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Nel mondo delle piante, ogni tanto emergono nuove minacce che mettono a rischio la salute degli alberi e degli ecosistemi in cui vivono. L’ultima preoccupazione per gli esperti è rappresentata dalla cocciniglia Takahashia japonica, un insetto parassita che si sta diffondendo rapidamente in diverse regioni del mondo, tra cui l’Italia, causando importanti danni agli alberi. Originaria del Giappone, la cocciniglia Takahashia japonica, volgarmente chiamata cocciniglia dai filamenti cotonosi, ha recentemente attirato l’attenzione degli esperti per la sua capacità di infestare e danneggiare una vasta gamma di specie arboree.
La sua propagazione è particolarmente preoccupante poiché è un insetto alieno al nostro ecosistema, per cui non ha molti predatori naturali e ancora poco si conosce rispetto al suo ciclo biologico. Ciò rende estremamente difficile controllare la sua diffusione e mitigarne i danni.
In questo articolo esploreremo più da vicino la cocciniglia japonica, vediamo come riconoscerla sugli alberi e le strategie attualmente in corso per affrontare questa emergente minaccia.
In Italia dove compare per la prima volta la specie Takahashia japonica?
La Takahashia japonica è stata segnalata per la prima volta in Italia nel 2017, precisamente in Lombardia. La presenza di questa specie di cocciniglia è stata rilevata nei parchi pubblici di diverse province lombarde, tra cui Milano, Varese, Como, Pavia e Bergamo.
Successivamente, la cocciniglia Takahashia japonica si è diffusa in altre regioni italiane, come il Piemonte e il Veneto. La sua presenza è stata altresì confermata in altre parti d’Europa, come Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Svizzera.
Com’è fatta la cocciniglia Takahashia japonica?
La cocciniglia Takahashia japonica è un parassita appartenente alla famiglia degli Pseudococcidi. Il suo aspetto varia a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova. Gli individui adulti hanno un corpo ovale e piatto, di colore marrone chiaro o grigio, spesso coperto da una sostanza cerosa che conferisce loro un aspetto lucido. Questa copertura cerosa aiuta a proteggere gli insetti dagli agenti esterni.
Ciò che rende inconfondibile e facilmente riconoscibile la cocciniglia Takahashia japonica sugli alberi sono gli ovisacchi cerosi che la femmina adulta sviluppa ad inizio ciclo.
Gli ovisacchi, sono tubolari e formanti anelli bianchi lunghi da 4 a 5 cm. Sono composti da sostanze cerose e contengono al loro interno migliaia di uova di colore aranciato, grandi circa 0,5 mm. Questi ovisacchi formano lunghe file penzolanti attaccate agli alberi. Si possono trovare a diverse altezze, soprattutto sui rami giovani dell’albero, ma anche sui getti laterali del tronco o in prossimità di tagli di potatura.
Qual è il suo ciclo di vita?
Dalle prime osservazioni sul campo si è capito che la Takahashia japonica in Italia compie una sola generazione all’anno. In primavera, le femmine mature si fissano sui rami dell’albero ospite e iniziano una massiccia deposizione di uova che vengono racchiuse nei vistosi ovisacchi cerosi. Dopo la schiusa delle uova, in tarda primavera-inizio estate, si formano le neanidi, le quali si spostano sulle piante trovando riparo nelle scorze della corteccia, svernando poi allo stadio di ninfe. Nell’anno successivo si completa lo sviluppo da ninfa a femmina adulta e riparte la deposizione delle uova nei tipici ovisacchi.
Quali sono le piante ospiti della Takahashia japonica?
Per quanto riguarda le specie arboree più a rischio, la cocciniglia Takahashia japonica può attaccare una vasta gamma di alberi. Diverse specie di latifoglie possono essere soggette alle infestazioni di questa cocciniglia, compresi alberi ornamentali, alberi da frutto e alberi forestali. Alcune delle specie arboree che ospitano più frequentemente la cocciniglia dai filamenti cotonosi includono: gelso nero (Morus nigra) e bianco (Morus alba), aceri (Acer campestre e Acer pseudoplatanus), albizia (Albizia julibrissin), albero di giuda (Cercis siliquastrum), carpino bianco (Carpinus betulus), bagolaro (Celtis australis) e liquidambar (Liquidambar styraciflua).
