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L’ernia del cavolo, nota anche come ernia delle crucifere è una malattia molto comune tra le piante dell’orto autunnale. Questa malattia interessa in modo particolare gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle Cruciferae, quali: cavolfiore, cavolo nero, cavolo broccolo, verza, cappuccio, cavolo rapa.
Si può presentare ovunque questi ortaggi vengano coltivati con continuità, sia in campo aperto, che in coltura protetta (serra).
Vediamo come riconoscere l’ernia del cavolo quando si presenta nel nostro orto domestico. Vediamo inoltre la strategia di prevenzione agronomica più adeguata.
Come identificare l’ernia del cavolo
L’ernia del cavolo è una malattia fungina provocata dall’agente patogeno Plasmodiophora brassicae.
Colpisce per lo più l’apparato radicale delle piante. Per riconosce a malattia bisogna osservare le radici. Queste mostrano infatti degli evidenti segni, chiamati per l’appunto “ernie”, ovvero dei piccoli “tumori” tubercolosi, dall’aspetto molto simile a quello dei nematodi galligeni.
Un’altra parte della pianta che può essere colpita dall’ernia delle crucifere è la parte bassa del fusto.
Le ernie sono piccole e chiare che poi si ingrandiscono e diventano più scure. Le proliferazioni marciscono e con esse l’intero apparato radicale, e dunque la pianta muore.
Per accorgersi se la pianta è colpita dall’ernia del cavolo si può anche osservare la parte aerea della vegetazione. Le foglie basali sono le prime a ingiallire, inoltre si verifica un appassimento generale, dovuto alla scarsa funzionalità delle radici.
L’impressione che si ha guardando una pianta è che sia poco sviluppata e poco vigorosa.
Il ciclo biologico del parassita
Debellare l’ernia del cavolo non è un’impresa facile. Le spore del fungo, infatti, sono durevoli e riescono a conservarsi latenti a lungo nel terreno, anche 10 anni. La vera e propria malattia colpisce con le condizioni termo-igrometriche favorevoli del terreno. A quel punto la spore durevoli originano le zoospore.
Le condizioni ideali per far sviluppare l’ernia sono:
- Temperature dell’aria tra i 18 e i 20 °C,
- Alto tasso d’umidità
- Terreno con un pH per lo più acido.
Com’è ovvio devono anche esservi della piante coltivate sul campo. Le zoospore cercano le prime e tenere radici, vi penetrano all’interno e inizia così a formarsi un plasmodio che si riproduce di continuo, originando degli zoosporangi. Questi a loro volta producono e diffondono altre zoospore.
Il ciclo è continuo e si interrompe solo quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli, ad esempio con l’arrivo dell’inverno.
Prevenire l’ernia del cavolo
Per prevenire l’ernia del cavolo bisogna agire con adeguate tecniche:
- Se un campo è stato interessato nel corso di una stagione dalla malattia, bisogna attuare un’ adeguata rotazione colturale.
Abbiamo detto che il patogeno si conserva a lungo nel suolo, bisogna quindi evitare per molti anni di piantare la stessa famiglia di piante sul medesimo appezzamento di terreno.
Purtroppo, nei casi più gravi, devono passare almeno 7-10 anni per essere sicuri che la malattia non colpisca di nuovo. - Altro accorgimento è quello di togliere subito le piante colpite dal campo e di bruciarle in un luogo lontano. I residui colturali contengono le spore, che poi contribuiscono a far instaurare la malattia.
- Bisogna poi sottolineare che questa malattia spesso ha origine nei vivai dove acquistiamo le piantine. Quindi è bene accertarsi di acquistare piante sane, che non abbiamo segni evidenti sulle prime foglie. In modo empirica si può “tirare su” una piantina dal semenzaio in polistirolo e verificare che abbia un apparato radicale sano. Le radici devono essere belle chiare e pulite. Se avete dubbi sulla salubrità della piantina evitate l’acquisto, rischiate di portare nel vostro orto una malattia difficile da debellare.