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I tingidi, famiglia Tingidae, sono insetti parassiti appartenenti all’ordine Rhynchota. Sono diverse le specie presenti in Italia e di interesse agrario, accomunate dai caratteri morfologici, dal ciclo di vita e dal tipo di danno causato alle piante. In pratica, si distinguono semplicemente per il tipo di coltura attaccata.
Ad ogni modo, il tingide è un parassita molto problematico, in quanto è di piccolissime dimensioni e difficile individuazione, ma causa danni rilevanti ad alberi da frutto e piante ornamentali, sia dal punto di vista estetico che fisiologico. In quest’articolo vedremo quindi come difendere le coltivazioni dalle infestazioni in maniera biologica.
Descrizione dei tingidi
I tingidi sono parassiti di piccola taglia, misurano da adulti circa 3 mm di lunghezza, con pronoto fornito sia di espansioni laterali laminari che di un prolungamento triangolare che copre lo scutello. Il capo è molto pronunciato rispetto al resto del corpo.
Le ali (elitre) presentano una reticolatura complessa, per cui l’insetto ha un aspetto alveolato.
Le zampe anteriori sono inserite sul bordo posteriore del prosterno. I tarsi sono 2 e sono articolati e sprovvisti di arolio.
Le colorazioni variano a seconda della specie, e vanno dal crema, al brunastro, fino al nerastro.
Le specie di tingide di rilevanza agraria
Ecco quali sono i tingidi da tenere sotto controllo nel nostro paese e quali colture d’interesse agronomico infestano:
- Stephanitis pyrioides, tingide dei rododendri e delle azalaee;
- Corythucha ciliata, tingide del platano, che attacca anche il frassino e il tiglio;
- Stephanitis takeyai, tingide dell’andromeda giapponese (Pieris japonica);
- Stephanitis pyri, tingide del pero, che attacca altre fruttifere e ornamentali quali: melo, ciliegio, susino, piracanta, rosa, rododendro, azalea, biancospino, ciavardello;
- Corythucha arcuata, tingide delle querce;
- Monosteira unicostata, cimicetta del mandorlo e del pioppo.
I danni causati dal tingide
I danni dei tingidi sono comuni alle diverse specie sopra elencate. Sia le forme giovanili del parassita (ninfe e neanidi) che gli adulti vivono e infestano la pagina inferiore delle foglie.
Con le punture di nutrizione causano delle tipiche depigmentazioni sulla vegetazione, che interessano gran parte del lembo fogliare.
Le foglie fortemente infestate perdono la loro funzione di scambio linfatico e ornamentale, quindi disseccano e cadono anticipatamente.
Osservando con attenzione la pagina inferiore, si vedono delle piccole goccioline scure e bituminose, ossia gli escrementi del tingide.
In generale, la vegetazione viene imbrattata e il danno della pagina inferiore si può confondere facilmente con quello della fumaggine. Nella pagina superiore invece, la decolorazione è simile a quella causata dal ragnetto rosso.
Anche i frutti possono essere imbrattati dalle secrezioni del parassita.
Sugli alberi ornamentali posti vicino alle abitazioni, il parassita può introdursi all’interno delle case, creando problemi e disagi.
Ciclo di vita
I tingidi svernano come insetti adulti, riparati in anfratti del suolo e della vegetazione, ad esempio sotto la corteccia del tronco o dei rami degli alberi.
In primavera, di solito nel mese di aprile, riprendono la loro attività fuoriuscendo dai siti di svernamento e iniziando l’accoppiamento. Le uova vengono deposte sempre sulla pagina inferiore delle foglie, ai lati della nervatura mediana.
Il tempo di sviluppo dell’uovo varia da 20 giorni a 1 mese, mentre lo sviluppo dei nuovi adulti dura circa 20 giorni. Si hanno quindi più generazioni in un anno, considerando che lo svernamento avviene a partire dal mese di ottobre.
Come eliminare i tingidi con metodi biologici
La difesa biologica dai tingidi inizia col monitoraggio della loro presenza. Questa richiede un’attenta osservazione delle foglie. La pagina superiore risulta fortemente decolorata, mentre quella inferiore è addirittura imbrattata dal parassita e dai suoi escrementi. Per eliminare i tingidi dalle piante in modo biologico, i prodotti più efficaci sono quelli a base di piretro naturale, reperibili nei negozi specializzati
Si tratta di prodotti che non richiedono il possesso del patentino necessario per i fitosanitari. Il consiglio è quello di bagnare abbondantemente la vegetazione, avendo cura di colpire la parte inferiore delle foglie, ossia quella in cui il parassita svolge la sua attività.
Dopo il trattamento con il piretro naturale è opportuno un lavaggio col sapone molle potassico, così da lavare la vegetazione infestata dagli escrementi del parassita.
Questi interventi sono più efficaci quando effettuati in primavera, colpendo la prima generazione del parassita, la quale, tuttavia, è quella meno visibile.