Quali sono i danni della Takahashia japonica?
La cocciniglia Takahashia japonica può causare danni agli alberi che infesta. Questo insetto parassita si nutre della linfa delle piante, indebolendole e compromettendone la salute complessiva.
L’insetto si attacca alle parti vegetali, come rami o tronchi, e succhia la linfa dalle cellule vegetali. Questo comporta una perdita di sostanze nutritive e risorse vitali per l’albero, causando un indebolimento generale. Quindi gli attacchi della Takahashia japonica possono ostacolare la fotosintesi delle piante infestate. La riduzione della capacità dell’albero di produrre energia attraverso la fotosintesi può portare a una crescita rallentata, foglie ingiallite o cadute premature.
Gli alberi infestati dalla cocciniglia Takahashia japonica, specie quelli più giovani, sono più suscettibili a problemi di stress idrico e possono manifestare sintomi di secchezza o disseccamento delle foglie e dei rami.
Vi è poi un evidente danno estetico, soprattutto in primavera con la presenza degli ovisacchi cerosi.
Come danni secondari si ha la produzione di abbondante melata e successiva fumaggine.
Lotta biologica con gli insetti predatori
Essendo una specie esotica, la cocciniglia Takahashia japonica non ha, alle nostre latitudini, antagonisti naturali specifici. Tuttavia si è osservato una forte attività predatoria delle classiche coccinelle, come la specie Adalia bipunctata. Essendo la cocciniglia fortemente attiva in aree di verde pubblico, come parchi e giardini, l’immissione massiccia di popolazioni artificiali di coccinelle può rappresentare un’adeguata strategia di contenimento del parassita.
Quali sono i trattamenti bio contro la Takahashia japonica?
I trattamenti contro la cocciniglia Takahashia japonica devono essere conformi alle regole e ai principi dell’agricoltura biologica, che prevedono l’uso di metodi e prodotti naturali per il controllo delle infestazioni di parassiti dannosi.
Il primo prodotto che si può utilizzare è l’olio bianco minerale (che trovate qui), comunemente usato contro le cocciniglie. L’olio bianco minerale agisce sulle cocciniglie in diversi modi. Prima di tutto, può avere un effetto asfissiante, bloccando i pori respiratori degli insetti e causando la loro morte. Inoltre, l’olio bianco può coprire l’insetto con uno strato oleoso, ostacolando la sua mobilità e l’alimentazione. È importante però sottolineare che l’olio bianco minerale è più efficace nel controllo delle cocciniglie in determinate fasi del loro ciclo di vita. Ad esempio, può essere più efficace contro le forme mobili, come le ninfe e le neanidi, rispetto agli adulti fissi o agli ovisacchi cerosi, nei cui confronti è inefficace. Pertanto, è consigliabile applicare l’olio bianco in modo tempestivo, a fine inverno sulle forme svernanti del parassita.
Buona efficacia hanno pure alcuni oli vegetali, come l’olio di neem e l’olio di essenziale di arancio dolce, che possono essere utilizzati in estate per il controllo delle neanidi di Takahashia japonica. Questi oli interferiscono con le funzioni vitali degli insetti, contribuendo al controllo dell’infestazione.
Salvaguardia delle api e cocciniglia japonica
È stato osservato che le api sono fortemente attratte dalle infestazioni di Takahashia japonica sugli alberi, per via della grande produzione di melata fatta da quest’ultima. I trattamenti contro la cocciniglia quindi devono essere fatti salvaguardando gli impollinatori. Innanzitutto vanno esclusi a priori trattamenti con pesticidi chimici, che possono uccidere le api anche successivamente al trattamento stesso. I trattamenti con prodotti biologici devono essere fatti invece in maniera oculata. Nello specifico bisogna evitare di trattare gli alberi quando c’è una forte presenza di api e intervenire in orari, al mattino presto o alla sera, in cui le api non sono attive sugli alberi.