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Il mango è un albero da frutto originario dell’India, paese in cui la coltivazione è praticata da oltre 4.000 anni.
E’ una pianta che ci regala un frutto esotico pregiato, apprezzato in tutto il mondo. Nel suo paese d’origine, è definito il “Re dei frutti”, ma ha un grande valore ovunque venga coltivato. Oltre all’India, i paesi maggiori produttori sono: Brasile, Messico, Kenya, paesi del Sud-Est asiatico, Australia. Negli ultimi anni si sta diffondendo anche nel bacino del Mediterraneo, in particolare Spagna e Israele. In Italia, la coltivazione del mango è partita in via sperimentale in Sicilia, mostrando ottimi risultati in termini di produzione. Grazie a questo esperimento si è appurata la sua adattabilità al clima delle regioni meridionali del nostro Paese.
In quest’articolo, dopo aver visto le caratteristiche botaniche della pianta, illustreremo le tecniche di coltivazione nel frutteto.
L’albero di mango, identificazione e varietà coltivate
Il mango (Mangifera indica), è un albero da frutto della famiglia botanica delle Anacardiaceae. Si tratta della stessa famiglia di un’altra cultivar molto amata: il pistacchio.
Sono numerose le varietà coltivate in giro per il mondo. Di seguito, vi proponiamo quelle impiantate con buon successo in Sicilia. Tutte queste varietà hanno in comune il portainnesto, di nome Gomera 3, quello più usato per la coltivazione del mango.
- Kensington Pride. E’ originaria dell’Australia, ed è stata la prima varietà coltivata in Sicilia. E’ tra le più resistenti alle basse temperature, con una fruttificazione precoce (agosto-settembre). Un difetto che viene segnalato su questa varietà è il colore dei frutti, un po’ pallido.
- Glenn. E’ la varietà più coltivata e ha presto sostituito la Kensington. Ha un’epoca di maturazione precoce (mese di agosto), con un frutto dal colore vivo e un sapore equilibrato.
- Keitt. Varietà a maturazione tardiva (fine ottobre-novembre), con frutto di colore giallo-arancio, con areole rosse e piccoli puntini gialli o bianchi.
- Maya. Varietà di origine israeliana. Il frutto è di colore giallo, con sovracolore rosso. Buon peso medio, intorno a 250-350 g.
- Van Dyke. Varietà di origine americana (Florida), con un’ottima resistenza alle malattie. Produce frutti di colore giallo brillante, con sovracolore rosso. Ha una pezzatura variabile tra i 250 e i 500 g, con ottimo sapore e aroma.
- Osteen. Si tratta della varietà più vigorosa. Produce infatti frutti medio grossi, del peso di 500-700 g. La polpa è soda e succosa.
- Kent. Anche questa varietà è stata selezionata in Florida. Produce frutti di colore giallo-verdastro, sovracolorati di rosso a piena maturazione. Ha un’ottima pezzatura, compresa tra i 600 e i 700 g. La polpa del mango di questa varietà è di sapore ottimo, con un piacevole aroma e un ricco profumo.
Caratteristiche botaniche del mango
L’albero di mango ha portamento eretto ed è sempreverde. Nelle zone d’origine raggiunge anche i 40 m di altezza e ha un aspetto possente e vigoroso.
Nei paesi in cui la coltivazione è stata adattata, lo sviluppo è più ridotto e le dimensioni contenute.
Ha una corteccia dalla superficie liscia e grigia, ricca di venature resinose.
Le radici riescono a raggiungere anche 1,20 m di profondità, sono ramificate e permettono, inoltre, un forte ancoraggio al terreno.
Le foglie, come detto, sono perenni, di colore verde intenso nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. Presentano una vistosa nervatura centrale di colore chiaro. A pieno sviluppo hanno forma oblunga. Sono un po’ ondulate ai margini, lunghe dai 15 ai 30 cm e larghe fino a 7 cm. Altra caratteristica delle foglie è che se sfregate, emanano un deciso odore di trementina.
La pianta di mango è di tipo autofertile, ossia una singola pianta può produrre senza bisogno della presenza dell’impollinatore. Questa caratteristica è comune anche ad altre note specie, come ad esempio kiwi, noci pecan e nocciolo.
L’impollinazione stessa è favorita però dalla presenza di api e altri insetti pronubi.
L’infiorescenza si presenta come una pannocchia ed è portata all’apice dei rami.
Una sola pannocchia possiede migliaia di piccoli fiori bianchi, ma solo pochi di questi riescono a diventare un frutto.
Il frutto del mango
Il mango è una drupa di colore e dimensioni diverse a seconda della varietà prescelta. Questa drupa di forma ovale cresce all’estremità di un lungo peduncolo.
La buccia
L’epicarpo del mango (ossia la buccia) è inizialmente verde intenso, con sfumature amaranto. Quando si avvicina alla piena maturazione, però, cambia colore, diventando quello tipico della varietà. La colorazione finale può essere verde-pallida, giallo-arancio oppure rossa.
In alcune varietà, la superficie della buccia è piena di lenticelle, le quali contengono un lattice irritante.
