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Il banano di montagna, Asimina triloba, è un albero da frutto originario del Nord America. Da qualche anno questa pianta viene coltivata anche in Italia.
L’asimina viene volgarmente chiamata banano di montagna non tanto per questioni botaniche, quanto per il sapore dei suoi frutti. Questi, infatti, al gusto ricordano molto le più famose banane di origine tropicale.
Il fatto che queste banane siano chiamate di montagna, è dovuto alla grande resistenza alla basse temperature dell’albero. Per questo motivo può essere facilmente coltivato anche nelle nostre regioni settentrionali.
In quest’articolo vi faremo conoscere le caratteristiche botaniche del banano di montagna e vedremo passo dopo passo la coltivazione di questa interessante pianta dai dolci frutti.
Identificazione
L’Asimina triloba è una pianta della famiglia delle Annonaceae, la stessa di un’altra specie esotica più nota, ovvero l’annona cherimola.
Origini del banano di montagna
Il banano di montagna è originario di una zona compresa negli attuali Stati Uniti orientali. Più precisamente nasce tra la Florida e la regione dei grandi laghi, al confine con il Canada.
Ha una lunga tradizione come pianta da frutto spontanea del continente americano. Era, infatti, già ampiamente usata dalle popolazioni native in epoca pre-colombiana.
I colonizzatori spagnoli e portoghesi ribattezzarono questa pianta Paw Paw, per via di una certa somiglianza dei frutti con la più nota papaya.
Come detto, da noi l’asimina è nota come banano di montagna. Viene coltivata soprattutto dagli appassionati di giardinaggio e piante esotiche, non essendo praticata la coltivazione intensiva.
Caratteristiche dell’asimina triloba
Una pianta caducifoglia si spoglia della sua chioma durante la stagione invernale, in cui entra nella fase di riposo vegetativo. Il banano di montagna fa parte di questa categoria di piante. Le sue caratteristiche sono le seguenti:
- L’apparato radicale è formato da una lunga radice fittonante, con poche diramazioni laterali.
- Le radici sono molto delicate, per cui trapiantare alberi di banano di montagna cresciuti a lungo in vaso è sconsigliato.
- In natura ha la forma di arbusto, mentre in coltivazione e con adeguati interventi di potatura diventa un alberello.
- Ha dimensioni contenute e la crescita è molta lenta. A piena maturazione e nelle condizioni ideali l’albero può arrivare a 10 m di altezza. In media, però, staziona sui 3-4 m.
- Il tronco è grigio chiaro, con una tenue consistenza del legno, che risulta quindi morbido.
- Le foglie sono molto grandi, anche nelle giovani piante arrivano a 30 cm di lunghezza. Sono verdi nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. Hanno forma ovale, margine intero, sono ricoperte da una sottile peluria e solcate da vistose nervature.
Gemme a legno e gemme a fiore
La pianta di banano di montagna differenzia nettamente le gemme a legno da quelle a fiore:
- Legno: sono piccole, molto sottili e di forma allungata.
- Fiore: si formano sui nuovi rami in estate e si distinguono per la loro forma tondeggiante. Tanto per intenderci assomigliano per forma e grandezza ad un cappero.
In primavera, nei rami di un anno che portano le gemme a fiore, inizia un processo di rigonfiamento della gemma stessa, che poi si apre. Man mano che si gonfia, la gemma forma un peduncolo peloso e penzolante. Solo nella fase finale comincia a prendere l’aspetto di un fiore.
Fiori

Fiore di banano di montagna
La fioritura e l’impollinazione del banano di montagna hanno una dinamica piuttosto complessa. La biologia dell’asimina triloba è da considerare con attenzione, se si vogliono ottenere fruttificazioni abbondanti.
I fiori sono ermafroditi, con calice trilobato e sei petali.
Hanno un aspetto unico e affascinante, dovuto alla consistenza carnosa e al color rosso-porpora intenso.
L’albero fiorisce in maniera scalare, a partire dal mese di aprile e fino alla metà di maggio. La prima fioritura anticipa la formazione delle foglie.
Impollinazione
L’asimina triloba è una specie autosterile, sono poche le varietà autofertili che sono state selezionate. Questo vuol dire che c’è bisogno dell’impollinazione incrociata, con la presenza sul campo di almeno due varietà diverse e compatibili tra di loro.
Anche qualora si impiantasse una varietà autofertile ci sarebbe sempre bisogno di una varietà diversa a fianco. Questo perché la parte femminile e quella maschile del fiore si sviluppano in momenti diversi.
