Il lentisco è una specie arborea tipica della nostra macchia mediterranea. E’ una pianta molto importante dal punto di vista forestale. Vanta inoltre un’antica tradizione negli ambienti rurali, per i suoi svariati utilizzi. In inglese il lentisco è conosciuto come mastic tree, albero del mastice. Questo per via della grande produzione di resina del tronco, usata nella medicina popolare e di recente rivalutata a scopi medici.
Il lentisco è un arbusto molto rustico, che ben si adatta alle condizioni ambientali più difficili, per questo motivo è tra le specie migliori da impiegare nella riqualificazione ambientale di zone marginali, come quelle in forte pendio e rocciose.
In ambito domestico la sua coltivazione è indicata a fini ornamentali nei terreni poveri. Essendo una pianta usata a scopo florovivaistico, è abbastanza facile da reperire sul mercato.
Conosciamo quindi meglio le caratteristiche botaniche del lentisco, le proprietà, gli usi e le tecniche di coltivazione.
Identificazione e distribuzione geografica del lentisco
Il lentisco (Pistacia lentiscus) è un arbusto della famiglia botanica delle Anacardiaceae. A questa famiglia appartiene anche il pistacchio (Pistacia vera). Uno dei principali utilizzi del lentisco, infatti, è quello di essere usato come portainnesti del pistacchio.
Il lentisco è una specie arbustiva sempreverde, tipica della nostra macchia e del bacino del Mediterraneo, da cui ha origine.
E’ presente in particolare lungo la fascia costiera, ma anche nelle zone interne, dal piano fino ai 600 m s.l.m.
In Italia lo ritroviamo allo stato selvatico soprattutto su: isole maggiori, costa ligure e versanti tirrenico e adriatico.
L’arbusto di lentisco non è colonizzatore, ma in ambienti degradati può essere dominante, specie in zone colpite da ripetuti incendi.
E’ un arbusto con una grande importanza ecologica. Infatti, riesce a ripristinare in tempi rapidi un ottimo grado di copertura vegetale dei terreni bruciati. Questa azione è possibile anche in considerazione dello sviluppo orizzontale della pianta stessa. Inoltre, anche se i rami vengono distrutti dal fuoco, grazie alla sua grande capacità pollonifera, riesce a formare subito nuova vegetazione.
Caratteristiche botaniche del lentisco
Rami e foglie
Il lentisco ha un portamento arbustivo-cespuglioso, specie allo stato selvatico. Tuttavia è possibile trovarlo o allevarlo ad alberello.
In forma cespugliosa raggiunge altezze variabili da 1 m. fino a 3 m., mentre ad albero arriva fino a 6-8 m. di altezza.
L’attività vegetativa della pianta è spiccata in primavera e, secondariamente,
in autunno-inverno. Anche in estate e in situazioni di siccità, la chioma dell’arbusto rimane di un colore verde vivo.
Il lentisco è una pianta con un forte odore di resina, ed è estremamente ramificato.
I rami si presentano con una disposizione sparsa e giungono rapidamente a lignificarsi. Tendenzialmente si sviluppano in senso orizzontale e contengono numerosi canali ricchi di resina.
La corteccia del lentisco è di colore cenerino nelle giovani ramificazioni, per poi diventare bruno-rossastra nel tronco delle piante adulte. La superficie della corteccia è leggermente squamosa.
Le foglie sono inserite sui rami in maniera sparsa, sono paripennate con 8-10 segmenti ottusi. La forma delle foglie è ellittico-lanceolata, di dimensioni di 7-9 mm di larghezza e 22-30 di lunghezza. Il colore è verde cupo, la consistenza coriacea, la superficie glabra.
Fiori e frutti

Frutti del lentisco
La pianta di lentisco è dioica, come molte altre piante, ad esempio la canapa. Questo vuol dire che ha i fiori maschili e femminili su piante diverse.
I fiori sono portati in brevi pannocchie di forma cilindrica. Sono disposti all’ascella delle foglie delle ramificazioni sviluppatesi l’anno precedente.
Quelli maschili sono formati da 4-5 stami e un pistillo rudimentale. Sono molto vistosi e attraenti, per via della presenza di stami di colore rosso purpureo.
I fiori femminili, invece, sono verdi, con ovario supero e petali assenti.
