Il decotto e il macerato di equiseto sono due fungicidi e antiparassitari naturali molto efficaci. La pianta, detta anche coda cavallina, cresce spontanea ed è ampiamente diffusa nel nostro Paese. In realtà, al genere Equisetum, della famiglia botanica delle Equisatacee, appartengono circa 35 specie. Ma solo una decina di queste è diffusa nella flora italiana. Si tratta di piante classificate tra gli organismi più antichi presenti sulla terra. Il ritrovamento di resti fossili fa risalire, infatti, la loro presenza al periodo Devoniano, ossia a quasi 400 milioni di anni fa.
Ma conosciamo meglio questa pianta così importante per la difesa biologica dalle malattie crittogamiche e dai parassiti delle piante.
La pianta di equiseto

Equisetum arvense
Prima di capire in che modo preparare il decotto e il macerato di equiseto, osserviamo più da vicino la pianta.
La specie oggetto della nostra trattazione è l’Equisetum Arvense, nome comune equiseto dei campi, pianta erbacea perenne e spontanea.
Il termine “arvense” di questa specie di equiseto fa riferimento al suo habitat primario di diffusione, ossia i campi, soprattutto quelli umidi e incolti delle zone di montagna.
Questa varietà è la più comune in circolazione. Viene utilizzata non solo in agricoltura biologica ma anche in ambito erboristico poiché possiede molte proprietà medicamentose.
Peculiarità
La pianta di equiseto ha una struttura abbastanza complessa. Una delle sue peculiarità è quella di essere geofita rizomatosa, ossia una perenne che porta le sue gemme in profondità nel terreno. Durante i mesi invernali, per sopravvivere alle avversità, non presenta organi aerei. In questo periodo le gemme sopravvivono in organi sotterranei detti rizomi. Questa è la parte ipogea della pianta.
Fusti fertili

Fusti fertili
Dai rizomi, a partire dall’inizio della primavera, si formano gli organi aerei dell’equiseto (la parte epigea), ossia i fusti. Questi possono essere di due tipi: fertili e sterili.
Entrambi i tipi sono scanalati in senso longitudinale e suddivisi in diversi nodi e internodi intermedi.
I fusti fertili della pianta sono quelli che emergono in primavera e hanno funzione riproduttiva. Il loro colore è bruno-bianchiccio, a volte tendente al giallo, quindi privo di clorofilla. Non sono ramificati ma presentano nodi e internodi, con una parte apicale detta strobilo. All’interno dello strobilo sono alloggiate le spore, ossia il mezzo di riproduzione dell’equiseto.
Questo tipo di fusto sporifica (ovvero, rilascia le spore) in primavera.
Fusti sterili

Fusti sterili
In seguito alla dispersione delle sue spore, il fusto fertile muore, dando vita al fusto sterile, ossia quello estivo.
Il fusto sterile è di colore verde poiché è ricco di clorofilla.
Ha una superficie ruvida ed è ramificato, con circa una dozzina di rametti posti in verticilli alla base delle foglie. Le foglie sono poco significative e sono poste in corrispondenza dei nodi dei fusti, a formare una sorta di guaina. La sua altezza può arrivare fino a un massimo di 60 cm.
Sono questi i ricacci della pianta che bisogna utilizzare per la preparazione del decotto e del macerato di equiseto.
Altre specie di equiseto