La dinamica dell’impollinazione incrociata l’abbiamo vista in alberi da frutto più noti, come nocciolo, kiwi, carrubo.
L’impollinazione del banano di montagna avviene ad opera di alcuni insetti pronubi, ma non delle api.
I fiori di questa specie sono primitivi e il polline che producono è poco volatile e non attrattivo per le api. Gli impollinatori, dunque, sono mosche, scarafaggi e formiche, tutti insetti meno abili delle api. Per questo motivo, il sesto di impianto non può essere troppo largo; c’è la necessità fisica che le piante siano vicine tra di loro, per facilitare il lavoro degli insetti sopra citati. Un’alternativa è l’impollinazione manuale, da effettuare in modo delicato con un pennellino, operazione però difficile da eseguire.
Banana di montagna
I fiori del banano di montagna hanno l’ovario multiplo, quindi ogni fiore può dar vita a 3 o 4 frutti. L’albero non entra in produzione prima di 3 o 4 anni di vita. L’allegagione avviene a giugno, quindi l’accrescimento dei frutti si ha in piena estate. Per raccogliere banane ben maturi si deve attendere settembre (o ottobre, dipende dalla stagione). È facile capire quando i frutti sono maturi, poiché diventano molto profumati, morbidi e si staccano senza sforzi dalla pianta. Non attendete troppo per la raccolta però, non bisogna aspettare che la buccia cambi colore. Questo è il segnale che il frutto è super-maturo, con il rischio che inizi a marcire.
Le banane di montagne sono frutti di piccole dimensioni, grandi fino a 20 cm. Il loro peso varia dai 150 g fino ai 500, a seconda della varietà.
Si presentano con la buccia di colore verde chiaro, che, come detto, si scurisce a piena maturità. Inoltre è sottile, protegge una morbida polpa di colore giallo, dalla consistenza cremosa.
Il sapore è molto dolce, ricorda un po’ quello delle banane, o di altri frutti esotici come il mango.
Per apprezzarne il gusto unico, si deve cogliere e mangiare quando ha raggiunto il giusto grado di maturazione. Basta aprirlo e prendere la polpa, magari con un cucchiaino. Purtroppo, non si conservano troppo a lungo. Bisogna quindi mangiarli freschi o trasformarli il prima possibile in confettura, gelati o frullati.
All’interno contengono dei semi (in media 10-14) di consistenza dura e forma ovale.
Varietà di banano di montagna
Ecco un sintetico elenco della varietà di banano di montagna che si ha la possibilità di trovare in Italia. Ricercateli nei vivai specializzati in piante e frutti esotici:
- Sunflower
- Prima 1216
- Georgia
Quelle sopra elencate sono tutte varietà autofertili.
Una di queste si potrebbe abbinare con la famosa varietà Overleese, che invece è autosterile.
Qui trovate delle piante innestate.
Propagazione del banano di montagna
L’innesto è il metodo di propagazione del banano di montagna più diffuso. È facile far nascere una pianta da seme, ma conveniente solo per creare un portainnesto.
Il franco da seme entra in produzione dopo oltre 10 anni, non rispetta le caratteristiche genetiche della pianta madre e se produce frutti sono di scarsa qualità.
Come coltivare il banano di montagna
Il banano di montagna può essere coltivare tranquillamente anche in zone dove le temperature d’inverno scendono sotto i -20 C°. Quest’albero, infatti teme il caldo, non il freddo.
Le gelate tardive mettono a rischio i fiori e la successiva allegagione dei frutti, ma non la pianta.
Per crescere bene, l’asimina triloba ha bisogno del freddo durante i mesi invernali. Quindi è una cultivar perfetta per le regioni settentrionali, soprattutto in quelle aeree dove le precipitazioni estive sono abbondanti. L’esposizione in queste regioni è in mezz’ombra.
Al Sud la si può coltivare, ma deve essere protetta dal sole e quindi va piantata in posizioni ombreggiate.
Attenzione in ogni caso a tenere le piante riparate dai venti: le grandi foglie del banano di montagna si possono danneggiare facilmente.
Terreno
Per la coltivazione del banano di montagna abbiamo bisogno di un terreno sciolto e profondo, con un pH acido.
Attenzione a che il terreno sia ben drenato e quindi non dia luogo a ristagni idrici. L’asfissia delle radici dovuta al ristagno è la prima causa di deperimento delle giovani piante di asimina.
Concimazione
Il banano di montagna richiede una buona concimazione di fondo già dal momento della messa a dimora. Questa può essere effettuata con del letame ben maturo.