L’impollinazione è anemofila, ossia operata dal vento.
La fioritura del lentisco avviene in primavera, da marzo a maggio. E’ molto gradita alle api e agli altri insetti impollinatori, che malgrado non provvedano all’impollinazione, bottinano comunque il polline.
I frutti del lentisco sono delle piccole drupe di forma lenticolare, del diametro di 4-5 mm. Sono rossastre quando ancora acerbe, nere e con una consistenza carnosa a piena maturità.
La maturazione completa dei frutti avviene sul finire dell’autunno, in novembre e dicembre.
Ogni drupa contiene al suo interno un solo seme, la cui disseminazione nel terreno avviene grazie a uccelli e formiche, che vanno ghiotti delle bacche.
Proprietà e utilizzi del lentisco
Il lentisco è una pianta molto importante nella tradizione popolare dei paese del mediterraneo poiché si presta a molti utilizzi. Vediamone alcuni.
L’olio di lentisco
Dalle drupe del lentisco, nell’antichità, veniva estratto un olio vegetale. Quest’olio ha caratteristiche molto simili a quelle dell’olio d’oliva e veniva impiegato al posto di quest’ultimo, soprattutto nelle aree povere e in tempi di carestia.
Oltre all’uso alimentare, l’olio di lentisco ha proprietà lenitive sulla pelle. Inoltre, è stato usato in passato come disinfettante per le ferite.
Un altro uso che se ne faceva era quello come combustibile per le lampade ad olio. Col tempo questi usi sono andati perduti, per la difficoltà di raccolta delle bacche e le basse rese rispetto all’oliva.
Olio essenziale di lentisco
Oltre all’olio derivato dalla spremitura a freddo dei frutti, vi è anche la possibilità di produrre l’olio essenziale di lentisco. Gli oli essenziali si ricavano da un processo di distillazione della pianta di cui vi abbiamo già parlato e che potete produrre in casa.
Quello di lenisco ha proprietà balsamiche, tonificanti e rinfrescanti, ed è impiegato nei diffusori d’essenze per purificare e profumare l’aria.
E’ ottimo come rilassante e antireumatico, da usare per un bagno rilassante.
L’olio essenziale di lentisco è noto inoltre per le sue proprietà antinfiammatorie, sedative, astringenti e antisettiche delle mucose. Per questo costituisce un valido rimedio naturale per le affezioni delle vie aree e urinarie.
Usandolo in sciacqui e gargarismi è utile contro gengiviti, piorrea, mal di gola, alitosi e infiammazione del cavo orale.
Attraverso i lavaggi si può usare invece a livello uro-genitale, per il topico trattamento di cistiti, uretriti, ureteriti, leucorrea e prostatiti.
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Il mastice di Chio

Mastice ricavato dalla resina
Come accennato, il lentisco è una piana nota per la produzione di resina. Da qui si ricava il mastice di Chio, dal nome dell’Isola greca di Chio dove viene prodotto su larga scala.
Praticando delle incisioni sul tronco o sulle grosse ramificazioni fuoriesce la resina. Questa a contatto con l’aria si rapprende e diventa mastice, ossia una sorta di gomma naturale.
Dall’odore e sapore caratteristico il mastice può essere masticato e diventa una pasta malleabile che aderisce ai denti.
Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antisettiche, pare sia ottimo contro gengiviti, piorrea e paradontosi, vale a dire la principale causa della caduta dei denti.
Inoltre dà un buon odore all’alito e dona una sensazione di freschezza e di pulizia.
In fitoterapia pare dimostrato che il mastice di Chio inibisca la crescita di pericolosi batteri contaminanti del cibo, quali salmonella e stafilococchi. Sembra inoltre essere in grado di arrestare la proliferazione del batterio Helicobacter pylori, responsabile dell’ulcera.
Anche il mastice di Chio è facilmente reperibile in rete, con diverse formulazioni commerciali.
Altri usi
Il lentisco si presta a molti altri usi, ad esempio le bacche possono aromatizzare le carni. Nell’antichità, quando si produceva l’olio, il residuo dall’estrazione veniva impiegato come mangime animale, per via delle sue ottime caratteristiche dietetiche.