La polpa
La polpa del mango è molto dolce, succosa, e come consistenza ricorda un po’ il pesco.
Altra caratteristica della polpa è la presenza di filamenti fibrosi, che rendono il frutto gustoso da assaporare con le labbra. La quantità di fibra dipende dalla varietà, ma può essere anche influenzata dalla quantità d’acqua che l’albero riceve nel corso della stagione.
La polpa del mango si consuma fresca, ma sovente viene usata in cucina per la produzione di marmellate.
Il mango è il frutto esotico più consumato al mondo. Altri frutti esotici molto noti alle latitudini sono: l’avocado, il litchi e la noce di cocco.
L’endocarpo e il seme
L’endocarpo, ovvero il nocciolo, del mango è di forma ovale, filamentoso. Al suo interno è contenuto un solo seme.
Il seme può essere agevolmente separato dal frutto e mantenere il suo potere germinativo per circa 2 settimane.
Iniziare a coltivare il mango da seme è agevole, però questa tecnica riproduttiva è sconsigliata. Il suggerimento è quello di acquistare piante innestate già formate, in vivai certificati. In questo modo si avrà certezza della varietà e delle caratteristiche botaniche.
Il sapore, i nutrienti, le proprietà
Il sapore del mango risulta gradevole grazie alla sua elevata presenza di zuccheri e acidi.
Altri elementi nutrizionali da considerare sono l’alto tenore in fibre, Vitamina A, C, E, polifenoli e carotenoidi. Possiede anche vitamine del gruppo B, vitamina K, sali minerali (soprattutto potassio, ferro e calcio) e 17 aminoacidi.
Tutti questi elementi conferiscono a questo frutto proprietà antiossidanti, diuretiche e lassative, anti-ritenzione idrica e rigeneranti. Visto l’alto contenuto di zuccheri non è un frutto adatto a chi soffre di diabete.
La coltivazione del mango
Esigenze ambientali
Pur essendo una specie di origine tropicale, l’albero di mango è abbastanza adattabile alle diverse condizioni climatiche. Tuttavia ha dei limiti dovuti al freddo. E’ importante che la temperatura non scenda mai sotto gli 0 °C, pena gravi danni a vegetazione e sistema linfatico.
Per questo motivo la coltivazione del mango nel nostro paese è consigliata solo nelle regioni del Centro-Sud. Anche in queste zone, comunque, bisogna stare attenti alla protezione dal gelo nei mesi più a rischio.
Viceversa la pianta di mango resiste bene alle alte temperatura, e non subisce alcun danno ai frutti fino ai 48 °C.
Altro fattore da considerare per la scelta del posizionamento dell’albero è l’azione dei venti. Nel momento della fioritura e dell’allegagione dei frutti, venti caldi di scirocco possono pregiudicare la produzione dell’anno. E’ importante quindi proteggere le piante preventivamente con dei frangivento o comunque scegliere posizioni più riparate.
Terreno e ph
La coltivazione del mango predilige terreni di medio impasto, profondi, che diano la possibilità alle radici di penetrare nel suolo. Sono da evitare terreni che non scendano agevolmente di almeno un metro.
Fondamentale è pure la capacità di drenaggio, uno dei limiti principali all’equilibrato sviluppo dell’albero. Per questo motivo non bisogna coltivare il mango in terreni argillosi e che non drenino bene.
Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche del suolo e quindi la reazione del pH, l’ideale è che il si attesti tra i 5,5 e i 6,5 (tollerato fino a 7,5).
Con valori troppo superiori o inferiori a questo range di pH, l’albero di mango non è in grado di assorbire al meglio gli elementi nutritivi, anche se questi sono presenti nel terreno stesso.
Preparazione del terreno e sesto d’impianto
Per avviare una coltivazione di mango la cosa migliore è preparare il terreno con largo anticipo. Il consiglio è quello di effettuare un’aratura profonda nei mesi autunnali, in modo da aprire il terreno in profondità. Se questa operazione viene fatta in autunno, la terra ha tutto il tempo per immagazzinare riserve idriche. La messa a dimora dell’albero va effettuata all’inizio della primavera, tra marzo e aprile, dopo un’affinatura del terreno. Per effettuarla, si preparano delle buche larghe e profonde, sul cui fondo andrà posata della sostanza organica.
La cosa migliore è usare letame maturo, che rappresenterà la concimazione di fondo, utile all’albero nel primo anno dall’impianto.
Altro consiglio, è quello di prevedere dei tutori, da mantenere per i primi tre o quattro anni. Altresì bisogna prevedere una protezione con rete ombreggiante, per evitare bruciature alle giovani foglie in estati troppo calde. Una volta che l’albero si è ingrossato e adattato alle condizioni climatiche della zona, questi supporti potranno essere rimossi.
Il sesto d’impianto ideale per coltivare il mango è quello che prevede una distanza di 4 metri sia tra le fila che tra una pianta e l’altra.
Irrigazione e concimazione
L’irrigazione di una coltivazione di mango non può essere stabilita a priori, ma dipende dall’andamento pluviometrico della stagione.
