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Il dragoncello è una pianta officinale, nota per le sue spiccate qualità aromatiche. Si tratta di una spezia che ha una grande tradizione in particolare nella cucina francese e in quella piemontese.
La pianta è conosciuta con diversi nomi comuni, quali: estragone, dracoherba, serpentine, erba stregon, estragon (in francese).
In quest’articolo vi faremo conoscere meglio quest’aromatica pregiata, le sue due principali specie botaniche, le tecniche di coltivazione biologica, le proprietà e gli usi in cucina.
Identificazione del dragoncello e specie
Il dragoncello, nome scientifico Artemisia dracunculus, è una pianta della famiglia botanica delle Asteraceae.
La specie appena citata è nota come dragoncello francese, ma ne esiste un’altra chiamata dragoncello russo (o tedesco), ossia la A. dracunculoides.
Il dragoncello francese

Dragoncello francese
Il dragoncello francese è una pianta poliennale, nelle giuste condizioni riesce a sopravvivere anche 3 anni. Si presenta come un cespuglio composto da numerosi rami eretti e ramificati. Gli internodi sono ravvicinati e l’altezza complessiva del cespuglio non supera i 70 cm.
Le foglie sono strette e lunghe, molto simili a quelle del rosmarino. Sono di colore verde brillante, lanceolate, senza picciolo e molto numerose sui fusti.
Le infiorescenze a pannocchia sono formate da numerosi fiorillini di color verde pallido. I fiori del dragoncello francese sono sterili, quindi ne è esclusa la riproduzione via seme. La fioritura avviene a partire dal mese di luglio.
Questa è la specie più apprezzata e impiegata in cucina. Tutte le parti della pianta hanno un odore pungente e un fine aroma che ricorda quello dell’anice e della liquirizia.
Il dragoncello russo

Dragoncello russo
Il dragoncello russo è una specie perenne, che a volte troviamo anche allo stato selvatico.
Forma una pianta a cespuglio più rustica e vigorosa, con un’altezza che può arrivare a 2 m.
Le foglie, di color verde opaco, sono lisce, sessili, lanceolate nella parte alta della pianta. L’infiorescenza a pannocchia è formata da numerosi piccoli fiori globulosi di color verde-giallastro. E’ una specie fertile, che si può riprodurre facilmente per seme. A differenza della sua stretta parente francese, però, è meno aromatica, quindi poco pregiata e ricercata. E’ ottima per creare delle siepi, in quanto gradevole alla vista e molto resistente al freddo.
La coltivazione del dragoncello

Cespo
Il drangoncello francese non si può riprodurre per seme, in quanto i suoi fiori sono sterili. Per la riproduzione si ricorre quindi alla tecnica della talea o della suddivisione dei cespi. Queste operazioni vanno effettuate in primavera, quando il rischio delle gelate è alle spalle.
Se non avete a disposizione una pianta madre, da dove poter prelevare una talea o un cespo, bisogna rivolgersi a vivai specializzati che riproducono il dragoncello.
L’estragone può essere coltivato sia in vaso che in terra. Non essendo troppo rustico, vi consigliamo il vaso, così da spostare la pianta all’interno in inverno e farla sopravvivere qualche anno.
Se la coltivazione del dragoncello francese avviene in pieno campo, nei mesi invernali le piante dovranno essere protette dal gelo. Per farlo occorre coprirle con un telo in tessuto non tessuto, così come abbiamo visto per il limone. Un ottimo ed economico telo protettivo lo trovate qui.
La divisione dei cespi dalla pianta madre va fatta quando inizia la ripresa vegetativa dei giovani germogli. Questi andranno trapiantati direttamente in un terreno ben affinato, di medio impasto, avendo l’accortezza di pressare per bene la terra intorno al colletto e interrando il cespo quasi per intero. Il terreno deve essere mantenuto ben umido fino all’attecchimento della nuova piantina.
Una volta radicato, il giovane dragoncello può essere trapiantato in piena terra o nel suo vaso definitivo. Da qui in poi si può effettuare la concimazione di fondo, ammendando al terreno dell’humus di lombrico o del compost domestico.
Consigliamo una posizione in mezz’ombra, in quanto la pianta può soffrire dell’esposizione alla luce diretta del sole per lungo tempo.
Cure colturali
Il dragoncello cresce molto in ampiezza, quindi, se si coltivano più esemplari, si consiglia di trapiantare le nuove piante ad 80 cm/1 m l’una dall’altra.
L’irrigazione dovrà essere più attenta nelle piante coltivate in vaso, più sporadica in quelle messa a dimora in piena terra.
In generale, occorre non esagerare con l’acqua ed evitare ristagni idrici.
Altra cura colturale è la periodica sarchiatura manuale, così da tenere la pianta libera dalle erbe infestanti.
Attenzione alla presenza di lepidotteri minatori fogliari, che creano delle evidenti serpentine sulle foglie. Alla prima comparsa delle larve occorre intervenire con il bacillus thuringiensis var. kurstaki. Il bacillus è un prodotto biologico che potete trovare qui.
Proprietà e utilizzi del dragoncello
Il dragoncello è una pianta ricca di proprietà ed elementi nutrizionali. E’ considerato diuretico, emmenagogo e stomachico.
E’ ricco di calcio e potassio, contiene Vitamina A, tiamina, riboflavina, niacina.
Per tisane, infusi e decotti e, più in generale, in cucina, si usa la parte aerea della pianta, meglio se in fiore.
Il dragoncello può essere usato sia fresco, che essiccato.
Fresco è ottimo come aromatizzante in insalate e piatti di verdura, o per preparare liquori fatti in casa.
Essiccato si usa per condire piatti a base di carne, ripieni, minestre o per aromatizzare l’aceto.
Il drangoncello è un componente fondamentale della cucina francese, ingrediente essenziale della famosa salsa Béarnaise.
Un ottimo dragoncello essiccato e pronto all’uso lo trovate qui.
Olio essenziale
Molto pregiato è l’olio essenziale di dragoncello, che si ottiene dalla distillazione della pianta intera, con ottime rese (1-2%). Nella medicina omeopatica viene impiegato come spasmolitico–neuromuscolare, antivirale, antinfiammatorio e batteriostatico, aperitivo, carminativo.
L’olio essenziale di dragoncello è usato anche nell’industria dei profumi, un ottimo prodotto potete trovate qui.