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Il rabarbaro, noto anche come rabarbaro officinale o inglese e cinese, è una pianta perenne, facile da coltivare nell’orto domestico.
La coltivazione del rabarbaro è praticata non solo a fini alimentari, ma anche per il suo pregiato valore ornamentale. Si tratta infatti di una pianta molto bella e vistosa.
In quest’articolo vi faremo conoscere le sue caratteristiche botaniche e le tecniche di coltivazione nell’orto domestico. Vediamo inoltre quali sono i suoi più diffusi impieghi in cucina, sia per il consumo fresco che per la trasformazione.
Ma iniziamo dalle sue caratteristiche botaniche.
Le caratteristiche botaniche della pianta di rabarbero
Il rabarbaro, nome scientifico del genere Rheum, è una pianta della famiglia botanica delle Polygonaceae, presente allo stato spontaneo e coltivato in oltre 60 specie.
La sua origine è asiatica e il suo impiego è diffuso da migliaia di anni. Le popolazioni asiatiche lo usavano in campo medicinale e tuttora gli estratti delle radici rizomatose sono usati dall’industria farmaceutica.
Le specie più diffuse sono il Rheum palmatum (rabarbaro cinese), il Rheum officinale (rabarbaro inglese) e il Rheum rhaponticum.
A livello botanico il rabarbaro è una erbacea perenne, con un apparato radicale costituito da un rizoma ingrossato e fittonante. Dal grosso rizoma si originano delle grandi foglie, che vanno a formare un grosso cespo, il quale può raggiungere anche il diametro di 2 m.
Le foglie, carnose e palmate, sono verde smeraldo, hanno il margine quasi intero e possono essere larghe anche 80 cm.
Le foglie sono sorrette da piccioli lunghi e carnosi (coste), che assumono a sviluppo completo una bella colorazione rossastra. La loro lunghezza arriva fino ai 50-60 cm.
Il picciolo è la parte edule del rabarbaro ed è caratterizzato da un sapore acidulo e aromatico. Le foglie, invece, contengono grandi quantità di acido ossalico, non sono quindi commestibili.
La fioritura avviene in aprile, quando il rabarbaro emette un vistoso scapo floreale a forma di pennacchio con numerosi fiori bianchi.
Coltivare il rabarbaro
Esigenze pedoclimatiche
Il rabarbaro ama un clima fresco, per questo motivo è l’ideale per essere coltivato in collina o in montagna. Se decidiamo di coltivarlo in pianura, a Sud e in quei terreni dove il clima estivo è molto caldo, conviene scegliere una posizione in ombra o poco soleggiata. D’altro canto il rabarbaro non ha problemi a resistere alle stagioni invernali rigide.
Per quanto riguarda il suolo, avendo un apparato radicale assai sviluppato, esige un terreno ben lavorato in profondità, abbastanza fertile e sciolto.
A questo scopo, conviene fare una concimazione di fondo con letame ben maturo o stallatico pellettato (che trovate qui).
La concimazione iniziale basta a nutrire la pianta anche per gli anni successivi. In seguito sarà sufficiente intervenire apportando solo un po’ di compost domestico o humus di lombrico.
Altro accorgimento per una buona riuscita della coltivazione del rabarbaro è di evitare tipi di terreni che generano ristagni idrici. Quindi è bene, ad esempio, evitare suoli troppo argillosi. Il ristagno idrico, infatti, può causare gravi danni all’apparato radicale, dando origine a marciumi e malattie fungine.
Semina e moltiplicazione
L’avvio di una coltivazione di rabarbaro avviene in diversi modi. Il più semplice, ma anche delicato, è la semina, da fare a marzo, in piccoli vasetti o in semenzaio.
Quando le piantine saranno abbastanza grandi, si potranno trasferire sul terreno, ciò di solito avviene a maggio.
Altra tecnica è la suddivisione dei cespi. Questa avviene estirpando una pianta e dividendone il cespo in più parti. Ogni parte ricavata verrà interrata, dando vita a una nuova pianta.
Per la riuscita di questa operazione bisogna assicurarsi che ogni porzione di rizoma sia dotata di almeno una gemma. La divisione del cespo può essere fatta all’inizio dell’autunno, tra ottobre e novembre.
Sia partendo da seme in primavera, che dalla suddivisione dei cespi autunnale, la raccolta del rabarbaro avrà inizio a partire dal secondo anno.
Sesto d’impianto
La pianta di rabarbaro matura raggiunge grandi dimensioni. Bisogna quindi stare attenti nella realizzazione del sesto d’impianto. Tra una pianta e l’altra sulla fila bisogna lasciare almeno 1 m di distanza e, se si fanno più file, 2 m tra ogni fila. Essendo una pianta perenne (almeno poliennale) il consiglio è quello di scegliere una porzione dell’orto all’esterno del campo, in modo da non intralciare le altre coltivazioni. Bisogna altresì non esagerare con il numero di piante, essendo ognuna molto produttiva.
L’impianto può durare molti anni, ma allorché le ceppaie accennano a deperire, conviene rinnovarle per tempo.
Cure colturali
Il rabarbaro è una pianta che richiede poche cure colturali. La pulizia dalle erbe infestanti è poco impegnativa, poiché l’accrescimento del cespo e lo sviluppo di grandi foglie non ne consentono il proliferare. Più attenzione alle malerbe va però posta nel primo anno di coltivazione, specie se si inizia in primavera. A questo scopo consigliamo la pacciamatura naturale.
Per quanto riguarda l’irrigazione, questa serve solo in estate e in seguito a periodi di secco prolungato. Non consigliamo pertanto di realizzare un impianto d’irrigazione dedicato.
Altra operazione colturale è il taglio dello scapo floreale in primavera. La fioritura del rabarbaro è bella e ornamentale, ma toglie energie alla produzione di coste e foglie. Quindi, se il vostro obiettivo è raccogliere le coste, conviene asportare gli scapi floreali appena si presentano.
Difesa biologica antiparassitaria
Il rabarbaro è molto rustico, quindi resiste agli attacchi di malattie e parassiti.
In primavera attenzione agli però agli afidi, che possono essere prevenuti usando macerati naturali, come quelli a base d’aglio o di ortica.
Maggiore attenzione alla presenza di ristagni idrici, che possono causare pericolosi marciumi e malattie dell’apparato radicale.
Raccolta del rabarbaro
Le parti edibile del rabarbaro sono le coste, che si raccolgono in modo graduale a partire dal secondo anno, tra aprile e ottobre. La costa si raccoglie quando è ben sviluppata e si presenta carnosa e rossiccia. Per non rovinare i germogli della pianta, si consiglia di torcerla verso il basso con un movimento rotatorio.
Usi in cucina del rabarbaro
Il rabarbaro si presta a diversi usi, tra cui, addirittura, la realizzazione di energia pulita. Per quel che riguarda però gli usi in cucina, in primo luogo, possiamo usare le radici per preparare un pregiato amaro digestivo. Non tutti, inoltre, sanno che con gli estratti della radice di rabarbaro si possono fare caramelle.
Le coste invece vengono consumate come ortaggio aromatico. Possono essere servite crude in insalata o cotte e preparate come gli asparagi.
L’uso più diffuso, ad ogni modo, è la trasformazione in gustose marmellate dal sapore agrodolce.