In generale, possiamo dire che l’albero di mango ha le stesse esigenze di un limone o di un arancio. Questo è il riferimento che hanno i coltivatori Siciliani.
L’importante è prevedere un sistema d’irrigazione d’emergenza, che in caso di estati secche e aride possa intervenire a supporto. Nelle altre stagioni la pianta riesce a cavarsela bene da sola.
La concimazione annuale conviene farla nei mesi autunnali, ammendando sostanza organica al terreno intorno al tronco dell’albero. L’operazione deve essere fatta con delicatezza, evitando zappature profonde e usando concimazioni organiche leggere, come il compost domestico o l’humus di lombrico.
Se per la gestione del terreno si sceglie l’inerbimento, è lo sfalcio periodico del prato ad essere sufficiente per garantire il nutrimento alle piante, soprattutto se si decide di affiancare alla coltivazione principale colture leguminose.
La potatura del mango
La potatura dell’albero di mango è alquanto complessa e delicata.
Ha degli obiettivi specifici, che si differenziano a seconda dello stadio di vita della pianta in cui si interviene. Ad ogni modo, qualunque sia il tipo ti potatura che vi apprestate a fare, assicuratevi di avere gli strumenti adatti.
Potatura di formazione
Innanzitutto, abbiamo la potatura di formazione. Questa ha due scopi principali. Il primo è di anticipare la produzione già a partire dal terzo/quarto anno dall’impianto. Il secondo è quello di far assumere una forma equilibrata alla chioma della pianta. Questo al fine di evitare danneggiamenti da fattori atmosferici, con 3, al massimo 4 branche principali, ben distribuite nello spazio.
La potatura di formazione si effettua subito dopo l’impianto. Di solito le piante acquistate in vivaio presentano un solo germoglio centrale.
Il taglio va effettuato vicino alla punta o sotto un nodo, in modo da poter scegliere e determinare la crescita di 3-4 germogli laterali che saranno le branche principali della pianta.
E’ importante che i germogli scelti abbiano un’angolazione di 45° rispetto all’orizzonte.
La forma finale dell’albero di mango dovrebbe essere una piramide, libera dal suolo per almeno 60 cm e con un’altezza non superiore ai 2,5 – 3,0 m.
La cimatura
Il secondo tipo di potatura del mango, che si effettua negli anni successivi, è quella cosiddetta di cimatura.
Gli obiettivi di questo secondo tipo di potatura sono:
- Abbassare la produzione della pianta nelle ramificazioni più alte, mantenendo l’equilibrio complessivo dell’albero;
- Diminuire la scalarità nella produzione dei frutti;
- Arieggiare la chioma.
La cimatura dei germogli viene eseguita tagliando sopra il terzo internodo, partendo dalla cima di ogni ramo. Questo viene fatto per impedire la crescita indesiderata di una seconda serie di germogli, i quali provocherebbero un eccessivo sovrapporsi di rami all’interno della chioma.
Nell’immagine uno schema di cimatura, con i cerchietti in rosso che rappresentano i punti di taglio in un albero adulto.
Raccolta
I frutti dell’albero di mango non vanno colti quando sono pienamente maturi. L’ideale è raccoglierli quando cominciano a cambiare il colore della buccia, dal verde a quello tipico della varietà impiantata. La maturazione del frutto, poi, continua in un luogo fresco e asciutto. In questo modo si evita di danneggiare la buccia, il che porterebbe ad un veloce deperimento del frutto. La raccolta si fa a mano, meglio nelle ore fresche della giornata.
Difesa biologica da agenti patogeni
Essendo la coltivazione del mango di recente introduzione nel nostro Paese, sono pochi gli agenti patogeni conosciuti su questa cultivar. Tuttavia, si è a conoscenza di numerose malattie che possono interessare la pianta, rilevate negli areali originari di coltivazione.
Il rischio maggiore che si corre è quello di acquistare piante non sane, di provenienza estera, con già un agente patogeno potenzialmente pericoloso.
La migliore difesa per chi intende avviare una coltivazione biologica di mango è quella dell’acquisto di piante provenienti da vivai locali, certificati e che nella riproduzione della pianta abbiano seguito rigidi standard fitosanitari.
3 commenti
Molto interessante e istruttivo,
Complimenti
Se possibile chiedo se nel territorio di Agrigento è possibile fare delle piantagioni di mango.
Vorrei sapere dove comprare delle piante di mango certificati in sicilia
l’ho trovato molto esauriente, amo tantissimo le cose naturali e vorrei tanto imparare a coltivarli, ho un orto a marina di Pisa a tre km dal mare aimè è molto ventoso riuscirò a far germogliare il mio seme e poi…….. il terreno del mio orto è argilloso, come posso correggerlo’? sto cercando di metterci tanto letame di cavallo faccio bene?
Io ci provo.
Auguratemi un in bocca al lupo.
Esistono vivai affidabili nella mia zona. Lucca, Pistoia ecc.
saluti Silvana Serallegri Radi
Manca l’uso del legno di mango, può essere usato nell’industria ?