I piccoli frutti dalle antiche origini sono un’ottima opportunità per la coltivazione biologica nel frutteto familiare. Si tratta di alberi da frutto un tempo ampiamente diffusi e presenti nelle campagne, ma oggi dimenticati. Purtroppo le dinamiche commerciali hanno fatto sì che queste piante venissero progressivamente abbandonate, in quanto poco appetibili per la grande platea dei consumatori. Ma perché conviene coltivare i piccoli frutti dimenticati?
Le risposte a questa domanda sono molteplici. Per prima cosa si tratta di frutti buoni e salutari, con proprietà benefiche uniche. In secondo luogo parliamo di alberi rustici, produttivi, resistenti agli sbalzi climatici, ai parassiti e alle malattie, dunque di facile cura, perfetti per essere coltivati, anche in pochi esemplari, nel frutteto domestico. Infine, non dimentichiamo l’importanza della biodiversità ambientale che questi piccoli alberi da frutto regalano.
Vediamo quindi quali sono questi frutti dimenticati e quali caratteristiche hanno.
Quali sono i piccoli frutti antichi?
Abbiamo deciso di prendere in considerazione 10 specie da frutto tra le più amate dagli appassionati del frutteto biologico. Parliamo nello specifico di:
- giuggiolo
- corbezzolo
- corniolo
- olivello spinoso
- sorbo domestico
- melo cotogno
- nespolo comune
- azzeruolo
- mirto
- carrubo
Giuggiolo
Il giuggiolo (Ziziphus jujuba) è un piccolo frutto capace di evocare i ricordi di bambino di chi viveva nelle campagne. Basti pensare ai suoi tanti nomi locali, ad esempio zizzola, zinzuli, scicula. È un albero rustico che non raggiunge grandi dimensioni (al più 5-6 m di altezza) e ama i terreni poveri e soleggiati. Resiste bene a freddo e siccità, quindi si può coltivare in tutte le regioni italiane, anche se dà il meglio di sé al Centro-Sud. È facile da riprodurre da seme o col trapianto di polloni radicati. Fiorisce a inizio estate e i suoi piccoli fiori sono molto apprezzati dalle api. Laddove è coltivato con intensità, si produce un miele pregiatissimo.
I frutti maturano da fine estate e si raccolgono quando la buccia inizia a raggrinzire. Sono usati freschi, tal quali, o per la produzione di confetture e pregiati liquori, come il famoso brodo di giuggiole.
Corbezzolo
Il corbezzolo (Arbutus unedo) è un albero sempreverde noto anche come albero d’Italia. Questo perché sulla stessa pianta in autunno-inverno troviamo fiori bianchi, frutti rossi maturi (dapprima gialli) e foglie verdi. Ha quindi un grande valore ornamentale, oltre che ecologico. Cresce spontaneo in forma cespugliosa, con tanti polloni intorno. Nella coltivazione ad alberello, di solito non supera i 3 m di altezza.
Nonostante sia un sempreverde, resiste bene al gelo ed è estremamente rustico. Non teme la siccità e non necessita di irrigazione nemmeno nei piccoli esemplari. Si riproduce facilmente con diverse tecniche: da seme, talea, margotta, propaggine e trapianto dei polloni.
I frutti, le corbezzole, sono ricchi di vitamina C, ma attenzione a non abusarne, poiché possono provocare senso di ebbrezza.
Con i suoi fiori le api producono un ottimo miele monoflora, tra i più pregiati in commercio e tipico della Sardegna.
Corniolo
Il corniolo (Cornus mas) è un piccolo albero con portamento arbustivo originario del Mediterraneo. È una specie rustica e longeva, che si adatta bene al clima temperato e si può coltivare in tutte le regioni fino a 1.400 m di altitudine.
Ha una fruttificazione abbondante e i suoi frutti, le corniole, sono molto simili alle ciliegie.
Si riproduce facilmente sfruttando la sua capacità pollonifera. In vivaio se ne trovano diverse cultivar messe a punto dagli appassionati.