Equiseto palustre
Abbiamo già detto che esistono diverse varietà di equiseto. Alcune di queste tendono a somigliarsi.
L’Equisetum Arvense, ci teniamo a precisare, non deve essere confuso con altre specie simili, come ad esempio l’equiseto palustre. Fare molta attenzione alla differenza tra le due piante è importante, poiché quest’ultima contiene alcaloidi tossici come la nicotina e la palustrina, che possono provocare danni in caso d’ingestione accidentale.
Per questo, se avete intenzione di preparare un decotto o un macerato di equiseto, quando effettuate la raccolta, se non siete sicuri della specie, chiedete un consiglio o un confronto a persone esperte, che sapranno fugare i vostri dubbi sull’identificazione.
Contenuto e proprietà dell’equiseto
Gli elementi costitutivi principali dell’equiseto sono: l’acido salicilico, il silice, l’acido ossalico, i sali solforici, modeste quantità di alcaloidi, flavonoidi, equisetina, altre sostanze minerali come calcio, potassio, alluminio, magnesio e manganese. Il contenuto in silice è elevato (circa il 17% delle ceneri), e questo, insieme alla presenza congiunta degli altri elementi, ne fa un eccellente fungicida naturale per la difesa biologica da malattie crittogamiche come l’oidio o la peronospora. Le soluzioni a base di equiseto sono in grado di rafforzare la cuticola fogliare delle colture orticole. Questo rende più difficile per gli agenti patogeni far attecchire la malattia fungina, solitamente trasmessa attraverso il deposito delle spore sulle foglie stesse della pianta.
Allo stesso tempo, l’applicazione sulle foglie svolge un’efficace funzione repellente per molti insetti parassiti dell’orto, tra cui afidi e acari.
Il decotto e il macerato di equiseto
Le preparazioni più diffuse che si possono fare con i fusti sterili sono: il macerato di equiseto e il decotto di equiseto.
Per la preparazione di entrambi vale il seguente dosaggio:
- 1 kg di pianta verde (o 150 g di pianta secca)
- 10 litri d’acqua
Preparazione del macerato di equiseto
Per preparare il macerato di equiseto bisogna mettere a mollo la quantità di pianta verde desiderata per 7-10 giorni. Una volta messo a bagno, l’equiseto inizia a fermentare e a produrre schiuma. Quando la produzione di schiuma si arresta il macerato è pronto e può essere filtrato. Per la macerazione si consiglia di utilizzare recipienti in terracotta o al più in plastica dura. Evitate metalli e vetroresina. Inoltre è bene posizionare il contenitore in un luogo ombreggiato.
Per la conservazione del macerato consigliamo invece l’utilizzo di bottiglie di vetro di colore scuro. Una volta preparato il macerato di equiseto può essere diluito in ulteriori 5 parti d’acqua.
Preparazione del decotto di equiseto
Per il decotto di equiseto bisogna mettere in una pentola con acqua la quantità di pianta verde desiderata e lasciare riposare per 24 ore in modo da farne abbassare il volume. A questo punto si accende il fuoco sotto la pentola a fiamma bassa fino ad ebollizione. Una volta arrivati al punto di ebollizione si chiude il fuoco, si lascia raffreddare e si filtra.
Anche il decotto può essere diluito in ulteriori 5 parti d’acqua.
Utilizzo del decotto e del macerato di equiseto sulle piante
Il macerato di equiseto, così come il decotto, è utile per la difesa biologica delle piante. Utilizzando un comodo spruzzatore a spalla (se non lo avete, potete trovarlo qui), sempre nelle ore fresche della giornata, si può nebulizzare una delle due soluzioni sia direttamente sulle foglie che sul terreno.
Per migliorare l’efficacia delle preparazioni a base di equiseto si può aggiungere il silicato di sodio. Quest’ultimo è consigliato poiché va ad aumentare l’efficacia e la persistenza dell’equiseto sulle lamine fogliari. Ovviamente il silicato di sodio è un prodotto il cui uso è consentito in agricoltura biologica. Se volete aggiungerlo al vostro decotto o al macerato, potete acquistarlo qui.
Altra aggiunta che si può fare per migliorare l’efficacia sia del decotto che del macerato di equiseto, è quella del sapone di Marsiglia. In questo modo avremo una migliore adesività della soluzione.
Per proteggere dalle malattie fungine, sia il macerato che il decotto possono essere irrorati sulle piante con una cadenza quindicinale. Se le condizioni ambientali tendono a favorire la proliferazione della patologia, ad esempio in un periodo di piogge alternato a forte caldo, se ne può aumentare la frequenza.
Infine, se usato come antiparassitario, l’equiseto può essere utilizzato, in maniera congiunta o alternata, con altri preparati naturali come il macerato d’ortica, l’infuso d’aglio e il macerato di foglie e femminelle di pomodoro.
1 commento
molto chiaro