Negli ultimi anni l’agricoltura italiana è sempre più minacciata dalla presenza degli insetti alieni, anche conosciuti come parassiti alloctoni. Con il termine alieno o alloctono si intendono quegli insetti parassiti che sono estranei al nostro eco-sistema.
Il problema più grave per le colture arboree e gli ortaggi che vengono attaccati da questi parassiti dannosi, è che nel nostro areale di coltivazione non esistono i loro nemici naturali. Possono quindi agire indisturbati e provocare gravi danni, talvolta irreversibili, alle coltivazioni che infestano.
In quest’articolo offriamo una panoramica sugli insetti parassiti di origine extra-europea più diffusi nel nostro paese, cercando di capire quali sono le cause alla base di questo grave problema fito-sanitario.
Cosa s’intende per insetto alloctono
In natura una specie, animale o vegetale, si definisce alloctona o aliena, quando, per cause imputabili all’azione umana, si trova a vivere e a colonizzare un territorio diverso da quello d’origine.
Le specie alloctone si contrappongono a quelle autoctone, cioè tipiche e stanziali in un determinato ambiente naturale.
Nel caso degli insetti alieni si può assistere a delle vere e proprie invasioni. È molto usuale, infatti, l’eventualità che l’insetto parassita nel suo nuovo areale trovi il modo di adattarsi e proliferare, causando gravi danni.
Il parassita alloctono altera l’equilibrio dell’ecosistema preesistente, entra in competizione con gli insetti autoctoni e spesso ne prende il sopravvento. Trova specie vegetali per lui nuove e facili da attaccare, ma soprattutto non c’è nessun insetto antagonista a contrastarlo.
In un determinato ambiente, le condizioni di equilibrio si creano dopo molto tempo. Questo permette una situazione bilanciata tra le diverse specie animali e vegetali, con la presenza di parassiti e predatori.
L’insetto alieno, in questo contesto, si trova ad agire indisturbato e dunque ha un enorme impatto ambientale, soprattutto qualora la specie sia molto prolifera nelle dinamiche di riproduzione.
Le invasione degli insetti alieni
Le cause dell’invasione degli insetti alieni sono da ascrivere all’uomo. L’introduzione delle specie alloctone in un eco-sistema non suo, può avvenire per diverse ragioni e essere intenzionale o accidentale.
I danni ambientali si hanno nei casi di introduzione accidentale, in quanto non vi è nessun tipo di controllo. Questi avvengono per via dei crescenti scambi internazionali. L’insetto parassita, infatti, può trovarsi erroneamente nei carichi, e in particolare in:
- acque di zavorra delle navi, che partono da paesi esotici e attraccano nei porti europei, scaricando tonnellate d’acqua piene di larve;
- frutta, verdura e altri prodotti alimentari di commercio provenienti da paesi extra-europei, all’interno delle navi o degli aerei cargo;
- specie vegetali esotiche (piante ornamentali e fiori), contaminate da agenti patogeni o larve di parassiti importate in Europa.
Elenco degli insetti alieni di orto e frutteto
Negli ultimi anni le infestazioni di insetti alieni al nostro ecosistema si sono moltiplicate in modo preoccupante.
La nostra agricoltura, fiore all’occhiello dell’economia nazionale, è fortemente a rischio, considerando che gli interventi delle istituzioni, italiane e comunitarie, per arginare questo fenomeno, sono praticamente nulli.
Vediamo quindi un elenco degli insetti parassiti alloctoni più noti, temuti e tutt’ora presenti nel nostro ambiente.
Cimice asiatica
Il posto d’onore in questo particolare elenco degli insetti alieni, spetta sicuramente alla famigerata cimice asiatica (Halyomorpha halys), nota anche come cimice marmorata o cinese.
Questo temibile parassita attacca in modo indiscriminato ortaggi e alberi da frutto ed è presto divenuto un vero e proprio incubo per gli agricoltori.
È giunto in Italia nel 2012, precisamente nel modenese, dove è stato rinvenuto in pochissimi esemplari. Da quel momento ha iniziato a diffondersi soprattutto nei frutteti del Nord Italia. L’autunno del 2016 è stata la stagione della sua invasione vera e propria, in regioni quali Friuli e Piemonte.
Da allora si è diffuso praticamente in tutta Italia, con enormi danni alle produzioni orto-frutticole.
Attestato il fallimento delle tradizionali tecniche antiparassitarie, ossia l’uso di pesticidi chimici, l’unica strada per bloccarla sembra essere l’introduzione nel nostro ambiente di uno dei suoi nemici naturali: la vespa samurai (Trissolcus japonicus).
Il suo insetto antagonista: la vespa samurai
La vespa samurai è un piccolo imenottero, che riesce a parassitizzare le uova di cimice asiatica, abbassando notevolmente la popolazione di quest’ultima. I primi risultati delle prove sperimentali sembrano essere incoraggianti. A breve si attendono i primi lanci controllati nei frutteti.
