Indice dei contenuti
La barba di becco è una pianta spontanea commestibile assai diffusa sul nostro territorio.
E’ un’erba nota e usata sin dall’antichità. A testimonianza di questo, una sua raffigurazione si trova persino in un affresco della città di Pompei. Vanta perciò una lunga storia nella tradizione gastronomica delle nostre regioni, tanto che ha molti nomi comuni. A seconda del territorio, viene chiamata, ad esempio: Salsefica, Baciapreti, Scorzobianca o, ancora, Barbabuc.
Nell’articolo, dopo aver visto le caratteristiche botaniche della barba di becco, ne scopriamo le proprietà e gli usi in cucina.
Identificazione della barba di becco
La barba di becco, nome scientifico Tragopogon pratensis, è una pianta erbacea della famiglia botanica delle Asteraceae.
Una specie molto simile è la Tragopogon porrifolius, che differisce per lo più per il colore del fiore, viola nella T. porrifolius, giallo nella T. pratensis.
La famiglia delle Asteraceae è molto ampia e comprende diverse piante commestibili, quali: bardana, tarassaco, cardo mariano, topinambur, achillea millefoglie, camomilla.
Il nome della pianta e del genere ad essa associato, deriva dalla combinazione delle parole greche tragos= caprone e pogon=barba. Com’è ovvio, il nome mette in evidenza la somiglianza delle setole del pappo del fiore alla barba di un caprone.
Il nome volgare più comune, ovvero barba di becco, è invece di origine longobarda, ovvero bikk=becco.
Si tratta di una pianta che ha un habitat vegetativo compreso tra il livello del mare e i 2.100 m di altitudine. Per questo è presente in quasi tutta Italia, fatta eccezione per le isole e poche altre zone. Infine, ama crescere lungo i sentieri soleggiati e nei campi incolti, non troppo fertili.
Caratteristiche botaniche
La barba di becco è una pianta erbacea con un ciclo biennale. Nel primo anno di ciclo vegetativo va a formare un’ampia rosetta di foglie basali. Nel secondo anno produce invece il vistoso e caratteristico scapo fiorale.
La radice, lunga e fittonante, con numerose radichette laterali, è commestibile.
La pianta emette dei fusti semplici ed eretti, lunghi dai 20 ai 70 cm. I fusti sono poco ramificati, con evidenti striature e interno cavo (fistoloso), con la parte nodale più ingrossata.
Le foglie sono lineari, lanceolate, più sottili in punta e avvolgenti il fusto.
Hanno margine intero, a volte ondulato.
I fiori sono ermafroditi, si trovano riuniti in un capolino apicale al termine del fusto.
Il capolino, quando è aperto, non supera un diametro di 5 cm. Il colore è di giallo-dorato intenso. I fiori sono circondati da un involucro cilindrico con 8 squame acuminate, che si ripiegano a fine fioritura. L’aspetto è quello tipico delle Asteraceae: ligulato.
Caratteristica inconfondibile del fiore della barba di becco è che si apre al mattino presto, per poi chiudersi verso mezzogiorno.
I frutti sono minuscoli acheni di forma oblunga, con superficie rugosa. Sono sormontati da un piccolo peduncolo, sul quale è inserito il pappo. Questo è formato da numerosi peli con barbe laterali.
Raccolta ed essiccazione
Le radici di barba di becco sono la parte più pregiata e ricercata. Queste si possono raccogliere nell’autunno del primo anno di vegetazione, quando la pianta si trova in stato di riposo. Oppure all’inizio della primavera seguente, prima che si sviluppi lo scapo fiorale.
Un buon modo per raccogliere le radici è scavare a lato della pianta con una piccola zappa, individuarle e reciderle. Una volta lavate a puntino, si possono tagliare in piccoli dischetti o strisce. A questo punto vanno poste al sole per qualche giorno e lasciate essiccare. Una volta asciutte, si possono conservare in contenitori di vetro (come questo), in un luogo buio e asciutto, per essere usate al bisogno.
Proprietà benefiche della barba di becco
La radice della barba di becco è ricca di proprietà benefiche. Contiene infatti inulina, sostanze amare e mucillagini. Questo le conferisce proprietà depurative, diaforetiche, espettoranti, sudorifere e astringenti.
Un’ottima preparazione casalinga per sfruttare queste proprietà è il decotto. Nella medicina popolare veniva usato come calmante per la tosse e per tutti i piccoli problemi infiammatori dell’apparato respiratorio.
Inoltre, l’inulina presente nelle radici è un polisaccaride pregiato sotto il profilo dietetico. Può infatti essere un ottimo sostitutivo degli zuccheri dannosi per le persone diabetiche.
Ricette con la barba di becco e usi in cucina
Esistono numerose ricette con la barba di becco nella tradizione contadina italiana. Tutte le parti della pianta sono edibili, quindi, oltre alle radici, si consumano anche i giovani germogli e le foglie.
Il sapore della radice ad alcuni ricorda quello delle ostriche, per altri ha invece un gusto più vicino a quello delle carote. Tutti sono però concordi nel dire che si tratta di una vera prelibatezza.
Per gustarle al meglio si possono lessare e condire con semplice olio extra vergine d’oliva e aceto balsamico.
La barba dei frati bollita, inoltre, è ottima anche dopo una ripassata in padella, con un po’ di burro e magari anche l’aggiunta di uova.
I germogli teneri si lessano e possono competere come gusto con i più noti asparagi selvatici.
Le foglie, infine, sono perfette per insaporire minestre ed arricchire frittate.
1 commento
Notizie davvero interessanti.
Da noi in Val Posina(500 mt.di altitudine) sono ben visibili adesso:30 maggio, si possono consumare tutte le parti della pianta anche adesso? Grazie molte