Ogni anno è opportuno integrare con del concime specifico per piante acidofile. A questo scopo i lupini nella versione macinata, sono un ottimo concime biologico.
La concimazione si ammenda al terreno con una zappetta alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa.
Messa a dimora e sesto d’impianto
Il periodo migliore per piantare il banano di montagna è l’autunno, prima dell’arrivo dell’inverno. Così facendo la giovane pianta avrà modo di attecchire e si troverà pronta ad affrontare la sua prima stagione estiva.
Come accennato, il sesto d’impianto dell’asimina triloba deve essere abbastanza stretto. In questo modo si favorisce l’impollinazione incrociata. Consigliamo di posizionare le piante a 2 m l’una dall’altra.
Coltivazione in vaso
La coltivazione in vaso del banano di montagna non riesce bene, quindi è un’opzione che sconsigliamo. Il lungo fittone dell’apparato radicale ha bisogno di scendere in profondità, dunque si dovrebbe usare un vaso di grandissime dimensioni.
Per questo, a nostro avviso, non ne vale la pena.
Irrigazione e pacciamatura
Per coltivare bene un banano di montagna è indispensabile l’irrigazione.
La pianta non resiste a lunghi periodi di siccità, specie se associati a caldo intenso.
Questo vale sia se si coltiva al Nord, che al Sud. Se non vi sono precipitazioni naturali, bisogna irrigare almeno una volta alla settimana.
E’ opportuno quindi prevedere un sistema d’irrigazione automatico a goccia. Per tenere il terreno più umido e risparmiare molta acqua si può fare uno strato di pacciamatura naturale (di lana, paglia o juta) intorno al tronco.
Come potare il banano di montagna
Il portamento naturale del banano di montagna é molto bello, con una forma piramidale. Per questo motivo viene spesso coltivato a fini ornamentali.
La potatura dell’albero serve soprattutto ad eliminare i polloni basali, che in buone condizioni di coltivazioni emergono spesso. Se non si eliminano i polloni la pianta avrà portamento arbustivo.
Altri piccoli interventi di potatura che si possono fare alla fine dell’inverno sono quelli finalizzati a rimuovere i rami che s’incrociano e parti danneggiate.
Parassiti e malattie dell’asimina triloba
L’asimina triloba è una specie molto rustica, che non soffre di particolare attacchi di parassiti e malattie crittogamiche.
2 commenti
Articolo ben fatto ma sono presenti alcune inesattezze.
1.
“Anche qualora si impiantasse una varietà autofertile ci sarebbe sempre bisogno di una varietà diversa a fianco. Questo perché la parte femminile e quella maschile del fiore si sviluppano in momenti diversi.”
In realtà una varietà autofertile NON richiede necessariamente una “varietà diversa a fianco”: la parte femminile e quella maschile di ciascun fiore si sviluppano in momenti diversi, ma la differenza temporale è di 2-3 giorni. Una pianta adulta ha una fioritura scalare che si protrae per alcune settimane e in tutta questa fase sono presenti numerosi fiori a diversi stadi di sviluppo, per cui l’impollinazione è assicurata (la parte femminile di un singolo fiore è ricettiva prima di quella maschile dello stesso fiore, per cui il fiore non si autofeconda, ma può essere fecondato dal polline di altri fiori sulla stessa pianta SE è autofertile).
2.
“Il franco da seme entra in produzione dopo oltre 10 anni, non rispetta le caratteristiche genetiche della pianta madre e se produce frutti sono di scarsa qualità.”
Ho una pianta che ho propagato da seme, che non ho innestato, che è entrata in produzione già dopo 5 anni e con frutti grandi e di buona qualità.
“Oltre 10 anni” si trova spesso scritto ma è una previsione piuttosto pessimistica. Io sono stato fortunato ad ottenere dei frutti dopo soli 5 anni, ma una media intorno ai 7 anni sarebbe più corretta per le piante da seme.
E’ vero che la riproduzione da seme non garantisce che le caratteristiche genetiche siano le stesse della pianta madre, ma i frutti non saranno necessariamente piccoli o di scarsa qualità, il risultato sarà imprevedibile e talvolta (come capitato a me) si possono anche ottenere buoni risultati senza innesto.
Articolo ben fatto, ma perché chiamarlo “banano di montagna”? E’ un nomignolo ridicolo, il frutto non somiglia a una banana nè per forma, nè per sapore. Non sarebbe meglio chiamarlo “Asimina”?