C’è però una riflessione da fare, anche la vespa samurai è un insetto alieno. Quindi stiamo cercando di combattere un insetto estraneo al nostro territorio inserendone un altro. Il rischio è che anche l’introduzione, benché controllata di questa vespa, possa provocare dei danni ambientali.
Ci auguriamo che nell’indispensabile lotta alla cimice asiatica si tenga conto anche di questo fattore di rischio.
Dorifora della patata
La dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata) è presente ormai da lungo tempo in Italia, tanto da poterla definire, pur essendo un insetto alieno, una specie oramai naturalizzata.
Un tempo era temutissima negli Usa, suo paese d’origine, dove fu osservata per la prima volta agli inizi dell’800, quando iniziò a provocare enormi danni alle coltivazioni di patate.
In Europa è arrivata durante la Seconda guerra mondiale, probabilmente in seguito alle massicce importazioni di derrate alimentari.
In Italia la prima comparsa è datata 1943, in Piemonte.
A tutt’oggi, si tratta di un coleottero difficilissimo da debellare. È interessante dal punto di vista entomologico, in quanto ci dimostra come la lotta chimica sia fortemente dannosa. La dorifora della patata fu combattuta inizialmente facendo ricorso al massiccio uso di pesticidi chimici. Ma il parassita resistette e continuò a proliferare. Si capì, quindi, che i veleni non solo erano inefficaci, ma ne aumentavano la resistenza nelle generazioni successive. Un vero disastro.
Ad oggi la dorifora si combatte con rimedi consentiti in agricoltura biologica, come il bacillus thuirngiensis var. tenebrionis, la beauveria bassiana e l’azadiractina.
Punteruolo rosso
Il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus) è uno degli esempi più palesi dei gravi danni che può provocare una specie di insetto aliena.
È un parassita di grandi dimensioni, originario dell’Asia meridionale, arrivato in Europa negli Anni ‘90 (la Spagna ha segnalato la sua presenza nel 1996) e fa la sua comparsa in Italia a partire dal 2004.
Parassita specifico delle palme, fin da subito ha mostrato una grandissima prolificità e un’enorme difficoltà di controllo.
Le palme infestate dal punteruolo non mostrano immediatamente dei segni, quindi, quando s’interviene è ormai troppo tardi.
Ad oggi esistono delle tecniche di monitoraggio e difesa biologica, ma l’eradicazione del parassita è ancora lontana. A causa del punteruolo rosso, coltivare palme ornamentali nel nostro Paese non è più una scelta conveniente.
Cinipide del castagno
Il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), dimostra invece come la lotta biologica agli insetti alieni tramite l’introduzione dei loro antagonisti possa essere valida ed efficace.
Questo parassita fa la sua comparsa in Europa nel 2002, quando inizia ad attaccare le castagne piemontesi. Si tratta anche in questo caso di un insetto alieno di origine asiatica, che negli anni ha messo a grave rischio la castanicoltura italiana. Per fortuna già in altri paesi si era sperimentata la lotta biologica con il parassitoide Torymus sinensis.
I lanci controllati di questo insetto utile nelle varie zone colpite dal cinipide stanno dando ottimi risultati, con buone speranze di salvare questo settore tradizionale della nostra agricoltura.
Mosca orientale della frutta
La mosca orientale della frutta (Bactrocera dorsalis) rappresenta una nuova minaccia per i frutteti italiani. Ancora se ne sente parlare poco, visto che i primi ritrovamenti in Italia risalgono a settembre 2018, in Campania.
Si tratta di un insetto altamente polifago, originario dell’Asia tropicale, in grado di attaccare oltre 400 specie tra frutti e ortaggi e di provocare gravi danni.
Il nostro auspicio è che venga attentamente monitorata, onde evitare che si assista ad una nuova invasione di un insetto alieno.
Tuta absoluta del pomodoro
La Tuta absoluta, conosciuta anche come tignola del pomodoro, è un insetto alieno di recente introduzione, che ha colpito, appunto, la coltivazione dei pomodori.
È originaria del continente Sud-Americano e arriva in Europa nel 2006.
In Italia è attiva, specie nelle regioni meridionali, dal 2008.
Insetto dell’ordine dei lepidotteri, nei primi anni della sua presenza ha provocato gravi danni alle coltivazioni di pomodoro, sia in serra, che in campo aperto.
Le strategie di difesa, con il tempo, si sono affinate, dopo l’iniziale fallimento della lotta chimica.
Ad oggi la lotta si basa principalmente sull’utilizzo delle trappole con i feromoni sessuali di aggregazione e del bacillus thuringiensis var. kurstaki.
Frankliniella occidentalis
La Frankliniella occidentalis è una specie di tripide, che attacca in maniera particolare i fiori delle colture solanacee (peperoni, melanzane, pomodori, ecc), soprattutto nelle coltivazioni in serra.
Questo minuscolo insetto arriva dagli Stati Uniti e si diffonde in mezza Europa a partire dalla fine degli anni ’80.
