corpo. Le elitre (ali), ognuna delle quali è munita di due coste longitudinali, ricoprono quasi interamente l’addome.
Quali piante attacca la cantaride
La cantaride è un insetto piuttosto polifago. In genere vive sul frassino e sull’albero di olivo, ma frequenti attacchi si registrano anche su: ligustro, lillà, acero, pioppo, olmo, noce, catalpa, rose e begonie.
Danni alla vegetazione
Il danno della cantaride è causato dalle forme adulte dell’insetto che divorano il lembo fogliare delle piante ospiti, partendo dai rami più alti e risparmiando solo le nervature più grosse. Il danno alla vegetazione può essere rilevante se gli alberi sono giovani e l’infestazione massiccia. In tal caso, il rischio è che l’albero venga del tutto defogliato e quindi arresti il suo sviluppo. Per le colture di interesse agrario, il rischio maggiore è negli uliveti da poco impiantati, per questo motivo l’insetto è anche chiamato cantaride dell’olivo.
Ciclo di vita della Lytta vesicatoria
Le cantaridi adulte fanno la loro comparsa in boschi e uliveti in tarda primavera, da metà aprile fino a tutto il mese di giugno e oltre. Gli insetti sono attivi nelle ore più calde della giornata e agiscono in maniera gregaria, riunendosi a banchettare in gruppo sulla vegetazione della medesima pianta. La loro presenza si “avverte” per l’odore acido che emanano.
Dopo l’accoppiamento, le femmine depongono mediamente 50 uova, che sono deposte in pertugi ricavati nel terreno profondi pochi centimetri.
Le larve neonate, chiamate triungulini, restano nel terreno e vanno alla ricerca di nidi di imenotteri apidi (bombi, megachile, osmie). Una volta penetrate all’interno, le larve di cantaride si nutrono delle riserve di cibo e predano direttamente larve e pupe degli imenotteri. Dopo aver compiuto una muta, si trasformano in larva di II tipo e, raggiunta la maturità, si approfondiscono nel terreno per trasformarsi in ipnoteca. A questo stadio supereranno l’inverno. Si impuperanno poi nella primavera successiva per dar vita ai nuovi adulti. Dunque la Lytta vesicatoria compie una sola generazione all’anno.
Come difendere gli alberi dalla cantaride in modo biologico
La difesa biologica degli alberi si rende necessaria qualora venissero attaccati in modo massiccio piante giovani, in particolare l’ulivo. Se gli alberi sono ancora di dimensioni contenute può essere valida la rimozione manuale della cantaride, sistemando dei fogli di giornale intorno al colletto dell’albero e scuotendo con decisione la chioma. Questa operazione è da fare nelle ore calde della giornata, quando le cantaridi sono più attive.
Su piante adulte questa opzione non è facilmente praticabile. Se il grado d’infestazione è preoccupante, con grosse parti della vegetazione colpite, si può far ricorso a trattamenti consentiti in agricoltura biologica con piretro naturale (che trovate nei negozi specializzati) e azadiractina (che potete trovare anch’essa negli store dedicati al settore agricolo).
La cantaride in medicina
All’inizio dell’articolo vi abbiamo accennato agli utilizzi medicinali della cantaride. Queste sue proprietà sono riconosciute già dalla medicina ufficiale dell’Ottocento. In pratica, si allevano gli adulti, i quali sono poi disseccati e polverizzati per estrarre il principio attivo cantaridina, contenuta nella parti molli dell’insetto. Questo principio attivo ha proprietà vescicatorie, provoca cioè la formazione di vesciche a scopo antinfiammatorio. Questa proprietà è utile nel caso di malattie come pleuriti, pericarditi e affezioni bronchiali ed è usata in farmacologia con dosaggi controllati.
In passato, nella medicina popolare, la cantaridina veniva consigliata come afrodisiaco, e rimedio contro l’impotenza, una sorta di viagra naturale. Benché efficace in tal senso è anche da considerarsi pericolosa, in quanto la sua azione è dovuta all’irritazione che causa nella mucosa dell’uretra quando è espulsa con le urine. Il dosaggio efficace è tra l’altro dannoso per la funzione renale.