I frutti non sono dolci come le ciliegie, poiché piuttosto aciduli, ma proprio per questo sono ideali, invece, per confetture, succhi e gelatine. Hanno inoltre importanti proprietà antiossidanti, grazie alla presenza di composti fenolici.
Olivello spinoso
L’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides) è forse il meno conosciuto tra i piccoli frutti dimenticati, ma allo stesso tempo è quello che ha maggiori possibilità di tornare alla ribalta. I suoi frutti, infatti, sono tra i più ricchi in assoluto di vitamina C, ideali per fare succhi, molto ricercati nei paesi del Nord Europa, dove questa specie fruttifera è ampiamente coltivata.
Si presenta come arbusto cespuglioso, con i rami irti di spine, ed è adatta alla formazione di fitte e invalicabili siepi.
Esige esposizioni soleggiate ed è molto resistente al gelo, vegeta infatti fino a quasi 2.000 m. È meno resistente però all’estrema siccità, per questo è un piccolo frutto più adatto alle regioni centrosettentrionali.
Si riproduce facilmente trapiantando i polloni, da seme o acquistando le giovani plantule nei grandi vivai specializzati europei.
Per tutte queste caratteristiche, l’olivello spinoso ha buone prospettive di sviluppo come nuova coltura da reddito.
Sorbo domestico
Il sorbo domestico (Sorbus domestica) è un albero tradizionale del Mediterraneo. È estremamente longevo (vive oltre 400 anni), rustico e capace di regalare abbondanti produzioni. Resiste bene sia al gelo che alla siccità.
A differenza degli alberi visti in precedenza, il sorbo domestico diventa molto grande e, nelle migliori condizioni colturali, può superare i 30 m di altezza. Si moltiplica da seme, ma con questo sistema impiega molto tempo a fruttificare, per questo conviene acquistare in vivaio piante già innestate. Le sorbole possono avere aspetto piriforme o meliforme, appena raccolte hanno sapore acidulo, per cui necessitano di un periodo di ulteriore maturazione (ammezzimento), che i nostri nonni facevano fare nella paglia. Dopo l’ammezzimento, la polpa diviene morbida e friabile.
Il frutto è ricco di proprietà benefiche, ed è adatto ai diabetici. Contiene inoltre pectine, può quindi essere usato come addensante naturale nella preparazione di confetture.
Melo cotogno
Il melo cotogno (Cydonia oblonga) risulta essere tra i primi alberi da frutto domesticati dall’uomo, con le prime coltivazioni addirittura risalenti alla civiltà babilonese. Quindi decisamente un frutto antico.
È un albero di medio-piccole dimensioni, molto più rustico dei suoi stretti parenti, il melo e il pero.
Per le sue caratteristiche di rusticità il melo cotogno un tempo veniva ampiamente usato come portainnesto per altri alberi da frutto. L’unico limite di coltivazione sono i terreni calcarei che proprio non tollera.
I frutti, le mele cotogne, sono da sempre usati per le loro proprietà benefiche, essendo dietetici, astringenti, antiinfiammatori, emollienti e sedativi.
Non sono troppo gradevoli come frutti freschi, ma perfetti per preparazioni tipiche come la famosa cotognata.
La grande quantità di pectina presente, fa di questo frutto un eccellente addensante naturale, perfetto per chi non vuole usare additivi nelle marmellate e nelle confetture fatte in casa.
Nespolo comune
Il nespolo comune (Mespillus germanica) è un piccolo alberello deciduo, che difficilmente supera i 3 m di altezza. È un albero da frutto molto rustico e resistente alle malattie, molto difficilmente, ad esempio, viene preso di mira dalle malattie fungine, come accade invece per il più famoso nespolo giapponese.
Si adatta facilmente a diverse condizioni pedoclimatiche, ed è perfetto per le zone più fredde del Centro e del Nord.
Il suo difetto è che è una specie poco longeva, che non supera i 50 anni di età. I frutti maturano in autunno, ed essendo piuttosto acidi hanno bisogno di un ulteriore periodo di maturazione dopo la raccolta (di circa 1 mese), in un locale fresco e coperti di paglia.
