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La cimice rossonera, detta anche cimice dei cavoli è un insetto che appartiene alla grande famiglia dei Pentatomidi. La specie in questione prende il nome scientifico di Eurydema ventralis. Il suo studio si affianca a quello delle specie più note, ossia la cimice verde (Nezara viridula), la cimice asiatica (Halyomorpha halys) e la cimice dei letti (Cimex lectularius).
Pur essendo una specie meno dannosa delle altre, anche la cimice rossonera può provocare gravi danni alle colture. Questo è ancora più vero se non è tenuta sotto controllo in modo adeguato.
Conosciamo dunque meglio quest’insetto e il modo in cui si comporta. Vediamo quali sono le colture interessate dalla sua attività, i danni che provoca e le strategie per la difesa biologica delle piante.
La cimice rossonera

Cimice rossonera (Eurydema ventralis)
Eurydema ventralis è un insetto che allo stadio adulto raggiunge una dimensione di circa 10 mm.
Si riconosce con facilità per via della sua livrea rossa segnata da più macchie nere di forma regolare. Da questa nasce il suo nome volgare. Tuttavia, alcuni esemplari di specie congeneri possono essere di colore giallastro o arancione.
Il corpo risulta appiattito, con capo di forma arrotondata e piccole guance strette. Le macchie scure si concentrano su elitre ed emielitre e disegnano una particolare geometria.
Le larve sono all’inizio scure, quasi nere, poi, con le mute, assumono il colore finale.
Il ciclo biologico della cimice rossonera si svolge nel modo seguente. Ai primi freddi autunnali gli adulti svernano in rifugi invernali, costituiti da resti di vegetazione o piccoli anfratti.
Dall’inizio del mese di aprile, escono dai rifugi e riprendono la loro attività trofica ai danni delle piante. Nel fare questo prediligono soprattutto i resti dei cavolfiori o di altre brassicaceae pronti a fiorire (silique).
Dopo un po’ inizia la fase di accoppiamento, in seguito alla quale le femmine iniziano a deporre le uova, in piccoli gruppetti, sotto la pagina inferiore delle foglie.
Le uova hanno uno sviluppo embrionale che dura circa 15 giorni.
Verso la metà del mese di maggio le neanidi si schiudono, raggiungendo la piena maturità a giugno (prima generazione di adulti).
La larva muta 4 o 5 volte, diventando adulta in circa 6 settimane.
Il ciclo si ripete in maniera analoga nei mesi estivi, con la comparsa, in agosto, degli adulti di seconda generazione. Questi esemplari, come detto, sverneranno all’arrivo dei primi freddi. Dunque, la cimice rossonera, compie due generazioni l’anno.
Danni alle piante
Come accennato la specie Eurydema ventralis è appunto conosciuta come cimice dei cavoli. Da questo è facile capire che sono i cavolfiori e le altre brassicaceae come cavolo broccolo, cavolo verza ecc, le colture sulle quali questa cimice compie la sua attività trofica.
Meno frequenti sono gli attacchi ad altre piante come le Graminacee o la patata. Pomodori e altre Solanacee, invece, sono al riparo da quest’insetto.
La cimice rossonera si nutre della linfa delle foglie e dei giovani germogli e ne provoca un veloce deperimento. Sulla puntura di nutrizione si creano delle aree povere di clorofilla, che disseccano in breve tempo lasciando solo le nervature verdi del lembo fogliario.
Se le piante sono trapiantate da poco, e quindi ai primi stadi dello sviluppo, l’attacco può diventare fatale. I danni provocati sono: avvizzimento, necrosi fogliaria e quindi la morte della coltura.
Nei mesi primaverili, quando la cimice rossonera esce dai suoi rifugi, l’attacco sulle silique può causare l’aborto dei semi.
Difesa agronomica
Per limitare i danni della cimice rossonera una prima buona pratica agronomica è l’adeguata rotazione colturale. Se in una stagione ci sono stati degli attacchi di cimice dei cavoli, nella piantagione successiva bisogna evitare di coltivare la pianta sullo stesso terreno.
Senza questa accortezza daremmo, nostro malgrado, un grande aiuto allo sviluppo e alla proliferazione della cimice.
Un’altra tecnica agronomica utile è l’applicazione della pacciamatura naturale. Questa cimice, infatti, di giorno resta negli strati superficiali del terreno, ma di sera, nelle ore fresche, risale sulla pianta per nutrirsi.
La pacciamatura limita, in maniera meccanica, questo tipo di attività.
Rimedi biologici
La difesa con buone pratiche agronomiche ci porta subito a parlare di come eliminare le cimici dei cavoli con rimedi biologici. Il primo, il più immediato, è la rimozione manuale.
Le cimici sono solite raggrupparsi e attaccare le foglie delle piante nelle ore serali. Dunque è facile scuotere la pianta e procedere alla raccolta manuale degli esemplari adulti.
Raccolte poi in un secchio si possono eliminare affogandole in acqua e sapone.
Se abbiamo una coltivazione in essere, è bene fare spesso un giro di monitoraggio tra le piante. In questo modo raccoglieremo più cimici possibile e non daremo loro il tempo di fare danni.
Un altro rimedio bio è l’uso dei macerati naturali. Questa specie di cimice, rispetto alle altre, è più sensibile all’azione dei preparati naturali. Dunque, questi possono essere usati per allontanarle dalle colture. I macerati d’ortica, d’aglio, di foglie e femminelle di pomodoro, sono ottimi rimedi contro la cimice rossonera.
Un ultimo tipo di difesa biologica è quella sugli esemplari giovani e può avvenire in due modi. Se la presenza è limitata, consigliamo l’uso di acqua e sapone di Marsiglia, mentre se la popolazione è abbastanza numerosa conviene agire con l’azadiractina, il principio attivo dell’albero di neem. Ribadiamo però, che questi rimedi sono efficaci su esemplari giovani, non sugli adulti, dotati di una forte corazza.