Oltre ai danni diretti, questo tripide è particolarmente temibile in quanto vettore di una grave malattia del pomodoro: la virosi della bronzatura fogliaria.
Una doppia preoccupazione quindi per gli agricoltori, soprattutto nei riguardi della virosi, patologia in grado di distruggere interi di campi di pomodoro in pochi giorni.
Anche nel caso della frankliniella occidentalis buoni risultati nel controllo si stanno ottenendo facendo ricorso agli insetti utili.
Popilia japonica
Il temibile coleottero giapponese Popilia japonica si sta facendo conoscere in Italia per la sua estrema voracità.
Di chiare origini orientali, questo bellissimo e distruttivo coleottero arriva in Europa dagli Stati Uniti, sbarcando in Italia nel 2014, precisamente nel parco del Ticino.
Essendo già noti i gravi danni che provoca alle coltivazioni d’oltreoceano, da subito è scattato l’allarme per contenerne l’invasione. Il parassati viene dunque inserito tra gli organismi di quarantena.
Purtroppo, la sua diffusione non si è arrestata e continua a invadere diverse regioni italiane, diventando un vero flagello.
Provoca gravissimi danni da erosione su colture quali: vite, rosa, pesco, pero, susino, nocciolo, ecc.
Per eliminare la popilia japonica non basta una sola azione, ma si deve attuare una complessa strategia, che non sempre va a buon fine.
Ecco in sintesi i rimedi bio:
- reti antinsetto
- trappole ai feromoni
- bacillus thuringiensis var. japonensis
- nematodi entomopatogeni
- lancio di predatori naturali
Coccinella cinese
La coccinella cinese o arlecchino (Harmonia axyridis) è un caso particolare d’insetto alieno. È di origine asiatica, ma venne introdotto intenzionalmente negli Usa nel 1916, come agente di controllo biologico di afidi e cocciniglia.
Come sappiamo, le coccinelle sono insetti predatori di altri parassiti, vengono quindi considerate gli insetti utili per eccellenza.
Tutte le coccinelle, tranne quella arlecchino.
In America la sua introduzione fu un errore, perché si capì che oltre ai parassiti dannosi, mangiava le larve di altre coccinelle e insetti utili, prendendo inevitabilmente il sopravvento su questi.
Nel nostro paese la coccinella arlecchino arriva nel 1995, anche da noi usata come strumento di controllo.
Ma destò fin da subito grande preoccupazione. Altro danno che provoca, infatti, è quello di alterare il sapore del vino, insediandosi nei grappoli d’uva a ridosso della maturazione e rilasciandovi delle tossine (emolinfa) di odore e sapore nauseabondi. Se l’uva attaccata finisce accidentalmente nel mosto, si rischia seriamente di rovinare la produzione. Un grosso problema quindi.
L’emolinfa della coccinella arlecchino contiene inoltre sostanze tossiche per i soggetti allergici. Nel momento in cui l’insetto alieno tenta di svernare nelle abitazioni, causa sintomi di reazioni allergiche quali: rinite, asma, congiuntivite e orticaria.
Conclusioni
È evidente che la globalizzazione ha spinto all’estremo le dinamiche commerciali. Se è vero che gli scambi trans-nazionali sono sempre esistiti nella storia della civiltà umana, negli ultimi decenni questo fenomeno si è allargato in maniera preoccupante.
Come abbiamo visto, questo fenomeno di natura economica si trascina dietro preoccupanti problemi di tipo fito-sanitario.
Ci chiediamo se abbia senso importare da così lontano frutta e verdura destinate al consumo fresco, quando nel nostro continente si può produrre tutto il necessario e con uno standard qualitativo elevato.
Mangiare sano e locale, dovrebbe essere un motto che tutti dovremmo seguire nelle nostre scelte di consumo quotidiane. Soprattutto ora che la natura ci sta presentando il conto, con i cambiamenti climatici, dovuti anche all’inquinamento provocato dagli scambi internazionali di merci.
C’è poi un discorso di natura etica da fare. Nei paesi d’origine, la produzione di frutta, ortaggi e quant’altro, è il più delle volte in mano alle multinazionali dell’alimentare. Questi organismi operano a volte corrompendo i deboli governi locali e applicando condizioni lavorative pessime per i contadini.
Il senso è questo, se acquistiamo un limone proveniente dal Cile, non solo compriamo un prodotto senza controllo fitosanitario e che in Italia sappiamo produrre benissimo, ma è molto probabile che non si stia facendo neanche un favore al contadino cileno.
Le nostre scelte di consumo influenzano pesantemente la realtà. Ad esempio, nel nostro paese ci troviamo di fronte al continuo malcontento degli agricoltori, che spesso sono costretti a lasciare il frutto del proprio lavoro sui campi, in quanto la concorrenza del prodotto estero e a buon mercato è insostenibile.
Stili di consumo più consapevoli potrebbero forse essere alla base di una rinascita globale, che riparta dall’economia locale.