Nel campo industriale, il mastice ricavato dalla resina si usa come sostanza adesiva, ad esempio nella pittura. Disciolto in un’essenza di trementina, produce una vernice ideale per completare dipinti a tempera e a olio.
L’ottimo legno del lentisco è usato per i lavori artigianali. Grazie alla sua durezza e al rosso venato è ottimo per i piccoli lavori di falegnameria al tornio.
Abbiamo già parlato dell’importanza del lentisco come pianta forestale, non di meno bisogna sottolineare la sua importanza ornamentale, per ricoprire terreni rocciosi e difficili per le altre specie.
Le foglie e le piccole ramificazioni, inoltre, sono molto richieste e apprezzate nel mercato floricolo, per le composizioni floreali miste.
Coltivazione del lentisco
Esigenze ambientali
Essendo una specie arbustiva rustica, il lentisco ben si adatta ad ambienti difficili. A livello climatico sopporta bene il freddo invernale, riuscendo a resistere anche a temperature di -7 °C. Se le gelate sono prolungate però, l’albero potrebbe soffrirne. Per questo motivo, nelle regioni con un inverno più rigido, si consiglia di posizionare la pianta in un luogo molto soleggiato.
Il vento invece non è un problema, la pianta resiste bene anche alle raffiche violente. Nelle zone più esposte la chioma del lentisco assume una caratteristica forma a pettine o a cuscinetto.
Terreno, acqua e concimazione
La rusticità del lentisco è confermata anche dalle esigenze specifiche in termini di suolo.
L’arbusto è indifferente ai diversi tipi di terreno agricolo e vegeta bene sia in quelli sciolti che rocciosi. Naturalmente cresce meglio in un suolo fresco e profondo.
Anche il pH del terreno non influisce sulla crescita del lentisco, giacché la pianta si adatta sia a terreni acidi che alcalini.
Il lentisco inoltre non ha la necessità di apporti idrici, se non nel primo anno dopo l’impianto. In periodi estremamente caldi e siccitosi, con le piante giovani, un’innaffiatura ogni 15-20 giorni favorisce il prosieguo della crescita.
Anche le esigenze di elementi nutritivi sono piuttosto limitate. L’arbusto è poco esigente ma può trarre vantaggio da un moderato apporto di sostanze nutritive, ad esempio al momento dell’impianto.
Sconsigliamo i concimi forti, come il letame maturo, ma piuttosto una concimazione più blanda con l’humus di lombrico.
Propagazione
Il lentisco si propagare principalmente dai semi, che vanno interrati nel periodo autunnale subito dopo la raccolta.
E’ bene rimuovere la polpa della bacca subito dopo la raccolta, completando
l’operazione con l’immersione dei semi in acqua. In questo modo potremo eliminare quelli galleggianti che difficilmente germoglieranno. L’immersione in acqua per qualche ora prima della semina aiuta altresì il successivo germogliamento.
La semina può essere fatta anche in primavera, usando semi puliti e conservati in frigo.
Il seme viene posto in un vasetto di piccole dimensioni, dove conviene lasciarlo fino a quando non si forma una pianta abbastanza forte da essere trapiantata nel terreno.
Comunque, vista la grande richiesta del lentisco in ambito floreale, molti vivai propongono piante cresciute in vaso. Queste sono già pronte per il trapianto in terra, che può essere effettuato sia in autunno che all’inizio della primavera.
Potatura
Il lentisco è una pianta che dà il meglio di sé quando viene lasciata crescere in forma libera. Gli interventi di potatura sono necessari solo qualora si voglia allevare la pianta ad alberello, per fini ornamentali.
Com’è naturale, è comunque opportuno rimuovere periodicamente ramificazioni secche o danneggiate.
Parassiti
Per quanto riguarda gli attacchi di parassiti con il lentisco bisogna stare attenti soprattutto alle infestazioni di afidi, in particolar modo a quelli appartenenti alla specie Aploneura lentisci, parassita specifico del lentisco.
La presenza di afidi è gestibile attraverso l’uso di macerati naturali, quali quello d’ortica e l’infuso d’aglio.
Altro insetto problematico per il lentisco è la cocciniglia, in particolare le specie Ceroplastes ruscii, Philippia olae e Saissetia oleae.
Per la difesa biologica dalla cocciniglia è molto efficace il macerato di felce.
1 commento
dove posso comperare la pianta di lentisco