Le nespole, oltre che per la preparazione di confetture, sono ottime per i liquori fatti in casa. La pianta potete acquistarla nei negozi specializzati.
Azzeruolo
L’azzeruolo (Crategus azarolus) è un piccolo frutto originario dell’Asia Minore, ma ormai naturalizzato in molte regioni italiane, sia al Nord che al Sud.
Come albero coltivato vanta una lunga tradizione, specie per varietà come l’azzeruolo bianco d’Italia (varietà delicata) e il classico azzeruolo rosso (varietà molto rustica).
Ha dimensioni medie, tra gli 8 e 10 m di altezza, con portamento arbustivo-cespuglioso.
Cresce bene anche in terreni argillosi, purché non vi sia ristagno idrico. Una volta affrancato non teme il gelo e la siccità.
La riproduzione da seme comporta un lungo tempo per l’entrata in produzione. Ecco perché solitamente viene riprodotto per innesto, usando un altro piccolo frutto come portainnesto, ovvero il biancospino. I frutti, le azzeruole, sono dei piccoli pomi di forma sferoidale, dal tipico sapore dolce e acidulo, che si conservano a lungo. La maturazione sull’albero avviene a inizio autunno.
Mirto
Il mirto (Myrtus communis) è un piccolo albero sempreverde, particolarmente diffuso nelle nostre regioni centromeridionali. La pianta ha un portamento arbustivo-cespuglioso e solitamente non supera i 3-4 m di altezza. La sua forte attitudine pollonifera si può sfruttare in modo agevole per la riproduzione. Si riproduce altresì facilmente da seme o per talea.
Per una buona fruttificazione richiede un clima mite, non sopporta infatti le gelate prolungate. I frutti maturano in autunno e persistono a lungo sulla pianta. La raccolta delle bacche di mirto è meglio iniziarla quando i frutticini sull’albero iniziano ad appassire.
L’utilizzo più comune che si fa delle bacche, dal tipico colore violaceo con patina cerea, è per la preparazione di liquori (come questi), tra i più aromatici e profumati in assoluto.
Carrube
Il carrubo (Ceratonia siliqua) non è un piccolo albero da frutto, ma la sua coltivazione affonda le radici nel tempo, quindi è sicuramente un frutto antico oggi dimenticato. È un albero caratterizzato dall’estrema longevità, supera i 5 secoli. Raggiunge i 10 m di altezza, con una chioma espansa dall’apprezzabile valore ornamentale. Ha un apparato radicale poderoso, che gli consente di vegetare bene anche nei terreni più difficili e siccitosi.
Non resiste troppo al gelo continuo, per questo lo troviamo spontaneo o coltivato soprattutto nelle regioni centromeridionali.
È un albero dioico, quindi per fruttificare necessita della presenza di piante femminili e maschili. La riproduzione avviene agevolmente da seme o tramite innesto, anche se l’entrata in produzione è piuttosto lenta. I frutti, le carrube, sono dei legumi che un tempo rappresentavano un elemento basilare per l’economia rurale, essendo ottimi per la produzione di farine, utilizzabili sia nell’alimentazione umana che animale.
Quando e come piantare i piccoli frutti antichi
Terminata la nostra rassegna sui piccoli frutti dimenticati da coltivare nel frutteto familiare vi lasciamo con due ulteriori e imperdibili approfondimenti, sul periodo ideale per piantare un albero e le tecniche migliori su come metterlo a dimora.
5 commenti
Io ho un piccolo orto in giardino (4×4), ora ho piantato le puntarelle, i finocchi, l’insalata e i broccoletti. In un angolo ho il rosmarino (una pianta di 15 anni) e in altro angolo ho una pianta di goji che non riesco a vedere i frutti. Vorrei mettere qualcosa di naturale per difendere la mia coltivazione. Grazie
Mi appassionano le piante che non hanno “commercio “…
È possibile coltivare il corbezzolo in terrazza?
Ottimo sito anche per inesperti nel settore.
Grazie 🙂