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Il cavolo cappuccio è un ortaggio molto amato dagli agricoltori. Viene coltivato in genere nei periodi freddi dell’anno, ma esistono anche varietà primaverili ed estive.
Somiglia molto al cavolo verza, ma da questo si distingue per alcune caratteristiche peculiari. E’ abbastanza facile da coltivare, ma necessita di alcuni accorgimenti colturali per ottenere piante sane e rigogliose.
In quest’articolo, dopo un’attenta descrizione, vedremo come coltivare il cavolo cappuccio nel nostro orto in maniera biologica. Parleremo del tipo di terreno ideale, delle concimazioni e delle irrigazioni necessarie. Infine vedremo le cure colturali necessarie e la difesa biologica dai parassiti e dalle avversità.
Inquadramento botanico e caratteristiche del cavolo cappuccio
Il cavolo cappuccio (Brassica oleracea var. capitata) è una specie orticola della famiglia botanica delle Cruciferae (o Brassicaceae). Di questa famiglia fanno parte altri ortaggi come il cavolfiore, il cavolo broccolo, il cavolo nero e il cavolo verza.
La pianta del cavolo cappuccio, come già detto, è molto simile al cavolo verza. E’ una specie erbacea biennale, ma viene coltivata negli orti secondo un ciclo stagionale. Ha uno stelo eretto, con foglie ampie e assai carnose. Queste sono imbricate, avvolte le une sulle altre a formare una palla o “testa” molto grande, la quale racchiude le foglie più giovani e il germoglio centrale. A differenza del cavolo verza, che ha foglie bollose, quelle del cavolo cappuccio sono lisce, rivestite da una patina cerosa, quasi untuose. Il loro colore è verde pallido nella maggior parte delle varietà, mentre il cuore è biancastro.
Periodo di coltivazione e varietà
Il cavolo cappuccio si può coltivare quasi durante tutto l’anno, in quanto esistono varietà adatte alle diverse stagioni.
Il modo migliore per iniziare una coltivazione è trapiantare, usando la tecnica del semenzaio in polistirolo, le piccole piante cresciute con il pane di terra.
Non sempre la suddivisone del periodo di trapianto tra una varietà e l’altra è netta e precisa. Alcune varietà estive, ad esempio, si possono trapiantare anche più tardi e altre autunnali, invece, si possono trapiantare più presto.
Ad ogni modo, una suddivisione valida può essere la seguente:
Varietà primaverili
Le varietà primaverili del cavolo cappuccio si trapiantano in febbraio per essere raccolte all’inizio della primavera. Tra queste ricordiamo:
- Cuore di bue, varietà molto precoce, con foglie lisce e testa compatta
- Express, varietà precocissima con testa piccola e forma conica
Varietà estive
Le varietà estive si trapiantano in maggio-giugno, per essere raccolte in piena estate. Le più famose sono:
- Gloria d’Ingegnoli, varietà molto produttiva, con testa grossa e bianca
- Mercato di Copenaghen, con testa grande e schiacciata
Varietà autunnali
Le varietà autunnali si trapiantano in luglio-agosto, per essere raccolte prima dell’arrivo del gelo. Queste sono:
- Tardivo d’Olanda, varietà a stelo corto, con testa grossa e tonda
- Quintale d’Alsazia, varietà di grande produzione, con testa piatta
- Testa di moro, varietà con foglie esterne rossastre e foglie interne più chiare, ma con venature rosse
Varietà invernali
Le varietà invernali si trapiantano in settembre-ottobre e vengono raccolte in pieno inverno. Tra queste citiamo:
- Cavolo cappuccio di Vaugirard, con testa molto grande e compatta, varietà che resiste bene al gelo
- Gigante invernale, forte, vigoroso e produttivo
Terreno e concimazione
Il cavolo cappuccio è una coltura che esige molto in termini di terreno e concimazione. Predilige un suolo profondo, ben areato e fresco, con pH intorno alla neutralità.
Il terreno deve avere una buona dotazione di sostanza organica, che si può ottenere interrando del letame maturo prima del trapianto. Se non disponete di letame, potete acquistare dello stallatico pellettato (che trovate qui) che garantirà al terreno il giusto nutrimento.
Irrigazione e distanze di trapianto
A seconda del periodo di coltivazione varieranno le esigenze idriche del cavolo cappuccio. Per i cavoli coltivati in pieno autunno, inverno e primavera, non è indispensabile dotarsi di un impianto d’irrigazione. Per le cultivar che hanno inizio in estate o all’inizio dell’autunno, ci sarà invece bisogno di un supporto idrico, come ad esempio un con un impianto a goccia.
Le distanze di trapianto ideali sono 40-50 cm tra una pianta e l’altra, 50-60 cm tra le file.
Cure colturali
Il cavolo cappuccio non ha bisogno di molte cure colturali, l’importante è che venga tenuto libero dalle erbe infestanti. E’ una cultivar che quindi deve essere sarchiata o, in alternativa, rincalzata.
Raccolta e usi
La raccolta del cavolo cappuccio avviene in maniera scalare quando le teste sono ben sviluppate, chiuse e ancora sode. Si provvede subito ad eliminare le foglie più esterne e si conserva solo la palla centrale.
La raccolta, di solito, avviene a 60-70 giorni dal trapianto nelle cultivar precoci, 70-90 nelle medio-precoci, oltre 90 nelle tardive.
Le foglie, quando sono tenere e croccanti, possono essere consumate crude, in insalata, purché vengano tagliate in maniera molto sottile. Di noma, comunque, si consumano cotte e cucinate in diversi modi.
Il cavolo cappuccio è molto gustoso, ha un ottimo sapore aromatico ed elevati valori nutrizionali.
E’ comunque poco indicato per le persone debilitate, in quanto di lenta digeribilità.
I famosi crauti dei paesi nord-europei si ottengono grazie alla fermentazione lattica delle foglie tagliate molto fini.
Difesa biologica antiparassitaria
I parassiti più problematici per il cavolo cappuccio sono gli afidi, nelle coltivazioni primaverili ed estive. La cavolaia e le lumache, invece, sono i nemici più temibili in autunno-inverno.
Per tutte le informazioni su come difendersi in maniera biologica da questi parassiti, vi rimandiamo ai relativi articoli.
3 commenti
Sempre interessanti, precisi ed approfonditi i vostri articoli! Complimenti, siete in gamba!
Grazie mille, Itala! 🙂
Salve, vorrei sapere come prevenire il fungo sui cappucci viola e verde… grazie