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L’afide nero della fava (Aphis fabae) è un insetto dell’ordine Rhyncota, famiglia Aphididae, sottofamiglia Aphidinae, tribù Aphidini. A dispetto del nome volgare, questa specie di afide è tra le più comuni e polifaghe, e le sue infestazioni interessano numerose colture orticole. Si tratta di un parassita delle piante che causa gravi deperimenti e imbratta la superficie della vegetazione.
La sua presenza nell’orto va dunque monitorata con attenzione e le infestazioni prevenute o curate con adeguate tecniche biologiche. Vediamo come.
Descrizione dell’afide nero della fava
L’Aphis fabae è un piccolo insetto nero, noto anche come pidocchio delle piante. Ha diverse forme biologiche che spesso si confondono a una osservazione superficiale. Innanzitutto c’è la forma alata virginopare, di colore nero o bruno olivaceo, lunga 3,9 mm (2,6 mm senza ali). Questa forma si caratterizza per l’addome con segmenti interessati da un’ampia sclerificazione mediana e una laterale, alle quali se ne affiancano alcune assai piccole, e con eventuale presenza di efflorescenze cerose segmentali.
Vi è poi la forma attera virginopara, di 2,4-2,6 mm di lunghezza, colore nerastro opaco e addome con macchie cerose in posizione dorso-laterale.
Abbiamo quindi la forma sessupara ginopara, molto simile alla precedente.
La forma maschile di dimensioni più piccole. Infine, la forma anfigonica di colore bruno-nerastro, 2,5 mm di lunghezza, sifoni molto brevi, caratterizzata da tibie posteriori con sensilli placoidei subcircolari.
Le uova sono nero lucenti e molto piccole (0,5 x 0,25 mm).
Piante attaccate e diffusione
L’afide nero della fava è diffuso in modo massiccio in tutte le regioni italiane.
Come detto, attacca molte specie di piante diverse, sia spontanee che coltivate.
Tra le spontanee, spesso coltivate a fini ornamentali, molto importante è la presenza di Aphis fabae sulla fusaggine (Euonymus europaeus), il viburno palla di neve (Viburnum opulus) e il filadelfio (Philadelphus coronarius).
Per ciò che concerne le piante coltivate, le più colpite da questo insetto sono: le leguminose (ad esempio fave, fagioli, fagiolini, erba medica), le chenopodiacee (come bietola e spinaci), la patata, il finocchio. Più rare sono le infestazioni sulle pomacee (melo, pero ecc), agrumi e sulla pianta di vite.
Danni arrecati alle colture
Prendendo come riferimento la fava, le colonie dell’afide nero infestano foglie, scapi fiorali, fiori e baccelli. Queste infestazioni molto fitte causano accartocciamenti fogliari, deperimenti e, nei casi più gravi, disseccamenti vegetativi e perfino la spaccatura dei baccelli lungo la linea di sutura.
Vi sono poi i danni indiretti tipici degli afidi, ovvero la formazione di melata e fumaggine. Ancora più temibile è la possibilità che l’afide della fava diventi vettore di virus persistenti, come il giallume della bietola (beet yellow) e l’accartocciarsi della patata (potato leaf roll).
Il ciclo biologico dell’Aphis fabae
L’Aphis fabae è un parassita a comportamento dioico e olociclico. Lo svernamento avviene con uova durevoli deposte sugli ospiti primari, ovvero i citati viburno, fusaggine e filadelfo. Le nuove fondatrici nascono in aprile e da queste prende origine per partogenesi una discendenza di femmine partogeniche (fondatrigenie) che non hanno bisogno di accoppiamento per riprodursi. Dopo alcune di queste generazioni, compaiono le forme alate che migrano su tutte le altre colture, sulle quali si susseguono più generazioni di virginogenie. In autunno compaiono le sessupare, quindi gli anfigonici e, con la deposizione di una o più uova durevoli da parte della femmina fecondata, si chiude il ciclo annuale dell’afide.
Gli antagonisti dell’afide nero della fava
Negli ambienti caratterizzati da elevata biodiversità, le colonie afidiche vengono tenute sotto controllo dai predatori naturali, in particolare larve e adulti di coccinelle, larve di ditteri sirfidi, crisopidi ed emerobidi.
Come prevenire l’afide nero della fava
Per prevenire le grosse infestazioni di afide nero della fava occorre agire per tempo. Una volta che l’infestazione è estesa, infatti, le misure che si possono adottare saranno sempre meno efficaci. Quello che consigliamo è, innanzitutto, usare come repellenti sulle colture sensibili i macerati naturali, ad esempio il macerato di ortica o il macerato di aglio, in modo da evitare che i parassiti instaurino la nuova colonia sulle piante. È bene, inoltre, ispezionare spesso e con cura le coltivazioni, facendo attenzione alla presenza di puntini neri lungo il fusto, nei pressi dei fiori o sotto le foglie così da individuare per tempo eventuali focolai.
Come eliminare gli afidi neri della fava
Abbiamo già visto come eliminare gli afidi dalle piante. Ci sono diversi prodotti biologici impiegabili, e il loro uso è efficace anche per eliminare gli afidi delle fave. Quello di uso più comune è il sapone molle potassico, che trovate con facilità in commercio. Essendo gli afidi insetti a corpo molle, il contatto con il sapone secca la cuticola provocando la morte del parassita per asfissia. Il sapone potassico inoltre ha effetto pulente, azione importante per ripulire la vegetazione da melata e fumaggine. Come accennato, l’intervento con il sapone potassico è molto efficace ai primi segni di infestazione, ma lo è molto meno su grandi colonie.
Se l’infestazione è ormai estesa, dunque, il consiglio è quello di intervenire con prodotti abbattenti, come il piretro naturale (che trovate qui) o l’azadiractina (che invece trovate qui).
Nell’esecuzione dei trattamenti avvaletevi di un atomizzatore a spalla e fate attenzione a bagnare in modo uniforme la vegetazione, soprattutto la pagina inferiore delle foglie, dove più di frequente si annidano gli afidi. Infine, fate sempre i trattamenti nelle ore serali, al fresco, in modo da prolungare il tempo di bagnatura delle piante.